WTA, diario di un decennio: il 2019

Al femminile

WTA, diario di un decennio: il 2019

Decima e penultima puntata dedicata agli anni ’10 in WTA: il secondo Slam di Naomi Osaka e Simona Halep, l’avvento di Bianca Andreescu, le vittorie e il numero 1 di Ashleigh Barty. E altro ancora

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Elina Svitolina e Ashleigh Barty - WTA FInals 2019 Shenzhen
 

Penultimo articolo dedicato agli anni ’10 del tennis femminile, che tratterà del 2019. Per la illustrazione dei criteri adottati, rimando alla introduzione del primo articolo, pubblicata martedì 26 novembre. Concluderà il ciclo un articolo di considerazioni generali che uscirà martedì 31 dicembre.

ANNO 2019

Australian Open 2019
Il primo Slam della stagione è un torneo che offre tanti match di qualità, confronti ricchi di emozioni e una delle più belle finali degli ultimi anni. Insomma: uno dei migliori Slam del decennio (a mio parere, naturalmente).

La parte alta del tabellone, in particolare, si rivela molto spettacolare. In partenza gli occhi sono puntati sulla vincitrice dell’ultimo Slam del 2018, Naomi Osaka, che ha il suo bel daffare per superare avversarie non potenti ma con una grande mano e superiore abilità di tocco. Osaka rischia al terzo turno contro Hsieh Su-Wei, che a un certo punto del match arriva a due game dal successo sul 7-5, 4-1, prima che Naomi trovi il modo di interpretare meglio i colpi della avversaria risalendo la corrente (5-7, 6-4, 6-1).

Partenza difficile e recupero alla distanza anche contro Anastasja Sevastova al quarto turno (4-6, 6-3, 6-4).

Avvio di torneo ancor più complesso per la numero 1 Halep, che si trova agli ottavi contro Serena Williams, testa di serie numero 16. Un confronto con diverse incognite, il primo vero test stagionale dopo poche partite di preparazione. E invece ne esce un gran match, con una qualità complessiva molto alta. Serena vince in tre set 6-1, 4-6, 6-4.

Superato l’ostacolo Halep, Williams trova nei quarti Pliskova. Karolina ha dimostrato di essere in forma nella prova di terzo turno contro Camila Giorgi: altra partita notevole vinta 6-4, 3-6, 6-2. Ma il match contro Serena è ancora superiore, e con un andamento quasi incredibile, per cui va raccontato nel dettaglio.

Pliskova b. S. Williams 6-4, 4-6, 7-5 Australian Open, QF
Pliskova parte meglio, strappa il servizio a Williams nel terzo game, e custodisce il vantaggio sino alla fine del set: 6-4. Poi nel secondo set sale 3-2 e servizio: se continuerà a non perdere la battuta, la vittoria per Karolina è assicurata. Ma Serena non è tipo da vivere queste situazioni senza reagire: quando si trova con le spalle al muro, cambia marcia, alzando il livello del proprio tennis. Parziale di 4-1 a suo favore che le vale il successo nel secondo set: 6-4.

Nei primi game del terzo set si vede forse la miglior Serena post-maternità: efficacissima al servizio, straordinariamente incisiva alla risposta e vicina alla perfezione durante lo scambio, nel quale riesce trovare angoli strettissimi quasi dal nulla. Pliskova non gioca affatto male, ma è Williams a essere incontenibile: il classico momento magico che appartiene a chi nasce fuoriclasse, in cui mente e corpo diventano tutt’uno, ogni colpo riesce esattamente come si desidera, e sbagliare sembra quasi impossibile.

Serena è in the zone, e tutto fila alla perfezione fino al 5-1, 40-30 e servizio. Ma proprio come in un incantesimo, a interrompere il momento magico è una chiamata per fallo di piede sulla prima di servizio del match point. E al fallo di piede si aggiunge durante lo scambio un piccolo problema alla caviglia sinistra: Williams inverte bruscamente la corsa per recuperare una parabola in contropiede e si procura una leggera distorsione.

Quanto incida sul rendimento di Serena è difficile dirlo; fatto sta che Pliskova è straordinaria nel continuare a “crederci”. Partendo da questo frangente negativo della sua avversaria, costruisce una rimonta impressionante. Un parziale di 6 game a zero: prima gioca con il coraggio della disperazione e poi con quello della convinzione. Salva lungo il cammino altri tre match point, e arriva a rovesciare completamente il punteggio, fino al 5-7 conclusivo.

