Lettere al direttore: chi è il n.1 dei “perdenti” negli Slam? Federer più probabile a Torino? Ubitennis a US Open

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Lettere al direttore: chi è il n.1 dei “perdenti” negli Slam? Federer più probabile a Torino? Ubitennis a US Open

Rios, Mecir, Nalbandian in pole-position con Ferrer, Berdych e tre francesi. Alla “scoperta” delle video-interviste di Ubitennis. Un altro “archivista” si candida…

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Striscione dedicato a Federer - ATP Finals 2019 (foto Roberto Zanettin)
 

Vi avevo invitato a scrivermi delle lettere perché io potessi rispondervi. Anche questa settimana siete stati numerosi e di questo vi ringrazio. Di seguito le mie risposte alle domande che ho selezionato: continuate a scrivermi a scanagatta@ubitennis.com.


Egr. direttore Scanagatta, leggendo i racconti di Remo Borgatti sugli anni del periodo Sampras si fa cenno a Rios, unico numero uno senza vittorie in uno slam, mi è venuta una curiosità. Chi è stato il più forte giocatore, secondo lei, tra quelli che non hanno vinto uno slam? Il suddetto Rios, Nystrom, “gattone” Mecir, Ljubicic? altri che mi sfuggono ora? Io penso Mecir…grazie per l’attenzione e spero in una risposta Luca Sconfienza (città non indicata)

Mmm. Lei, Luca, ha messo a dura prova la mia memoria. A Nystrom non avevo pensato… a Rios e Mecir sì. E Tommaso Villa aveva ripreso non tanto tempo fa un’inchiesta di ESPN i cui lettori avevano segnalato otto nomi, che vi consiglio di leggere.

In ordine sparso insieme ai nomi suggeriti da lei, c’erano in quell’articolo Nalbandian (che essendo la “bestia nera di Federer godeva di particolare reputazione…e ammirazione da parte dei tifosi di Nadal!), Ferrer (anche lui fra i miei favoriti insieme a Berdych, eterni secondi o terzi però…), Coria (che si mangiò un Roland Garros incredibile con Gaudio che era certo meno forte di lui), Todd Martin (due finali di Slam all’US open e in Australia ma la più clamorosa fu quella che non disputò nel 1996 a Wimbledon quando dilapidò un 5-1 al quinto con Malivai Washington in semifinale; guardate la mia videointervista…aveva un head to head favorevole con Krajicek che dominò la finale!), ma anche Soderling, due volte di fila finalista a Parigi e un rarissimo vincente su Nadal al Roland Garros… per la gioia dei Federeriani!

Spremendomi un po’ le meningi – dopo essermi faticosamente ricordato che Vitas Gerulaitis aveva vinto uno Slam, l’Australian Open del ’77 (quando il torneo era la “gamba zoppa del tavolo degli Slam”, definizione di Rino Tommasi che fece andar su tutte le furie il presidente della Federtennis australiana Brian Tobin… ma quella era la pura verità), perché altrimenti sarebbe stato lui il mio n.1 dei “perdenti”, per aver raggiunto finali a Parigi e New York e due semifinali a Wimbledon – ci sono tutti questi altri giocatori che forse potevano essere presi in considerazione per essere stati a lungo fra i primi 10 del mondo, e anche fra i primi 5, e aver vinto magari altri tornei e/o la Coppa Davis.

Penso al tiro francese Forget, Leconte e Tsonga (certo più che ai top-ten Gasquet, Monfils, Grosjean, Simon e Clement), a Norman, a Henman (sei semifinali di Slam, quattro a Wimbledon… non sono uno scherzo) a Rusedski, Clerc, Haas (n.2 del mondo, quattro semifinali e quattro quarti in vari Slam), a Corretja (finalista al Roland Garros e vincitore di un Masters)…sempre che i vari Thiem (tre finali di Slam), Tsitsipas e Zverev proseguano a perdere quando si avvicinano ai grandi exploit. A voi chi pare il ‘n.1 dei perdenti’? Scrivetelo.

David Ferrer con moglie e figlio – Madrid 2019 (foto via Twitter, @MutuaMadridOpen)

Ho provato anche a pensare a chi potesse essere considerato il più forte fra i non vincitori di Slam prima del tennis Open: direi quasi certamente il britannico Bunny Austin, che ebbe la sfortuna di trovare sempre sulla sua strada Fred Perry. Così dovette accontentarsi di essere il n.2 del mondo, di tre finali di Slam (due a Wimbledon, 1930 e 1938, una a Parigi, 1937, e quarti di finale negli altri due Slam) ma anche di vincere ben quattro Coppe Davis.

C’era anche il sudafricano Sturgess, classe 1920, che nell’immediato dopoguerra fece due finali a Parigi a distanza di quattro anni (1947 e 1951), una a Forest Hills (1948), due semifinali a Wimbledon e una a Forest Hills in quegli anni.    


Buongiorno direttore, secondo lei aumentano le chance di vedere Roger Federer alle ATP finals di Torino nel 2021? Dal momento che presumo farà il possibile per partecipare alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021 salvo nessun ritorno di covid e ritentare forse l’ultimo assalto al trofeo di Wimbledon, io la vedo molto possibilistica come cosa. In tal caso sarebbe una bella fortuna per Torino ospitare l’ultimo Atp finals in carriera di re Roger soprattutto a livello economico. Lei cosa ne pensa? Francesco Tagliaferro (Legnago provincia di Verona).

Secondo me sì. E sono d’accordo che per Torino sarebbe una gran bella fortuna, ammesso che questo benedetto vaccino si trovi nel primo semestre del 2021. Dicono che ci sono centinaia di team che stanno sperimentando diversi vaccini e mi fa paura questa corsa… ad arricchirsi. Come faremo, soprattutto se il COVID-19 dovesse mutare in qualche suo elemento, a capire quale sarà il vaccino nel quale confidare? Non saremo noi individualmente, certo, a dover capire, ma di chi ci potremo fidare?

Intanto, come ho già avuto modo di scrivere in un recente editoriale, secondo me se le condizioni per disputare le finali ATP all’02 Arena quest’anno… non mi sentirei di escludere affatto che Federer non si presenti a giocarle. Ho letto che ha ricominciato a giochicchiare. Tempo tre mesi perché non potrebbe essere pronto e voglioso di scendere in campo (COVID-19 e Mirka permettendo). Qualche lettore si arrabbia se io cito Mirka come una delle persone che può influire sulle decisioni agonistiche di Roger. Mi accusa di voler fare inutili pettegolezzi. Ma è sempre stato Roger a dire che lui fa quel che vuole lei, e lo ha confermato anche di recente.


Gent.mo dott. Scanagatta, Mi sono piaciute moltissimo le videointerviste che lei ha fatto a tanti campioni del passato e prospect del futuro, nessun sito che io sappia è in grado di offrirci qualcosa di simile, complimenti… ma credo di essermene persa qualcuna. Come si fa a rivederle tutte? Se non andrà all’US Open dove mi pare d’aver capito i giornalisti non potranno essere presenti… scriverà ugualmente i suoi editoriali anche se le partite si svolgeranno nella notte italiana? E i vostri inviati come faranno per le interviste? – Alessandro Frati (Venezia)

Grazie per i complimenti, sempre graditi. Come può immaginare non è tanto compiere l’intervista ma organizzarla. Se non ci fossero contatti personali, magari costruiti negli anni con i vecchi campioni, sarebbe impossibile ottenerle. Non è che – soprattutto in tempi di COVID-19 – ci sia chi ti dà gran mano con i tennisti attualmente in attività anche se abbiamo provato a chiedere assistenza all’ATP e alla WTA. Con i campioni di qualche anno fa era più semplice avere rapporti ravvicinati a suo tempo e anche oggi. Alla fine, le dirò, dicono anche cose più interessanti di chi si preoccuperebbe di dire cose politically correct sempre e comunque – senza troppo esporsi –  anche se capisco che ai giovani lettori che ci seguono magari anche alcuni ex n.1 del mondo e vincitori di Slam possono non interessare troppo, perché magari non conoscono o ricordano le loro imprese. Mentre per Steve Flink e il sottoscritto sono invece memorie nitidissime.

Cliccando qui troverà tutte quelle in inglese, pubblicate su Ubitennis.net, mentre a questo indirizzo può trovare gli articoli scritti in italiano per ogni video-intervista; le posso assicurare che io e Steve Flink ci siamo parecchio divertiti nell’ascoltare tanti aneddoti che perfino noi, che qualcuno ne abbiamo vissuto, non conoscevamo! E visto che siamo in argomento, se qualcuno dovesse aver voglia di rileggere uno dei miei editoriali, li trovate raccolti qui. Momento ‘archivio’ terminato!

