Racconti
Uno contro tutti: le 157 settimane in vetta di Ivan Lendl
Ventisei uomini diversi hanno occupato il trono di numero uno del mondo. Ripercorriamo le loro storie: oggi parliamo del triennio dominato da Ivan Il Terribile, mai però capace di sfatare il tabù Wimbledon

Quando Ivan Lendl affronta John McEnroe nella finale degli US Open 1985, è la 36° volta che si trovano di fronte il n°1 e il n°2 del ranking. Curiosamente, il bilancio è favorevole al n°2 per 20-15 e il cecoslovacco, ormai residente negli Stati Uniti, porta a 21 i successi dello sfavorito aggiudicandosi il match per 7-6 6-3 6-4. Oltre a fargli incamerare il terzo Slam in carriera, la vittoria consegna la leadership del ranking a Lendl che la terrà per tre anni esatti.
Dopo aver sfatato la tradizione negativa che lo voleva sconfitto in una finale slam, Ivan matura e diventa dominante. Con McEnroe intenzionato a prendersi una pausa (lo farà dopo aver perso al Masters al primo turno con il connazionale Brad Gilbert con queste parole: “Devo riflettere sul mio futuro, spero di avere ancora qualcosa da dare a questo sport.”), cambiano gli avversari nella lotta per il vertice e adesso Lendl deve vedersela principalmente con due svedesi e un tedesco.
Il primo a riservargli un’amarezza è Stefan Edberg, nella semifinale del penultimo Australian Open su erba. Quando, nel 1977, gli australiani avevano deciso di spostare la data da gennaio a dicembre con la speranza di rilanciare le quotazioni del torneo – soprattutto nell’eventualità che un giocatore avesse vinto i tre major precedenti e quindi potesse completare il poker a Melbourne – era sembrata più la mossa della disperazione che una vera opportunità. A conti fatti però, anche se poi non se ne era fatto nulla e la conseguenza si era evidenziata con diverse edizioni minori disertate da quasi tutti i migliori del mondo, non ci erano andati così lontano: Bjorn Borg aveva messo a segno per tre volte la doppietta Parigi-Wimbledon e in due occasioni era arrivato in finale agli US Open mentre McEnroe, nel 1984, aveva dominato a Wimbledon e New York dopo aver perso di un niente la finale del Roland Garros.
Tuttavia, dopo cinque edizioni che avevano languito incoronando due volte Vilas e Kriek e una volta Brian Teacher, il torneo è tornato ad essere frequentato dai top player tanto che le strutture del glorioso Kooyong Lawn Tennis Club non sono più in grado di ospitare al meglio la manifestazione. Il futuro è già tracciato; quella del 1985 è l’ultima edizione in dicembre, nel 1986 il torneo non si svolgerà perché verrà spostato a inizio ’87 e l’anno successivo si trasferirà a Flinders Park, con un centrale dotato di tetto mobile.
Dopo i due successi di Mats Wilander, quest’anno i riflettori illuminano un altro svedese, del tutto atipico. Due anni prima, nel 1983, Stefan Edberg ha messo a segno (unico nella storia) il Grande Slam juniores ma più dei risultati è il suo gioco a incuriosire, così diverso da quello di tutti gli altri connazionali sfornati a immagine e somiglianza della chioccia Borg. Stefan ha un meraviglioso rovescio a una mano, un dritto claudicante soprattutto quando deve scaricare il peso sulla palla ma il servizio e il gioco di volo sono una delizia per palati fini.
Abituati come siamo adesso alla cura dei particolari, può sembrare strano che uno dei quattro tornei più importanti del mondo potesse disputarsi in un campo ricavato nello spazio in cui qualche giorno prima ve ne erano disegnati due, all’interno di un centrale in cui le tribune disposte a ferro di cavallo negli ultimi giorni del torneo costringevano una porzione degli spettatori a vedere le partite da una distanza per certi versi assurda. Ma è in questo contesto che il n°1 del mondo e Stefan Edberg si giocano l’accesso alla finale.