Questo quarto di finale Slam è di valore superiore anche sul piano tecnico, con dati ampiamente positivi nel saldo vincenti/errori non forzati: +17 Pliskova (32/15) e +17 anche Williams (54/37). Se non è stata la più dolorosa rimonta subita da Serena in carriera, ci siamo vicini. A dimostrazione che la affermazione “nel tennis non è finita sino a quando non è finita” vale anche per le fuoriclasse assolute. Ultima curiosità: proprio come agli US Open 2016, per Williams, la sequenza Halep – Pliskova è risultata fatale.

Nella parte bassa del tabellone, la numero 2 Kerber è eliminata dalla sorpresa Danielle Collins, mentre dal settore della numero 3 Wozniacki emerge Petra Kvitova: sul suo cammino elimina tutte giovani emergenti, che dimostreranno nel corso della stagione il loro valore: Bencic, Anisimova e Barty.

Si compongono così le semifinali: Osaka-Pliskova e Kvitova-Collins. Kvitova soffre in apertura di match contro Collins per il grande caldo, ma quando viene decisa la chiusura del tetto proprio per l’eccesso di temperatura, la partita si mette in discesa per Petra, che vince in due set (7-6, 6-0).

Più equilibrata l’altra semifinale, tra due giocatrici in grande condizione che offrono di nuovo ottimo tennis: prevale Osaka 6-2, 4-6, 6-4. A decidere la campionessa di Melbourne sarà uno scontro inedito: Osaka contro Kvitova. In palio non c’è solo il successo nel Major ma anche il primo posto nella classifica WTA: chi vincerà il match raggiungerà per la prima volta in carriera il numero 1 del mondo.

Osaka b. Kvitova 7-6(2), 5-7, 6-4 Australian Open, Finale
Primo set. Kvitova inizia meglio, si procura palle break in diversi game, ma non riesce a convertirle: e così nella sostanza il set rimane in equilibrio. Anzi, Osaka a poco a poco sposta l’inerzia dalla propria parte: non riesce a convertire un paio di set point sul 6-5 (servizio Kvitova), ma conquista comunque nettamente il tie break per 7-2.

Petra reagisce in apertura di secondo set: sale 2-0 ma, come nel primo set, progressivamente Naomi alza il livello. Osaka mette in campo colpi di inizio gioco superiori. Più incisiva in battuta, solida in risposta e soprattutto fenomenale in uscita dal servizio: nel terzo colpo dello scambio è molto più reattiva di Kvitova.

I set sono due sfide a braccio di ferro di altissimo valore, e sembra che in entrambi Osaka possa trovare il modo di conquistarli. Si arriva infatti sul 7-6, 5-3, con Kvitova al servizio in enorme difficoltà; sullo 0-40, la partita è quasi chiusa: tre match point consecutivi. Ma qui Petra dimostra di avere un carattere speciale: serve bene, spinge i colpi con coraggio e risale dal baratro in cui pareva irrimediabilmente sprofondata. E sullo slancio rovescia il quadro psicologico del set: conquista quattro game consecutivi passando da 3-5 a 7-5. L’ultimo punto del secondo set è un doppio fallo di Naomi, che consegna il pareggio nei set nel modo più doloroso possibile.

Terzo set. Dopo un ribaltamento del genere, con il ricordo pesante dei tre match point mancati, ora è Osaka a doversi misurare con lo spettro della crisi. A un solo punto dal mancato successo, deve cercare di dimenticare la delusione per giocarsi tutto il torneo nel set decisivo. E lo fa al meglio. Dopo il toilet break rientra in campo concentratissima: strappa il servizio a Kvitova nel terzo game, e gestisce da campionessa la pressione, arrivando a servire per il match sul 5-4.

A questo punto è il cielo ad aggiungere suspense alla situazione: cominciano ad arrivare alcune gocce di pioggia, ma non al punto tale da obbligare alla interruzione. E così nel game finale Naomi serve ancora con il tetto aperto, sfoderando ottime battute, che sanciscono la vittoria definitiva: 7-6, 5-7, 6-4 . E il numero 1 del mondo, a soli 21 anni.

Per valore di gioco, per l’importanza dello scenario, per il modo in cui entrambe hanno lottato e saputo fronteggiare i momenti di crisi, davvero una partita indimenticabile. Soprattutto perché nei frangenti chiave sia Petra che Naomi sono state in grado di rovesciare l’andamento del punteggio nel modo migliore: rischiando in prima persona e conquistando vincenti, senza aspettare il possibile errore dell’avversaria.

Due ore e 30 minuti di grandissima intensità: la finale degli Australian Open 2019 è la degna conclusione di uno Slam eccezionale. Dato statistico generale: con questo successo Osaka interrompe la serie di otto Slam che dal 2017 in poi si erano conclusi con otto vincitrici diverse.

a pagina 2: Le novità dal Sunshine Double

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