Miami Open: il futuro è nell'Hard Rock Stadium

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Miami Open: il futuro è nell’Hard Rock Stadium

MIAMI – Con le spalle rivolte alle incantevoli spiagge di Key Biscayne, andiamo a conoscere la nuova sede del Miami Open. Più spazio, più campi e strutture all’avanguardia per affrontare la sfida degli altri Masters 1000

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Ci hanno provato fino all’ultimo, quelli dell’IMG, a far crescere il Miami Open nella sua sede storica di Key Biscayne, ma alla fine hanno dovuto capitolare. Oltre cinque anni di iter burocratici e battaglie legali, per poter spendere i 50 milioni di dollari necessari ad aggiornare l’impianto di Crandon Park con un Grandstand permanente e varie strutture accessorie, non sono stati sufficienti per vincere la determinazione (e le profondissime tasche) di Bruce Matheson, discendente della famiglia originariamente proprietaria dell’isola di Key Biscayne, fermamente intenzionato a fermare ogni sviluppo di Crandon Park per preservarne la vocazione ad oasi naturalistica. “La nostra intenzione era quella di investire per restituire Crandon Park alla popolazione di Key Biscayne, che a maggioranza aveva votato in favore dell’espansione, e a quella di tutta la contea di Miami-Dade – ha spiegato Adam Barrett, Vice Presidente Esecutivo del Miami Open – in modo che potesse godere delle bellezze del parco. Ora spetterà alla contea questo compito, noi non possiamo più farci nulla”.

L’IMG, gigante del management sportivo dal 2000 proprietario dei diritti del Masters 1000 di Miami, ha deciso di imbarcarsi in una “visione”, più che in un’avventura, in cooperazione con il proprietario della squadra NFL dei Miami Dolphins Stephen Ross. “Un bel giorno il signor Ross si mise in contatto con nostro CEO Mark Shapiro con l’idea di trasferire il Miami Open all’Hard Rock Stadium – racconta Barrett mentre guida la delegazione media nella visita alla nuova sede del torneo – costruendo il centrale sul campo da football. Subito ci sembrò un’idea folle, decidemmo di ascoltarlo per pura cortesia, ma più ci esponeva la sua visione, più la cosa diventava entusiasmante”.  Con il trasloco a Miami North, dove è localizzato lo stadio dei Miami Dolphins, a circa mezz’ora di auto (quando non c’è traffico sulla I-95, cioè quasi mai) dal centro di Miami, l’IMG vuole reinventare il Miami Open rendendolo un evento unico sulla scena tennistica, in grado di competere per strutture ed esperienza dello spettatore con tutti i maggiori eventi del calendario, da Indian Wells allo Shanghai Masters.

Una visione dall’alto di come diventerà l’Hard Rock Stadium

L’idea è quella di creare una sinergia tra il torneo di tennis e gli altri eventi che vengono ospitati dall’Hard Rock Stadium (la struttura ospiterà il Superbowl nel febbraio 2020) permettendo al Miami Open di utilizzare le strutture già in essere all’interno dello stadio e sfruttare gli investimenti dell’IMG e della Contea di Miami Dade (che ha già un accordo in essere con Stephen Ross per favorire l’avvento o il mantenimento di manifestazioni sportive di livello mondiale a Miami) per creare un centro tennistico permanente all’esterno dello stadio che possa vivere 12 mesi l’anno, con una serie di servizi accessori permanenti utilizzabili anche per eventi extra-tennistici.

Il salto di qualità per il Miami Open sarà straordinario, soprattutto per quanto riguarda le strutture a disposizione dei giocatori: lo spazio per il ristorante triplicherà fino ad arrivare a 2800 mq, ci saranno due palestre, una all’aperto ed una al coperto, gli spogliatoi saranno più grandi del 70%, e l’area dedicata alla players lounge triplicherà fino ad arrivare a 3150 mq. “Ci saranno oltre 900 parcheggi a disposizione dei giocatori e dei loro ospiti, tutti localizzati sul lato nord dello stadio, che sarà interamente dedicato a loro – spiega Barrett – quella è la zona utilizzata dai clienti VIP durante le partite dei Dolphins e dispone addirittura di una ‘black lane’, una corsia dedicata e sopraelevata che porta dallo svincolo dell’autostrada direttamente all’ingresso dell’impianto”.

Alcune foto delle tribune premium. Questa qui sopra è stata disegnata ad immagine del retro di uno yacht

Il traffico è sempre stato una delle spine nel fianco di Crandon Park: l’ubicazione sull’isola di Key Biscayne costringe tutto e tutti a passare per l’unica strada disponibile, la Rickenbacker Causeway, che durante il torneo diventa estremamente congestionata. I parcheggi per gli spettatori sono addirittura situati su un’altra isola, Virginia Key, costringendo la maggior parte degli spettatori ad uno spostamento via navetta che allunga di almeno 30-40 minuti il tempo di percorrenza. Ed anche chi può parcheggiare negli spazi dedicati a Key Biscayne, deve farlo dall’altra parte della Causeway, a circa 10-15 minuti a piedi dall’ingresso, situato dall’altra parte della strada e che quindi richiede un attraversamento pedonale che fa ulteriormente rallentare il traffico. “Tutto ciò sparirà quando ci trasferiremo qui – afferma Barrett – ci saranno 8000 parcheggi intorno allo stadio, di cui 3000 per i clienti premium, ed altri 9000 nel parcheggio supplementare, tutti raggiungibili a piedi senza attraversamenti di strade”.

