Flavio Cobolli ha vissuto un aprile indimenticabile, a cominciare dal suo primo titolo da professionista al Futures di Antalya (eliminando tra gli altri Edoardo Eremin e il promettentissimo giapponese Shintaro Mochizuki), per poi proseguire con un ottimo Challenger a Roma 1 dove ha superato le qualificazioni e un turno di tabellone. Ma il capolavoro è arrivato con il secondo torneo andato in scena sui campi del Garden: una cavalcata trionfale che si è fermata solo in finale ad opera del fortissimo argentino Juan Manuel Cerundolo (n.176 ATP).
Forse è mancato il lieto fine, ma diteci se non è comunque una fiaba guadagnare circa 500 posizioni in un mese (ora è n.449 ATP) e passare in un attimo dalla fase delle promesse da mantenere a una realtà fatta di risultati e di consapevolezza. Oggi, 6 maggio, Flavio compie 19 anni e qualche giorno fa ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere con lui. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Tirrenia, mentre era impegnato nel torneo di pre-qualificazione per il Foro Italico che si è concluso positivamente per lui: ha perso in semifinale contro Pellegrino, ma si è aggiudicato la finale per il terzo post contro Moroni conquistando così il terzo e ultimo pass per il torneo di qualificazione. Niente male per un ragazzo che a fine 2020 chiudeva la sua carriera juniores vincendo il Roland Garros di doppio, in coppia con Stricker.
Buongiorno Flavio, grazie per il tuo tempo. Sappiamo che il calendario non ti lascia respiro.
Figurati, grazie a voi.
Un mese di aprile incredibile.
Effettivamente è stato un mese che non dimenticherò mai. Sono felice perché il tanto lavoro che stiamo facendo con il mio staff comincia a dare i suoi frutti.
Risultati addirittura in anticipo sulle tue speranze. A gennaio avevi detto che chiudere l’anno a ridosso dei top 400 sarebbe stato un ottimo risultato.
Inaspettatamente ce l’ho fatta in soli quattro mesi. E consideriamo che a inizio anno le entry list erano molto selettive e così mi toccava sempre giocare le qualificazioni che, come ben sai, sono un autentico campo minato. Però il mio obiettivo non è tanto la classifica, quanto migliorare in maniera costante le mie prestazioni. Poi la classifica viene di conseguenza.
Parlavi del tuo staff, il coach è tuo padre (Stefano Cobolli, ex giocatore che nel 2003 ebbe un best ranking al n.236 ATP). Funziona il rapporto?
Direi di sì, litighiamo spesso ma sempre, per così dire, a fin di bene. Del resto se ce l’ha fatta Stefanos Tsitsipas (che col padre/coach ha un rapporto abbastanza burrascoso) perché non posso farcela io?
Spari alto. Chi sono i tuoi giocatori preferiti?
Djokovic su tutti, adoro il suo gioco di pressione. Tra i più giovani mi piace molto Andrey Rublev cui ruberei volentieri il diritto. Tra gli italiani Fognini.
So che a dicembre hai ripreso a collaborare con il tuo storico preparatore atletico Gianluca Pasquini.
Sì, nel nostro team stanno entrando nuove professionalità. Oltre a Gianluca è arrivato anche Matteo Fago che aiuterà mio babbo. Poi un fisioterapista e un mental coach.
Parlami un po’ allora della Rome Tennis Academy.
La struttura è grande, un posto magnifico in mezzo al verde, dove c’è tutto quello che serve per migliorare. Ci sono tanti ragazzi di talento, anche se il mio compagno di allenamento preferito è Lorenzo Claverie (18enne nato a Caracas che si è unito al gruppo nello scorso gennaio).
Tu sei visceralmente romano ma in realtà sei nato a Firenze.
Sì, perché mia madre è toscana e i miei genitori si sono conosciuti in un paesino che si chiama Strada in Chianti (frazione di Greve in Chianti, a soli 12 km da Firenze, ndr) dove sono nato io. Fino a quando non ci siamo trasferiti tutti a Roma per il lavoro del babbo.
All’ATP 250 di Parma ci sarai?
Purtroppo, nonostante il balzo in classifica, dipendo ancora dagli inviti della Federazione e dunque farò domanda. È dura ottenere una wild card in un torneo ATP, anche se in questo caso non è impossibile perché molti giocatori saranno a Parigi per le qualificazioni.
A Proposito di Parigi, ti piace viaggiare?
