A. Seppi b. [WC] C. Moutet 3-6 6-4 6-2 6-2 (da Melbourne, Luca Baldissera)
ORDINE CONTRO ESTRO – C’era grande curiosità per il match di primo turno tra il nostro Andreas Seppi (76 ATP) e il diciottenne talento francese, mancino, Corentin Moutet (155 ATP, Wild Card). 16 anni di differenza tra i due, esperienza e solidità contro estro e fantasia. La consistenza prevale senza troppi affanni, ma Moutet, se saprà imbrigliare e mettere a frutto la sua straordinaria manualità, potrà diventare molto forte. Sul campo 20 di Melbourne Park il pubblico festoso del Day 1 gremisce entusiasta gli spalti, è una giornata fresca con qualche nuvola in giro. Alle geometrie pulite e ai colpi filanti di Andreas, che ha ritrovato la forma vincendo il challenger di Canberra, Corentin (fisico ancora leggero, 1.75 per 68 kg) oppone il suo gioco sincopato, fatto di top-spin super-carichi da fondo alternati ad accelerazioni piatte, e palle corte a ripetizione. Naturalmente, testa e consistenza a tennis valgono quanto e più del cosiddetto “braccio d’oro”: Moutet ne ha da vendere del secondo, ma ancora decisamente troppo poco dei primi. L’estroso transalpino viene da un sobborgo residenziale signorile di Parigi, e continua la tradizione francese dei “piccoletti” di qualità: pensiamo ad Arnaud Clement (1.73 di altezza) e Sebastien Grosjean (1.75), che giocarono qui una drammatica semifinale nel 2001, vinta da Arnaud annullando due match point, per poi venire sconfitto in finale da Andre Agassi. Corentin è una sorta di “Nick Kyrgios” a livello di approccio a questo sport, nel senso che ha espresso diverse volte dei dubbi sulla sua effettiva voglia di giocare a tennis da professionista. Questo non gli ha impedito di diventare campione nazionale di tutte le categorie junior, e di far parlare i francesi di nuovo fenomeno, nonostante qualche autentica “mattana” combinata da Corentin nelle sue prime apparizioni nel circuito.
PARTENZA LENTA – Il primo set gira su 2-2, quando Corentin brekka Andreas, con l’altoatesino che dà l’impressione di star prendendo le misure a un avversario mai affrontato prima, e decisamente atipico. Non riesce a recuperare lo svantaggio Seppi, e anzi perde nuovamente la battuta nel nono game, consegnando il 6-3 a Moutet. Andreas ha spesso sofferto in carriera delle cosiddette “partenze diesel”, oggi però l’avversario ci ha messo molto del suo, con diverse soluzioni estrose e spettacolari, in particolare i drop-shot. Non lo avevo ancora visto dal vivo, personalmente Corentin mi ricorda qualcosa di Marcelo Rios, non la tecnica esecutiva in sè, quanto il modo di interpretare le geometrie del campo, e la capacità di produrre un vincente in qualsiasi momento non di potenza ma di tocco e intelligenza tennistica.
L’ESPERIENZA CONTA MOLTO – Seppi non è certo tipo da farsi intimorire per un buon set incamerato dall’avversario, rimane concentrato, e raccoglie i frutti della sua regolarità già nel primo game, in cui Moutet commette diversi errori e cede la battuta per la prima volta. Sempre attento Andreas, sale fino a 3-0 e servizio, con un secondo break piazzato ai danni di un Corentin che comincia a dare segni di nervosismo. Buona la reazione del francese, però, che continuando con il suo tennis brillante e rischioso riesce a recuperare entrambi i turni di battuta persi, raggiungendo l’azzurro sul 4-4. Qui Seppi accelera nuovamente, incassa due errori di Moutet, tira due vincenti, brekka ancora, va a servire sul 5-4 e chiude a 15, un set pari. Il terzo parziale continua sulla falsariga tecnico-tattica vista finora: preciso e pronto al contrattacco, Andreas accetta senza problemi di subire i vincenti e le invenzioni di Corentin, ma tiene sempre bene d’occhio il tennis percentuale, e fa valere la sua superiore consistenza. Mi fai tre palle corte vincenti, e ti prendi gli applausi? Va benissimo, intanto io porto a casa cinque scambi in pressione, e il game. Inizia infatti a volare per il campo la racchetta di Moutet, che va in vantaggio 2-0, e poi perde sei game di fila, alternando qualche bella palla di talento a molti errori banali. Due set a uno Seppi. Poco dopo, sul 2-2 nel quarto set, a Corentin si blocca il quadricipite femorale destro, il più classico e doloroso dei crampi. 3-2 e servizio per Andreas, fisioterapista in campo, e pastiglia di potassio per il giovane francese, che però sembra davvero in difficoltà. Dagli spalti si sentono bene le sue lamentele verso l’angolo dell’allenatore. Tira qualche pallata a occhi chiusi Moutet, ma una vecchia volpe come Seppi non si fa fregare tanto facilmente. Giustamente l’azzurro si mette lì a spostare lateralmente l’avversario, e in pochi minuti per Andreas è 6-2 e secondo turno. Troverà il giapponese Yoshihito Nishioka, 168 ATP, con cui non ha mai giocato. Potebbe essere un anticipo della sfida di Coppa Davis che attende la squadra azzurra dal 2 al 4 febbraio a Morioka, contro la squadra nipponica priva di Kei Nishikori?
