Australian Open: Nadal non soffre, toppano Tsitsi e i grandi servitori

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Australian Open: Nadal non soffre, toppano Tsitsi e i grandi servitori

Nadal ritorna allo smanicato e domina l’esordio. Facile anche Dimitrov, così come Kyrgios. Brutto tonfo per Anderson, Isner e Sock. Delude la sfida tra Tsitsipas e Shapovalov

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I (VERI) BIG VANNO IN SCIOLTEZZA – Il numero 1 al mondo, Rafael Nadal, inaugura la sessione serale della Rod Laver Arena dominando con un triplice 6-1 Victor Estrella Burgos, numero 79 del mondo. Il maiorchino si presenta per la prima volta qui a Melbourne senza alcun torneo di preparazione per i noti problemi al ginocchio, come da lui ricordato nei giorni scorsi. Sicuramente non si è trattato di un test probante, troppo inconsistente il tennis del trentasettenne domenicano per poter impensierire una versione di Nadal non sicuramente al massimo, ma subito in palla col diritto e che con l’andare del torneo non potrà che migliorare la sua condizione fisica e tecnica. Nel prossimo turno il campione dell’edizione 2009 e finalista qui lo scorso anno affronterà un giocatore più solido come Leonardo Mayer, con cui è in vantaggio 4 a 0 negli scontri diretti e avremo ulteriori indicazioni sul suo reale stato. Ultima nota di rilievo l’outfit di Rafa: pantaloncini rosa con polsini e fascia sulla testa perfettamente dello stesso colore, ma la vera novità riguarda il ritorno alle origini con una maglietta senza maniche color ghiaccio (l’ultima volta con le braccia scoperte risaliva negli slam all’US Open 2008, mentre a Bercy sempre nella stessa annata è stata l’ultima competizione disputata cosi). In contemporanea l’indiscusso idolo di casa Nick Kyrgios non tradisce le aspettative (anche della stampa australiana), e sconfigge senza alcun patema in tre partite Rogerio Dutra Silva, numero 98 ATP. La diciassettesima testa di seria si presenta sulla Hisense Arena forte del primo titolo appena conquistato in patria a Brisbane e intrattiene il pubblico con una prestazione convincente, in quello che è l’inizio di un percorso che tutta la nazione spera possa vederlo approdare in finale (l’ultimo a riuscirci fu Hewitt sconfitto da Safin nel 2005). Il prossimo impegno lo vedrà contrapposto a Troicki, con cui nell’unico precedente si è imposto lo scorso anno a Montreal.

Michele Trabace

Inizia il torneo per uno dei giocatori più attesi, il bulgaro Grigor Dimitrov, semifinalista nella scorsa edizione e recente vincitore delle Finals a Londra. Per la prima volta in carriera è tra i primi quattro del seeding in un torneo Slam e incontra il qualificato austriaco Dennis Novak. Il match scivola via senza sussulti: troppa la differenza sotto qualsiasi punto di vista tra i due giocatori, e si conclude dopo 100 minuti senza set per lo sconfitto. Dimitrov dimostra di essere in ottima condizione atletica (alle volte forse fin troppo esuberante, vedi una caduta nel terzo set) anche se l’avversario è da considerarsi modesto; la conferma perentoria di ogni break ottenuto, però, è indice di attenzione e sapienza nella gestione delle energie. Sarà fondamentale nelle due settimane. Prossima fermata, il qualificato McDonald. Marin Cilic vince in quattro set contro Vasek Pospisil, qualificato e giustiziere dei nostri Giustino e Napolitano. Lo sviluppo del match è abbastanza prevedibile. Cilic parte deciso e spinge da fondo, costringendo Pospisil a sofferti spostamenti continui. Il canadese, che arriva da due incontri combattuti in qualificazione, pare tenere testa al gioco del croato, ma alla fine (complice anche un servizio insolitamente non performante) deve cedere la prima partita. Finisce allo stesso modo la seconda, mentre il terzo set risulta più equilibrato tanto che la distrazione del croato lo espone a tre palle break e al successivo passivo di 6-4. Nel quarto set Cilic va a servire per il match ma spreca due occasioni per vincere, dunque gli tocca sopportare un insidioso tie-break gestito, anche quello, con qualche patema di troppo. Più di tre per un primo turno sono troppe, e Marin lo sa.