Lendl fa suo al tie-break il primo set, potrebbe andare 2-0 ma perde l’attimo e infila un buco nero che permette a Edberg di portarsi sul 2-1 dopo aver dominato 6-1 il terzo; Ivan pareggia (6-4) però nel quinto è ancora in grossa difficoltà, con Edberg che ha tre match point sul 5-4. In due di questi Lendl è costretto a servire la seconda e lo svedese mette fuori un rovescio a campo spalancato; Ivan pareggia e si va avanti fino al sedicesimo gioco, dove Edberg mette a segno un paio di punti miracolosi (un contro-smash e un passante di rovescio in corsa) e sulla quarta palla match chiude con un passante di dritto. Edberg batterà nettamente in finale Wilander inaugurando così la sua mezza dozzina di titoli Slam mentre Lendl vede interrotta una striscia positiva di 31 incontri e cinque tornei (US Open, Stoccarda, Sydney, Tokyo e Wembley).
Un incidente di percorso, quello del n°1 a Melbourne. Nella nuova stagione, Lendl infila altre 29 vittorie partendo dal Masters di New York e passando per Filadelfia, Boca West, Milano e Fort Myers. A Chicago, in finale, perde per la prima volta (dopo quattro vittorie) con uno dei rivali che caratterizzeranno maggiormente questo triennio: Boris Becker. Campione a soli 17 anni a Wimbledon l’anno prima, il tedesco è solo n°6 quando trionfa in Illinois con lo score di 7-6 6-3 e la sua posizione sarà la stessa qualche mese dopo, nel momento in cui il palcoscenico della sfida diventa il ben più prestigioso Centre Court di Wimbledon.
Nel frattempo, Lendl ha perso anche con Yannick Noah a Forest Hills e il franco-camerunense torna a metterlo in grande difficoltà anche nella semifinale di Roma, ma qui Lendl prevale al tie-break conclusivo e il giorno dopo batterà Emilio Sanchez in quattro set. Molto più agevole è invece il suo cammino al Roland Garros, dove l’unico che gli strappa un set è Andres Gomez (per poi subire un doppio 6-0 nel terzo e quarto parziale) e in finale si trova, tanto per cambiare, un altro svedese.
Non è però quel Mats Wilander che l’aveva battuto l’anno precedente, no; è un ragazzo che viene dal tennis universitario statunitense e nel circuito (per essendo n°27) ha vinto solo un challenger, a Porto Alegre, e niente più. Però a Parigi è in stato di grazia a a farne le spese sono, tra gli altri, il connazionale Edberg al secondo turno e Becker nei quarti. Se Mikael Pernfors facesse tris in finale contro Lendl diventerebbe probabilmente il caso più clamoroso nella storia del gioco ma il miracolo non si ripete e lo svedese di estrazione americana (che avrà anche un best-ranking da n°10) tornerà a far parlare di sé nel 1993 quando, reduce da un infortunio al tendine d’Achille che l’aveva fatto precipitare oltre la millesima posizione mondiale, si aggiudicherà gli Open del Canada a Montreal.
Come avremo modo di vedere continuando a seguire la sua carriera, per Lendl Wimbledon diventerà ben presto un’ossessione, sull’altare della quale arriverà perfino a sacrificare due possibili titoli in Francia pur di prepararsi adeguatamente alla tanto ostica erba. Buona parte di questa ossessione gliela provocherà proprio Boris Becker, che a Londra lo respingerà in tre occasioni. La prima è la finale del 1986, alla quale Ivan arriva con due maratone sul groppone (Mayotte e Zivojinovic sconfitti nei quarti e in semifinale al quinto set) e non rimedia nemmeno un set: 6-4 6-3 7-5. Sconfitto a Chicago e Wimbledon, il n°1 si prende una parziale rivincita regolando Becker nella finale di Stratton Mountain e agli US Open difende il titolo perdendo un solo set nel torneo e annientando in finale l’ormai ex-connazionale Miloslav Mecir.
Il duello con Becker prosegue anche negli ultimi mesi dell’anno e se a Sydney Boris torna a prevalere, al Masters di New York (ricollocato alla fine della stagione e non più all’inizio di quella seguente) Lendl fa la voce grossa compiendo un’impresa unica: aggiudicarsi il titolo dopo aver battuto i quattro tennisti che lo seguono in classifica. Dopo Noah (5) e Edberg (4) nel Round Robin, Ivan regola Wilander (2) in semifinale e il neo numero 2 Becker nell’atto conclusivo con un triplice 6-4.
