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Aryna Sabalenka e il complesso degli Slam

Con il successo nel Premier 1000 di Madrid, Sabalenka raggiunge il proprio best ranking, ma anche un poco invidiabile record nella storia WTA

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Aryna Sabalenka - Wimbledon 2019
 

Prima di entrare nel dettaglio ecco una tabella di sintesi con tutti gli Slam affrontati in carriera che le valgono un bilancio complessivo di 15 vittorie e 14 sconfitte (senza considerare le qualificazioni):

Gli Slam del 2016 e del 2017
I primi Slam della carriera di Sabalenka sono affrontati passando dalle qualificazioni, a cominciare dallo US Open 2016. Aryna è ancora fuori dalle prime 100 del ranking, e si misura con i tornei più importanti del circuito fra i 18 e i 19 anni. L’inizio non è facile: manca il passaggio nei primi tre tentativi (New York, Melbourne e Parigi), ma finalmente entra nel main draw a Wimbledon 2017.

A Londra sconfigge all’esordio Irina Khromacheva, ma si ferma al secondo turno contro Karina Witthoeft, che in quel momento è 70 posizioni più avanti in classifica (136 contro 65). Si tratta quindi di una sconfitta in linea con i valori tecnici del momento.

Gli Slam del 2018
Alla fine del 2017 Sabalenka raccoglie diversi buoni risultati (culminati nella finale persa contro Sharapova a Tianjin) che le permettono di entrare fra le prime cento del ranking. Il salto di qualità le vale l’ingresso diretto nei tabelloni degli Slam, e quindi affronta i Major potendoli preparare con più certezze. Ma le cose non cominciano bene, con tre uscite al primo turno.

È eliminata al primo match in Australia da Ashleigh Barty (6-7, 6-4, 6-4) che in quel momento era numero 17 in classifica. Stesso esito anche in Francia per mano di Kiki Bertens (6-2, 6-1) allora numero 22 in classifica. E ancora eliminata al primo turno da Mihaela Buzarnescu (6-7, 6-1, 6-4) allora numero 28 a Wimbledon.

A conti fatti si tratta di tre sorteggi non fortunati, contro tre teste di serie in buona forma. E se in quel momento Bertens sulla terra rossa era chiaramente fuori dalla portata di Aryna, ancora a disagio sulla superficie, le altre sconfitte sono molto meno nette. Ricordo in particolare la partita di Wimbledon per averla seguita dal vivo: allora molti meriti andarono a Buzarnescu; Mihaela era nella sua stagione migliore prima che l’infortunio alla caviglia del mese successivo la fermasse sul più bello. Però già quella sconfitta sull’erba per Sabalenka era stata una mezza delusione, perché pochi giorni prima Aryna aveva raggiunto la finale a Eastbourne (sconfitta da Wozniacki) ed era in vantaggio 2-0 negli scontri diretti con Buzarnescu. Invece in occasione dell’appuntamento più importante le cose non erano andate bene.

Sabalenka affronta per la prima volta da testa di serie l’ultimo Slam della stagione 2018: allo US Open è numero 26 del tabellone. E a New York gioca il miglior Major della carriera. È sorteggiata nella parte di tabellone presidiata da Petra Kvitova e Daria Kasatkina, ma in realtà ad emergere saranno proprio Sabalenka e Naomi Osaka (tds n 20).

Aryna sconfigge all’esordio Danielle Collins (sorteggio non facile per una testa di serie), poi al secondo turno Vera Zvonareva e al terzo Petra Kvitova (tds 5). Ricordo bene quel match contro Petra; in equilibrio nella prima parte, a senso unico nella seconda, come testimonia il punteggio: 7-5, 6-1. È il segno che Aryna sta davvero esprimendosi ad alti livelli. Al quarto turno arriva lo scontro con Naomi Osaka, ed è uno scontro attesissimo, perché fino a quel momento Naomi ha giocato straordinariamente bene, lasciando per strada appena sette game in tre partite (contro Siegemund, Glushko e Sasnovich).

Ne esce un match eccezionale. Per quello che conta, al numero 1 nel mio articolo di fine anno dedicato alle partite più memorabili del 2018. Vince Osaka per 6-3, 2-6, 6-4, e probabilmente il fattore decisivo è il rendimento al servizio nel set finale: di notevole qualità per Naomi, con qualche doppio fallo di troppo per Aryna. Avevo scritto allora: “A fine partita emerge la differente natura di due tenniste con punti di contatto fisico-tecnici, ma molto diverse caratterialmente: l’estroversione di Aryna la porta a gettare la racchetta verso la propria sedia, ma anche a fare i complimenti all’avversaria al momento della stretta di mano a rete. D’altra parte Naomi, dopo il saluto al pubblico, torna a sedersi con la testa sotto l’asciugamano e piange: segno di quanto le sia costato mentalmente vincere questo match”.

Come sappiamo, Naomi Osaka finirà per vincere quello Slam (in finale contro Serena Williams) e, su sette match sostenuti, quello contro Sabalenka sarà l’unico con un set concesso all’avversaria.

 

a pagina 3: Gli Slam del 2019

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