Nei dintorni di Djokovic Down Under: Sweet Home Australia, la seconda casa di Nole

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic Down Under: Sweet Home Australia, la seconda casa di Nole

Risveglio di Cilic a parte, pochi gli squilli dei rappresentanti dei paesi dell’ex Jugoslavia all’Australian Open. Ma c’è lui: Novak Djokovic, che in finale rimonta Thiem e si laurea campione per l’ottava volta

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Diciotto i rappresentanti dei paesi dell’ex Jugoslavia presenti nei tabelloni di singolare dell’edizione 2020 dell’Australian Open. Ecco la sintesi – con commenti e dichiarazioni –  del loro percorso, dal primo turno delle sette in campo femminile e degli undici in quello maschile all’ottava vittoria (in sedici partecipazioni) di Novak Djokovic.

SINGOLARE FEMMINILE

PRIMO TURNO – DANKA, CHI SI RIVEDE
In campo femminile partiamo, noblesse oblige, con la Croazia, che aveva entrambe le sue rappresentanti tra le teste di serie. Ambedue superavano in scioltezza il match di esordio. Petra Martic, n. 13 del seeding, si imponeva agevolmente(6-0 6-3) sulla statunitense McHale, mentre Donna Vekic (n. 19) aveva la meglio in due set (6-3 6-4, rimontando nel secondo set da 1-4 sotto) su Maria Sharapova, con una prestazione convincente che confermava gli ambiziosi propositi per il 2020 della 23enne di Osijek.

Come capita spesso da qualche Slam a questa parte, è stata la Slovenia ad avere il maggior numero di rappresentanti nel tabellone femminile tra i paesi balcanici: a Melbourne erano in tre le giocatrici provenienti dalla nazione subalpina. La n. 1 slovena Polona Hercog esordiva con una convincente vittoria (6-3 6-3) sulla svedese Peterson, che la sopravanzava di quattro  posizioni in classifica ad inizio torneo (n.44  Peterson, n. 48 Hercog). Bella vittoria anche per Tamara Zidansek, che superava con un doppio 6-3 la wildcard coreana Ni-I Han. Chiudiamo la pagina slovena con la 19enne Kaja Juvan, che non ha fatto in tempo a festeggiare la prima qualificazione al main draw dell’open australiano che ha subito una dura lezione (6-1 6-1) dalla coetana Yastremska, n. 23 del seeding. Potrebbe apparire preoccupante un simile divario da una giocatrice di soli 6 mesi più “grande”,  ma c’è da ricordare  che in termini di esperienza Kaja paga pegno rispetto alle maggior parte delle sue coetanee presenti nel circuito.

Per lei infatti il 2020 sarà la prima stagione in cui si dedicherà al 100% al tennis: i più attenti alle vicende WTA ricorderanno infatti che lo scorso anno, il primo nel circuito maggiore, dopo essersi qualificata nel tabellone principale del Roland Garros e di Wimbledon – dove costrinse Serena Williams al terzo set – saltò lo US Open per concentrarsi sugli esami di maturità. Una scelta che aveva destato più di qualche perplessità nell’ambiente, ma che la teenager slovena ha difeso anche all’inizio di questa stagione, avendo dato priorità a concludere con successo la scuola superiore e ritenendo importante avere un percorso di crescita graduale (“Non mi cambierei con Coco Gauff” ha detto, rispondendo ad una domanda in merito, “anche se c’è da dire che gli statunitensi hanno un’altra educazione ed un‘altra mentalità. Mi piace crescere un passo alla volta perché ad ogni passo imparo qualcosa”) e con un equilibrio tra il tennis e il resto della sua vita: “Sono felice di come è andata. Ho sacrificato un po’ il tennis, ma intendo dedicarmici per i prossimi dieci anni della mia vita, aver perso qualche mese non farà una grossa differenza.

Una sola invece la rappresentante serba, Nina Stojanovic, subito eliminata dalla n. 30 del seeding Pavlyuchenkova, alla quale ha opposto una valida resistenza solo nel secondo parziale (6-1 7-5 il punteggio finale per la russa).  La 23enne di Belgrado è al momento anche l’unica top 100 del suo paese, complice il crollo in classifica dell’ultimo anno di Aleksandra Krunic e le difficoltà di crescita di Ivana Jorovic e soprattutto di Olga Danilovic, a conferma che dalle parti di Belgrado la ricerca delle eredi di Ivanovic e Jankovic sarà ancora lunga.

