Racconti
Uno contro tutti: il magico 1984 di McEnroe e il duello per la vetta con Lendl
Ventisei uomini diversi hanno occupato il trono di numero uno del mondo. Ripercorriamo le loro storie: oggi parliamo del testa a testa tra John e Ivan

L’anno del grande fratello orwelliano, del controllo su tutto e tutti, si esprime nel tennis con le fattezze e il genio di John McEnroe. Con Borg ormai fuori dal circuito e Connors che resiste al terzo posto ma non sembra possedere più l’energia per tenere il passo dei primi due, la lotta per il vertice del ranking ATP si identifica nel duello tra il mancino nato a Wiesbaden e cresciuto a New York e Ivan Lendl, nato a Ostrava in Cecoslovacchia ma con tutte le intenzioni di diventare cittadino americano.
Quando inizia la stagione 1984, è Lendl il n.1 ma nei due tornei che disputa perde altrettante finali proprio con McEnroe (a Filadelfia e Bruxelles) e con quelle la leadership. Dopo averci perso sette volte consecutive, adesso Mac sembra aver trovato le misure al grande rivale tanto da averlo battuto in cinque delle ultime sei sfide. In realtà, McEnroe ha innalzato la qualità del suo tennis ad un livello irraggiungibile per chiunque altro. Compreso il Masters di New York (che appartiene al 1983 ma si è disputato in gennaio nella consueta sede del Madison Square Garden), John ha infilato 24 vittorie consecutive per tornare n.1 (il 12 marzo) ma l’entità della sua dittatura si esplica ancora meglio conteggiando i set persi: appena 3 contro 51 conquistati.
Se però qualcuno pensa che il traguardo di aver conquistato la vetta per la decima volta in carriera (alla fine saranno ben quattordici, nessuno come lui) abbia avuto l’effetto di calmarlo, deve ben presto ricredersi. Dopo Filadelfia, Richmond, Madrid e Bruxelles, McEnroe domina le WCT Finals a Dallas e non si placa nemmeno sulla terra (verde) di Forest Hills e (rossa) della World Team Cup in programma a Dusseldorf. In entrambe le occasioni ritrova Lendl e lo liquida sempre in due set, portando a 36 gli incontri vinti uno dietro l’altro. Ma la vendetta, lo sanno tutti, è un piatto freddo, anche se arriva in un caldo e assolato pomeriggio parigino.
Sì perché nella finale del Roland Garros (mandata in onda ieri da Eurosport, a riaprire le ferite dei tifosi di Mac) accade l’imponderabile: avanti due set a zero esprimendo una qualità offensiva forse mai tradotta con tale efficacia sul centrale di Parigi, il n.1 subisce la lenta ma inesorabile rimonta di Lendl che alla fine vince il suo primo Slam con lo score di 3-6 2-6 6-4 7-5 7-5. È la prima delle tre sole sconfitte a cui andrà incontro l’americano nella stagione ma ha una valenza enorme nonché doppia. Perché Ivan, dopo aver perso le prime quattro finali Slam disputate, si è sbloccato e quando l’uragano McEnroe sarà passato, lui sarà pronto per succedergli; e perché, anche se solo per una settimana, torna ad essere il primo della lista.
Forse ebbro di gioia, Lendl approda al Queen’s da numero 1 e fa vivere a Leif Shiras il suo mercoledì da leone. Classificato oltre la centesima posizione, lo statunitense che ha studiato Shakespeare a Princeton ha un gioco che ben si adatta all’erba londinese e – dopo aver battuto Ivan 7-5 6-3 – si spinge fino all’atto finale dove strappa un set anche a McEnroe. Il ritorno alla vittoria diventa l’ennesima occasione di cambio della guardia e l’americano può difendere il titolo di Wimbledon da n.1 ma, nonostante sia lui che Lendl ribadiscano lo stesso risultato dell’anno prima, il cecoslovacco si riprende la vetta il 9 luglio. Non è sempre semplice spiegare un meccanismo che può sembrare perverso ma, lo ribadiamo una volta di più, il sistema di calcolo del punteggio non tiene sempre conto dell’esito del campo e in un caso come questo – con McEnroe che gioca forse il miglior incontro della sua vita battendo 6-1 6-1 6-2 quel Jimmy Connors che in semifinale aveva regolato proprio Lendl – diventa quasi incomprensibile.