Ecco dove sarà posizionato il campo centrale all’interno dello stadio. Le tribune saranno costruite intorno ai tre lati

Il campo centrale sarà costruito all’interno dell’Hard Rock Stadium, utilizzando la tribuna sud (che sarà totalmente dedicata ai clienti premium, con club seats, mini suites e corporate suites) e costruendo tribune modulari per gli altri tre lati. Ci viene spiegato che le strutture modulari non saranno smantellate completamente alla fine di ogni torneo, ma saranno invece smontate in moduli più piccoli per essere parcheggiate all’interno dello stadio tra un anno e l’altro. “La costruzione del centrale inizierà ogni anno in gennaio non appena i Dolphins avranno giocato l’ultima partita casalinga, quindi nella ‘peggiore’ delle ipotesi l’AFC Championships Game la terza settimana di gennaio – dice Barrett scherzando (ma non troppo) sul fatto di essere un fan dei Dolphins e di sperare che la propria squadra vada più avanti possibile nei playoff. “Il 2020 rappresenterà una bella sfida, perché avremo il Superbowl il 2 febbraio, ed avremo sei settimane per preparare tutto. Non avremo molto margine, ma pensiamo di farcela”.

La capienza del centrale sarà grossomodo la stessa di Crandon Park (13800 spettatori), mentre verrà costruito un Grandstand permanente da 5000 posti (equipaggiato con spogliatoi, players lounge e palestra) ed il Campo 1 ed il Campo 2 avranno rispettivamente 3000 e 1500 posti su tribune rimuovibili. La capacità giornaliera dell’impianto aumenterà di più del 30% (da 25000 a oltre 32000 spettatori) e ci saranno 29 campi permanenti (più il centrale che sarà temporaneo), 20 dei quali avranno l’impianto di illuminazione. Il cuore dei ground sarà rappresentato da una “plaza”, simile a quella che si vede a Flushing Meadows di fronte all’Arthur Ashe, con una fontana ed uno schermo gigante (27 metri per 12) su un lato dello stadio, cui farà da contraltare un altro schermo più piccolo su una parete del Grandstand.

Immagini del cantiere. Sullo sfondo l’aera che ospiterà il Grandstand

Sembra dunque che l’intenzione di rinverdire i fasti del “Lipton”, a ragione considerato il “quinto slam” negli Anni ’90, ci siano tutte. La struttura che verrà costruita sarà probabilmente competitiva con tutte quelle degli altri Masters 1000  e combined del calendario, anche se rimangono ancora i dubbi sull’ubicazione: la distanza dal centro di Miami e da Coconut Grove, dove sono ubicati tutti gli hotel ufficiali del torneo, è di circa 20 miglia (32 chilometri), che devono essere percorse però su una delle strade più congestionate di tutti gli Stati Uniti, la Interstate 95. Tuttavia le navette e le auto della transportation potranno usare le corsie “express”, ovvero le corsie a pagamento (con un costo che può variare a seconda del traffico dai 25 centesimi ai 6-7 dollari ma anche di più) che consentono di evitare il grosso del traffico. È abbastanza evidente tuttavia come la preoccupazione principale dell’IMG sia quella di creare un ambiente confortevole per i giocatori e lo staff e per i clienti “premium”, ovvero gli ospiti degli sponsor e quelli che sborsano svariate centinaia se non migliaia di dollari per assistere ad un evento, mentre il pubblico “normale” rappresenti una priorità secondaria. “Crediamo che con le possibilità che ci apre un impianto di questo tipo saremo in grado di creare nuovi prodotti, nuove esperienze e nuovi livelli di prezzo in grado di attirare nuovi fans al tennis” dice Barrett, aggiungendo che lo scopo di questa struttura è anche quello di attirare gli appassionati della vicina Broward County (il confine di contea è molto vicino) dove si trova la città di Fort Lauderdale. È altamente probabile che sarà anche Fort Lauderdale a beneficiare dell’influsso di dollari portato dal Miami Open (circa 387 milioni ogni anno, secondo uno studio commissionato qualche anno fa dall’IMG), fatto questo abbastanza curioso se si pensa che Stephen Ross ed i Miami Dolphins riceveranno un bonus di circa 2 milioni di dollari dalla Contea di Miami-Dade per aver mantenuto il torneo nell’area di Miami.

Per valutare in pieno l’effetto dello spostamento del torneo verso nord sarà sicuramente necessario aspettare la prima edizione, quando si potrà capire concretamente quanto la distanza geografica da Miami peserà sull’attrattiva del torneo tra la popolazione locale. Nel frattempo non rimane che ammirare i magnifici disegni di come saranno i nuovi ground del Miami Open, nella speranza che gli schermi giganti, le fontane ed i grandi parcheggi riescano a compensare la mancanza delle palme, della spiaggia e del mare di Key Biscayne.

 

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