US Open, cosa aspettarsi da Berrettini vs Rublev un anno dopo

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US Open, cosa aspettarsi da Berrettini vs Rublev un anno dopo

Stesso torneo, stesso round. Ma la posta in palio è molto diversa, così come le aspettative dei due

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Matteo Berrettini - US Open 2020 (via Twitter, @usopen)
 

Un anno fa, Matteo Berrettini e Andrey Rublev si erano trovati quasi per caso agli ottavi dello US Open. Non che non ci fossero stati dei prodromi (il nostro aveva sorpreso tutti sulla terra e sull’erba, Rublev era rinato ad Amburgo e aveva battuto Federer a Cincinnati e Tsitsipas a Flushing Meadows), ma la sensazione era che delle circostanze favorevoli nel tabellone li avessero un po’ aiutati. Il match non aveva avuto storia, tre set a zero per Matteo con unico break subito al momento di servire per il match, con Berrettini Cassazione con la prima e Rublev un po’ schiacciato dalla pressione di dover confermare i grandi risultati ottenuti nei primi turni sul greco e su Kyrgios.

In relazione a questo, il nostro Luca Baldissera aveva scritto: In teoria, che il numero 25 ATP batta nettamente il numero 43 non dovrebbe essere un avvenimento straordinario. Andrey Rublev, però, è un giovane in ascesa esattamente come Matteo Berrettini, ha potenzialità ragguardevoli, e qui a New York aveva già raggiunto i quarti di finale due anni fa”. Intervistato in seguito alla vittoria al terzo turno con Caruso, infatti, il russo ha confermato: L’unica differenza è che lo scorso anno avevo più pressione addosso. Ora lui è il semifinalista in carica, quindi io non ho più pressione. Di sicuro sarà interessante”.

In realtà, Rublev la sta facendo un po’ semplice, perché le cose che sono cambiate sono molteplici: lo status dei due giocatori è passato da ex-Next Gen di prospettiva a stelle di questo sport (Berrettini è N.8, Rublev N.14); il contesto tecnico della sfida è molto diverso, perché entrambi sono cresciuti e perché la superficie molto più rapida cambierà per forza di cose l’approccio alla partita; e soprattutto, se l’anno scorso la vittoria del match era vista come un traguardo in sé, oggi le prospettive teleologiche sono opposto, perché questo incrocio sarà una tappa verso obiettivi improvvisamente più realistici che in passato, ora che l’unico presente fra i Big Three è uscito dal torneo nel modo che sappiamo. Sarebbe dunque più giusto dire che da ieri sera la pressione è su entrambi, perché chiunque verrà eliminato da qui in avanti avrà almeno qualche rimpianto per la chance sprecata.

Andrey Rublev – US Open 2020 (via Twitter, @usopen)

Berrettini era stato un po’ più analitico nelle sue risposte su come sarebbe andato il match, anche perché quando ha battuto Ruud già sapeva che Rublev sarebbe stato il suo prossimo avversario, mentre per il russo il rematch era solo un’ipotesi molto concreta: Le condizioni sono diverse, è diverso lo US Open, e siamo diversi noi. Lui ha ottenuto dei risultati straordinari, vincendo due tornei a inizio anno [Doha e Adelaide, ndr]. Migliora costantemente, ha delle grandi armi sia con il servizio che con i due colpi da fondo, e in più si muove bene. Sarà dura perché ci conosciamo bene, ma credo che entrambi riusciremo a trovare nuovi modi di darci fastidio“.

Il dato sulla mobilità di Rublev è particolarmente significativo, perché lui stesso confermò in un’intervista esclusiva dello scorso anno di essere migliorato enormemente da un punto di vista atletico: “Ora so giocare anche a ritmi più bassi, e mi difendo molto meglio, quindi posso vincere partite anche se il mio gioco non gira alla perfezione, e questo grazie alle gambe”. 

Quello che ha aggiunto è una maggior continuità all’interno della partita, determinata da una maggior fiducia nella tenuta fisica che a sua volta lo porta a cercare meno il vincente; se da un lato il dritto rimane il colpo migliore della casa (è decimo per percentuale di vincenti con il fondamentale nel torneo, con una media di 15 a partita), il rovescio è diventato estremamente solido (in questo US Open, solo il 4% dei suoi punti si chiude con un suo errore di rovescio, per Matteo quasi il doppio). Un altro colpo su cui appoggiarsi è la prima di servizio, cresciuta esponenzialmente – nel torneo, Rublev è quarto per percentuale di punti vinti con la prima (84%) e ha fatto 41 ace in tre match, tutti vinti senza perdere set, con il picco toccato nel primo bagel inferto a Caruso, 80% di prime in campo e 92% (11/12) di realizzazione, toccando velocità elevate soprattutto con la botta centrale da destra e con quella esterna da sinistra.

