Da Miami 2007 a Cincinnati 2018: come Djokovic ha vinto tutto - Pagina 2 di 2

Rubriche

Da Miami 2007 a Cincinnati 2018: come Djokovic ha vinto tutto

Un viaggio attraverso gli undici anni che sono serviti al serbo per completare la collezione dei nove Masters 1000

Pubblicato

il

 

6 – MADRID 2011 (nono titolo)

Quello che Novak Djokovic combina nei primi sei mesi del 2011, ma più in generale sino a fine stagione, rappresenta uno dei più grandi atti di forza che questo sport potrà ricordare. Arriva a giocarsi la semifinale del Roland Garros senza aver ancora perso una partita in stagione, con un inquietante bilancio di 41 vittorie (che diventano 43 considerando i due singolari vinti nella finale di Coppa Davis 2010) e sette tornei conquistati, ovvero tutti quelli che ha giocato. La nuova dieta priva di glutine, un rovescio lungolinea che assume i canoni della sentenza (senza ulteriori gradi d’appello) e una condizione fisica che rasenta il disumano.

Quanto ai Masters 1000, Djokovic raddoppia il bottino a Indian Wells, Miami e Roma e soprattutto vince per la prima volta il Mutua Madrid Open, che gli vale la spunta nella sesta casellina. Il successo in finale contro Nadal è il terzo verso di una clamorosa sestina, quella che Novak recita a Rafa per sconfiggerlo sei volte in altrettanti confronti stagionali, due dei quali sulla terra battuta. Tanto per rimarcare che il serbo sta prendendosi tutta una serie di rivincite, il successo della Caja Magica vendica la durissima semifinale del 2009 vinta da Nadal che ancora oggi rappresenta uno dei match più intensi visti nel circuito dei Masters 1000.

7 – SHANGHAI 2012 (tredicesimo titolo)

Previdente, com’è perfettamente nelle sue corde e nel tennis scientifico che esprime, Djokovic cala il settebello a Shanghai, uno dei tre Masters 1000 che ancora manca(va) alla collezione. Il tennis sta iniziando a muovere capitali e tornei verso il mercato asiatico e Nole si porta avanti col lavoro iniziando a costruire una mini-fortezza tra Pechino – tutt’oggi risulta ancora imbattuto, bilancio complessivo 29-0 – e Shanghai, dove dal 2012 al 2016 vincerà 21 partite (tre titoli) perdendone solo 2. La pietra valida per la costruzione del Career Golden Masters è dunque la prima, quella poggiata nel 2012, che porta i segni di una finale vinta da Djokovic in modo rocambolesco: Murray sciupa nel secondo set ben cinque occasioni di vincere la partita, tre delle quali annullate direttamente dal serbo con altrettanti colpi vincenti. Nole vince un tie-break fiume, si batte il petto a mo’ di gorilla e da quel momento mette una marcia che Murray non può reggere. 7/9: ci siamo quasi.

8 – MONTECARLO 2013 (quattordicesimo titolo)

Perse un altro paio di finali a Cincinnati (2011 e 2012) al serbo potrebbe quasi sembrare che questo traguardo sia davvero stregato, ma non se ne preoccupa troppo e intanto va a vincere l’altro dei due Masters 1000 sul cui albo d’oro ancora non figura il suo nome: il Montecarlo Rolex Masters, fino a quel momento uno dei più feudi più inviolabili della storia del tennis moderno con Nadal capace di vincere otto delle nove edizioni disputate (unica sconfitta nel 2003, neanche diciassettenne contro Coria). Djokovic vince 6-2 7-6 contro un Nadal che in teoria doveva essere convalescente, poiché tornato a febbraio dal più grave infortunio della sua carriera (lesione al tendine rotuleo del ginocchio, sette mesi di stop), ma in realtà appena un mese prima aveva dominato il torneo di Indian Wells approfittando anche della caduta di Djokovic, che lì aveva preso a vincere con regolarità (riprenderà l’anno successivo con la tripla doppietta IW-Miami tra 2014 e 2016). Grande prova di forza di Nole, che vince il quarto Masters 1000 sulla terra battuta. 

Siamo adesso a otto su nove e manca soltanto il ‘solito’ Western&Southern Open di Cincinnati, dove Djokovic perderà due anni dopo – nel 2015 – la quinta finale su cinque. I tornei continueranno a rotolare uno dopo l’altro, Nole si fermerà per infortunio a metà 2017 e una volta rientrato in campo sembrerà per diverse settimane un corpo estraneo al tennis, un peschereccio malmesso, miglia nautiche lontano dal transatlantico che aveva solcato con fierezza i mari del tennis. Le sconfitte contro Daniel e Paire come punto più basso della sua carriera, poi la resurrezione di Wimbledon. E il successo doratissimo di Cincinnati.

9 – CINCINNATI 2018: CAREER GOLDEN MASTERS (trentunesimo titolo)

A ben pensarci non c’era un modo più ‘Djokovic’ di completare la collezione dei Masters 1000: battere Roger Federer laddove lo svizzero l’aveva sempre battuto, tre volte su tre in finale, su un campo tanto veloce da aver reso insufficienti i tentativi difensivi del serbo nei precedenti incontri. Superarlo senza mai soffrire, pur approfittando di una versione sicuramente sbiadita del campione svizzero, tornando a restituire quell’aura di imbattibilità che aveva terrorizzato i suoi avversari tra il 2011 e il 2016, seppure a fasi alterne. Un’aura probabilmente destinata a ritornare solo in piccoli selezionati spot di luce intensa, quasi certamente in corrispondenza dei grandi tornei, perché a 31 anni il fisico chiede il conto più spesso e ha bisogno di essere tutelato. E adesso saranno certamente gli Slam ad avere la precedenza, tanto più dopo aver barrato anche l’ultima casellina dei Masters 1000.

Gli uomini più vicini a eguagliare Djokovic, di qui alla linea dell’orizzonte, sono i soliti due. A Federer mancano i titoli di Montecarlo e Roma, a Nadal mancano Miami e Bercy se gli si concede valido il successo di Madrid nel 2005, torneo indoor poi sostituito in calendario da Shanghai dove lo spagnolo non ha mai vinto. Dovessero fallire entrambi, il testimone passerebbe ad Alexander Zverev che ne ha già vinti tre su nove (Roma, Rogers Cup e Madrid). Il percorso del tedesco, limitatamente ai Masters 1000, ricalca un po’ quello di Djokovic. Ha vinto il suo terzo ‘1000’ nella stagione dei 21 anni, questa in corso, proprio come il serbo a Indian Wells nel 2008. Nole però calò il poker già a Roma un paio di mesi più tardi: per tenere lo stesso ritmo, Sascha dovrebbe imporsi a Shanghai o a Bercy ma è un discorso ancora prematuro. Per ora l’unico uomo ad aver completato il puzzle è Novak Djokovic da Belgrado.

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement