(S)punti tecnici: come possono migliorare i migliori? I Top-5

(S)punti Tecnici

(S)punti tecnici: come possono migliorare i migliori? I Top-5

In vista della stagione agonistica 2017, la prima parte di una preview tecnica sui campioni che attendiamo di rivedere all’opera. Sono già i più forti del mondo, potrebbero esserlo ancora di più?

Pubblicato

il

 

Andy Murray

Tecnicamente, due sono i colpi da “irrobustire” per mantenere la testa della classifica. Uno è il dritto, da sempre l’esecuzione più macchinosa, costruita e meno fluida dello scozzese. Nelle ultime settimane Andy ha mostrato progressi notevoli, in particolare sulla diagonale destra, su cui ormai riesce a tenere lo scambio contro chiunque, grazie a un accompagnamento finale un po’ più deciso, spazzolato e alto, con conseguente efficace produzione di top-spin, e quando necessario è in grado di spingere trovando parecchi vincenti. Il problema tecnico, data l’impostazione dello swing, è sul lungolinea, che Murray “non vede” con sufficiente disinvoltura. Certamente (parliamo di campioni, ovviamente è tutto relativo) riesce ad affondare di dritto anche da quel lato, ma per farlo è costretto a variare in modo molto evidente la postura delle spalle, se non addirittura la stance dei piedi, consentendo così la lettura della traiettoria agli avversari. L’altro è la seconda palla di servizio, su cui Andy lavora da sempre, ma ancora non è riuscito a ottenere la sensibilità per trovare con continuità il giusto mix tra velocità di palla e rotazione in kick. Lo slice lo colpisce piuttosto bene, sia da destra che da sinistra, il servizio liftato invece molto spesso gli scappa troppo “gonfio”, alto e lento. Uno abituato ad aggredire la rete in risposta come Federer, per esempio, in passato lo ha battuto molte volte proprio con la pressione sulla seconda palla di servizio, evitando sul nascere di entrare nella ragnatela di palleggio in cui Murray è un maestro praticamente impossibile da sfondare.

Novak Djokovic

Novak Djokovic

I fondamentali (dritto, rovescio e servizio) hanno raggiunto da tempo l’eccellenza, magari non stilistica (il dritto) ma sicuramente in termini di efficacia. In particolare, l’evoluzione del movimento di servizio negli anni è stata incredibile e decisiva. Come noto, se c’è un “buco” tecnico nel tennis di Djokovic è il gioco al volo, soprattutto le palle sopra la testa. Nel circuito di oggi, purtroppo, sono fasi di gioco sempre meno importanti, e gli straordinari successi del serbo nelle ultime stagioni ne sono la migliore dimostrazione. In generale, però, si comincia a vedere una (piccola, per adesso) inversione di tendenza, non solo gli ormai quasi estinti specialisti, ma a volte anche qualche top-player (Raonic su tutti, perfino Nishikori a volte) hanno re-introdotto nei loro schemi tattici la discesa a rete con una certa continuità, spesso a sorpresa dietro il servizio. Nole è devastante nella pressione da fondocampo, ma a maggio compirà 30 anni, la maggior parte passata a correre e recuperare anche le palle impossibili: difficile pensare che possa mantenere una simile spaventosa intensità ancora a lungo, sia fisicamente che mentalmente, e nella seconda parte del 2016 la flessione è stata preoccupante. Fermo restando che per uno come Djokovic “flessione preoccupante” significa comunque finali Slam e Masters, solo che adesso gli capita di perderle. Non si può pretendere che il serbo si trasformi in attaccante, ma se inserisse nei suoi allenamenti e poi applicasse in partita almeno quei due-tre schemi basilari di chiusura a rete, a mio avviso la differenza si vedrebbe eccome. Niente di pirotecnico, basterebbe che qualche volta andasse a raccogliere in avanti i frutti della sua qualità da fondo, particolarmente dietro certi anticipi lungolinea di rovescio su cui non lo passerebbe nessuno al mondo. Nole non sarà mai uno che vince i match a forza di ricamini a rete, ma dare una sistemata alle sue statistiche chiudendo più spesso, e con più convinzione, le volée obiettivamente semplici che otterrebbe molte volte come premio per i missili da dietro che spara, sarebbe opportuno. A rete, più ci vai e più ci giochi, più migliori. Se Djokovic se ne convincesse, un aggiustamento tattico di questo tipo potrebbe farlo diventare nuovamente quasi imbattibile.

Milos Raonic - Queen's 2016 (Alberto Pezzali © All Rights Reserved)

Milos Raonic – Queen’s 2016 (Alberto Pezzali © All Rights Reserved)

