Nadal autunnale non vale quello di maggio, ma se Sinner vincesse sarebbe più di un mezzo miracolo

Editoriali del Direttore

Nadal autunnale non vale quello di maggio, ma se Sinner vincesse sarebbe più di un mezzo miracolo

Jannik ha battuto tre top-ten in circostanze piuttosto favorevoli. Sinner per ora è un fenomeno della sua età, più di una speranza, ma non ancora un campionissimo. Forse Martina Trevisan ha qualche chance in più di confondere Iga Swiatek. Ma dipenderà molto dalla polacca

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Rafa Nadal - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 

Armiamoci di santa pazienza oggi e concentriamoci su quel che abbiamo da fare in mattinata e primo pomeriggio, perché prima di poterci sedere davanti alla tv per seguire su Eurosport o Eurosport Player prima Martina Trevisan con Swiatek e poi Jannik Sinner con Rafa Nadal, sarà tarda sera.

LA DIFFICOLTÀ DI UN PRONOSTICO PIÙ SENSATO CHE PATRIOTTICO, COMINCIANDO DA MARTINA…

Dopo quel che abbiamo visto in questi giorni mi piacerebbe poter azzardare un pronostico per le due partite che riguardano i due italiani che ci hanno dato la grande soddisfazione di raggiungere i quarti dopo due grandi imprese… che poi non sono solo due in realtà. Perché Trevisan ha infilato tutta una serie di partite contro pronostico, e se contro Giorgi ha fruito di un ritiro di Camila, l’aver battuto Coco Gauff e Sakkari prima di Bertens sono ripetute… prove del nove. È chiaro che la ragazza di Firenze ha raggiunto una dimensione che non solo non ha più nulla a che vedere con la sua classifica di una settimana fa, n.159 WTA, ma forse nemmeno con quella virtuale di n.83.

Vero che contro Sakkari Martina aveva dovuto annullare due matchpoint nel secondo set e che quindi è stato a un soffio dalla sconfitta. Però l’averla rimontata dopo essere stata in netto vantaggio in quel set, non è roba da niente. Essere stata raggiunta, non essersi innervosita, essere stata capace di trovare la lucidità, la grinta e la forza di rovesciare l’esito di quel set, la dice lunga sulla sua condizione psicofisica. E poi nel terzo ha fatto il doppio dei game dell’avversaria. Un 6-3 femminile non è come un 6-3 maschile. Nel singolare femminile tutti i game partono alla pari o quasi. Se ne fai il doppio… sono tanti. Non è conseguenza di un break.

È INEVITABILE CHE SIA STANCA DI TESTA E DI FISICO PER 10 GIORNI MAI VISSUTI PRIMA?

Lei ha raccontato di essere poi molto stanca per aver vinto sette partite di fila. Sarà ancora più stanca stasera? Di certo non ha mai vissuto, fisicamente e mentalmente, situazioni simili a quelle di questi 10 giorni in vita sua.

Tuttavia anche con Bertens si è verificata una situazione che avrebbe potuto mandare in crisi una ragazza meno solida di testa, meno sicura: è stato quando ha avuto la palla del 4-0 nel secondo set e se l’è vista annullare. Poi sul 3-1 ha perso il servizio con l’unico black-out della sua partita: due doppi falli che l’avrebbero potuta mandare in ciampanella. Niente di tutto ciò: anzi, sul 3 pari, ha cancellato la palla break che avrebbe portato Bertens sul 4-3, dopo di che, dopo che anche sul 5-3 ha ceduto il servizio, non si è lasciata turbare ma è andata subito 0-30 sul game di battuta di Bertens, poi 0-40 grazie a un doppio fallo e al terzo matchpoint utile ha chiuso con un lob spettacolare anche se forse un tantino fortunato. Mentre nel tennis maschile la perdita di un servizio è quasi sempre, oltre che decisivo, anche il segnale di una certa fragilità nervosa, nel tennis femminile non è così.

DI TESTA SI È DIMOSTRATA SOLIDISSIMA… FIN QUI

Quindi i break subiti da Martina non devono essere necessariamente interpretati come sintomi di debolezza. Soltanto Serena Williams quando era ancora nei suoi panni, era tennista che poteva legare primariamente al rendimento del suo servizio l’esito dei suoi match. Conosco troppo poco Swiatek, e troppo poco le sue giornate di forma ed eventuali avvii incerti, per capire se sia una che può tremare in occasioni importanti. O se invece, al contrario, la sua giovane età la porti a giocare in tutte le circostanze con la sana incoscienza dei giovanissimi. Il talento di sicuro c’è, ma ad esempio non so come potrebbe reagire di fronte a una ragazza che non ha ancora nome, che non la si conosce bene, che è capace di giocare un tennis diverso da quello più consueto. E quando si pensa di essere favoriti. Con Halep ha giocato a tutto braccio perché sapeva di non aver nulla da perdere. Qui penserà che è lei cui tocca vincere per non deludere.

