WTA, diario di un decennio: il 2019 - Pagina 2 di 5

Al femminile

WTA, diario di un decennio: il 2019

Decima e penultima puntata dedicata agli anni ’10 in WTA: il secondo Slam di Naomi Osaka e Simona Halep, l’avvento di Bianca Andreescu, le vittorie e il numero 1 di Ashleigh Barty. E altro ancora

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Elina Svitolina e Ashleigh Barty - WTA FInals 2019 Shenzhen
 

Bianca Andreescu a Indian Wells
Nel 2018 Naomi Osaka si era rivelata al grande pubblico a Indian Wells vincendo il torneo da numero 44 del ranking e superando avversarie come Sharapova, Radwanska, Pliskova, Halep e in finale Kasatkina.

Nel 2019 accade qualcosa di simile con la ancora più giovane Bianca Andreescu. Bianca è nata il 16 giugno 2000, partecipa a Indian Wells come wild card (e numero 60 del ranking). Avanza nel torneo grazie a un tennis tecnicamente molto ricco: a partire dal servizio, non superpotente ma con una buona prima, di potenza o slice, ma anche in kick. Con ottimi colpi in topspin da fondo, integrati da quelli in back, slice e choppati, che possono trasformarsi anche in smorzate, sia di rovescio che di dritto.

Già con questi elementi ce ne sarebbe a sufficienza per proporre un gioco molto vario, ma in più nella costruzione dello scambio Andreescu aggiunge un frequente uso della palla con parabola molto alta sopra la rete: una “mezza moonball”, a cui ricorre per far perdere campo alle avversarie; una soluzione che appartiene anche al repertorio di Garbiñe Muguruza.

Vedere tutte queste risorse a disposizione di una diciottenne, non può che stupire e ammirare. A Indian Wells Andreescu elimina nell’ordine: Begu, Cibulkova, Voegele, Wang Qiang, Muguruza, Svitolina e si trova così in finale contro Angelique Kerber.

Andreescu b. Kerber 6-4, 3-6, 6-4 Indian Wells, Finale
La partita inizia con un andamento estremamente lineare: un solo break per parziale è sufficiente ad assegnare un set per parte. Il terzo set è quello più complicato: Andreescu usufruisce di un Medical Time Out per un problema alla spalla, e così quando Kerber ottiene il break nel quinto gioco si pensa che il trofeo stia prendendo la strada della Germania. Nulla di più sbagliato: controbreak immediato di Bianca che poi sale addirittura 5-3 strappando ancora il servizio ad Angelique.

Sul 5-3 e servizio, Andreescu ha in mano la situazione, ma non riesce a chiudere malgrado due match point a favore. Conclusione rinviata di un solo game visto che, grazie al terzo break consecutivo sul servizio Kerber, Bianca si aggiudica definitamente la partita.

Un terzo set ricco di capovolgimenti di fronte, di scambi eccezionali, ma anche di qualche errore evitabile fra due giocatrici che evidentemente non si amano granché, e la scarsa simpatia reciproca traspare in diversi frangenti. A fine match Angelique ipotizza che il MTO della sua avversaria non fosse proprio indispensabile, ma i problemi successivi emersi durante il torneo di Miami confermano che c’era davvero qualcosa che non andava alla spalla di Bianca.

A soli 18 anni Andreescu irrompe nel circuito con un risultato eclatante; e con le vittorie successive dimostrerà di essere pronta per rimanere stabilmente ai vertici, salute permettendo.

Ashleigh Barty a Miami
A questo punto della stagione 2019 sono trascorsi tre mesi di partite ed emerge una chiara prevalenza: i tornei più importanti sono stati tutti vinti da giovani o giovanissime. In ordine cronologico: Australian Open a Naomi Osaka (nata nel 1997), Premier 5 di Dubai a Belinda Bencic (anche lei del 1997), Premier Mandatory di Indian Wells a Bianca Andreescu (nata nel 2000).

Il secondo Premier Mandatory (cioè la categoria di torneo più prestigioso dopo Slam e Finals) conferma la supremazia della linea verde. Vince il torneo la 22enne Ashleigh Barty, e questo successo rappresenta un salto di qualità fondamentale per la sua carriera. Barty in passato aveva affrontato quattro finali in tornei Premier e le aveva perse tutte: due volte contro Kvitova, una volta contro Garcia e una volta contro Pliskova. Ma questa volta in Florida non solo vince, ma lo fa superando proprio Kvitova e Pliskova lungo il cammino.

Il successo di Miami è importante per molte ragioni. Intanto perché, grazie ai punti conquistati, per la prima volta Ashleigh entra in Top 10. Poi perché dimostra di essersi costruita un repertorio tecnico di una efficacia tale da permetterle di affrontare alla pari qualsiasi tipologia di giocatrice. L’incisività di dritto e servizio sono ormai acquisite, ma rispetto al passato Barty è progredita nella esecuzione dei colpi in controbalzo. Questo le permette di accorciare i tempi di gioco, attraverso frequenti ingressi dentro il campo per attaccare le parabole meno profonde. La finale di Miami contro Pliskova (7-6, 6-3) illustra chiaramente il nuovo spessore di Barty:

Ma, come sempre, per migliorare non si può prescindere dagli aspetti mentali: la maggiore consapevolezza nella propria forza e la tranquillità con cui scende in campo la trasformano in una giocatrice pronta per i massimi obiettivi, perfino sulla terra battuta.

a pagina 3: Roland Garros 2019 e Wimbledon 2019

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