Si è rivista dopo un bel po’ di tempo nel tabellone principale di uno Slam – mancava da Wimbledon 2017 – anche la montenegrina Danka Kovinic,  tornata in pianta stabile nella top 100 dal novembre scorso dopo quasi tre anni di assenza. La 25enne di Cetinje vi era uscita infatti nell’aprile  2017, dopo che solo 14 mesi prima – era il febbraio del 2016 – era addirittura riuscita ad entrare in top 50 e a conquistare poco dopo il pass per le Olimpiadi, un suo grande obiettivo, come aveva dichiarato a suo tempo. Danka non ha però ritrovato la vittoria in un main draw Major (l’ultima fu proprio a Melbourne, 4 anni fa): troppo forte Elise Mertens, che le ha lasciato solo due giochi. Ma chissà che per Danka tornare a respirare l’aria di uno Slam, e proprio all’inizio di un nuovo anno olimpico, non funga da ulteriore stimolo per continuare la risalita nel ranking e ricercare un ulteriore salto di qualità.

Donna Vekic – Australian Open 2020 (via Twitter, @DonnaVekic)

SECONDO TURNO – PETRA SI FERMA

Per Petra Martic le speranze di avvicinare ulteriormente la top ten svanivano al secondo turno, dove subiva la rimonta di Julia Georges, che aveva la meglio dopo tre lottatissimi set (4-6 6-3 7-5) e si portava sul 3-0 negli scontri diretti con la croata. Match che lasciava più di qualche rimpianto alla tennista dalmata, che non sfruttava tre palle break consecutive nel nono game per riaprire il secondo set e poi si è trovata a due punti dal match sul 5-4 a suo favore nel parziale decisivo, sempre sul servizio della tedesca. Sogni di gloria a livello ranking che, dicevamo, devono venire per il momento rimandati: i punti persi a Melbourne, dove lo scorso anno approdò al terzo turno, fanno anzi scivolare Petra di un gradino, alla posizione n. 15. Niente è perduto, però obiettivamente a Melbourne c’era l’occasione (al turno dopo avrebbe sfidato Riske, un match dall’esito non scontato, ma comunque alla portata) per bissare gli ottavi del 2018 e migliorare il best ranking. Poteva invece continuare a sognare Donna Vekic, che superava Alizé Cornet in due set (6-4, 6-2) con una prestazione veramente convincente, costellata da ben 38 vincenti.

Finiva al secondo turno anche l’avventura delle due slovene ancora in gara, Hercog e Zidansek, come era del resto prevedibile considerate le avversarie, rispettivamente la n. 1 del mondo Ashleig Barty e Serena Williams. Magari ci si sarebbe potuto aspettare qualcosina di più dei cinque game raccolti a testa, soprattutto da parte di Polona Hercog. Bisogna ricordare però che la 29enne di Maribor non è arrivata in buone condizioni allo Slam australiano, dato che la sua la preparazione è stata pesantemente condizionata da problemi alla schiena (“Negli ultimo periodo non ho giocato e non mi sono nemmeno allenata negli ultimi tempo, negli scambi lunghi non ne avevo. Se fossi arrivata qui ben preparata, ora sarei molto dispiaciuta, ma considerato tutto quello che mi è successo, l’esito è del tutto accettabile”), con i quali  a quanto sembra dovrà in qualche modo convivere (“Aggiungerò un fisioterapista al mio team, che viaggerà con me, sennò non è possibile”).

TERZO TURNO – DONNA SPRECA

Donna Vekic si lasciava sfuggire troppe occasioni – basta riportare la statistica “federiana” di un’unica palla break trasformata sulle nove avute a disposizione  – e doveva cedere in due set alla diciottenne polacca Swiatek. Indubbiamente la 18enne di Varsavia è una delle grandi promesse del tennis mondiale, ma il match era alla portata della 23enne croata, che non è riuscita a cogliere una buona occasione per raggiungere per la quarta volta in carriera gli ottavi Slam. E soprattutto a dimostrare che l’obiettivo della top 10 è effettivamente nelle sue corde. Obiettivo che ora si allontana un po’, poiché nonostante a Melbourne abbia fatto meglio dello scorso anno (si era fermata al secondo turno) la tennista di Osijek ha perso tre posizioni nel ranking in favore di chi ha fatto meglio di lei nel torneo, ovvero Mugurza (finale), Kontaveit (quarti) e Sakkari (ottavi).


PAG. 2 – I risultati del tabellone maschile

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