Con Becker in lieve flessione, il 1987 si rivela un altro anno da incorniciare per il n°1 del mondo non fosse per il fatto che, quando la strada si trasforma in un sentiero erboso (e succede sia a Melbourne che a Wimbledon), a sbarrargli il passo è un australiano doc, degno erede della scuola che ha dominato il tennis negli anni ’60. Pat Cash non ha ancora 22 anni quando gioca la semifinale degli Australian Open contro Ivan Lendl.
Il suo ruolino di marcia negli Slam – fino a quel momento – è tutt’altro che esaltante, anche se in parte giustificato dalla giovane età. Tuttavia, certe sconfitte recenti (a Wimbledon ha perso con Acuna, a New York con Lavalle) non depongono a suo favore e nemmeno i precedenti con Ivan (0-4) aiutano ad avere maggiore fiducia, soprattutto perché due di questi si sono consumati proprio sull’erba. Eppure, nella semifinale degli US Open 1984 Cash ha servito per il match sul 6-5 del quinto e lì Lendl si è dovuto inventare un lob in corsa sulla linea per annullare la minaccia; poi, nel punto successivo, una maldestra chiamata ha negato a Pat l’ace che gli avrebbe dato una seconda chance e alla lunga Ivan è uscito dalla fossa vincendo poi il tie-break per 7-4.
La semifinale degli ultimi Australian Open al Kooyong si ferma invece al quarto parziale, pur essendo anch’essa equilibrata, e la vince Cash 7-6 5-7 7-6 6-4 ma per vincere il suo unico Major l’australiano dovrà attendere ancora qualche mese perché in finale non gli basterà recuperare due set di svantaggio a Edberg, che fa suo il quinto per 6-3 e difende il titolo conquistato a dicembre di due anni prima.
Tornando a Lendl, dopo il primo KO stagionale ne devono arrivare altri due prima di rivederlo alzare un trofeo. A Key Biscayne perde in finale con Mecir, a Tokyo si fa sorprendere dallo statunitense David Pate e finalmente ad Amburgo rompe il ghiaccio vendicandosi di Mecir. La forma del n°1 non è ancora delle migliori e lo svedese Nystrom rischia di rovinargli il resto della stagione sulla terra, battendolo a Roma e portandosi avanti due set a uno negli ottavi al Roland Garros. Qui però Lendl si ricorda del ruolo che riveste e chiude la pratica dominando quarto e quinto per 6-0 6-2 e andandosi a prendere il titolo in finale su Wilander. Dalla sconfitta rimediata al Foro Italico fino al passo falso con Peter Lundgren a San Francisco, Lendl giocherà 39 incontri e ne perderà uno solo ma molto probabilmente avrebbe barattato quel risultato con tutti gli altri. Perché si tratta della finale di Wimbledon e ancora una volta a fermarlo è Pat Cash, anche se questa volta in modo netto: 7-6 6-2 7-5.
Nell’estate americana, Lendl è un tritacarne. A Washington, Stratton Mountain (due tornei in cui batte solo statunitensi), Montreal e US Open non ce n’è per nessuno e solo a San Francisco, comprensibilmente stanco, inciampa lasciando via libera appunto a Lundgren. Sarà di nuovo uno scandinavo, Edberg, a batterlo nella finale dell’indoor di Tokyo ma prima e dopo il n°1 è insaziabile e fa suoi Sydney, Wembley e il Masters di New York, chiudendo la terza stagione consecutiva in vetta al ranking. Un uomo solo al comando, ma nel 1988… Lo vedremo la prossima volta.
TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – OTTAVA PARTE
ANNO | NUMERO 1 | AVVERSARIO | SCORE | TORNEO | SUP. |
1985 | LENDL, IVAN | EDBERG, STEFAN | 76 57 16 64 79 | AUSTRALIAN OPEN | G |
1986 | LENDL, IVAN | BECKER, BORIS | 67 36 | CHICAGO | S |
1986 | LENDL, IVAN | NOAH, YANNICK | 36 57 | FOREST HILLS | C |
1986 | LENDL, IVAN | BECKER, BORIS | 46 36 57 | WIMBLEDON | G |
1986 | LENDL, IVAN | CURREN, KEVIN | 67 67 | CANADA OPEN | H |
1986 | LENDL, IVAN | BECKER, BORIS | 63 67 26 06 | SYDNEY INDOOR | H |
1986 | LENDL, IVAN | EDBERG, STEFAN | 57 16 | TOKYO INDOOR | S |
1987 | LENDL, IVAN | CASH, PAT | 67 75 67 46 | AUSTRALIAN OPEN | G |
1987 | LENDL, IVAN | MECIR, MILOSLAV | 57 26 57 | KEY BISCAYNE | H |
1987 | LENDL, IVAN | PATE, DAVID | 67 64 67 | TOKYO | H |
1987 | LENDL, IVAN | NYSTROM, JOAKIM | 46 62 36 | ROMA | C |
1987 | LENDL, IVAN | CASH, PAT | 67 26 57 | WIMBLEDON | G |
1987 | LENDL, IVAN | LUNDGREN, PETER | 36 64 67 | SAN FRANCISCO | S |
1987 | LENDL, IVAN | EDBERG, STEFAN | 76 46 46 | TOKYO INDOOR | S |
Uno contro tutti: Nastase e Newcombe
Uno contro tutti: Connors
Uno contro tutti: Borg e ancora Connors
Uno contro tutti: Bjorn Borg
Uno contro tutti: da Borg a McEnroe
Uno contro tutti: Lendl
Uno contro tutti: McEnroe e il duello per la vetta con Lendl
Flash
Match fixing, in Belgio riprende il processo alla rete criminale internazionale: sospetti su centinaia di match
Sull’Equipe le cifre impressionanti che risulterebbero dalle indagini degli inquirenti: complessivamente oltre otto milioni di euro

Sull’Equipe di lunedì 21 marzo Alban Traquet è ritornato sulla vicenda dei match truccati e del processo all’organizzazione che avrebbe gestito scommesse e pagamenti. Una rete che vede accusato principale in un processo in corso in Belgio Grigor Sargsyan, detto “il Maestro”, personaggio a capo di una rete criminale armena che avrebbe approfittato delle falle del circuito internazionale per avvicinare e corrompere giocatori francesi e non.
Una piaga che si è propagata al di sotto dei radar e dei media (la maggior parte di questi tornei non sono ripresi dalla televisione) e grazie anche all’anonimato dei gradi più bassi del tennis professionistico. L’inchiesta avrebbe permesso di identificare, secondo l’accusa, 376 incontri sospetti tra il febbraio e il 2014 e il giugno del 2018, in una rete di corruttela che implicherebbe 182 giocatori di più paesi (alcune audizioni hanno avuto luogo in Belgio, in Francia, in Germania, in Slovacchia, Bulgaria e Stati Uniti) e l’apertura di 1671 conti per l’organizzazione criminale.
Presente all’apertura del processo, il 17 marzo presso il tribunale di Audenarde, in Belgio, Sargsyan, che ha scontato 8 mesi di carcerazione preventiva dopo l’arresto, continua a negare i fatti attribuitigli. Interrogato all’uscita del Palazzo di Giustizia, ha rotto brevemente il silenzio dichiarando: “i miei demoni per i soldi facili sono morti e sepolti. Mi rimetto alla giustizia”. La ripresa del dibattito è prevista per il giorno 24 marzo.
La vicenda ha avuto inizio nel 2015 dopo un segnale dato da più operatori all’interno della Commissione per i giochi d’azzardo, in Belgio. Gli attori principali sono tennisti dai bassissimi guadagni, in generale sotto la duecentesima posizione del ranking.
La vita di chi bazzica i tornei Challenger o Futures costa cara (alberghi, trasporti, pranzi) e non è granché redditizia. In queste condizioni può essere forte la tentazione di perdere un set o un game in cambio di qualche centinaia o migliaia di euro. Il pubblico ministero belga nelle sue conclusioni evoca “un esercito di soldati facilmente avvicinabili proprio per motivi di premi bassi e alti costi di partecipazione ai tornei”.
Tra questi soldati deboli ci sarebbero parecchi giocatori francesi. Alcuni sono già stati puniti come Mick Lescure e Jules Okala, sospesi a vita da dicembre. La testimonianza di uno di questi, interrogato nell’ambito dell’inchiesta francese sullo stesso argomento, ben figura nel dossier battezzato “Oryan”.