Tuttavia, nelle cinque settimane successive Lendl scende in campo solo in Coppa Davis contro la Francia e perde in tre set con Henri Leconte mentre Mac supera in scioltezza gli argentini Clerc e Jaite. Il 13 agosto, alla vigilia degli Open del Canada a Toronto, anche il computer smette di fare le bizze e si adegua a ciò che il campo ha ripetutamente evidenziato: John McEnroe ridiventa n.1 e questa volta vi rimarrà per oltre un anno. Saranno due i passi falsi di John fino al termine di una stagione che chiuderà con lo stratosferico bilancio di 82-3; al primo turno di Cincinnati, dove a sorprenderlo è Vijay Amritraj, e nella prima giornata della finale di Coppa Davis a Goteborg.

È il 16 dicembre e siamo veramente agli sgoccioli di un anno memorabile per McEnroe, ma quando scende in campo per il secondo incontro della prima giornata gli Stati Uniti sono già sotto di un match perché Wilander ha battuto Connors nettamente. Nonostante entrambi gli americani abbiano miglior ranking rispetto ai due padroni di casa, sulla terra soffice stesa all’interno dello Scandinavium sia Mats che il ventenne Henrik Sundstrom (peraltro rispettivamente n.4 e n.6 del ranking) sono ossi duri. Infatti, dopo un primo set infinito, alla lunga McEnroe cede a Sundstrom con lo score di 13-11 6-4 6-3 e la Svezia ipoteca l’insalatiera. Tuttavia, ancora più profonda è la ferita del giorno dopo, quando la coppia più bella del mondo, quella composta dallo stesso McEnroe e Peter Fleming, viene battuta in quattro set da Edberg/Jarryd e vede interrotta la sua imbattibilità nella competizione, che durava da 13 incontri.
Poche settimane dopo la disavventura in Scandinavia, John McEnroe si conferma campione del Masters a New York prendendosi la rivincita su Jarryd e Wilander e regolando in finale Lendl 7-5 6-0 6-4. In buona parte, il 1985 sarà un anno simile al precedente per il mancino di Wiesbaden; da un Masters (Grand Prix) all’altro (WCT) McEnroe infila altre 19 vittorie e fa suoi gli indoor di Filadelfia, Houston, Milano e Chicago lasciando per strada appena due set. Ma a Dallas è ancora uno dei tanti “nipotini” di Borg a sbarrargli la strada: Joakim Nystrom. Dopo aver vinto il primo parziale per 6-4, il n.12 del mondo salva quattro set point nel secondo e fa suo il tie-break per 7-5 con Mac che si infuria per la chiamata di un fallo di piede; nel terzo (si gioca al meglio dei cinque) il n.1 riesce finalmente a strappare la battuta al rivale ma per lui non è proprio giornata e si arrende 6-3 sconcertando anche il pubblico.
Il passo falso in Texas viene parzialmente rimediato in Georgia, dove Mac fa suo il torneo di Atlanta ma con l’arrivo della terra arrivano anche altre tre sconfitte, due delle quali lasciano intendere che Ivan Lendl è pronto per spodestare nuovamente il re del tennis. Sia a Forest Hills (dove l’americano aveva già rischiato grosso nei quarti contro un sorprendente Claudio Panatta, che rimpiangerà otto palle break non capitalizzate nel secondo parziale e perderà solo 7-5 al tie-break decisivo) che a Dusseldorf, il n.2 anticipa quello che potrebbe succedere nel ben più prestigioso teatro del Roland Garros ma a Parigi il duello non si rinnova perché McEnroe trova sul suo cammino l’intera nazionale svedese e, dopo aver eliminato sia Sundstrom che Nystrom, in semifinale si arrende a Mats Wilander.
