Original 9, Valerie Ziegenfuss: "Sarei più brava oggi: potrei pagare un allenatore!"

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Original 9, Valerie Ziegenfuss: “Sarei più brava oggi: potrei pagare un allenatore!”

Le donne che hanno cambiato la storia della WTA. Oggi tocca a Valerie Ziegenfuss: “Alla gente piaceva veder giocare le donne perché gli scambi erano più lunghi. Ora la situazione si è capovolta”

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Valerie Ziegenfuss (photo via Twitter, @usopen)
 

Dopo l’articolo introduttivo sulle ‘Original 9’ e una breve carrellata sulle donne che rivoluzionarono il tennis femminile, vi proponiamo i relativi approfondimenti. L’ottava protagonista, Valerie Ziegenfuss, ripercorre i primi anni ’70 quando contribuì a costruire un audace futuro per il tennis professionistico femminile. Qui l’articolo originale pubblicato sul sito WTA


Valerie Ziegenfuss aveva 21 anni quando si iscrisse per competere nell’innovativo Virginia Slims Invitational di Gladys Heldman, a Houston nel settembre 1970. Nel corso della sua carriera, la nativa di San Diego raggiunse il terzo turno in tre Major: lo US Open nel 1969 e nel 1975 e il Roland Garros nel 1972. Sul nascente circuito di Virginia Slims raggiunse la finale a Oklahoma nel 1972, dove Rosie Casals riuscì a fermarla. Quattro volte semifinalista Slam in doppio, due volte a Wimbledon e due volte agli US Open, vinse sei titoli nella disciplina a squadre.

Valerie riflette: “Ricordo che non sapevo cosa avrebbe portato il torneo di Houston. Eravamo preoccupate che ci stessimo esponendo troppo e che potessero vietarci di giocare i tornei. Ma nel complesso, avevo molta fiducia in Billie Jean come nostro leader e anche in Gladys Heldman come nostra promotrice. Mi piaceva il tennis femminile: credevo tanto nel nostro prodotto”.

Per me, in quel momento, era più importante avere pari opportunità di giocare che parità di montepremi. Credo che lo meritassimo perché la gente ci seguiva. Abbiamo avuto un ottimo feedback. La gente diceva: ‘Oh, ci piace guardare le ragazze, gli scambi sono molto più lunghi’. Penso quasi che la situazione si sia capovolta ora; con le palle più pesanti e i campi più lenti gli uomini in vetta alle classifiche stanno giocando rally più lunghi!”.

Penso che ad un certo punto stessi giocando 14 settimane su 16, ma non posso lamentarmi – noi volevamo il nostro tour, quindi qualcuno doveva farlo! Si aggiunse la responsabilità di promuoverlo, ma a me piaceva questa responsabilità e penso di essere stata anche brava sotto questo aspetto. Ognuno ha aiutato come meglio poteva per far progredire il nostro circuito, e questo creò un vero legame, come se fossimo tutte sorelle. Quando tutte noi nove ci riuniamo, ci guardiamo e diciamo: ‘Oh, wow, guarda cosa abbiamo creato!“.

Erano altri tempi, ma abbiamo potuto goderci un po’ di glamour grazie a Teddy Tinling. Mi creò un vestito nero in velluto che si allacciava al collo con strass lungo la scollatura, abbinato a una gonna in lamé color argento. Era stato creato per essere indossato sotto le luci in un palazzetto dello sport ed era bellissimo. Un’altra gonna era ricoperta di paillettes…. era un po’ pesante per giocarci!”.

I momenti più belli erano in doppio e quando giocavo Fed Cup e Wightman Cup per gli Stati Uniti. Ero una giocatrice a tutto campo e la mia forza era il mio gioco molto fisico. Ma penso che sarei molto più brava se giocassi oggi, anche perché potrei pagare un allenatore! Avrei avuto mio padre, George, lì in un’istante”.

Intervista di Adam Lincoln – Traduzione di Gianluca Sola


Per conoscere meglio le nove protagoniste, il sito della WTA sta pubblicando anche delle brevi video-interviste in cui vengono rivolte a tutte le stesse domande. Di seguito le risposte di Rosie Casals.

Chi era il tuo idolo?
“Una pattinatrice, Peggy Fleming, che rappresentò gli Stati Uniti alle Olimpiadi. Era bella e piena di talento. All’epoca il tennis non si vedeva in TV e c’erano pochi libri, quindi non ho un idolo nel mondo del tennis

I tuoi colpi migliori come tennista?
“Il gioco sopra la testa (gli smash, ndr) e il gioco di volo

Torneo preferito?
“US Open, sicuramente. Da tennista americana adoro il cemento. L’adattamento alla terra battuta era difficile, quindi non mi piaceva il Roland Garros; l’erba di Wimbledon era veloce, buono per chi faceva serve&volley come me, ma dico senza dubbio US Open

Cosa serve per essere un campione?
“Perseveranza, amore per lo sport e dedizione”

Momento clou della tua carriera nel tennis?
“Quando ho giocato per gli Stati Uniti in Fed Cup. Giocare in team e rappresentare il mio paese fu grandioso per me

La partita che credevi fosse vinta?
“Lo ricordo bene perché non dormii quella notte: contro la mia compagna di doppio Mary Ann Eise ero in vantaggio 5-2 40-40… e persi quella partita. Ci fu una chiamata contestata: lei disse che avevo colpito una volée oltre la linea della rete, quel punto mi avrebbe dato la vittoria. Una sconfitta che mi fece male

Quale avversaria sceglieresti in un match di fantasia?
“Contro chiunque? Credo sarebbe contro Roger Federer: che campione, che brava persona. Non lo conosco ma a vederlo giocare da 20 anni…. amo il tennis maschile, cioè amo anche quello femminile ma questa sarebbe la mia scelta

Tennista preferito da veder giocare?
“Federer, e mi piace molto anche Djokovic. Lo rispetto, è un combattente e ha grandi colpi da fondocampo. Al femminile mi piace veder giocare le ragazze americane, mi vengono in mente Madison Keys, Sloane Stephens e ovviamente le sorelle Williams

Traduzione a cura della redazione


  1. Original 9: Kristy Pigeon 
  2. Original 9: Julie Heldman
  3. Original 9: Judy Dalton
  4. Original 9: Jane ‘Peaches’ Bartkowicz
  5. Original 9: Kerry Melville Reid
  6. Original 9: Rosie Casals
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