Roland Garros: largo alle giovani - Pagina 5 di 5

Al femminile

Roland Garros: largo alle giovani

Ashleigh Barty, Marketa Vondrousova, Amanda Anisimova: lo Slam francese ha avuto come dato costante la prevalenza delle tenniste di giovane generazione

Pubblicato

il

Marketa Vondrousova e Ashleigh Barty - Roland Garros 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Alla ricerca della risposta è forse utile indagare anche gli aspetti mentali, che in Ashleigh non sono sempre granitici e senza incertezze: malgrado il fresco successo nello Slam non credo la si possa definire una “terminator” priva di paure e titubanze. E anche al Roland Garros 2019 ha attraversato momenti difficili.

Nel suo percorso vincente, caratterizzato da cinque avversarie statunitensi, questi sono stati probabilmente i passaggi più complicati: negli ottavi contro Sofia Kenin (6-3 3-6 6-0) dopo aver vinto il primo set ha perso il secondo scendendo di livello e aumentando i gratuiti, prima di reagire e concludere con un terzo set che ha sfiorato la perfezione (appena 2 errori non forzati).
Nei quarti contro Madison Keys (6-3 7-5), in vantaggio per 6-3, 5-3 ha subito la reazione di Madison, perdendo l’unico turno di servizio proprio al momento di chiudere il match, salvo poi rimettere le cose a posto con un controbreak immediato.
Ma la partita sicuramente più rocambolesca è stata la semifinale contro Amanda Anisimova (6-7 6-3 6-3) quando ha condotto il primo set per 5-0 e ha comunque finito per perderlo al tiebreak, pur avendo avuto anche due set point sul 5-1. Sembrava quasi tutto compromesso sul 6-7, 0-3 prima che infilasse un parziale di 12 game a 3 ribaltando le sorti dell’incontro.

Cosa ci dicono queste situazioni? Premessa: non ha senso interpretare questi frangenti solo come momenti di debolezza di Barty, perché in campo si va in due, ed è quasi inevitabile che chi è in svantaggio moltiplichi gli sforzi, a volte cambiando anche atteggiamento tattico. A mio avviso è comunque interessante considerare come si trasforma il tennis di Ashleigh nelle fasi di difficoltà, perché penso che valutare quanto accade in questi frangenti sia un indice significativo della indole profonda di ogni tennista: è nei momenti di fragilità che cadono le maschere e le sovrastrutture erette a propria difesa.

Paragoniamo per esempio Barty a Keys. Quando è in difficoltà perché l’avversaria comincia a prenderle le misure ed allungare gli scambi, molto spesso Keys finisce per perdere il punto sbagliando il rovescio lungolinea; un errore compiuto nel tentativo di liberarsi (anche prendendo rischi spropositati) da scambi che la incastrano sulla diagonale che la tiene più a disagio. È probabilmente una soluzione poco razionale, ma è una soluzione da attaccante innata, che decide di assumersi comunque la responsabilità del vincente anche quando l’azzardo è eccessivo.

Non accade lo stesso a Barty: nei frangenti difficili tende invece a diventare più conservativa, ad allungare lo scambio mettendo meno spinta nei colpi. Tatticamente le scelte di gioco non cambiano in modo sostanziale, ma sono messe in crisi da esecuzioni meno decise, che le rendono poco incisive. Significa, a mio avviso, che in Ashleigh non c’è la stessa indole offensiva delle super-attaccanti, ma un temperamento più riflessivo, che forse si sposa meglio con il gioco su terra rispetto a quello dei campi più rapidi.

Naturalmente è presto per sostenere che Barty sia diventata una “terraiola”. Sarebbe esagerato e prematuro esprimere valutazioni del genere, anche perché stiamo comunque parlando di una tennista australiana che si è formata su superfici più veloci. E in più la vastità del suo repertorio tecnico la mette nella condizione di giocare a tennis bene su qualsiasi campo, fosse anche quello con la superficie più estrema.

Per completare il quadro oltre a questi aspetti individuali va infine considerata la concorrenza attuale. Che forse fa pendere la bilancia più dalla parte del rosso, perchè fra le tenniste di oggi sembra esserci meno competitività ad alto livello tra le interpreti su terra rispetto a quelle che si esprimono meglio su prati e cemento.

Un dato comunque è assodato: Ashleigh comincia la stagione su erba, la tanto attesa stagione su erba, da numero 2 del ranking e numero 1 della Race. E da questa posizione oltre che gli aspetti tecnici diventeranno importanti quelli psicologici, visto che in questo 2019 tutte le contendenti al primato in classifica di Osaka sono spesso inciampate a un passo dal traguardo, sopraffatte dell’importanza dell’obiettivo. Nelle prossime settimane capiremo se, e quanto, questi aspetti incideranno anche sul rendimento della nuova campionessa del Roland Garros.

Due o tre cose su Marketa Vondrousova

La maturità di Ashleigh Barty

Pagine: 1 2 3 4 5

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement