Federer conclude a Quito il trionfale tour latinoamericano: “Felice di giocare a 38 anni”

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Federer conclude a Quito il trionfale tour latinoamericano: “Felice di giocare a 38 anni”

Ultima tappa in Ecuador a 2.850 metri di altitudine. “In Svizzera sono stato anche più in alto ma non a giocare a tennis”

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Si è conclusa la gira latinoamericana di Roger Federer, che ha giocato quattro incontri di esibizione contro un Alexander Zverev negli inevitabili panni di quello degli Wham! che non era George Michael. L’ultima tappa è stata Quito, resa tennisticamente celebre da Victor Estrella Burgos, tre volte vincitore su quattro edizioni dell’ormai scomparso torneo della capitale dell’Ecuador. Dopo il record di Città del Messico, i dodicimila spettatori del Coliseo General Rumiñahui hanno potuto assistere alla vittoria per 6-3 6-4 del fenomeno di Basilea che chiude così con un saldo di 3-1 i confronti con Sascha – confronti che naturalmente non vanno a modificare gli head-to-head ufficiali, fatte salve future e spericolate invenzioni regolamentari retroattive in stile Laver Cup.

A proposito del match a 2.800 metri di altitudine, Roger conferma al quotidiano El Comercio di Quito che era la sua prima volta: “In Svizzera sono stato a quote anche maggiori, ma non certo per giocare a tennis. Non so quanto tempo serva per giocare bene qui, perché la palla si alza di più ed è difficile da controllare”. Ha anche twittato una scherzosa richiesta d’aiuto a Nicolas Lapentti:

Federer si dichiara “davvero emozionato” per l’invito ricevuto dall’ex n. 6 del mondo e aggiunge che “mi sento un po’ in colpa per non essere venuto qui prima, ma allo stesso tempo non ci sono molti tornei ATP in America Latina. C’era Acapulco in Messico, ma sempre in contemporanea con Dubai. In ogni caso, è stato un viaggio incredibile per me”. In una settimana nella quale lui e Zverev hanno preferito mettere l’Oceano Atlantico fra loro e Gerard Piqué, non tutto è filato liscio, come il forfait di Delpo e la cancellazione dell’appuntamento di Bogotà, ma la risposta del pubblico è stata eccezionale dappertutto (“puoi sentire l’energia dell’Ecuador e sono incredibilmente felice ed emozionato per il benvenuto che mi hanno dato”).

Se gli obiettivi a breve termine sono prevedibilmente dormire e passare del tempo con la famiglia, anche quelli per il 2020 non sorprendono: “Restare in salute e, ovviamente, giocare a Wimbledon e competere per la medaglia d’oro ai Giochi di Tokyo”. Non può certo mancare l’argomento principe delle interviste al Re: “Per adesso, non progetto di smettere. Sono felice di giocare nonostante i miei 38 anni e da molto tempo mi domandano quando sarà la fine della mia carriera. Nemmeno io so quando lascerò il tennis”. C’è anche spazio per un altro tema ineludibile per il venti volte campione Slam: la gestione emotiva dell’eventuale sorpasso da parte di Nadal o Djokovic. “Per me, andrebbe bene. Ricordo che ero contentissimo quando raggiunsi il record Slam. Il momento speciale è stato battere quel record, non mantenerlo. Sarebbe interessante vedere per quanto ancora giocheranno e se arrivano al record. Quei due sono incredibili”.

Non resta che augurare a Federer il meritato risposo dopo una dura settimana a base di partitelle con Sascha e mangiate varie (“il cibo è grandioso!”), in attesa di riprendere gli allenamenti in vista dell’Australian Open.

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