A fine match, Andreas racconta che “Moutet è un gran talento, potrebbe forse servire meglio essendo mancino, ma la sente bene la palla. Mi sono allenato in America quest’anno, sono andato a Canberra per abituarmi al clima, ma mi trovo sempre bene in Australia. Il viaggio è lungo e pesante, però, anche fisicamente. Non ho mai giocato con Nishioka, so che è stato fermo molto tempo, è mancino, tra oggi e domani me lo studio su qualche video. Matteo Berrettini e Claudio Sonego, con il servizio e il dritto, hanno il tennis per fare bene, il livello è salito“.
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[7] J. Ostapenko b. F. Schiavone 6-1 6-4 (Raffaello Esposito)
CAMPIONESSE PARIGINE – Francesca Schiavone (93 WTA) non ce l’ha fatta a sconfiggere Jelena Ostapenko (7 WTA). Ma ci ha provato, ha mostrato di non essere stanca di battersi e soprattutto ha giocato un tennis che ormai faticheremo sempre più a vedere. La leonessa ha ruggito, oh se ha ruggito! Serbiamo buona memoria di lei, perché il futuro, come è giusto che sia, è di Ostapenko e le sue sorelle. O tutto o niente senza mezze misure, pas de finesse. Anche questo in fondo ha il suo fascino, per chi predilige l’alabarda al fioretto. Sulla Rod Laver Arena due regine di Parigi che potrebbero essere una la figlia dell’altra erano al loro primo incontro. Ma per noi il ricordo della straordinaria vittoria di Francesca contro Sam Stosur rimane nitido come quello del titolo che nella scorsa primavera la lettone strappò a bracciodiburro Halep.
PIÙ GIOVANE, PIÙ POTENTE – Troppo potente l’avversaria e troppo veloce il tempo che passa. Veloce come il dritto di Jelena, che ricorda quello di Steffi Graf, e viaggia più di quello di Andy Murray. C’è vento all’ingresso in campo delle giocatrici ma a Francesca aggrada il clima dello Slam down under, come ben ricordano i competenti spettatori australiani in delirio nel corso del suo match-fiume contro Kuznetsova nel 2011. Ostapenko serve per prima e il suo braccio bionico non sembra subire le condizioni difficili mentre Francesca, che gioca con una cintura stile dottor Gibaud (“Non è il massimo dal punto di vista estetico, lo so, ma con gli infortuni alla caviglia e alla schiena che ho avuto negli ultimi 2-3 mesi non mi sono potuta allenare quanto volevo” ha spiegato la milanese dopo il match), parte a grinta spianata nonostante due doppi falli. È lei a procurarsi e mancare per prima due occasioni nel terzo gioco e forse la delusione le costa il break subito dopo. Schiavone deve fare chilometri perché l’altra spinge alla grande, prova con cambi di ritmo e attacchi in risposta a destabilizzare la tattica avversaria. Combatte punto su punto ma il primo set si chiude con un impietoso 6-1, forse troppo severo considerando che ci sono voluti 28 minuti.
ONORE E ORGOGLIO – Il secondo set ha raccontato una storia così bella che per poco non ci abbiamo creduto. Francesca comincia tenendo con un urlo dei suoi la battuta e nel game seguente va ancora a palla break con un dritto in corsa “à la Federer”. Non concretizza ma è ben decisa a rimanere in partita e tiene la testa del punteggio, aiutata dall’avversaria che mette fuori tutto per qualche minuto e cede finalmente la battuta nel quarto gioco. La nostra vola fino al 4-1 risalendo dalla fossa di un 15-40 e al cambio campo i suoi occhi ricordano molto quelli di una volta. Purtroppo il cuore non ha gambe e quando Ostapenko ricomincia a trovare la misura dei colpi e a regalare meno il contro-break a zero è servito. I colpi di Schiavone si accorciano e quando la lettone può andare incontro alla palla dall’altra parte fa i buchi. Le speranze, o forse i sogni, di Francesca si spengono su una sfortunata volée bassa di rovescio che esce di un soffio e sarebbe valsa la palla break per il 5-3 e servizio. Giusto il tempo di un abbacinante rovescio lungolinea di commiato e due doppi falli decretano la fine. Peccato, ci sarebbe tanto piaciuto vedere come sarebbe finita con la leonessa al massimo… In attesa di comprendere se il nuovo coach saprà consolidare il suo tennis, Ostapenko affronterà al prossimo turno, nella parte bassa del tabellone, la cinese Duan (100 WTA). L’italia invece dovrà aggrapparsi a Camila Giorgi, ultima azzurra rimasta in tabellone.
