Il guaio di servire male e rispondere peggio. Fabio sembra più forte ma...

Editoriali del Direttore

Il guaio di servire male e rispondere peggio. Fabio sembra più forte ma…

MONTECARLO – Peccato. Non era impossibile superare finalmente Carreno Busta. Ma 5 punti di risposta nel terzo…

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da Montecarlo, il Direttore

C’erano sei teste di serie in campo questo lunedì di Pasqua a Montecarlo e hanno vinto tutte, Berdych n.9 su Kuznetsov, Bautista Agut n.12 su Basilashvili, Carreno Busta n.13 su Fognini, Zverev n.14  su Seppi (dominato), Ramos-Vinolas n.15 su Olivo (il giustiziere di Bolelli nelle “quali”) e Cuevas n.16 su Troicki. Fra i seeded players che hanno vinto in tre set c’è – ed è una notizia dolorosa seppure in fondo prevedibile – quella dello spagnolo Carreno Busta su Fognini che, reduce dalla semifinale di Miami, e nato a mezz’ora dal Country Club di Montecarlo (Arma di Taggia) giocava praticamente in casa e aveva infatti tutto il tifo dalla sua parte. Invano. Se un giocatore perde cinque volte di fila da un altro si deve supporre che l’altro sia più forte. O quantomeno che abbia caratteristiche tecniche che gli consentono di uscire sempre da vittorioso. Però, però… a veder giocare Fabio Fognini contro Pablo Carreno Busta, che pure gli sta davanti 10 posizioni in classifica, questa superiorità dello spagnolo si fa fatica a scorgerla. Sembra più forte Fabio, anche se poi perde. È vero che Fognini dà spesso – e non solo contro Carreno Busta – la sensazione di avere più qualità tennistica, più numeri, del proprio avversario, ma poi alla fine quel che conta è tirare la palla al di là della rete più volte del proprio rivale e se uno non ci riesce perde. Rino Tommasi nelle sue rimpiante telecronache citava spesso il maestro Tellarini (mi pare si chiamasse così) il cui credo tennistico era: “Tu tira la palla di là una volta di più, può essere che non ritorni…”.

Così Fognini ha perso ancora una volta dallo spagnolo che è certamente più regolare e solido di lui, perché regala meno e soprattutto non ha quelle pause che invece sono purtroppo una costante negativa della… discontinuità di Fabio. Costante nella discontinuità. Pare un ossimoro. Fabio pare più completo, sa fare più cose, ha certo un tennis più spettacolare. Ma, di nuovo, alla fine è lui che perde. Allo spagnolo Fabio aveva strappato soltanto due set in 4 match, uno all’Estoril e un altro a Mosca, ma oggi sembrava avere messo una seria ipoteca sul primo set quando, indietro 4-2, aveva infilato 3 games di fila e 12 punti su 16 sebbene lo spagnolo avesse servito sul 4-2 e sul 4-4. A quel punto, sul 5-4, il set pareva suo. Invece, complice un doppio fallo che non aveva troppo senso sul 15-15. I doppi falli hanno… senso quando gli avversari ti “montano” sopra alla seconda caricandola, ma Carreno Busta non l’ha quasi mai fatto, quindi esagerare con la “seconda” non era necessario e gli 8 doppi falli di Fabio alla fine sono quindi troppi. “Non sono stato fortunato in quei frangenti, un paio di miei possibili vincenti sono usciti di un nulla e c’è stato anche un  net che l’ha favorito”. Fognini ha accusato la sfortuna anche nei primi punti del successivo tiebreak, ma quando lo si perde 7 punti a 0, c’è poco da recriminare. Una volta riscattatosi nel tiebreak del secondo set – cui peraltro Fognini non avrebbe forse dovuto ritrovarsi dal momento che è stato avanti di un break per due volte, sul 2-0 e 3-1 e poi sul 4-2 – “Ma io non sono uno che può contare troppo sul proprio servizio, non sono Karlovic…” – dopo aver strappato la battuta a Carreno Busta che ha servito per il match sul 6-5, Fognini non ha purtroppo mai risposto nel terzo set. E se si perde 6 volte il servizio, occorre almeno rispondere bene.

Ha perso i turni di battuta di Carreno Busta a 15, a 0, a 15, a 30, a 15. Così, dopo aver salvato due palle break dopo due doppi falli nel secondo game, il break patito nell’ottavo gioco gli è stato fatale. Ma quel che di Fognini non mi è piaciuta, soprattutto, è stata l’accettazione della sconfitta: “Ho giocato bene, sono molto contento del mio livello”. Secondo me non doveva invece essere contento, anche se Carreno Busta è un giocatore solido. Ha sbagliato troppo, soprattutto ha regalato un sacco di risposte. Lui ha spiegato di averlo fatto per “prendere dei rischi, di andare a prendere dei punto a rete visto che a rete gioco bene”, per seguire quel che gli raccomanda Franco Davin (il suo coach argentino che qui non c’è… a seguir Fabio c’è Alberto Giraudo, ex n.495 ATP come best ranking nel 2008, un suo vecchio compagno di doppio al torneo di Kitzbuhel 2015). Ma insomma anche Carreno Busta non è Karlovic. Al suo servizio si può rispondere molto meglio. Non fare solo cinque punti in cinque game. E sul 3-3 nel terzo Fognini si è trovato nell’insolita situazione di un 15-30 che poteva essere sfruttata molto meglio. Insomma Fognini può fare di più e di meglio. E io al suo posto non sarei stato così sereno. Mi sarebbero anzi girate le scatole, perché secondo me quello di oggi era una Carreno Busta battibile e una bella opportunità per arrivare al terzo turno contro Djokovic, visto che al secondo turno ci sarebbe stato il vincente di Mahut-Kachanov, insomma un match abbordabile. Questo lunedì di Pasquetta offriva pochi match davvero interessanti.  Il martedì promette di più: in particolare la rentrée di Djokovic contro Gilles Simon, un giocatore che il serbo ha battuto 10 volte su 11, ma che lo scorso anno in Australia lo fece soffrire per 5 set e per 4 ore e 48 minuti. Un anno fa qui Djokovic perse qui da Vesely al suo primo turno. E quella fu una delle pochissime sconfitte di Nole nel primo semestre, fino alla sospirata vittoria del Roland Garros. Dopo quasi completo black-out.

Quest’anno il 2017 di Novak è stato da dimenticare. Questo martedì sarà un bel test, perché Simon non è un giocatore che si batte da solo, anche se è solo n.32 e non più un top 10. Anche gli occhi di Murray e Nadal, il Brit più incognita del maiorchino, saranno puntati su lui. Come i nostri. Beato Roger Federer che di queste cose non se ne cura. Non si cura nemmeno di Roma e di quel che ha detto Binaghi…

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