Martina Trevisan – Roland Garros 2020 (foto via Twitter @rolandgarros

LE SUE CHANCE STANNO NELLA VARIETÀ DEI SUOI SCHEMI RISPETTO A UNA GRAN PARTE DELLE TENNISTE

La maggior parte delle tenniste oggigiorno, anche di vertice, sono giocatrici di ritmo. Più da cemento forse che da terra battuta. Martina ha armi tecniche che alla terra battuta si adattano tantissimo: il tocco di palla, la smorzata, il senso tattico che la spinge ad andare a rete in controtempo (quali sono le altre tenniste che lo fanno? Dovrei chiederlo a AGF…), le volée che allenate giocando sempre anche tanti doppi in Italia, in serie A e non solo, sa fare meglio di molte altre tenniste che pure la precedono in classifica mondiale. Quando mancano punti di riferimento, precedenti attendibili, spesso sono importanti i primi game, che possono influenzare la successiva tensione nervosa di una giocatrice oppure di un’altra. Anche se è vero che nel tennis femminile si vedono mediamente molte più rimonte, capovolgimenti anche clamorosi di fronte, piuttosto che in quello maschile. Forse perché – ribadisco il concetto espresso poc’anzi – i vari game, quelli di servizio come quelli di risposta, hanno in partenza le stesse chance o quasi di aggiudicarseli sia chi serve sia chi ribatte. Nel tennis maschile non è così.

SINNER CONTRO NADAL, PUÒ FARCELA?

E Sinner contro Nadal? Altro discorso difficilissimo da affrontare, perché sostenere che un ragazzo di 19 anni, pur promettente come Jannik possa giocare ad armi pari contro un Nadal che a Parigi ha vinto 12 volte, sembra onestamente più un discorso… patriottico, da aficionado, che tecnico. Tutti i grandi campioni pronosticano un grande avvenire a Jannik, da McEnroe a Wilander, per ultimo ieri Tsitsipas che lo ha definito tennista di grande talento, ma quando Riccardo Piatti sostiene che il suo allievo ha bisogno ancora di tre anni prima di dare il meglio di sé, non credo che lo faccia solo per mettere le mani avanti. Anche se sarebbe più che comprensibile che lo facesse.

Un conto è ragionare in prospettiva, un altro è parlare di un match da giocare stasera. Sebbene Rafa abbia ormai 34 anni, ancora nessuno ha la sua intensità di gioco sulla terra rossa. Strappargli due set, come ha fatto Schwartzman a Roma – dove peraltro Rafa giocava il suo primo torneo dopo sei mesi di stop che era stato un vero stop… non aveva giocato neppure esibizioni – è una cosa, strappargliene tre mi sembra tutta un’altra. Anche se ovviamente a Jannik lo auguro e certo sarebbe una impresa straordinaria.

Ma appunto perché straordinaria, non troppo probabile. Lo stesso Jannik ha fatto presente che la terra rossa è tutto sommato la superficie sulla quale ha giocato di meno. A Ktzbuhel non ha davvero brillato. A Roma si è trovato di fronte un Paire reduce da mille casini Covid a New York – il francese lo ha detto in tutte le salse che per 14 giorni non era praticamente riuscito ad allenarsi sulla terra rossa – ha battuto un Tsitsipas (6-1 6-7 6-2) che ha giocato a corrente alternata, certo peggio di come l’ho visto giocare contro Dimitrov ieri, e poi proprio contro Dimitrov al Foro Italico ha giocato una partita molto discontinua, finendo per perdere 4-6 6-4 6-4 senza convincermi troppo.