C’è poco da dire, nello scambio Rublev è superiore a Berrettini, specialmente su una superficie tanto veloce, perché ha una rapidità di braccio straordinaria e una maggior coordinazione nei colpi in corsa datagli da quei 20 chili in meno rispetto al romano; in più ha risposto benissimo nei primi turni, anche se in questo senso il valore degli avversari potrebbe averlo aiutato: è secondo per percentuale di punti vinti sulla seconda (65%), e ha fatto 18 break in tre uscite, otto dei quali con Caruso.

Dove andare a prenderlo, dunque? Una grafica dello scorso anno di Vestige du Jour, uno statistico giapponese residente in Francia, ci offre una parziale risposta, mostrando che Rublev ha la più grande disparità fra prima e seconda di tutto il circuito in termini di velocità.

Durante lo Slam newyorchese, la velocità della sua seconda è stata un po’ più alta (143 chilometri orari), ma comunque non paragonabile per incisività alla prima: anche con Caruso, in un match dominato wire-to-wire, il russo ha fatto solo il 41% dei punti con la seconda, e non è mai andato sopra il 55% nei due match precedenti. Nel match di due settimane fa Dan Evans ha mostrato un approccio WTA (per posizione e prossemica) alla seconda alle volte efebica di Rublev.

Ora, Berrettini non ha la rapidità di braccio del sosia di Adam Sandler, ma su un servizio più lento può aprire il compasso e svuotare dritti Mjolnir soprattutto da sinistra, dove il colpo anomalo non darebbe riferimenti a Rublev su dove buttarsi.

Il match con Evans, inoltre, ci dà un’altra indicazione fondamentale su come affrontare una tale macchina da baseline: per quanto il suo QI tennistico sia cresciuto in termini di gestione dello scambio, Rublev resta un attaccante da fondo piuttosto monocorde, eccezionale a dettare lo scambio sui suoi termini di vettori e cadenza ma tuttora allergico alle variazioni. Evans (che l’ha battuto nell’ultimo match pre-lockdown e nel primo dopo la pausa, a Dubai e Cincinnati-New York) è un prestidigitatore della racchetta, e possiede una varietà straordinaria con il rovescio e con gli schemi; variando direzioni, profondità e spin (con una spolverata di discese a rete in controtempo) ha mandato in crisi il gioco dell’avversario, prevalendo in entrambe le situazioni.

Berrettini avrà certamente studiato alcune delle sconfitte di Andrey, e può piccarsi di uno slice granitico che rimane quasi sempre basso e che gli permette di girare attorno alla pallina alla prima occasione disponibile; staccare la mano sinistra, inoltre, potrebbe aiutarlo anche in risposta, perché proponendo colpi bloccati, corti e bassi, potrebbe crearsi delle opportunità di spinta successive, e quando Berrettini spinge la pallina difficilmente torna.

In più, ma qui si scende nella superfetazione, l’azzurro condivide sì il rovescio tagliato (anche se non allo stesso livello, anche stilistico), ma ha a sua disposizione armi che il britannico si sogna, e.g. un servizio e un dritto che in Italia si pensava fossero stati aboliti con il referendum del 2011, e che gli garantiscono una sana dose di punti rapidi in ogni match. Matteo è primo nel torneo per punti vinti al servizio (79%) e per punti vinti con la prima (88%), quinto con la seconda (63%, viaggia a 159 all’ora di media), ha sparato 48 ace ed è quarto per percentuale di vincenti con il dritto (87%) – ah già, non ha mai perso la battuta, unico nel maschile.

Visto il quadro, viene quasi da pensare che per lui la sfida maggiore sarebbe riuscire a reagire quando (non se perché è impossibile, anche se magari non oggi) dovesse arrivare il break, ma in generale va detto che la problematica del percorso intemerato è vera per entrambi (non nello specifico del servizio ma più in generale sull’essere testati da avversari comparabili), e quindi sarà interessante vedere la risposta di chi perderà il primo set della contesa.

Il rendimento di entrambi al servizio e le caratteristiche del campo (che, ricordiamolo, è stato velocizzato del 30% circa, stando alle parole di Djokovic confermate da quasi tutti i colleghi) fanno pensare che il match si deciderà su pochi punti e su spiragli offerti con le rispettive seconde (sottolineiamo per un’ultima volta che il russo ha percentuali basse con la sua ma molto alte in risposta al medesimo fondamentale), e che quindi si potrebbe andare sulla lunga distanza. Non sappiamo ancora come gli eventi di ieri sera avranno cambiato l’attitudine dei giocatori per quanto riguarda le proprie chance nel torneo, e l’ottavo di finale di livello più alto darà certamente delle risposte in questo senso.

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