Finals: Thiem, peggio di Nishikori, salva Federer. Solo Londra imbattibile

Editoriali del Direttore

Finals: Thiem, peggio di Nishikori, salva Federer. Solo Londra imbattibile

LONDRA – La lotta per la successione, al re di un’epoca e alle finali ATP. Thiem chi l’ha visto? Svizzeri riaprono le valigie con Roger. La chiave della vittoria? “La testa e… il riposo”. Ma non basta neppure battere Anderson

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Sarebbe stato triste se Roger Federer fosse uscito da questo Masters dopo due sole partite. Ma se avesse perso con Thiem sarebbe stato proprio così, perché in quel caso il vincente del duello fra Thiem e Nishikori giovedì sarebbe approdato a due vittorie e Roger non avrebbe potuto arrivare a tanto neppure battendo Anderson. Non è, per la verità, che Federer mi sia apparso irresistibile neppure stavolta. Anzi, dopo aver visto due dritti ciccati in modo innaturale nel suo primo game di servizio, ho temuto di rivedere lo stesso Federer di Nishikori e quindi il peggio per lui. Poi ha certamente giocato meglio che contro il Giap, ma ci voleva poco. Ha fatto solo 9 vincenti in un match. Non molti no? Di solito in un match vinto da uno che gioca brillante come lui (soprattutto se non trova di fronte uno che serve come un ossesso e ti impedisce un altro numero di vincenti) sono ben di più. Merito allora (o colpa?) anche di Thiem che aveva davvero fretta di sbagliare, ancor prima che Roger azzeccasse o sbagliasse un tentativo di vincente.

Insomma Thiem ha fatto, suo malgrado, del suo… peggio. A rete è stato a dir poco imbarazzante e la volée che ha sbagliato sul matchpoint, ridicola, è stata simile alle altre quattro o cinque che ha sbagliato clamorosamente nel corso del match. Siccome gliene ho viste sbagliare di facili in tantissimi match, mi chiedo come sia possibile che un giocatore che si allena furiosamente per ore e ore ogni giorno – Thiem ha indubbia fama di stakanovista così come il suo coach Bresnik quella dello… schiavista che pretende dal suo pupillo il massimo dell’impegno da mattina a sera – sia così negato nel gioco al volo. Sembra incredibile, perché tutto il resto lo fa alla grande, con grande fluidità e facilità.

Sono curioso adesso di vedere Roger al prossimo round contro Anderson perché il sudafricano mi è parso decisamente il tennista più in forma di tutti, forse perfino di Djokovic, fatte le relative proporzioni. Non dimenticando cioè che razza di straordinario atleta sia Nole e invece certe inevitabili difficoltà negli spostamenti per un tennista alto 2m e 03 come il sudafricano, che ancora ieri sera mi ha ricordato quanto sia stato influenzato da ragazzino dagli exploit di Wayne Ferreira, l’ultimo Springbok capace di centrare un Masters di fine anno. Ferreira – che era stato chiamato all’ultimo minuto a sostituire l’indisposto Agassi mentre si trovava a caccia in Botswana – giocò splendidamente a Francoforte vincendo due incontri con Sampras e Kafelnikov nel round robin dopo aver perso 7-6 al terzo da Becker. Sarebbe passato lui in semifinale se Becker, già qualificato, non si fosse impegnato orgogliosamente e sportivamente per battere Kafelnikov… anche se forse non gli conveniva. Infatti se non si fosse impegnato troppo con il russo, sarebbe passato Ferreira e sarebbe stato eliminato Pete Sampras.

Tornando al duello Anderson-Federer ricorderete quel che è successo all’ultimo Wimbledon: 13-11 al quinto per il sudafricano e Roger che ha ricordato “non sono riuscito a fargli un break per ore!” prima di esprimere un augurio: “Spero proprio che contro di me giochi peggio che oggi contro Kei!”. Dopo di che Roger ha spiegato con dovizia di argomentazioni che il caso di un “late bloomer” come Anderson che arriva a giocare bene sui 32 anni “è abbastanza simile ai casi di altri giocatori come Cilic e Isner che pur avendo ottime qualità tennistiche da sempre non avevano avuto subito la necessaria continuità e per tanti anni hanno veleggiato fra il 15mo e il 20mo posto. Solo quando hanno cominciato ad averla sono conseguentemente cresciuti in classifica e vincendo più partite hanno acquisito sempre maggior consapevolezza e fiducia nei propri mezzi. Con i risultati e la classifica sono cambiate le teste di serie e anche i campi: invece di giocare sul campo 3 o 4 si sono ritrovati sui campi principali, dove c’è più atmosfera e si finisce per giocare con più attenzione. Adesso – ha spiegato Roger in francese ai colleghi svizzeri – Anderson è convinto di poter fare match pari e vincere con chiunque, ma per tanti anni non è stato così. Questo spiega i suoi progressi a un’età non più verdissima”.