LE CIRCOSTANZE OGGETTIVAMENTE FAVOREVOLI A SINNER E QUELL’INCERTEZZA CON ZVEREV

A Parigi – e approfitto qui per replicare a un lettore di Ubitennis che mi ha accusato di essere stato ingiusto per aver definito il tabellone di Parigi come piuttosto agevole – Jannik prima si è imbattuto nell’ombra di Goffin, ben presto rassegnato dopo aver perso il primo set (i colleghi del Belgio mi hanno detto di non averlo mai visto così poco combattivo), poi in Bonzi che era uno dei più scarsi giocatori dei 128 in tabellone, quindi in Coria n.99 ATP e francamente abbastanza modesto se confrontato a un Nadal, quindi Zverev. Contro Zverev Jannik ha dominato lungo quasi tutto il match, eccezion fatta per il terzo set che – giusto per farmi capire dal lettore – un Nadal non avrebbe mai perso. Nadal che vince i primi due set… all’inizio del terzo sta talmente attento a non perdere il focus, ma anzi ad ammazzare ogni tentativo di ripresa, che non va sotto 2-0. Va sopra 2-0 e chiude la partita. Salvo che di fronte non abbia uno dei suoi più grandi avversari. Che Jannik non possa essere ancora un Nadal mi pare evidente. Sarebbe un mostro. Invece per ora è… semplicemente un fenomeno per la sua età. Ma non ancora un mostro. Potrà diventarlo… e questo è un altro paio di maniche.

Jannik Sinner – Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)

IL DISCUTIBILE CASO ZVEREV

Oltretutto quel che ha poi dichiarato Zverev, assai ingenuamente peraltro perché dicendo di avere avuto 38 di febbre ma non avendolo dichiarato ai medici del Roland Garros ha commesso una leggerezza non da pocoper il protocollo di sicurezza distribuito ai giocatori non solo non avrebbe potuto giocare, ma avrebbe dovuto restare in isolamento in attesa del risultato del test – insinua qualche dubbio sulla partita che abbiamo visto vincere a Jannik. Vero che Sascha correva tanto e non faceva pensare a un tennista debilitato, ma vero anche che raramente lo avevamo visto così passivo, ancorato ai teloni di fondocampo come un qualsiasi Gasquet. Jannik ha sempre spinto e comandato, fin troppo. Ma la passività del tedesco gli ha tolto pressione. Con Nadal se lo può scordare. Come ha detto saggiamente Jannik – e non solo quando ha sottolineato di “non essere arrivato, devo ancora migliorare in tutto…”– …so di non poter giocare con il freno tirato.

GUAI A GIOCARE CON IL FRENO TIRATO

Dovrà sempre tirare infatti, dal primo punto all’ultimo come ha fatto Schwartzman a Roma senza aver il servizio di Jannik ma con una mobilità e un’aggressività straordinaria che Jannik non può avere dall’alto del suo metro e 88. Altrimenti Rafa lo farà correre da destra a sinistra, da sinistra a destra, consumandolo punto dopo punto, fino a prosciugargli tutte le energie come una sanguisuga. È sempre stata la gran forza di Rafa, quella. Vero anche – a contrario e a suscitare una speranziella – che l’arma solitamente più letale di Rafa, quella stessa che ha deciso gran parte dei suoi vittoriosi duelli con Roger Federer, è sempre stata il dritto pesantissimo e liftatissimo sul rovescio dei suoi avversari.

SUL CAMPO LENTO E UMIDO IL TOPPONE DI NADAL FARÀ MENO MALE… E FINISCE SUL ROVESCIO DI SINNER

Ecco, a Parigi, con palle e campi pesanti – e credo che il Philippe Chatrier stasera tardi sarà più pesante del solito, quantomeno sarà superumido – il toppone di dritto di Rafa prenderà meno spin. E diretto sul colpo migliore e più sicuro di Jannik, il rovescio bimane, potrebbe non rivelarsi così incisivo come in altre circostanze e con altri avversari. Anzi, la sua palla di dritto potrebbe rimbalzare proprio all’altezza più giusta per consentire a Jannik di controllarla e controbattere. Difficilmente gli finirà sopra la spalla, a lui così alto. Se di solito la diagonale sinistra è quella prediletta dal mancino di Manacor, questa potrebbe anche non essere del tutto sgradita a Jannik.

Vedremo, senza farsi troppe illusioni. Finora Jannik, che vale più del suo attuale ranking, e forse anche più del suo virtuale n.46, non ha ancora potuto battere un top 5 all’altezza del suo rendimento. Gli stessi scalpi top-10, Goffin, Tsitsipas e Zverev, sono stati strappati in circostanze un tantino favorevoli – so che dicendo questo i tifosi di Sinner si inalbereranno! – e se il Nadal di settembre-ottobre non vale il Nadal di maggio-giugno, è pur sempre una spanna superiore a tutti quei giocatori con i quali Jannik si è finora misurato ad armi pari. Tuttavia questo non mi esime dal tifare per lui, dallo sperare in quello che a Parigi e nel regno di Nadal, sarebbe per me qualcosa di più di un mezzo miracolo.

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