Il giocatore in questione ha spiegato di aver partecipato a dei match truccati su richiesta del “Maestro”, e che sarebbe ugualmente servito come intermediario tra Sargsyan e altri giocatori, servigio per il quale avrebbe ricevuto una somma di denaro. Avrebbe infine riconosciuto di avere ugualmente truccato dei match di doppio all’insaputa del suo compagno di squadra.
Ha poi raccontato dei pagamenti In banconote alla Gare du Nord a Parigi, all’aeroporto di Roissy o a Forest, a sud di Bruxelles. Ha parlato dei messaggi attraverso Telegram, dei codici utilizzati e delle tariffe: 400 euro per un game perduto in ogni set per il singolare, 2.000 euro per un match di doppio perduto in due set.
Gli inquirenti hanno analizzato minuziosamente le entrate sospette sul suo conto, e hanno trovato 40.000 euro da aprile 2016 a giugno 2018, soldi provenienti da 9 conti correnti diversi.
Il Parquet Federal ha concluso che più di 560000 euro “sporchi” sono stati redistribuiti ai giocatori coinvolti, in cambio dei loro favori “racchetta in mano”. Se la combine per qualche motivo non poteva essere effettuata, il giocatore implicato dichiarava forfait, annullando così la scommessa. In totale più di 8 milioni di euro sono transitati tra giugno 2016 e il marzo 2018 su un conto numerico utilizzato dell’accusato numero 2 nel dossier belga, Andranik M. , presunto responsabile finanziario della rete criminale.
Secondo le conclusioni dell’inchiesta Sargsyan utilizzava diversi metodi per evitare di essere smascherato. Tra marzo e agosto 2017 avrebbe utilizzato 18 numeri di telefono e 8 cellulari diversi, consegnando ai giocatori con cui comunicava diverse schede SIM.
Si sono costituite parte civile la ITF, l’ITIA (International Tennis Integrity Agency) e la FFT. “E’ un grosso affare, dentro il quale si possono trovare parecchie prove; ben organizzato e con tantissimo denaro circolante” – commenta il rappresentante dell’ITIA – “la punta di un iceberg, dalla quale si ha una buona vista d’assieme del fenomeno”.
ATP
Insider Expeditions sceglie i fratelli McEnroe come icone per un viaggio in Tanzania
I fratelli McEnroe ambasciatori del tennis in Tanzania: la storia

Un progetto di integrazione tra sport e conoscenza dei territori sarà attuato da Insider Expeditions nel prossimo dicembre. L’azienda, leader nell’organizzazione di viaggi internazionali per lavoro o divertimento, ha annunciato una partnership con John e Patrick McEnroe per portare queste due leggende del tennis in Tanzania. In collaborazione con il governo, i fratelli McEnroe saranno accompagnati da ben 120 appassionati di tennis durante uno speciale viaggio di otto giorni che includerà l’inaugurazione di un nuovo campo da tennis nella pianura di Serengeti.
“Siamo entusiasti di dare il benvenuto a John e Patrick McEnroe e ai loro ospiti in Tanzania per questo evento speciale di dicembre 2023”, ha affermato Samia Suluhu Hassan, la presidente della Tanzania. “Il nostro paese – prosegue – continua a crescere grazie a sforzi come questo, tesi a mettere in evidenza i territori e le tipicità locali. L’aggiunta di un elemento speciale come il tennis ci aiuterà anche nel diffondere altre discipline sportive oltre al calcio. Serve dare nuove possibilità ai giovani, fornire loro testimonianze di altri stili di vita . E’ il calcio a farla da padrone in quelle fasce d’età, ma ovviamente l’esperienza di queste leggende potrebbe aiutarci tantissimo a far crescere uno sport come il tennis”.
John McEnroe si dice entusiasta dell’iniziativa: “Io e la mia famiglia non vediamo l’ora di fare un viaggio molto emozionante in Tanzania, dove avremo la possibilità di far consocere il tennis ai giovani, probabilmente per la loro prima volta”.
Il viaggio di lusso includerà una partita di tennis tra i fratelli McEnroe nel mezzo del Serengeti, una delle destinazioni più iconiche dell’Africa. L’itinerario comprende i migliori parchi nazionali della Tanzania tra cui il cratere di Ngorongoro e il Serengeti che ospitano numerosi uccelli e rettili.