Avevo saputo da un collega spagnolo di Eurosport – l’unico giornalista spagnolo presente: con l’assenza di Nadal sono rimasti tutti a casa, il tennis non è il calcio – che lunedì, dopo la batosta di domenica con Nishi, Federer non si era allenato neppure per un minuto. Mi ero tenuto il “presunto mini-scoop” per me, ma Roger ha confessato nella prima risposta a chi era informato come il sottoscritto che sì… “ho cancellato il campo di allenamento lunedì perché, in macchina con Ivan e con Severin ci siamo detti che non era importante il mio dritto o il mio rovescio, ma la mia testa. Per quella ogni tanto hai bisogno di un break. Ho giocato un sacco di tennis negli ultimi due mesi… così ho deciso di stare in relax con la famiglia e la scelta ha funzionato. Quando giochi con Thiem conta la testa non i colpi. Sono contento, è stata la decisione giusta. Non mi allenerò neppure questo mercoledì e giovedì contro Anderson si vedrà… ”.

Chissà, forse avrebbe fatto bene a prendere la stessa decisione anche Thiem. In questo Hewitt Group, mi faceva notare Luca Baldissera che ogni giorno uno dei componenti, tutti tranne Anderson finora, ha fatto proprio cilecca una volta. Prima Federer, poi Nishikori, quindi Thiem. Battere Anderson non garantirebbe a Federer il traguardo delle semifinali. A due vittorie potrebbe arrivare anche Nishikori e con tre giocatori a pari punti ci vorrebbe il ragioniere per calcolare i set vinti e persi, e poi i game. Mentre perfino Thiem, se vince Anderson e lui batte Nishikori, potrebbe con una vittoria come Federer e Nishi, ritrovarsi a contare set e game…Vabbè, la solita storia di questa formula che Rino Tommasi non ha mai digerito…

Certo dopo che Nishikori ha rimediato un solo game, e per miracolo, contro Anderson in 66 minuti – 2 meno del tempo impiegato da Federer per battere Thiem – mi sono chiesto se possa esistere al mondo un’altra città che – come Londra – possa permettersi di vendere i biglietti fino a 76 sterline (poco meno di 100 euro), e cioè più di una sterlina al minuto di singolare, per offrire un solo singolare e un solo doppio a sessione di spettatori paganti. E registrare sempre il tutto esaurito come da dieci anni garantisce la 02 Arena. Secondo me non esiste proprio. Quindi la Deloitte, la società che dovrebbe fare i conti su tutte le proposte dei candidati e consigliare l’ATP, la quale dovrà segnalare il 14 dicembre le tre città che potrebbero rimpiazzare Londra dal 2021, secondo me dirà anche ai responsabili ATP: “Ma siete matti? Restate qui!”. Che è più o meno quel che pensa anche Roger Federer.

Le obiezioni che vengono fatte a Londra sono soprattutto tre: 1) sempre nello stesso posto non va tanto bene, il tennis va promosso ovunque (lo ha detto e lo pensa Djokovic) 2) con la Brexit nessuno sa ancora bene cosa succederà in Gran Bretagna 3) per i giocatori c’è un discreto problema con le tasse: chi gioca per un mese in Inghilterra, e fra Wimbledon, il Queen’s o altro torneo più le finali ATP il mese lo si raggiunge, si devono pagare le tasse in quota parte anche delle sponsorizzazioni, non solo dei premi vinti nei quattro eventi. Fior di sterline. Torino e il sindaco Appendino, nonché il presidente FIT Binaghi si illudono di spuntarla, a parer mio, anche se auguro a loro di farcela, con tutto il cuore. Di sicuro converrebbe anche a me e a Ubitennis, se dovessi fare anche soltanto un discorso di mero interesse. E non anche di passione.