Per quanto riguarda l’US Open saremo tutti, direttore e collaboratori vari, messi a dura prova. Avremo tutti le occhiaie e chissà quanti errori/orrori faremo dormendo poche ore a notte per cercare di offrirvi un servizio all’altezza. Contiamo (poco eh…) sulla vostra comprensione. Vado in vacanza per i primi 20 giorni di agosto (con tappa per il torneo di Palermo…) per modo di dire, perché non riesco a non aprire il sito più volte al giorno, perché so già che a settembre se si gioca l’US Open, si dormirà poco o niente. E in quali condizioni arriveremo a seguire Madrid, Roma, e Roland Garros (sebbene questi si giochino di giorno), non oso pensare; forse un solido piano di sonnellini pomeridiani, da svolgersi a turno, ci consentirà di portare a termine l’impresa.

Per quanto riguarda le interviste, cercheremo di coprire le più importanti. Dovremmo essere collegati via Zoom con la sala stampa, per raccogliere le interviste dei protagonisti cui potremo far domande… ma quanti italiani ci consentiranno di sentire? Si potranno fare le interviste one&one? Tutto è incerto, salvo il fatto che lo sforzo per noi sarà doppio, triplo per via del fuso orario. Tramite Eurosport e il canale Europlayer si dovrebbe poter seguire – noi e voi – i vari incontri su tutti i campi, ma seguirli fra le 3 e le 4 del mattino e poi scriverne, dopo aver cercato di sapere cosa hanno detto i protagonisti sarà un inferno. Ma faremo del nostro meglio. Sono certo che Vanni Gibertini con i suoi podcast della serie ‘Ubi Radio’, che vanno online ogni giovedì (vi aiuto anche in questo caso: potete riascoltarli tutti qui, direttamente su Spotify) vi aggiornerà sul modo in cui noi seguiremo lo US Open e voi potrete seguire noi.

Una volta stabilito un ‘piano di battaglia’ completo, vi metteremo al corrente con un articolo riassuntivo.

Apro un inciso: se, causa nostra probabile carenza di organico, qualcuno volesse candidarsi – fra coloro che sanno di tennis e hanno buone capacità di scrittura – per seguire qualche match notturno su qualche campo laterale, scriva a joinus@ubitennis.com e – sebbene (ATTENZIONE!) non mi senta assolutamente di garantire che lo interpelleremo perché ad agosto abbiamo pochissimi collaboratori in forza e invece ci vuole tempo anche solo per esaminare le eventuali proposte di collaborazione accompagnate da qualche prova di scrittura, per poi dedicare del tempo ad istruire gli eventuali volontari sul modo di scrivere una cronaca – potremmo forse metterne alla prova un paio già con il torneo di Cincinnati o con i primi turni dello US Open (sempre che si svolgano…).

È possibile che questa pratica di “insegnamento” la svolga direttamente io, ove i miei collaboratori fossero già presi da mille vicende prioritarie. Del resto, aggiungo, il sottoscritto conquistò da La Nazione lo status di praticante giornalista – prodromo del successivo contratto da professionista – una quarantacinquina di anni fa grazie al fatto che approfittando delle ferie di tantissimi cronisti, dimostrò di sapersi far valere “coprendo” tutti mesi di una torrida estate in cronaca. Quella mia rinuncia alle vacanze, al ritmo di tre articoli al giorno, mi valse l’apprezzamento dei capi della cronaca di Firenze e della direzione. Costituì, di fatto, la svolta della mia carriera giornalistica (quando decine di altri collaboratori restarono precari per tantissimi anni).


Carissimo Ubaldo

Sono un affezionato lettore di Ubitennis e forse sei uno dei pochi che mi può chiarire i motivi, per me arcani, per cui mai tennista italiano è riuscito a raggiungere il podio nel ranking mondiale del tennis professionistico. Mi rifiuto di credere alla semplicistica spiegazione che sia solo tutta colpa del calcio cannibale che ridimensiona gran parte dello sport in Italia (anche se i giornali e mamma rai come tutto il sistema mediatico sportivo più noto vede a senso unico in direzione pedata salvo eccezioni). Molto altri sport individuali o di squadra anche molto meno popolari del tennis anche solo per poco tempo hanno espresso campioni ai vertici assoluti. Mi piacerebbe proprio sapere la tua opinione da una persona così navigata e di grande competenza nel mondo del tennis – Sergio da Bergamo   

Sergio mi scusi se non le rispondo adesso, mi ero segnato di farlo già oggi ma sono andato lungo… Le prometto che le risponderò prossimamente perché la sua intreessante domanda richiede una risposta articolata che non posso liquidare in poche righe. Lei ha atteso fin qui pazientemente e io le chiedo ancora un po’ di pazienza.


Gentile Direttore, 

mi chiamo Francesco Perotti, ho 64 anni, abito a Bologna e sono un suo ammiratore. La seguo da tempo immemore e sono sempre rimasto ammaliato dalla sua competenza e dal suo garbo.  D’altra parte la scuola è quella. Trovo fantastico il suo giornale on line (Ubitennis). Dai suoi articoli, dalle sue interviste e da quelle dei suoi collaboratori emerge una passione profonda per il tennis. È un pregevole mix tra memoria storica e prospettive future di questo sport. Non ho mai potuto praticarlo ma l’ho sempre amato.  Ero un assiduo lettore di Matchball e non mi perdevo una telecronaca di Guido Oddo. 

Vorrei porgerle alcune considerazioni. Parlando del GOAT, vale a dire il miglior tennista di sempre, credo che non sia corretto cercarne uno in assoluto.  Tutto troppo diverso: i tempi,  i materiali, le regole, gli spostamenti,  la mentalità,  l’entourage,  l’alimentazione. Basta considerare l’evoluzione fisica dei tennisti (a maggior ragione delle tenniste). Certo, ci sono i Fognini, ci sono state le Pennetta e le Vinci ma, come si dice, “una rondine non fa primavera”. Dunque, a mio parere, è più corretto parlare di campioni di un’epoca, laddove i parametri sarebbero più uniformi. Lei che ne pensa? 

Le pongo un’altra questione. Con l’apertura all’era Open (1968) non vi è più stata distinzione tra dilettanti e professionisti. Il mio pensiero, è forse lei non sarà d’accordo, è che gli Slam conquistati prima di questo periodo abbiano una caratura inferiore rispetto a quelli successivi, poiché mancavano i tennisti passati al professionismo (a proposito, in che cosa consistevano questi circuiti? Tornei? Esibizioni? E quando è iniziata questa separazione?).  Così come non si può paragonare la Coppa Davis del Challenge Round con quella post-1971, quando la nazione detentrice dove solo attendere la sfidante in finale,  senza sottoporsi ai turni di qualificazione. Gradirei una sua opinione. 

Infine, mi piacerebbe fare parte del suo team di “bibliotecari-archivisti-ecc.”. Credo che la sua proposta si inserisca agevolmente nei miei progetti futuri (da due mesi sono in pensione). Ho una certa dimestichezza con tutto ciò che è cartaceo (sono laureato in Storia anche se ho fatto per 40 anni l’infermiere) ma  non ce l’ho con i computer. Si può sempre migliorare. Mi faccia sapere se posso esserle utile. La ringrazio per l’attenzione. Francesco Perotti (Bologna)

Gentile Francesco, come con il lettore di Bergamo, e anche diversi altri in waiting list (Paolo Fazzi, Claudio Gentili, Roberto Bruni, Giuseppe Marini e altri fermi da un po’), mi scuso ma rinvio alla prossima, la risposta alle sue domande (già, sono due…). Ho già scritto tantissimo…e non riesco proprio – è più forte di me – a essere sintetico nelle risposte quando ponete quesiti interessanti come questi. Però, dovreste anche voi scrivere meno! Dieci righe devono bastare per porre una domanda… (certo, sembra un po’ il bue che dice cornuto all’asino, me ne rendo conto e ci scherzo sopra).

Riguardo al discorso “bibliotecari-archivisti” la ringrazio e vediamo se riusciamo a organizzare un altro team con qualche altro volontario. I tre amici venuti da Perugia devono smazzarsi ben 120 videocassette, altri tre collaboratori lo scorso weekend hanno lavorato una decina di ore per portare a casa alla fine un ventesimo del materiale che ho…Vediamo se si fa vivo qualcun altro disposto a venire a Firenze a trovarmi, ma ormai se ne riparlerà per fine agosto. O dopo la sfuriata agonistica di settembre-ottobre (al primo weekend libero da impegni).


Scrivete a scanagatta@ubitennis.com

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