La grande quantità di punti da difendere costringe McEnroe a mantenere ritmi elevatissimi praticamente in ogni torneo e a Wimbledon solo il KO negli ottavi di Lendl (battuto da Leconte) attenua la sua secca sconfitta nel turno successivo contro Kevin Curren. Sudafricano di nascita ma appena naturalizzato statunitense, Curren non è nuovo a ottimi exploit nei grandi tornei, pur senza arrivare mai al successo: la sua grande occasione l’ha avuta sempre a Wimbledon nel 1983, quando ha perso in semifinale con Chris Lewis, ma anche agli Australian Open del 1984 avrebbe potuto vincere dopo aver eliminato Lendl e invece si fermò all’ultimo atto contro Wilander, nonostante l’erba fosse una superficie a lui più congeniale. Qui, McEnroe viene letteralmente annichilito (6-2 6-2 6-4) e dopo di lui Connors, che in semifinale si deve accontentare di cinque giochi, ma in finale il 27enne di Durban patisce l’emozione molto più del suo giovane avversario e consegna alla storia il talento precoce di Boris Becker.
Nell’estate americana John tiene a distanza Lendl battendolo in due set nelle finali di Stratton Mountain e Montreal ma la sfida decisiva è quella degli US Open e questa volta i primi due rispettano il pronostico trovandosi regolarmente di fronte nella finale. Oltre al titolo, è in palio anche lo scettro di n.1 del mondo e il verdetto è inappellabile: Lendl vince 7-6 6-3 6-4 e si mette comodo in poltrona, perché ci rimarrà per ben 157 settimane consecutive, sfiorando il record di Connors (160). Al contempo, si chiude qui la lunga stagione di McEnroe con numeri di assoluta qualità: 258 incontri (226-32) in 170 settimane e 51 tornei, di cui 30 vinti; infine, è il n.1 che, tuttora, ha il record di riconquiste della vetta (14). Degli anni di Ivan Lendl parleremo nella ottava puntata, che ci farà arrivare al 1988.
TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – SETTIMA PARTE
ANNO | NUMERO 1 | AVVERSARIO | SCORE | TORNEO | SUP. |
1984 | LENDL, IVAN | McENROE, JOHN | 36 63 36 67 | FILADELFIA | S |
1984 | LENDL, IVAN | McENROE, JOHN | 16 36 | BRUXELLES | S |
1984 | McENROE, JOHN | LENDL, IVAN | 63 62 46 57 57 | ROLAND GARROS | C |
1984 | LENDL, IVAN | SHIRAS, LEIF | 57 36 | QUEEN’S | G |
1984 | LENDL, IVAN | LECONTE, HENRI | 36 68 46 | DAVIS CUP | S |
1984 | McENROE, JOHN | AMRITRAJ, VIJAY | 76 26 36 | CINCINNATI | H |
1984 | McENROE, JOHN | SUNDSTROM, HENRIK | 1113 46 36 | DAVIS CUP | C |
1985 | McENROE, JOHN | NYSTROM, JOAKIM | 46 67 36 | DALLAS WCT | S |
1985 | McENROE, JOHN | LENDL, IVAN | 36 36 | FOREST HILLS WCT | C |
1985 | McENROE, JOHN | LENDL, IVAN | 76 67 36 | WORLD TEAM CUP | C |
1985 | McENROE, JOHN | WILANDER, MATS | 16 57 57 | ROLAND GARROS | C |
1985 | McENROE, JOHN | CURREN, KEVIN | 26 26 46 | WIMBLEDON | G |
1985 | McENROE, JOHN | LENDL, IVAN | 67 36 46 | US OPEN | H |
Uno contro tutti: Nastase e Newcombe
Uno contro tutti: Connors
Uno contro tutti: Borg e ancora Connors
Uno contro tutti: Bjorn Borg
Uno contro tutti: da Borg a McEnroe
Uno contro tutti: Lendl
Flash
Match fixing, in Belgio riprende il processo alla rete criminale internazionale: sospetti su centinaia di match
Sull’Equipe le cifre impressionanti che risulterebbero dalle indagini degli inquirenti: complessivamente oltre otto milioni di euro

Sull’Equipe di lunedì 21 marzo Alban Traquet è ritornato sulla vicenda dei match truccati e del processo all’organizzazione che avrebbe gestito scommesse e pagamenti. Una rete che vede accusato principale in un processo in corso in Belgio Grigor Sargsyan, detto “il Maestro”, personaggio a capo di una rete criminale armena che avrebbe approfittato delle falle del circuito internazionale per avvicinare e corrompere giocatori francesi e non.
