Francesi “cartaioli”: ridicola serie Netflix. Cuomo, realpolitik, sanità a naso

Editoriali del Direttore

Francesi “cartaioli”: ridicola serie Netflix. Cuomo, realpolitik, sanità a naso

Dietro le quinte del “caso Benoit Paire”, premiati i vincenti (Mannarino), puniti i perdenti (Roger-Vasselin). Protocolli in conflitto e in evoluzione. Roland Garros a rischio per tutti

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Adrian Mannarino - US Open 2020 (via Twitter, @usopen)
 

I giornalisti de L’Equipe non hanno mezze misure nel definire quanto sta accadendo all’US open ai tennisti francesi, dopo che ieri Mannarino è riuscito finalmente a entrare in campo con quasi tre ore di ritardo contro Zverev: “IMBROGLIO!”. Chissà perché i nostri amici francesi in certe situazioni si sentono ispirati dall’uso della lingua italiana. Sono stati comunque molto più eleganti del fratello di Kiki Mladenovic, Luka, che prima ha definito questo torneo “USmerdOpen” e poi ha attenuato i termini: “Questa è una serie Netflix, vi giuro”.

Con una certa creatività l’ingresso di Mannarino sul campo è stato battezzato “Prison break”! Come se fosse uscito dalla prigione. In effetti, al di là del fatto che le procedure sono cambiate troppe volte in questi pochi giorni e che per il Western&Southern sono state diverse dall’US Open sebbene si giocasse sempre nello stesso National Tennis Center – vedi casi Pella e Dellien – anche il fatto che dovesse essere disturbato addirittura il governatore di New York per concedere a Mannarino di scendere in campo (con il benestare dello sportivo Sascha Zverev: bravo!) è abbastanza ridicolo.

Apparentemente c’erano diversi protocolli che dovevano essere applicati e da diversi livelli decisionali. Quelli che avevano consentito ai giocatori francesi che avevano commesso il reato di frequentare Paire (peraltro positivo un giorno e negativo due giorni dopo… ma questi test sono attendibili o come spesso accade vanno a… naso?) e magari di giocarci a carte, prima erano autorizzati a fare certe cose, certi movimenti, poi non lo erano più.

Roger-Vasselin si apprestava a prendere la solita navetta, così come gli altri compagni di sventura (o di merende con Paire…) dal Long Island Marriott al National Tennis Center di Flushing Meadows, dopo aver fatto colazione da recluso nella sua camera e aver preso le scale di servizio come da più recenti istruzioni di protocollo. Ma una telefonata lo ha bloccato. All’improvviso gli veniva comunicato che non aveva più il diritto di lasciare la camera. Quasi come fosse agli arresti domiciliari!

Una situazione perfino peggiore di quella che, a lui e agli altri, era stata annunciata la sera prima: “Non potrete lasciare New York fino al 12 settembre nel rispetto della quarantena…”. Ma almeno gli era stato detto che avrebbero potuto uscire e allenarsi in un altro club, su campi in terra battuta in modo da non pregiudicare la partecipazione ai successivi tornei sulla terra rossa… in primis il Roland Garros che per un tennista francese conta più di qualsiasi torneo al mondo. Una soluzione d’emergenza ma… di lusso!

Poi però quella mattina ecco il colpo di scena: una lettera del dipartimento della sanità di New York cambiava tutte le precedenti disposizioni. Guai ad uscire dalle loro stanze. La proposta dei francesi di poter affittare una villa tutti insieme, “protetta” da custodi, cani da guardia, telecamere e allarmi ad impedire una qualsiasi uscita proibita, veniva respinta con perdite. Si usa dire così. Bocciata, insomma. Eppure tutti i francesi “reclusi” erano passati sotto le forche caudine di decine di test, tutti negativi. Ma la cosa più incredibile, tutto sommato, era la diversa disciplina cui sono stati sottoposti i giocatori che hanno perso da quelli che erano ancora in gara.

In semi-libertà Kiki Mladenovic, in gara in doppio, e Mannarino fino all’incontro con Zverev, tutti reclusi gli altri già eliminati. Ma perché? Gli ultimi erano forse più a rischio di diffondere il contagio dei primi? Ridicolo. Ma vatti a scontrare, in tutti i Paesi del mondo, con la burocrazia. Franz Kafka si sarebbe fatto una risata. E se invece della burocrazia fosse la realpolitik? Quella che salvaguarda un torneo che si è voluto ospitare a tutti i costi e che doveva impedire che saltassero tipo domino un giocatore dopo l’altro fino a far diventare i tabelloni una barzelletta? Tutto però in barba all’aspetto sanitario: ora che Mannarino ha perso da Zverev diventa più “pericoloso” per la salute pubblica?

È chiaro che si sono affrontati poteri e strutture con diversi livelli decisionali…finché alla fine si è scomodato Cuomo e dopo quasi tre ore Mannarino è sceso in campo. Con una motivazione tale, quella di non finire recluso a pane e acqua (e qui scherzo), da vincere il primo set con uno Zverev comprensibilmente disorientato, perché prima gli hanno detto che aveva vinto, poi gli hanno detto che non aveva vinto più se accettava di aspettare Mannarino e infine, dopo essersi fatto riprendere stravaccato in bermuda e a torso nudo su un lettino del terrazzo della sua suite sull’Ashe Stadium, si è ritrovato sotto di un set, con lo spettro di una rocambolesca sconfitta per tutto ciò che l’aveva preceduta.

Andrew Cuomo, paladino della lotta serrata contro il Covid e del lock-down, si è trovato nella scomoda posizione di dover – in omaggio alla realpolitik – sconfessare le decisioni del suo dipartimento della sanità nuovayorkese. Il 28 agosto era prevalsa in quel dipartimento la tesi secondo cui tutti i giocatori di carte dei tavoli cui si era seduto Paire, avrebbero dovuto essere squalificati. Erano troppi però… Vabbè, di sicuro tanti di quei giocatori che hanno deciso di non andare a New York non se ne pentiranno. A Roma è praticamente impossibile che i francesi “cartaioli” possano scendere in campo, ma anche il Roland Garros a molti di loro a questo punto pare proprio un miraggio.

A seconda di chi è stato in un qualche contatto con Paire, un giorno prima o un giorno dopo a seguito delle varie ricostruzioni, potrà partire un po’ prima oppure un po’ dopo… Vi immaginate l’attendibilità di quelle ricostruzioni? Roger-Vasselin, che ha grande senso dell’umorismo, ci ha riso su: “Beh, su dai, ho due buone notizie. La prima è che ho potuto prenotare un volo delle 21:30 già l’11 settembre (Dio mio che data…, n.d.r). La seconda è che ho un finestrino!”.


La versione di Mannarino: “Un incubo? No, sono contento di aver giocato”

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