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Roland Garros: largo alle giovani
Ashleigh Barty, Marketa Vondrousova, Amanda Anisimova: lo Slam francese ha avuto come dato costante la prevalenza delle tenniste di giovane generazione

Marketa si è fatta strada nella parte di tabellone presidiata da Kerber, Sevastova, Suarez Navarro e Mertens, sconfiggendo in prima persona Suarez e Sevastova. In particolare contro Sevastova ha sfoderato una prestazione notevole (6-2, 6-0), in un match caratterizzato da scambi tatticamente complessi, da cui ha saputo emergere quasi sempre vincitrice. E sappiamo che non è per nulla semplice “incartare” una giocatrice completa e sagace come Sevastova.
Una volta approdata ai quarti, Vondrousova è riuscita a superare due tenniste che apparivano ostacoli quasi insormontabili (anche per via dei precedenti negativi) come Petra Martic e Johanna Konta. In entrambi i match è stata in grado di sfruttare al meglio il fatto di partire da outsider; e dopo aver salvato setpoint nel parziale di apertura sia a Petra che a Johanna, ha messo ulteriore pressione alle sue avversarie, che alla lunga hanno finito per sbagliare nei momenti decisivi del secondo set.
Ma sarebbe ingiusto spiegare questi match puntando solo sugli aspetti psicologici. Contro Petra Martic tra la fine del primo set e la metà del secondo, Marketa ha offerto un tennis vario e brillante, molto vicino alla perfezione, vincendo sette game consecutivi da incorniciare per qualità (7-6 7-5).
Mentre nella semifinale contro Johanna Konta ha dovuto fronteggiare una avversaria ben più potente di lei in condizioni di gioco estreme: il vento e la pioggia avevano reso il campo pesantissimo, e in tale situazione la palla diventa difficilissima da spingere. Ricordo che nel Roland Garros 2016 al termine di due settimane costantemente umide e piovose, erano approdate in semifinale solo tenniste molto forti fisicamente: Serena, Muguruza, Bertens e Stosur.
In un clima del genere e contro una giocatrice ben più attrezzata muscolarmente come Konta, a Marketa non è rimasto altro che fare di necessità virtù, lavorando al meglio in difesa e, quando possibile, pungendo grazie alla smorzata, il modo più logico di ottenere vincenti in quelle condizioni. L’obiettivo era quello di mandare fuori giri Johanna, cosa accaduta nel finale di entrambi i set (7-5 7-6).
Dico spesso che è difficile affermarsi nel circuito professionistico attuale se non si dispone almeno di un colpo-killer, e in fondo per Vondrousova il colpo-killer è proprio la smorzata. Per esempio grazie al contributo decisivo di 14 drop-shot vincenti ha sconfitto Simona Halep a Roma, ribadendo così il successo già ottenuto qualche settimana prima a Indian Wells, sempre contro Halep. Il drop-shot è però un colpo molto particolare, che va preparato tatticamente, attraverso uno scambio costruito con cura; ed è un’arma a doppio taglio: per essere efficace richiede grande sensibilità esecutiva, altrimenti diventa un suicidio.
Lucidità nella costruzione dello scambio e grande sensibilità esecutiva: due condizioni che Vondrousova non è riuscita a replicare in finale contro Ashleigh Barty (6-1 6-3). Purtroppo la finale del Roland Garros 2019 è stata quasi una “non-partita”, vista la disparità di rendimento delle giocatrici. Una finale deludente non solo per la qualità di gioco, ma forse ancora di più perché non si è mai costruito un vero legame tra le protagoniste e gli spettatori, che assistevano distaccati agli scarni eventi del campo.
A un certo punto il pubblico è sembrato appoggiare Vondrousova, non tanto perché l’avesse eletta a beniamina, quanto nella speranza di assistere a un vero confronto, più equilibrato. Ma, nella difficoltà, Marketa si era ormai rifugiata in se stessa, in una introversione che le ha impedito di mettersi in comunicazione con gli spettatori: e in questo atteggiamento è emersa tutta la sua inesperienza. Insomma: dinamiche psicologiche lontanissime dall’idea di partecipazione e autentico coinvolgimento. Anche sotto questo aspetto siamo stati anni-luce distanti dalla finale di Melbourne 2019 tra Osaka e Kvitova.
In sostanza nella partita di sabato Barty è apparsa inequivocabilmente più forte, e giustamente si è limitata a gestire la situazione, spingendo quando era necessario e raccogliendo punti anche grazie all’alto numero di gratuiti di una avversaria in giornata-no.