Una piaga che si è propagata al di sotto dei radar e dei media (la maggior parte di questi tornei non sono ripresi dalla televisione) e grazie anche all’anonimato dei gradi più bassi del tennis professionistico. L’inchiesta avrebbe permesso di identificare, secondo l’accusa, 376 incontri sospetti tra il febbraio e il 2014 e il giugno del 2018, in una rete di corruttela che implicherebbe 182 giocatori di più paesi (alcune audizioni hanno avuto luogo in Belgio, in Francia, in Germania, in Slovacchia, Bulgaria e Stati Uniti) e l’apertura di 1671 conti per l’organizzazione criminale.
Presente all’apertura del processo, il 17 marzo presso il tribunale di Audenarde, in Belgio, Sargsyan, che ha scontato 8 mesi di carcerazione preventiva dopo l’arresto, continua a negare i fatti attribuitigli. Interrogato all’uscita del Palazzo di Giustizia, ha rotto brevemente il silenzio dichiarando: “i miei demoni per i soldi facili sono morti e sepolti. Mi rimetto alla giustizia”. La ripresa del dibattito è prevista per il giorno 24 marzo.
La vicenda ha avuto inizio nel 2015 dopo un segnale dato da più operatori all’interno della Commissione per i giochi d’azzardo, in Belgio. Gli attori principali sono tennisti dai bassissimi guadagni, in generale sotto la duecentesima posizione del ranking.
La vita di chi bazzica i tornei Challenger o Futures costa cara (alberghi, trasporti, pranzi) e non è granché redditizia. In queste condizioni può essere forte la tentazione di perdere un set o un game in cambio di qualche centinaia o migliaia di euro. Il pubblico ministero belga nelle sue conclusioni evoca “un esercito di soldati facilmente avvicinabili proprio per motivi di premi bassi e alti costi di partecipazione ai tornei”.
Tra questi soldati deboli ci sarebbero parecchi giocatori francesi. Alcuni sono già stati puniti come Mick Lescure e Jules Okala, sospesi a vita da dicembre. La testimonianza di uno di questi, interrogato nell’ambito dell’inchiesta francese sullo stesso argomento, ben figura nel dossier battezzato “Oryan”.
Il giocatore in questione ha spiegato di aver partecipato a dei match truccati su richiesta del “Maestro”, e che sarebbe ugualmente servito come intermediario tra Sargsyan e altri giocatori, servigio per il quale avrebbe ricevuto una somma di denaro. Avrebbe infine riconosciuto di avere ugualmente truccato dei match di doppio all’insaputa del suo compagno di squadra.
Ha poi raccontato dei pagamenti In banconote alla Gare du Nord a Parigi, all’aeroporto di Roissy o a Forest, a sud di Bruxelles. Ha parlato dei messaggi attraverso Telegram, dei codici utilizzati e delle tariffe: 400 euro per un game perduto in ogni set per il singolare, 2.000 euro per un match di doppio perduto in due set.