Riguardo alle tre città possibili prescelte (sgombrando il campo dal bluff del CEO dell’ATP Chris Kermode che ha detto essere pronte in 40! Non ci crede nessuno… Non solo vanno versati 20 milioni di dollari solo per cominciare, ma bisogna garantirne quasi 50…) secondo me una sarà proprio Londra. Per le restanti due ci sono mille voci, ma quelle che godono di maggior credibilità sono Tokyo e Mosca, seguite da una città tedesca non ancora meglio identificata, perché salvo forse Dusseldorf molte città hanno impianti obsoleti. Monaco ha ancora l’Olympia Halle, Dortmund la Westfallen Arena vecchia come il cucco. Francoforte un impianto fieristico. Forse Berlino non è messa male… I tedeschi hanno chances perché in Europa pochi darebbero le stesse garanzie nel tempo – almeno cinque anni dal 2021 al 2025 si giocherà nella stessa sede – sotto il profilo organizzativo ed economico. Inoltre hanno Sascha Zverev che potrebbe essere un prossimo n.1 del mondo. La Germania ha una bella e comoda posizione geografica, sta nel bel mezzo dell’Europa, è più facilmente raggiungibile della Russia e del Giappone da parte di tutti i tennisti europei (che sono e saranno prevalenti nel ranking ATP di vertice).

I giapponesi hanno chances perché avranno un impianto super e reduci dallo sforzo organizzativo delle Olimpiadi del 2020 potrebbero essere ben… allenati. E poi è giapponese lo sponsor delle finali ATP, la Nitto. I russi infine hanno chances perché hanno soldi e impianto insieme a diversi giovani giocatori in grande ascesa a probabile protagonisti del tennis in arrivo come Kachanov, Medvedev e Rublev (e anche altri che proprio russi non sono ma il sangue russo ce l’hanno eccome e pure lo parlano, Zverev, Shapovalov, Tsitsipas). C’è anche chi, sulla scia della WTA che ha scelto la Cina infischiandosene dei vuoti sugli spalti, della mancanza di atmosfera e privilegiando i soldi a tutto il resto, è persuaso che le finali ATP sceglieranno la via del denaro (e quella della seta…), quindi la Cina. Magari ancora a Shanghai come una dozzina di anni fa, con l’ATP che in quel caso si adopererebbe per trasferire il Masters 1000 da Shanghai a Pechino… Infatti due grandi eventi ATP ravvicinati entrambi con sede a Shanghai non avrebbero senso.

Se si escludono – per via della tradizionale data di fine anno delle finali ATP – le città australiane, soprattutto se il piano della ATP World Cup a squadre prendesse piede nella seconda settimana di gennaio del 2020 (ai danni della Kosmos-Davis Cup) fra Perth-Sydney-Brisbane, e si escludono anche altre destinazioni arabe (Doha, Dubai) o orientali (Singapore) per il discorso pubblico, biglietti e atmosfera, non restano molte altre opzioni oltre a quelle già descritte. Resterebbe l’Italia che ha un torneo solo, Roma, ma voi vi fidereste dell’Italia in questo stato, con la situazione politica di quest’epoca?

La Francia, dal canto suo, ha già uno Slam e un Masters 1000 a pochi giorni dalle finali ATP, anche se i francesi premono da anni per spostare Bercy a febbraio insieme a tutta una stagione indoor europea che una volta c’era e oggi è quasi scomparsa per gli alti livelli di partecipazione e di montepremi. La Svizzera sta scomparendo dal panorama tennistico mondiale ora che Federer e Wawrinka attaccheranno la racchetta al chiodo (d’oro…). I colleghi svizzeri che già martedì sera temevano di dover fare le valigie, dubitano perfino di poter essere di nuovo qui fra un anno. Wawrinka è indietrissimo in classifica, ha un tennis di potenza e assai dispendioso fisicamente, motivo per cui non lo si vede in grado di risalire al punto di poter vincere uno Slam e forse neppure di raggiungere una finale. Per qualificarsi per le ATP Finals servono di solito circa 3.500 punti. Farli senza raggiungere neppure una finale di Slam che comporta 1200 punti ATP è dura. Sarà in grado Roger di centrarla sull’orlo dei 38 anni? Chi è pronto a scommetterci? Forse neppure lo stesso Roger che pure sembra continuare a nutrire una grandissima fiducia nelle sue chances.

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