Come è ovvio, direi scontato, ogni volta che si parla di tecnica tennistica e si nomina lo svizzero Stanislas Wawrinka, per gli amici – e lo sponsor tecnico che gli fa le t-shirt da allenamento – “Stan-The-Man”, o Stanimal, il pensiero va a quello che è universalmente considerato il suo “signature shot”, il colpo che lo definisce e lo identifica come giocatore: chiaramente, sto parlando del clamoroso rovescio a una mano del campione del Roland Garros 2015 e dell’Australian Open 2014. Quello che ho voluto fare stamattina, nel momento in cui sono andato al campo 17 a vedere come se la stava cavando l’estimatore dello slice di Roberta Vinci, è stato studiare un po’ più a 360 gradi il gioco senz’altro completo e tecnicamente magnifico dello svizzero. Missione riuscita solo in parte, perchè uno può provare a focalizzarsi quanto vuole sui mille aspetti interessanti del tennis di un campione simile, alla fine lo strepitoso rovescio di Stan ruba la scena in modo quasi prepotente, non si riesce a non rimanetre ipnotizzati a fissarlo.
Ma un’esecuzione tanto fantastica da sembrare irreale, figlia di un talento motorio, di un istinto per il timing e di una naturale predisposizione alla gestione del trasferimento del peso dal lato sinistro, non è certo solo questione di braccio, e questo naturalmente vale per tutto il resto del gioco. Molto spesso si sente dire di Wawrinka “ha la pancetta, è pesante, si muove male, eccetera”: ebbene, se lo vedessero per un’oretta allenare dal vivo e da vicino, guardando di lato e dal basso come ho la fortuna di poter fare io grazie al media pass che consente di accedere ai campi per assistere alle sessioni di training, e non da dietro-davanti ma soprattutto non dall’alto come nelle riprese televisive, beh, cambierebbero idea in molti. Non vinci due Slam, per di più su terra rossa e plexicushion – roba da atleti veri insomma – se non hai delle gambe da belva, ma da belva proprio.
In testa al pezzo, e come detto non si può fare altrimenti nemmeno a volerlo, vediamo una sequenza del rovescio, caricamento, impatto e finale di una palla colpita bassa (non è lo stesso colpo, ma sono tre frame di colpi nella stessa situazione). Come avevamo già avuto modo di apprezzare a New York, ma lì ci eravamo focalizzati di più sul finale, va notato il trascinamento della punta del piede sinistro, che è il principale e più evidente segnale di efficace e dinamico trasferimento del peso in avanti. Splendido, poco da aggiungere.
Sempre di rovescio, vediamo qui sopra una sequenza di esecuzioni con impatti via via più avanzati, e ancora va notata la postura del piede posteriore, che va a salire con il tallone sempre di più a seconda dell’altezza della palla e dell’anticipo con cui viene aggredita, rimanendo dietro a compensare il peso che viene portato da tutto il resto del corpo verso avanti, e ottenendo così un asse di equilibrio perfettamente centrale. Più in avanti viene portato lo swing (braccio destro con racchetta), più indietro viene “lasciato” il piede posteriore a compensare. Ineccepibile.
Passiamo finalmente al dritto, qui sopra, che non dimentichiamolo, è una botta spaventosa come e più del rovescio, e viene “celebrato” di meno solo perchè è un colpo che alla fin fine – siamo a livelli di tennis da favola, non dimentichiamolo mai – tirano alla grandissima in (relativamente) tanti, a differenza del rovescio da “matrix”. Comunque, siamo anche dal lato destro alla perfezione: come ci aveva mostrato l’anno scorso un altro grandissimo colpitore come Simone Bolelli, l’allineamento tra racchetta e braccio non dominante è perfetto. La stance è semi-open (Stan qui sta colpendo un’accelerazione inside-out, per quello è un po’ più affiancato), il peso – guardiamo con attenzione il movimento a seguire lo swing delle ginocchia, in orizzontale da destra (dove si carica la spinta a partire dal terreno) a sinistra (di Stan), sempre con gamba posteriore che bilancia – segue armoniosamente il movimento a colpire.
Il servizio di Stan è molto compatto e lineare, con tecnica foot-back (senza il passetto di avvicinamento del piede posteriore), un caricamento di gambe e schiena relativamente meno pronunciato della norma, ma in compenso un ingresso di spalla e braccio assolutamente esplosivo, con gran frustata di polso alla fine. Nell’ultima immagine a destra, Stan ha appena mollato un kick esterno, e l’angolo con cui chiude la pronazione è spettacolare: queste sono palle che si apprezzano da altezza campo, saltano via cattivissime, alte e piene di lift a uscire, per gli avversari entrare aggressivi è davvero un’impresa, e pure la miglior risposta del mondo, Djokovic, ne sa più di qualcosa.
Fin qui, abbiamo apprezzato una panoramica generale del tennis di Stan, che rimane uno dei giocatori più completi e belli da vedere in assoluto, da vicino poi la potenza che esprime è percepibile chiaramente anche solo ascoltando il suono degli impatti, un misto tra uno schiocco e un fruscio, morbido e secco allo stesso tempo. Tutto magnifico. Ma Wawrinka, ed è una cosa che come accennavo spesso si dimentica, lavora. Lavora eccome, e spinge gli allenamenti al limite, in un modo che unito alla sua qualità tecnica rende lo spettacolo memorabile. Vediamo qui sotto alcuni allunghi sulla destra, era una fase bella intensa dopo il palleggio in pressione crescente eseguito prima, una palla su tre data laterale per perfezionare il colpo fuori equilibrio.
Ma il top, e mi si perdonerà se ritorniamo dove avevamo iniziato, Stan me lo ha fatto vedere poco dopo. Niente da fare, ci ho provato, a focalizzarmi sul resto, però Wawrinka è ormai sinonimo di “super rovescio”, e visto che lo ha detto lui stesso, probabilmente è giusto così. Guardiamo qui sotto. Palle basse, in progressione, da anticipare sempre più avanti: osservate le gambe di Stan. Con una serie di affondi successivi, sempre più estremi, rovescio dopo rovescio, a frustare la palla in modo spaventoso, stando bassissimo e insieme super-dinamico nella proiezione in avanti. Altro che pigro, roba da stirarsi gli adduttori solo a guardarlo, e spero che le immagini facciano almeno in parte capire l’esplosività e la forza pura della spinta che Stan ottiene dal terreno: l’ultima foto a destra, a livello di arti inferiori, ricorda il gesto della stoccata di un campione di scherma.
Pazzesco Stan, pazzesco. Contro un altro che a livello di bombe non scherza affatto come Milos Raonic ci aspetta un ottavo di finale a dir poco esplosivo.