Gli inquirenti hanno analizzato minuziosamente le entrate sospette sul suo conto, e hanno trovato 40.000 euro da aprile 2016 a giugno 2018, soldi provenienti da 9 conti correnti diversi.
Il Parquet Federal ha concluso che più di 560000 euro “sporchi” sono stati redistribuiti ai giocatori coinvolti, in cambio dei loro favori “racchetta in mano”. Se la combine per qualche motivo non poteva essere effettuata, il giocatore implicato dichiarava forfait, annullando così la scommessa. In totale più di 8 milioni di euro sono transitati tra giugno 2016 e il marzo 2018 su un conto numerico utilizzato dell’accusato numero 2 nel dossier belga, Andranik M. , presunto responsabile finanziario della rete criminale.
Secondo le conclusioni dell’inchiesta Sargsyan utilizzava diversi metodi per evitare di essere smascherato. Tra marzo e agosto 2017 avrebbe utilizzato 18 numeri di telefono e 8 cellulari diversi, consegnando ai giocatori con cui comunicava diverse schede SIM.
Si sono costituite parte civile la ITF, l’ITIA (International Tennis Integrity Agency) e la FFT. “E’ un grosso affare, dentro il quale si possono trovare parecchie prove; ben organizzato e con tantissimo denaro circolante” – commenta il rappresentante dell’ITIA – “la punta di un iceberg, dalla quale si ha una buona vista d’assieme del fenomeno”.
ATP
Insider Expeditions sceglie i fratelli McEnroe come icone per un viaggio in Tanzania
I fratelli McEnroe ambasciatori del tennis in Tanzania: la storia

Un progetto di integrazione tra sport e conoscenza dei territori sarà attuato da Insider Expeditions nel prossimo dicembre. L’azienda, leader nell’organizzazione di viaggi internazionali per lavoro o divertimento, ha annunciato una partnership con John e Patrick McEnroe per portare queste due leggende del tennis in Tanzania. In collaborazione con il governo, i fratelli McEnroe saranno accompagnati da ben 120 appassionati di tennis durante uno speciale viaggio di otto giorni che includerà l’inaugurazione di un nuovo campo da tennis nella pianura di Serengeti.
“Siamo entusiasti di dare il benvenuto a John e Patrick McEnroe e ai loro ospiti in Tanzania per questo evento speciale di dicembre 2023”, ha affermato Samia Suluhu Hassan, la presidente della Tanzania. “Il nostro paese – prosegue – continua a crescere grazie a sforzi come questo, tesi a mettere in evidenza i territori e le tipicità locali. L’aggiunta di un elemento speciale come il tennis ci aiuterà anche nel diffondere altre discipline sportive oltre al calcio. Serve dare nuove possibilità ai giovani, fornire loro testimonianze di altri stili di vita . E’ il calcio a farla da padrone in quelle fasce d’età, ma ovviamente l’esperienza di queste leggende potrebbe aiutarci tantissimo a far crescere uno sport come il tennis”.
John McEnroe si dice entusiasta dell’iniziativa: “Io e la mia famiglia non vediamo l’ora di fare un viaggio molto emozionante in Tanzania, dove avremo la possibilità di far consocere il tennis ai giovani, probabilmente per la loro prima volta”.
Il viaggio di lusso includerà una partita di tennis tra i fratelli McEnroe nel mezzo del Serengeti, una delle destinazioni più iconiche dell’Africa. L’itinerario comprende i migliori parchi nazionali della Tanzania tra cui il cratere di Ngorongoro e il Serengeti che ospitano numerosi uccelli e rettili.
Fauna selvatica impareggiabile, culture locali e paesaggi mozzafiato si uniscono per produrre quella che viene spesso descritta come la vacanza da sogno. Realizzare questo percorso accanto a leggende del tennis arricchirà l’esperienza in maniera esponenziale.