La delusione della sconfitta per Francesca naufraga però nel mare di felicità che ancora le porta questo sport cui ha dedicato tutta la sua vita. “Il tennis mi dà eccitazione, motivazione, adoro competere” dice la “Schiavo” ai giornalisti inglesi che sono venuti a parlarle dopo la partita per capire quanto ancora potranno vedere la campionessa del Roland Garros 2011 calcare i campi. “L’anno scorso mi ero data una scadenza, e mi sono accorta che mi stava facendo più male che bene, che mi portava più dispiacere che gioia, e questo non va bene. Quindi mi sono guardata dentro, ho cercato di ascoltarmi e capire cosa voglio fare: ed io voglio giocare a tennis, è questo che mi dà gioia. Certo mi sono chiesta se sia il caso di continuare alla mia età, ma l’età in fondo è solo un numero, molto meno importante di fare ciò che si vuol fare nella vita, ammesso di avere la forza fisica per farlo. La mia motivazione è più forte ora di quanto non sia mai stata, anche perchè ho di fronte a me l’esempio di tanti altri campioni come Roger, Serena, Venus ed anche atleti di altri sport che continuano a competere vicini ai 40 anni. L’obiettivo? Tornare tra le prime 30, per poter giocare i tornei più importanti, per competere al massimo livello, e per portare a casa partite come quella di oggi“.
È di buon umore Francesca e parla a ruota libera con i pochi reporter presenti toccando gli argomenti più disparati facendo segno agli addetti di Tennis Australia che “it’s okay”, è più che contenta di continuare la chiacchierata. “Adoro giocare a tennis, ma se potessi eliminare gli aeroporti dalla mia vita sarei contentissima. Vorrei poter viaggiare con un aereo privato come Serena o Roger, senza più code, senza più alzare una c… di valigia per il resto della mia vita“.
Ormai la sua casa è a Miami, in quell’America che vede come la terra delle opportunità: “Ci sono tantissime possibilità, in campo lavorativo e non, si possono fare tante cose, e non si viene giudicati in base a pregiudizi come mi è capitato in Italia, la mentalità è molto più aperta“. In Florida, dove ha iniziato a collaborare con un’accademia per iniziare il prossimo capitolo della sua vita, un capitolo che Francesca vuole sempre legato al tennis, “perché questo sport mi piace proprio tanto!”. Aiuta ragazzi di ogni provenienza a migliorare il loro tennis per affrontare la strada dell’agonismo. “Ma qualche settimana fa sei ritornata, seppur per un breve periodo, la n.1 d’Italia: non ti andrebbe di aiutare la crescita del tennis azzurro?” le chiediamo con una punta di speranza. “Essere numero uno d’Italia è per me sempre un grande onore: sono sempre stata orgogliosa di portare la maglia azzurra, e lo sarò per sempre. E se sono tornata n.1 alla mia età vuol dire che o sono forte io oppure voi state proprio messi male… Adesso vi tocca di lavorare per trovare belle cose da scrivere dopo che per 10 anni noi quattro vi abbiamo abituato troppo bene! – scherza Francesca, che poi torna seria – Vorrei davvero poter trovare un progetto in cui investire, non importa che sia un ragazzo o una ragazza di 14-15 anni oppure una n.1 WTA che vuole vincere Slam. Lo so, si tratta di progetti impegnativi, ma non ho mai detto di essere alla ricerca di qualcosa di facile, solo di qualcosa che mi possa dare soddisfazioni commisurate alle energie che mi sento pronta ad investire“.
Risultati:
[7] J. Ostapenko b. F. Schiavone 6-1 6-4
A. Seppi b. [WC] C. Moutet 3-6 6-4 6-2 6-2
[28] D. Dzumhur b. P. Lorenzi 3-6 2-6 7-6(5) 6-2 6-4
[Q] S. Caruso vs M. Jaziri