Milos Raonic

Probabilmente, tra i top-10 è il giocatore con maggiore propensione all’attacco alla rete dietro il servizio, tendenza inaugurata agli scorsi Australian Open. Oltre a questo, sono anni che il canadese lavora in modo ammirevole sul gioco di gambe, che adesso gli permette di gestire anche le palle basse con disinvoltura notevole nonostante la mole e la statura, anche e soprattutto al volo. Non si chiude l’anno come numero 3 ATP per caso, con una finale a Wimbledon come ciliegina su una grande stagione, magari priva di exploit clamorosi, ma sempre e comunque ad altissimo livello salvo qualche inciampo qua e là. Tecnicamente, Milos deve progredire ulteriormente con il rovescio, non tanto con il colpo bimane in spinta che è meno peggio di quello che sembra a molti, quanto con l’utilizzo dello slice. Una migliore e più decisa “affettata” dal lato sinistro gli permetterebbe di gestire con meno fatica le palle basse da quel lato, tipicamente gli slice avversari, in particolare nella manovra da fondocampo. Raonic ha e utilizza già bene un ottimo slice da metà campo in aggressione alla rete, è da dietro che dovrebbe fidarsi di questo tipo di colpo e azzardarlo più spesso, per rallentare il ritmo, recuperare posizione quando aggredito sul rovescio, e trovare meglio la possibilità di fare il giro intorno alla palla per partire con le sue tipiche sequenze di dritti inside out e inside in. Con le dovute proporzioni, lo schema “alla Federer” che tante vittorie ha portato al fuoriclasse svizzero. Ci è riuscito recentemente, alla grandissima, Juan Martin del Potro. Milos non ha il drittone da fantascienza di Delpo, ma insomma, non tira piano nemmeno lui, e sono questi dettagli che potenzialmente possono permettere il salto di qualità decisivo.

Stan Wawrinka - US Open 2016

Stan Wawrinka

Uno a cui, da tecnico, davvero non saprei cosa suggerire. Ovviamente, si potrebbe facilmente – e giustamente – sostenere che la continuità durante la stagione non è il punto di forza dello svizzero, ma sarebbe assurdo aspettarsi di vedere molto più spesso durante l’anno i picchi di rendimento assoluti di cui è capace, e che lo rendono semplicemente ingiocabile per chiunque. Dal punto di vista delle esecuzioni, Stan è virtualmente al top, dritto, super-rovescio, servizio: lui tira tutto, e quando è ben messo di fisico e di testa, gli sta dentro tutto. Chi ci sia dall’altra parte della rete non ha importanza, quando Stan-The-Man ingrana, l’unica opzione per gli avversari è la limitazione danni se possibile. Inutile parlare di posizione in campo da avanzare, o cose simili, quando uno ti spara vincenti in faccia a Djokovic dai teloni di fondo come fosse nulla, il giocatore quello è, e mi pare abbia dimostrato che può vincere di pura forza ed esplosività quando e come vuole. Deve volerlo davvero, però. Wawrinka a marzo farà 32 anni, non sono più di due-tre al massimo le stagioni agonistiche veramente al top che gli rimangono, considerando anche che non è esattamente un felino a livello di tenuta atletica, elasticità articolare, reattività in fase difensiva. Quello che sarebbe lecito attendersi dal 2017 di Stan è proprio la consapevolezza di questo, con conseguente motivazione a dare tutto quello che ha prima della fine della carriera. Oltre che su cemento e terra, magari a Wimbledon, che non sarà mai il suo campo preferito, e dove ha sempre fatto fatica, ma se non lo stimola la possibilità del Career Grand Slam, cosa potrebbe?

Kei Nishikori - ATP Finals 2016 (Alberto Pezzali © All Rights Reserved)

Kei Nishikori – ATP Finals 2016 (Alberto Pezzali © All Rights Reserved)

Kei Nishikori

In modo molto simile a Murray e Djokovic, il giapponese è a dir poco formidabile con i fondamentali da dietro, il dritto a volte si inceppa ma è tanto, tanto migliorato, il rovescio è il miglior bimane di tutti, solido quanto quelli degli stessi Andy e Nole, ma ancora più rapido e soprattutto anticipato nell’esecuzione. Il servizio non è e non sarà mai l’arma decisiva di Kei, che però lo ha allenato tantissimo e ha in ogni caso trovato buonissima consistenza, più che sufficiente per non farsi aggredire (meglio lui di Andy in questo dettaglio). Il gioco di gambe e la rapidità di piedi ha pochi eguali. Quello che potrebbe fare Nishikori, e ha già cominciato in parte nelle ultime uscite della stagione, è trovare – come dovrebbe fare anche Djokovic – maggiore fiducia nelle chiusure a rete. Lo abbiamo visto al Masters a volte azzardare addirittura il serve&volley per “mischiare le carte”, l’impressione è che per Kei questo sia un periodo di “lavori in corso”, anche lui si sta rendendo conto che è un delitto non andare a raccogliere al volo più spesso i frutti di una pressione da fondocampo di simile stratosferico livello. La mano ce l’ha, il limite è purtroppo il fisico, sia in termini di altezza e peso, sia in termini di resistenza e propensione agli infortuni soprattutto muscolari. Sta comunque progredendo molto, dal vivo e da vicino a distanza di un anno la “costruzione” della muscolatura si è vista bene, l’augurio è che regga senza farsi male. Qualche scambio chiuso prima e con minor fatica a rete, lo sa benissimo anche lui, non potrebbe che facilitargli la vita e allungargli la carriera. Con la finissima intelligenza tattica che ha, e quel vecchio volpone di Chang in panchina, mi aspetto cose notevoli nel 2017. Dei top-5 attuali Nishikori è il secondo più giovane (26 anni, quasi 27, Raonic 25, quasi 26), di conseguenza tempo e margini di ulteriore miglioramento tecnico-tattico e fisico ci sono tutti, e sono potenzialmente enormi.

Appuntamento alla prossima settimana con la seconda parte: dal n.6 al n. 10

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement