FNSI, USSI, AST e ODG Toscana sul ritiro dell'accredito al direttore Scanagatta: "Gravissimo"

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FNSI, USSI, AST e ODG Toscana sul ritiro dell’accredito al direttore Scanagatta: “Gravissimo”

PARIGI – Scrivo queste righe da Parigi, tra una partita e l’altra, per aggiornarvi sulla vicenda che mi ha visto coinvolto durante gli Internazionali d’Italia

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Roma 2019 (foto via Twitter, @InteBNLdItalia)
 

Il Roland Garros è in corso e questa sarà una delle prime giornate campali, poiché si comincia con il programma degli ottavi di finale. Ma ci tenevo ad aggiornarvi, prima che le ostilità comincino, sui nuovi sviluppi della vicenda scaturita dal ritiro del mio accredito a Roma.

C’è voluto un po’ a partorire questo comunicato congiunto, perché sebbene ci fossero state già importanti avvisaglie su un organo qualificato e assai vicino alla Federazione Nazionale della Stampa come Articolo 21, non è mai facile coordinarsi fra tanti organismi fra presidenti, vicepresidenti, segretari di Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI), Unione Stampa Sportiva (USSI), Associazione Stampa Toscana (AST; io sono registrato lì), Ordine Giornalisti Toscana. Si impiega inevitabilmente del tempo. D’altra parte non si può pensare che un’associazione possa esprimere un concetto in un modo e un’altra magari in un altro.

IL COMUNICATO STAMPA

Ha destato profondo sconcerto, in tutti gli organismi di categoria dei giornalisti, la decisione del comitato organizzatore degli Internazionali d’Italia di tennis di togliere l’accredito al collega Ubaldo Scanagatta, firma storica del giornalismo sportivo e, in particolare, del tennis. Federazione nazionale della Stampa italiana, Ussi, Associazione Stampa Toscana, Gruppo toscano giornalisti sportivi e Consiglio dell’Ordine della Toscana ritengono inaccettabile un atteggiamento così vessatorio, anche per come è stata motivata la decisione: Scanagatta avrebbe dovuto scrivere solo per la testata che l’ha accreditato e non per altre.

Motivazione da respingere anche per il momento storico che attraversa la professione, dove esercitano molti colleghi freelance che hanno la necessità, spesso per ragioni di pura sopravvivenza, di scrivere per più testate per riuscire a mettere insieme un compenso almeno sufficiente. Necessità universalmente riconosciuta, tanto che nello stesso regolamento del Roland Garros (Internazionali di tennis di Francia) si legge testualmente: “L’accredito viene rilasciato al giornalista, fotografo o tecnico, a titolo personale o per conto di quella, o di tutte quelle testate per le quali collabori, a qualunque titolo”.

Gli organismi di categoria si rivolgono al Coni e a tutte le federazioni sportive, raccomandando che situazioni del genere non si verifichino più, in nessun impianto, in nessuno stadio, in nessun campo. L’accredito, sarà bene ricordarlo, non è un privilegio dei giornalisti ma semplicemente uno strumento di lavoro, garantito dall’articolo 21 della Costituzione che tutela la libertà di espressione, aggiungendo che “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, e ovviamente prevedendo che l’esercizio di libera stampa comprende anche il diritto di accesso alle informazioni e alla loro raccolta senza limitazioni.


L’importante, per quanto mi riguarda, è che ce l’abbiano fatta. Potete leggere qui sopra il comunicato nel quale – mi pare – si esprimono posizioni piuttosto precise, sia per quanto riguarda il passato, sia per il futuro.

Poiché sono un… maledetto toscano, eternamente incontentabile, non avrei trovato fuori posto che si fosse accennato anche all’episodio assurdo e inaccettabile degli agenti di sicurezza sguinzagliati al mio seguito per tutta la giornata di sabato, mentre ero in sala stampa e venivo seguito anche quando andavo in toilette e bloccato ad ogni porta che non fosse la mia, ma ancor più il giorno dopo – la domenica della finale Nadal vs Djokovic – quando non avendo più il pass mi ero comprato un biglietto ‘ground‘ come un qualsiasi cittadino libero di circolare e hanno continuato a pedinarmi come fossi un delinquente. Secondo me una roba pazzesca, degna davvero di un’azione legale… giusto per non farla passare liscia a chi ha avuto la bella pensata di ordinare un provvedimento assurdo (vorrei dire ben di peggio, ma ci vuole prudenza con gente che è capace di fare quel che ha fatto) e a chi l’ha firmato. 

Il punto è che le azioni di principio procurano stress, e a volte anche spese ingenti, mentre l’eventuale controparte se ne può fregare perché tanto anche se perde la causa – come è già successo alla FIT in diverse occasioni, anche con me – non le paga Tizio oppure Caio, ma le paga la FIT, cioè più o meno indirettamente gli italiani che la sostengono (e forse anche non).

Non so quindi, a questo punto, se così finisce tutto o se ci saranno strascichi. Certo normale senso etico vorrebbe che almeno a chi ha avuto il coraggio di firmare quella penosa e pretestuosa lettera di revoca dell’accredito si dovrebbe far presente che un giornalista non avrebbe mai dovuto farlo nei confronti di un collega, neppure se glielo avesse ordinato il Presidente della Repubblica.

Aggiungo a mo’ di spiegazione per il lettore, che se è passato diverso tempo fra i fatti e la pronuncia unanime delle varie associazioni di categoria, ciò è dipeso anche dal fatto che l’USSI ha atteso invano risposta ad una richiesta di spiegazioni avanzate alla FIT, ma la FIT non si è degnata di rispondere. La cosa non mi ha stupito. Probabilmente non sapevano cosa rispondere… senza consultarsi con un avvocato di cui – chissà – un domani potrebbero anche avere bisogno.

Del comunicato sono e saranno avvertiti le varie organizzazioni del tennis, l’International Tennis Writers Association, ATP, WTA e ITF. Intanto vi dico che non c’è chi non mi abbia espresso solidarietà qui fra i colleghi a Parigi, italiani e stranieri. E anche giocatori.

Io devo ringraziare sentitamente e calorosamente quel migliaio di lettori, più amici e meno amici, che mi hanno espresso su www.direttaubitennis@gmail.com, su Twitter e Facebook, sulle mie email personali. Li ho sentiti vicini, mi ha fatto sincero piacere, anche perché hanno scritto anche tante persone che non commentano mai, che non sapevano neppure come si poteva postare un commento. Chi fa questo lavoro con passione e dedizione quasi maniacale, vive anche di queste manifestazioni di affetto, che non devono neppure essere necessariamente accompagnate dalla condivisione delle mie idee o da chissà quali attestati di stima. Sapere che ci sono tanti appassionati che ti testimoniano la loro vicinanza quando qualcosa di brutto, antipatico, ti stimola a continuare sulla strada intrapresa.

Per chi non avesse idea di che cosa stiamo parlando rimettiamo qui il link  all’articolo che avevo scritto e che ha di fatto suscitato pretestuosamente il ritiro dell’accredito, il link all’articolo che descrive la giornata del ritiro dell’accredito e i link successivi:


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