Non è mai stato un problema. Sono un tipo estroverso che adora stare in compagnia. Mi piace, per così dire, fare un po’ ‘il coglione’, soprattutto coi ragazzi stranieri.
Con l’inglese come va?
Sta migliorando anche se si capisce che non sono madrelingua (ride, ndr).
Quando viaggi ti ritagli qualche spazio per fare del turismo?
Non è una mia priorità, diciamo che se c’è il mare ne approfitto, ma non credo che possa proprio definirsi turismo (ride, ndr). Quindi sto molto al circolo, mi piace davvero guardare il tennis.
E al circolo nei momenti off cosa fai?
Gioco a carte, e soprattutto cazzeggio con gli altri. Poi, immancabile, parte la telefonata a Matilde, la mia nuova fidanzata. E lì non c’è più spazio per nessuno.
La inchiodi al telefono?
Assolutamente sì. (ride, ndr)
Netflix, libri?
Netflix non mi fa impazzire anche se ‘Suburra’ mi è piaciuta. I libri forse in futuro. Per ora la cosa che leggo più volentieri è la formazione della Roma. (ride, ndr).
Non starò a chiederti per l’ennesima volta del tuo passato calcistico (Flavio era un terzino assai promettente nelle giovanili della squadra capitolina, ndr) ma mi sembra che adesso sia la Roma a prendere spunto da te, con il suo approccio tennistico alle partite (vedi la sconfitta per 6-2 a Manchester).
Lascia stare, ti prego. Non infierire!
Hai visto il docufilm di Alex Infascelli su Totti e la serie TV di Castellitto?
Certamente. Mi è piaciuto soprattutto il docufilm cui darei un bel nove, sette alla serie.
Tu eri allo stadio per l’ultima partita di Totti?
Ovviamente sì, a piangere come tutti.
Hai definito l’ambiente del tennis ‘più elegante’ rispetto al calcio.
Sì, è un ambiente dove c’è maggiore sportività, e parlo un po’ di tutte le persone che gravitano attorno a quel mondo, a partire dagli avversari, dai genitori, dai tecnici e dai tifosi.
Prima di entrare in campo hai qualche rito scaramantico?
Niente di particolare, però prima di ogni partita cambio il grip della racchetta e in spogliatoio mi siedo sempre nello stesso posto e uso la stessa doccia.
Il luogo più brutto dove hai giocato?
Senza dubbio Algeria ed Egitto. Al Cairo da junior fu un vero incubo.
Chi sono i tuoi migliori amici nel circuito?
Tra gli stranieri Holger Rune, Shintaro Mochizuki e Dominick Stricker. Tra gli italiani Fausto Tabacco, Jimbo Moroni e Matteo Gigante. Ma in realtà vado d’accordo con tutti.
Cosa mi dici di Stricker (quest’anno già vincitore del Challenger di Lugano, ndr) con cui nel 2020 hai vinto il doppio junior al Roland Garros?
Non ti saprei dire fin dove potrà arrivare. Certamente promette molto bene, anzi è già molto forte.
A proposito di ‘fin dove potranno arrivare’, inevitabile la domanda su Sinner e Musetti.
Sono due fenomeni. Sinner arriverà al n.1 e Musetti in top 10. Con Sinner non ho mai giocato, con Musetti tante volte, soprattutto a livello giovanile. (una volta anche agli assoluti di Todi nel 2020 con vittoria sofferta di Musetti, ndr).
Conosci i tennisti del passato? Tuo padre te ne parla?
Sì me ne parla, per cui li conosco di nome. Ma non è che vada a ripescare i vecchi filmati.
La scuola?
Ho frequentato il liceo pubblico scientifico a indirizzo sportivo fino alla terza e quest’anno farò la maturità da privatista.
Parlami dei tuoi tatuaggi.
Ne ho quattro, un fulmine, un’immagine della fascia da capitano della Roma di De Rossi, uno sui piedi e l’ultimo che raffigura Brontolo. A questo sono particolarmente affezionato perché penso che mi rappresenti molto.
Ho notato che sei molto attivo sui social.
Sì, mi piace e riesco a rispondere a tutti, non avendo ancora molti follower (su Instagram sono 6600, per adesso, ndr). Facendo sempre in modo che questo non interferisca col tennis.
Grazie del tuo tempo Flavio, forse avrai notato che non appena noi di Ubitennis ti abbiamo chiesto un’intervista hai fatto il botto. La stessa cosa era successa con Musetti al Challenger di Forlì. Qualcosa vorrà pur dire…
Immagino di sì, teniamoci in contatto (ride, ndr).