Federer, Djokovic o Nadal? La parola ai lettori

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Federer, Djokovic o Nadal? La parola ai lettori

L’annosa questione del tennis moderno vista con gli occhi dei lettori. E filtrata da alcune nostre considerazioni. Voi chi scegliete, Roger, Novak o Rafa?

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Roger Federer e Rafa Nadal - Wimbledon 2019 (via Twitter, @wimbledon)
 

Torniamo a parlare della finale maschile di Wimbledon prendendo spunto dai numerosissimi commenti apparsi a margine degli articoli pubblicati sul nostro sito. Se qualcuno ritiene che questo argomento possa causargli itterizia e nonostante tutto prosegue nella lettura, lo fa a suo rischio e pericolo. Abbiamo scelto di concentrare la nostra attenzione in particolare sui 180 commenti relativi a “Caro Nole ti scrivo”, perché li abbiamo trovati nel loro insieme estremamente interessanti.

I commenti più bellicosi – che a nostro parere potrebbero costituire materiale prezioso per chiunque voglia scrivere una tesi di laurea in psicologia o sociologia applicata allo sport – sostengono la seguente tesi: “Premesso che fare ciò che Federer ha fatto a quasi 38 anni è straordinario in sé, egli vincendo non avrebbe fatto altro che confermare ciò che in fondo tutti già sanno, ovvero che è il più grande tennista e forse sportivo di tutti i tempi. La sua sconfitta, dovuta al fatto che a volte si emoziona sul più bello – altrimenti avrebbe già vinto 50 Slam – e marginalmente alla robotica freddezza del pallettaro che aveva di fronte, è solo un disgraziato contrattempo”.

Oppure la seguente antitesi: “Fatevi una ragione del fatto che Federer è al massimo il Greatest of All Time della Weak Era (epoca immaginaria inventata da alcuni lettori caratterizzata da mezzi-campioni contro i quali ha avuto la fortuna di giocare e vincere Federer, che si estende temporalmente dall’inizio del millennio sino all’avvento dei campioni interi: Nadal e Djokovic) e che Nole – il Soat (strongest of all time) – lo batte regolarmente su qualunque superficie e a qualunque latitudine da anni, persino quando non è al massimo come domenica. L’età dello svizzero, quindi, è ininfluente. Ammesso e non concesso poi che il gioco del Narciso sia esteticamente migliore di quello di Nole, nello sport conta solo il risultato. De Coubertin è morto da tempo”.

I più pacati citano invece Aristotele dicendo che una rondine non fa primavera, ovvero che da una partita così combattuta non si possono trarre verdetti assoluti se non che il tennis è uno sport meraviglioso. Ci associamo a questi ultimi aggiungendo una considerazione: sotto il profilo mentale Djokovic in questa occasione ha dimostrato una volta di più di essere un fenomeno. Per non crollare in una situazione ambientale analoga a quella in cui si è trovato il serbo, ci vuole una forza straordinaria e suo padre ha oggettivamente ragione nel sottolinearlo. Pensate a cosa avrebbe potuto fare Nick Kyrgios al posto del suo ‘amico‘ Djokovic in simili circostanze, se avete qualche dubbio a proposito.

Novak Djokovic e Roger Federer – Wimbledon 2019 (via Twitter, @ATP_Tour)

Se un solo incontro terminato al fotofinish non è sufficiente a emettere un verdetto, forse lo sono 16 incontri. Sedici è il numero di partie in cui i due protagonisti si sono affrontati nei tornei dello Slam. Federer ne ha vinte 6, l’ultima delle quali risale alla semifinale di Wimbledon del 2012. Considerando la sua età, questa striscia negativa ha maggiori possibilità di proseguire che non di interrompersi. Se l’elvetico avesse vinto gli incontri in cui ha avuto a disposizione i match point (US Open 2010, 2011 e W2019) il risultato sarebbe 9-7 a suo favore.

Non sappiamo se questa considerazione per Federer costituisca più una consolazione o uno smacco, ma crediamo costituisca un’ulteriore prova del fatto che tra loro le differenze sono minime. Ben peggiore è l’analogo record di Federer nei confronti di Nadal. Lo spagnolo è infatti saldamente in testa con 12 vittorie a 5. Oltre ai tornei dello Slam, il campione preso in esame comprende 4 Masters 1000: Miami (’04 e ‘05), Montecarlo (’06) e Roma (’06) che in quelle edizioni si giocavano ancora alla media dei 5 set.

Nei match “3 su 5” Nadal è in testa anche rispetto a Djokovic: 10 a 6. Stando ai numeri dobbiamo pertanto concludere che il migliore fra i tre – almeno nelle partite che si disputano alla distanza dei cinque set – è Rafael Nadal. E nulla vieta che sia proprio così. Molti sosterranno che il vantaggio dello spagnolo, soprattutto su Federer, deriva principalmente dal suo strapotere sulla terra rossa. Se non siamo in errore ci risulta però che la terra rossa non sia figlia di un Dio minore rispetto alle altre; pertanto questa giustificazione non giustifica nulla.

Rafa Nadal e Novak Djokovic – Australian Open 2019 (foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)

A cosa potrebbe essere riconducibile lo svantaggio di Federer nei confronti di Djokovic e Nadal quando li affronta in match programmati sulla distanza maggiore? Alla differenza di età, rispettivamente di 6 e 5 anni? Alla sua emotività? A uno stile di gioco più incline alla costruzione che non alla difesa e per questo difficile da praticare con continuità per lunghi tratti? A questo proposito ricordiamo un detto americano che recita così: per costruire un granaio ci vuole un bravo falegname, ma per abbatterlo è sufficiente un manovale.

E lo svantaggio di Djokovic su Nadal da cosa potrebbe dipendere? Lasciamo ai lettori, se lo vorranno, il divertimento di provare a rispondere a queste domande e – già che ci sono – alla recente presa di posizione di Ljubicic. Con l’auspicio, tante volte formulato da uno splendido ottantanovenne come Gianni Clerici, che l’incultura calcistica resti fuori dal tennis.

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