La giornata atroce per il tennis americano si chiude con una sconfitta e non poteva essere altrimenti: l’ultimo match sulla Margaret Court Arena della prima giornata degli Australian Open ha visto un monologo di Tsonga che, senza troppi problemi, ha superato il primo scoglio chiamato Kevin King. Il mancino Made in USA però, nonostante la netta sconfitta, ha ben figurato: atteggiamento giusto e qualche buon colpo che ha suscitato diversi applausi degli aficionados australiani però non sono bastati per provare a domare Jo, che sin dalle prime fasi ha controllato la situazione. A 10 anni dalla sua prima (ed unica) finale Slam il nativo di Le Mans è sempre coerente col suo modo di intendere il tennis: numerosi.cambi di gioco, tanta varietà e la consueta strepitosa condizione atletica fanno di Cassius Jo la consueta mina vagante. La sorte però non é stata benevola col vincitore della Davis Cup del mese scorso: nel prossimo turno troverà un’altra mina vagante come lui, un altro cavallo pazzo come lui, quel Denis Shapovalov che al secondo turno degli scorsi US Open l’ha letteralmente preso a pallate in quella che é tuttora la loro unica sfida. Per King invece è arrivata una prevedibile sconfitta all’esordio in un torneo del Grande Slam che però non cancella la soddisfazione di una crescita lenta e costante che l’ha portato dal college agli Australian Open.

Andrea Franchino e Manuel Dicorato

PRIMO GIORNO, QUINTO SET – In una giornata in cui i big vanno a razzo, c’è spazio anche per la solita montagnola di quinti set. Oltre a quello che purtroppo condanna (con qualche ingiustizia) il nostro Paolo Lorenzi, altri sei incontri si decidono all’ultimo parziale concesso e rischiano già di costare importanti tacche sul serbatoio dell’energia dei vincitori. Tra Diego Schwartzman e Dusan Lajovic serve addirittura l’oltranza, con il mini-argentino che la spunta 11 game a 9 oltre la quarta ora di gioco. Il migliore dei match maratona, per capacità di coniugare sforzo, qualità e dramma, è comunque quello che vede Andrey Rublev superare David Ferrer in quello che banalmente si definirebbe un confronto di stili. Il russo sa guadagnarsi una seconda e una terza occasione, rarità assolute nello sport che non perdona nulla, per chiudere con un set di ritardo un match inedito nel circuito.

Ferrer, due volte semifinalista a Melbourne, scatta meglio dai blocchi denotando la stessa buona mobilità della settimana di Auckland. Sotto 3 a 1 Rublev comincia a martellare col dritto, buttandolo sempre più fuori dal campo e rompendo l’equilibrio con un paio di accelerazioni ingestibili per il valenciano. Vinto il primo set, Rublev ne conduce un secondo che ne è tatticamente la fotocopia ma nel tie-break, con una semplice volée che sarebbe valsa set point del 2-0, sciupa e viene punito. È abile a resettare e ricominciare a giocare come prima, mentre un Ferrer poco lucido si consegna facilmente nel terzo parziale e parte male anche nel quarto, trovandosi con le spalle al muro quando il finalista delle Next Gen Finals serve per l’incontro in vantaggio 5 a 2. Due volte a match point, Rublev perde prima il controllo dei colpi, poi quello di sé stesso e infine le staffe e si fa rimontare fino a un nuovo tie-break, ancora una volta perso per 8 punti a 6. I sogni di 2013 di Ferrer devono però arrendersi all’anagrafe: il miracolo non è più possibile, Rublev si mangia il quinto set fino in fondo e va spedito verso un secondo turno contro Marcos Baghdatis che lo vede ancora una volta favorito.

Raoul Ruberti e Alessandro Calia

DENIS-STEFANOS, IL PRIMO CAPITOLO È UN FLOP – Nell’anello dello show court 2 è Denis Shapovalov a prendersi il primo turno più giovane di questi Australian Open 2018. Il classe 1999 canadese supera in tre set – due abbondanti dei quali piuttosto agevoli – Stefanos Tsitsipas, un compagno Next Gen al quale è stato spesso associato per caratteristiche tecniche e visive. Nel finale della scorsa stagione entrambi hanno trovato posto ben dentro i primi 100 del ranking ATP: Shapovalov (50) con due exploit in grandi tornei, Tsitsipas (80, miglior bandiera greca di sempre nel maschile) da formichina, raggranellando piazzamenti negli eventi minori. Il sorteggio di Melbourne li ha voluti subito l’uno di fronte all’altro, come un tempo nel circuito junior di cui sono stati numeri 1 e 2, per una sorta di test.

L’incontro in sé, che avrebbe dovuto mostrare in mondovisione la speranza ancora viva di un biondo futuro fatto di tennis a rete e rovesci a una mano, di fatto però delude. Tanta grazia non si manifesta se non a sprazzi impossibili da connettere, soprattutto per colpa di uno Tsitsipas che conferma la sua difficoltà a sbloccarsi nei tabelloni Slam (è zero su tre ora, e nessun set vinto). L’impatto del greco con il match è lento e torpido quanto un allunaggio, Shapovalov sale 5-0 nel giro di venti minuti e da lì in poi tutto si riduce a un vano inseguimento. La ricerca del punto diretto con il servizio da parte di entrambi è madre di due basse percentuali di prime palle in campo, e nel tennis “giocato” Shapovalov si dimostra per il momento assai superiore: sbaglia meno quando non sollecitato, mostrando maggior fiducia nei propri mezzi – che si riflette come spesso capita nel rendimento a rete – e a parità di rovesci, i suoi singoli colpi sono più pronti a fare male nelle occasioni “regolari” concesse dallo scambio.

Se in partenza c’è tra i due una qualche sorta di tensione adolescenziale, una necessità di dimostrare sul grande palcoscenico chi è il migliore, anche da quel punto di vista è Shapovalov a imporsi. Dopo un inizio molto vocale, con lo scorrere dei game in un’unica direzione Tsitsipas demorde, tacendo tra i costanti come on! dell’avversario. Senza mai il joystick in mano, incapace di prendere spazio dentro le righe, l’ateniese spacchetta una reazione soltanto a metà terzo set: Sul 3-2 ottiene il primo (contro)break, ma vale giusto un tie-break anche quello, alla fine, perso. Shapovalov, apprezzato e sostenuto anche a così tanti chilometri (e gradi centigradi) di distanza da casa, chiude al primo match point una prima volta non bellissima. Gli anni a venire continuano a prometterne di migliori.

TONFI PRECOCI – Con le 32 teste di serie di un tabellone Slam (si è parlato da poco di ridurle) tiene sempre banco il discorso su chi meriti davvero uno status di “favorito”. Spesso basta il primissimo giorno di torneo a sconfessare il numerino: è il caso di Philipp Kohlschreiber, che perde contro uno Yoshihito Nishioka emozionatissimo al termine del suo primo incontro nel circuito maggiore dalla rottura del legamento crociato dieci mesi fa. Al secondo turno il possibile antipasto di Davis contro Seppi. E ci si aspettava di certo molto di più anche da elementi sulla carta solidi come Kevin Anderson, Jack Sock e John Isner, i grandi (servitori) delusi del day 1 di Melbourne Park. Tocca per primo al finalista nell’ultima prova Slam, gli US Open dello scorso anno, che deve rimettere i privilegi della sua testa di serie numero 11 a Kyle Edmund dopo una battaglia da cinque set e oltre quattro ore. Prosegue inoltre il pessimo rapporto tra Lucas Pouille e l’Happy Slam: quinta sconfitta al primo turno in altrettante partecipazioni, questa volta per mano del belga Ruben Bemelmans in quattro set, in una sorta di mini rivincita della finale di Davis di novembre scorso

Il primo set del loro incontro non regala alcun sussulto, con il sudafricano si affida al servizio, scendendo spesso a rete per chiudere il punto, e accelera d’esperienza nel tie-break trovando due mini-break grazie ad altrettanti vincenti col dritto. Nel secondo atto Edmund lo imita e anche stavolta la tattica aggressiva frutta: capitalizzato il break point nel sesto gioco, il britannico concede appena tre quindici nei successivi due game al servizio e ripiana il conto dei parziali. L’inatteso arrivo della pioggia forza però una pausa di venti minuti, sufficiente alla ripresa a fargli perdere il filo, il servizio e il set. Segue una nuova rimonta, stavolta completa: riportato l’incontro sul 2-2, Edmund stoppa l’allungo di Anderson all’alba del set decisivo e nonostante un dolore alla spalla destra piazza il break decisivo per aggiudicarsi il match e regalarsi un meno scomodo Denis Istomin al secondo turno.

Oltre al già citato Nishioka c’è anche Yuichi Sugita a rallegrare un Giappone privato del suo uomo migliore. È il numero 2 nazionale a “cappottare” Jack Sock, facendo prevalere il suo tennis guizzante su entrambe le diagonali, senza sbavature pericolose né paure. Vestito del nuovo look rosa-nero Nike, il ragazzo del Nebraska si innervosisce nel non trovare mai lo snodo di un incontro senza dubbio complicato. Fa il paio l’altra sconfittaccia a stelle e strisce di Isner, che quantomeno regala al fomentato pubblico di casa una gioia inattesa: a superarlo in quattro set troppo lisci per essere veri è l’aussie Matthew Ebden, che lo breakka quelle rare volte che può (e che bastano) per accedere al sesto secondo turno Slam della carriera. I primi cinque li ha persi tutti, la notizia non può che essere di buon auspicio per Alexandr Dolgopolov, suo prossimo avversario nel giro di 48 ore.

Raoul Ruberti e Benedetto Napoli

Risultati:

A. Dolgopolov b. A. Haider-Maurer 7-6(3) 6-3 6-4
R. Harrison b. D. Sela 6-3 5-7 3-6 7-5 6-2
K. Edmund b. [11] K. Anderson 6-7(4) 6-3 3-6 6-3 6-4
[10] P. Carreno Busta b. [WC] J. Kubler 7-5 4-6 7-5 6-1
[31] P. Cuevas b. M. Youzhny 7-6(7) 6-3 7-5
D. Istomin b. P.H. Herbert 6-2 6-1 5-7 7-6(3)
A. Seppi b. [WC] C. Moutet 3-6 6-4 6-2 6-2
[30] A. Rublev b. D. Ferrer 7-5 6-7(6) 6-2 6-7(6) 6-2
[23] G. Muller b. F. Delbonis 7-5 6-4 6-3
M. Ebden b. [16] J. Isner 6-4 3-6 6-3 6-3
Y. Nishioka b. [27] P. Kohlschreiber 6-3 2-6 6-0 1-6 6-2
V. Troicki b. [WC] A. Bolt 6-7(2) 4-6 6-2 6-3 6-4
[24] D. Schwartzman b.D. Lajovic 2-6 6-3 5-7 6-4 11-9
[3] G. Dimitrov b. [Q] D. Novak 6-3 6-2 6-1
[28] D. Dzumhur b. P. Lorenzi 2-6 3-6 7-6(5) 6-2 6-4
D. Shapovalov b. S. Tsitsipas 6-1 6-3 7-6(5)
[6] M. Cilic vs [Q] V. Pospisil 6-2 6-2 4-6 7-6(5)
N. Basilashvili b. G. Melzer 6-3 6-4 2-6 6-3
G. Simon b. M. Copil 7-5 6-4 6-3
I. Karlovic b. L. Djere 7-6(3) 6-3 7-6(2)
J. Millman b. B. Coric 7-5 6-4 6-1
M. Baghdatis b. [Q] Y. Bhambri 7-6(4) 6-4 6-3
[Q] C. Ruud b. [Q] Q. Halys 6-3 3-6 6-7(5) 7-5 11-9
J. Sousa b. [Q] D. Brown 6-4 6-3 4-6 6-7(4) 6-1
[Q] M. McDonald b. [Q] E. Ymer 6-4 6-3 4-6 6-1
L. Mayer b. N. Jarry 6-2 7-6(1) 6-3
[Q] R. Bemelmans b. [18] L. Pouille 6-4 6-4 6-7(4) 7-6(6)
M. Jaziri b. [Q] S. Caruso 6-7(2) 3-6 6-3 7-5 6-3
Y. Sugita b. [8] J. Sock 6-1 7-6(4) 5-7 6-3
[15] J.W. Tsonga b. [Q] K. King 6-4 6-4 6-1
[17] N. Kyrgios b. R. Dutra Silva 6-1 6-2 6-4
[1] R. Nadal b. V. Estrella Burgos 6-1 6-1 6-1

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