Fauna selvatica impareggiabile, culture locali e paesaggi mozzafiato si uniscono per produrre quella che viene spesso descritta come la vacanza da sogno. Realizzare questo percorso accanto a leggende del tennis arricchirà l’esperienza in maniera esponenziale.
ATP
ATP Rotterdam: Omar Camporese nel 1991 unico italiano vincitore in Olanda, fu il primo titolo del bolognese
Prima di Jannik Sinner, solo il bolognese aveva raggiunto l’ultimo atto. Memorabile la finale vinta contro l’allora n. 3 mondiale Ivan Lendl. L’azzurro rimontò vincendo due tie-break consecutivi con tanto di match point cancellato nel terzo set

Nella storia del torneo di Rotterdam (qui l’intero albo d’oro), denominato ufficialmente con la dicitura ABN AMRO Open e appartenente alla categoria dei ‘500’, solo un tennista azzurro si era spinto sino all’ultimo atto prima di Jannik Sinner – come abbiamo già ricordato anche sulla nostra pagina Instagram. Si tratta di Omar Camporese, al quale non solo l’impresa nel 1991 riuscì ma addirittura fu enfatizzata dalla conquista del titolo. Per il bolognese, quella in terra olandese fu la seconda finale della carriera a livello ATP; la prima l’aveva disputata un anno prima vicino casa a San Marino perdendola contro l’argentino – nativo di Tandil come Juan Martin Del Potro – Guillermo Perez-Roldan. Successivamente, l’ex n. 18 ATP – suo best ranking – ottenne fino al termine della sua vita di professionista della racchetta – che appese nel 2001- una sola altra finale: nel febbraio del 1992, quando a Milano sconfisse Goran Ivanisevic alzando al cielo meneghino il secondo ed ultimo trofeo della sua carriera.
All’inizio dell’evento orange, Omar era n. 54 del ranking mondiale: vinse il primo turno in tre parziali contro il tedesco Eric Jelen, a cui invece seguirono due successi senza perdere set ai danni dell’austriaco Alex Antonitsch e del ceco Karel Novacek. Dopodiché fu la volta della grande battaglia in semifinale con l’idolo di casa Paul Haarhuis, che attualmente ricopre il ruolo di Capitano di Coppa Davis dei tulipani, sconfitto al tie-break del terzo.
In finale ad attenderlo, c’era il n. 3 del mondo e prima testa di serie del tabellone Ivan Lendl, già vincitore delle sue 8 prove dello Slam: l’ultima nel 1990 in Australia contro Stefan Edberg. Perso il primo set, Camporese vinse il secondo 7 punti a 4 nel sempre dirimente dodicesimo gioco ed infine dopo aver anche cancellato un match point sul 5-4 e servizio; si aggiudicò pure il tie-break finale – ancora per 7-4 – che suggellò il suo primo storico trionfo in carriera sublimato dall’essersi dimostrato superiore nel confronto, valevole per il titolo, con uno dei mostri sacri della storia di questo sport.
Ma soprattutto, quello storico successo italico maturato a Rotterdam 32 anni fa assunse connotati emotivamente ancora più intensi grazie alle voci che accompagnarono le gesta di Camporese nel suo straordinario cammino e che fanno riecheggiare tutt’oggi il ricordo delle emozioni vissute nel cuore di quelli appassionati che ebbero la fortuna di poter assistete all’evento o che l’hanno recuperato successivamente tramite la piattaforma di YouTube – per quei pochi che non l’avessero fatto, potrete rimediare a fine articolo -. Al commento, infatti, di quell’incredibile finale contro il campione ceco in postazione telecronaca, rigorosamente dal vivo sul posto e non da tubo – come si suol dire in gergo giornalistico – per Tele+ c’erano il Direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta e il compianto Roberto Lombardi.
(match completo con commento lo trovate nel video in basso)
I followers Instagram di Ubitennis potranno seguire il “Punto di Ubaldo” in un minuto a caldo appena conclusa la finale odierna.
Circa 30 minuti dopo la conclusione, Ubitennis pubblicherà sul sito e sul canale YouTube di Ubitennis un commento più articolato del direttore.