Durante il primo set, Vondrousova è sembrata quasi sperduta nella vastità dello Chatrier. Certo non l’hanno aiutata le scelte degli organizzatori che, alle prese con le mille traversie dei giorni precedenti, l’hanno portata ad affrontare la prima finale Slam della carriera in uno stadio mai sperimentato prima (Barty aveva giocato sul Centrale contro Sofia Kenin). Si può discutere con punti di vista differenti sulle logiche di programmazione adottate nella seconda settimana; resta il fatto che facendo esordire Vondrousova sullo Chatrier solo in occasione della finale, gli organizzatori le hanno aggiunto un ulteriore peso a una situazione per sua natura non semplice. E lo spettacolo ne ha risentito.
Dopo il successo di Biel 2017 e prima del Roland Garros, nel 2019 Vondrousova aveva disputato due finali (Budapest e Istanbul, come detto), perdendole entrambe. Se a queste aggiungiamo quella di Parigi siamo a una dato stagionale di zero su tre, che potrebbe essere il segno della difficoltà nell’affrontare il match più importante del torneo.
Per chi basa il proprio tennis sulla fluidità e sulla grande sensibilità esecutiva (indispensabile per i drop-shot) la tensione è una nemica terribile, che può penalizzare in modo particolare. Ora c’è da sperare che Marketa sappia metabolizzare nel modo giusto il torneo, lasciandosi alle spalle la delusione della finale e ripartendo da tutto quanto di buono mostrato nei turni precedenti. A 20 anni ancora da compiere, la strada per il vertice non è ancora completata e sono necessari ulteriori progressi per poter fronteggiare alla pari certi tipi di avversarie. Non sarà facile, ma il tempo è dalla sua.
a pagina 4: Ashleigh Barty
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Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane
Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.
Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.
Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.
Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.
Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.
Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.
Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.
In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.
Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.
Il febbraio delle principali tenniste italiane.
6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni
13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha
Al femminile
United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik
Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.
Grecia – Bulgaria 4-1
Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1
Sakkari – Tomova 6-3, 6-2
Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4
La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.
USA – Repubblica Ceca 4-1
Kvitova – Pegula 7-6, 6-4
Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac
Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7
Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.
Francia – Argentina 4-0
Garcia – Podoska 6-2, 6-0
Mannarino – Coria 6-1, 6-0
La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.
Australia Gran Bretagna 1-3
Dart – Inglis 6-4, 6-4
Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)
Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.
Svizzera – Kazakhistan 4-0
Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2
Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)
Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.
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Il fallimento di FTX costa caro a Naomi Osaka
Grave perdita economica per la tennista giapponese Osaka, che aveva investito nella criptovaluta FTX

Non un gran momento per la ex numero 1 al mondo Naomi Osaka. Oltre alle sconfitte sul campo di gioco, per la pluricampionessa Slam i problemi provengono anche dalle finanze. È, infatti, una delle azioniste di FTX, un’azienda per lo scambio di criptovalute che ha dichiarato bancarotta l’11 novembre.
Non solo Osaka, ma sono tanti gli sportivi che hanno visto andare in fumo i propri proventi dal fallimento di FTX. L’azienda era riuscita ad acquistare così tanta credibilità da riuscire a mettere il proprio logo sulle vetture e le divise di Lewis Hamilton e George Russel, piloti della Mercedes in Formula 1; e anche a vedersi intitolato lo stadio NBA dei Miami Heats.
Il valore di mercato di FTX ha subìto un grave crollo negli ultimi sette giorni, passando da $22 a $1.40. Il CEO di FTX Sam Bankman-Fried – ora sotto investigazione per come ha gestito l’azienda fondata nel 2019 – ha già dichiarato fallimento a seguito dell’enorme svalutazione della criptovaluta.
Osaka aveva firmato l’accordo con FTX nel marzo 2022 mentre era negli Stati Uniti impegnata per l’Indian Wells e il Miami Open. La tennista ha acquistato delle azioni di FTX e nell’accordo era previsto che la tennista giapponese fosse ambasciatrice nel mondo dell’azienda, per influenzare quante più persone possibili a credere in loro. L’accordo di Naomi Osaka includeva anche la sua partecipazione nella creazione di contenuti multimediali per promuovere la criptovaluta. Non sono state ufficializzate le cifre riguardanti la perdita subita dalla tennista.