Montecarlo: come finisce il giorno (e ne inizia un altro)

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Montecarlo: come finisce il giorno (e ne inizia un altro)

Due italiani nei quarti in un Master 1000: non accadeva da Amburgo 2005. I pronostici per gli italiani e i loro sogni. La solidità di Nadal l’occasione di Cecchinato ed un Thiem che non ne vuol sapere di diventare grande.

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Fabio Fognini - Montecarlo 2019 (foto Roberto Dell'olivo)
 

Sonego o son desto? In realtà se di sogno possiamo parlare, parliamone bene. Lorenzo Sonego viene dalle qualificazioni, e con questo risultato speriamo che se le possa risparmiare per molti tornei a venire. Non è dunque tanto la vittoria contro Norrie ad impressionarci quanto la continuità in questa settimana di un giocatore giovane, del quale il direttore ha già saputo tessere le lodi. Quel che gli si para davanti non è e non deve essere la possibilità di una vita. Lajovic sulla carta è abbordabile, ma la carta non è quella che si è rivelata affidabile in questo torneo. Uno che batte Goffin e Thiem, entrambi due set a zero, non è soltanto da non sottovalutare ma da prendere con le molle. Chissà poi se Lajovic non veda all’orizzonte come stimolante una sfida contro il connazionale Djokovic.

Fognini o son desto? Perché anche il torneo di Fabio, ben più habitué di Sonego alle fasi finali di un torneo, ha qualcosa di onirico. Ricordiamo le premesse con cui Fabio arrivava a questo torneo: nessuna vittoria in quattro tornei disputati su terra nel 2019 e un gomito dolente. Come se non bastasse un primo turno contro Rublev sotto di un set e 4 a 1 con cinque palle per il russo per il 5 a 1. Se non bastasse ancora, un secondo turno contro un giocatore che non aveva mai battuto. E se non bastasse una sfida contro il numero tre del mondo. E se non bastasse?

Quanto volte abbiamo assistito a giocatori sul baratro tirarsene fuori e riuscire a disputare i tornei della loro vita? Quante volte citiamo Panatta raccontando del suo Roland Garros, giusto per restare patriottici? Attendiamo Coric domani, e dimentichiamo l’unico precedente tra i due, positivo a un’età nella quale il croato ancora non poteva avere la patente. Va anche detto che Zverev è lontano dal livelli che raggiungeva soltanto cinque mesi fa, battendo Federer e Djokovic al Masters. Ma anche il tedesco appariva in leggera ripresa dopo avere disposto con facilità di un giocatore caldo come Auger-Aliassime e la vittoria di Fabio, in questo scenario, non è da trascurare.

Fognini, lo conosciamo, è giocatore umorale, estemporaneo nelle sue reazioni. La vicinanza dei suoi affetti può avergli dato quella sicurezza e quello stimolo per tirare fuori un tennis che è rimasto troppe settimane nascosto nelle sue mani. E nel suo gomito, visto che in flash zone ci dice che ancora gli duole. Certo, occorre capire l’intensità del dolore, magari compararla a quella di Nadal che in conferenza stampa non smette di parlare del suo problema, anche se per come si muove in campo e per come ne parla il verbo dolere pare declinabile al passato.

E contro questo Nadal sarebbe stato bello vedere Cecchinato, il quale a dirla tutta era il più quotato per il passaggio del turno tra i nostri tre. Pella è un giocatore senza la velocità di palla del nostro ma anche senza le linee di febbre che pare abbiano fatto la differenza. La speranza è che Fognini riesca a guardare oltre la siepe Coric ed intravedere la possibile semifinale contro Nadal, unico contesto nel quale Rafa si troverebbe a giocare fuori casa in un ambiente che gli è familiare come il suo tinello.

Due italiani ma anche due serbi nei quarti. Il serbo, quello da quindici slam e giusto qualche vittoria in più, ha ridimensionato il torneo di Fritz, apparso ancora inadatto a questi palcoscenici. Ancora nessuna certezza sul livello di gioco espresso da Nole, tanti dubbi più che sul gioco di Thiem, sul giocatore in sé.

Meraviglioso ad Indian Wells, comprensibilmente stanco a Miami (ma quello che lui ha battuto in finale, con dodici anni in più come doveva stare…), incomprensibilmente eliminato sulla terra battuta. Si era gridato al miracolo Massu, come se la medaglia d’oro di Atene 2004 avesse in pochi giorni trasformato l’austriaco da un brillante wannabe ad un serio aspirante ai primissimi posti del ranking. Sapremo domani se il Lajovic che lo ha dominato ha oggi approfittato di un Thiem scarico o se l’austriaco non ha nulla da rimproverarsi al cospetto di un avversario “on fire”.

L’aria che si respira qui a Monte Carlo resta però quella di sempre. La sensazione che Nadal trasmette è differente da quella degli altri giocatori. Vedendo Nadal sembra che solo lui conosca bene le regole di questo gioco. Sfidare Nadal è come sfidare il compagno di classe a quel gioco che tanto ti piace, ma che possiede soltanto lui, fatto che lo rende imbattibile. Del resto non si respirano grandi motivazioni altrove. Pella, Lajovic e Sonego sono già al torneo della vita. Coric e Medvedev hanno gli anni dalla loro e per vincere a Montecarlo possono anche aspettare. Delle premesse di Fognini si è già parlato, e tutto quello che verrà sembra grasso che cola.

Quanto a Djokovic, tutti hanno la stessa sensazione. Un vestito per tutti i giorni, da indossare anche nei Masters 1000. Un altro vestito per gli Slam. Rivincere a Monte Carlo per il serbo cambia poco: un secondo Nole Slam, qualcosa. Uno Slam nell’anno solare spariglierebbe tutto.

QUARTI DI FINALE, HEAD TO HEAD

  • Lajovic vs Sonego: sfida inedita
  • Djokovic vs Medvedev: 3-0
  • Pella vs Nadal: 0-2
  • Coric vs Fognini: 0-1
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