ATP
ATP Rotterdam: Omar Camporese nel 1991 unico italiano vincitore in Olanda, fu il primo titolo del bolognese
Prima di Jannik Sinner, solo il bolognese aveva raggiunto l’ultimo atto. Memorabile la finale vinta contro l’allora n. 3 mondiale Ivan Lendl. L’azzurro rimontò vincendo due tie-break consecutivi con tanto di match point cancellato nel terzo set

Nella storia del torneo di Rotterdam (qui l’intero albo d’oro), denominato ufficialmente con la dicitura ABN AMRO Open e appartenente alla categoria dei ‘500’, solo un tennista azzurro si era spinto sino all’ultimo atto prima di Jannik Sinner – come abbiamo già ricordato anche sulla nostra pagina Instagram. Si tratta di Omar Camporese, al quale non solo l’impresa nel 1991 riuscì ma addirittura fu enfatizzata dalla conquista del titolo. Per il bolognese, quella in terra olandese fu la seconda finale della carriera a livello ATP; la prima l’aveva disputata un anno prima vicino casa a San Marino perdendola contro l’argentino – nativo di Tandil come Juan Martin Del Potro – Guillermo Perez-Roldan. Successivamente, l’ex n. 18 ATP – suo best ranking – ottenne fino al termine della sua vita di professionista della racchetta – che appese nel 2001- una sola altra finale: nel febbraio del 1992, quando a Milano sconfisse Goran Ivanisevic alzando al cielo meneghino il secondo ed ultimo trofeo della sua carriera.
All’inizio dell’evento orange, Omar era n. 54 del ranking mondiale: vinse il primo turno in tre parziali contro il tedesco Eric Jelen, a cui invece seguirono due successi senza perdere set ai danni dell’austriaco Alex Antonitsch e del ceco Karel Novacek. Dopodiché fu la volta della grande battaglia in semifinale con l’idolo di casa Paul Haarhuis, che attualmente ricopre il ruolo di Capitano di Coppa Davis dei tulipani, sconfitto al tie-break del terzo.
In finale ad attenderlo, c’era il n. 3 del mondo e prima testa di serie del tabellone Ivan Lendl, già vincitore delle sue 8 prove dello Slam: l’ultima nel 1990 in Australia contro Stefan Edberg. Perso il primo set, Camporese vinse il secondo 7 punti a 4 nel sempre dirimente dodicesimo gioco ed infine dopo aver anche cancellato un match point sul 5-4 e servizio; si aggiudicò pure il tie-break finale – ancora per 7-4 – che suggellò il suo primo storico trionfo in carriera sublimato dall’essersi dimostrato superiore nel confronto, valevole per il titolo, con uno dei mostri sacri della storia di questo sport.
Ma soprattutto, quello storico successo italico maturato a Rotterdam 32 anni fa assunse connotati emotivamente ancora più intensi grazie alle voci che accompagnarono le gesta di Camporese nel suo straordinario cammino e che fanno riecheggiare tutt’oggi il ricordo delle emozioni vissute nel cuore di quelli appassionati che ebbero la fortuna di poter assistete all’evento o che l’hanno recuperato successivamente tramite la piattaforma di YouTube – per quei pochi che non l’avessero fatto, potrete rimediare a fine articolo -. Al commento, infatti, di quell’incredibile finale contro il campione ceco in postazione telecronaca, rigorosamente dal vivo sul posto e non da tubo – come si suol dire in gergo giornalistico – per Tele+ c’erano il Direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta e il compianto Roberto Lombardi.
(match completo con commento lo trovate nel video in basso)
I followers Instagram di Ubitennis potranno seguire il “Punto di Ubaldo” in un minuto a caldo appena conclusa la finale odierna.
Circa 30 minuti dopo la conclusione, Ubitennis pubblicherà sul sito e sul canale YouTube di Ubitennis un commento più articolato del direttore.