Sonego, meglio l’uovo che la gallina. Il riscatto di Nadal e la parità di diritti uomo donna

Editoriali del Direttore

Sonego, meglio l’uovo che la gallina. Il riscatto di Nadal e la parità di diritti uomo donna

ROMA – Ecco dove Sonego, rispetto a Vienna e al k.o. con Rublev, è migliorato più di Berrettini. Solita gestione FIT per i biglietti. La vendetta di Rafa su Zverev, l’egoismo di Barty, l’handicap pro Gauff

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da Roma, il direttore

Il tassista che mi ha accompagnato alla mia macchina, parcheggiata a un km dal Foro Italico, troppo lontano per non finire inzuppato di pioggia io e fradicio il trolley con il computer e tutto l’armamentario da “elettricista” che ormai ci tocca portar dietro, di tennis sa poco o nulla. Però una cosa gli è chiara: “Aho, ogni volta che ce sta ‘er tennis a Roma piove sempre!”. Vero, però lo dicevano anche per il concorso ippico a Piazza di Siena.

La pioggia ha disturbato parecchio, e non poco, la giornata. Ma forse Lorenzo Sonego l’ha benedetta. Dovrebbe infatti avergli permesso di recuperare la faticaccia di giovedì sera e una notte forse un tantino agitata ripensando al matchpoint annullato con un coraggioso serve&volley a Thiem, alle mille emozioni, al balletto trionfale di fine partita, agli abbracci dei pochi che hanno potuto permettersi di godere dal vivo la sua miglior partita di sempre e comunque di certo bellissima anche agli occhi di chi fosse stato spettatore neutrale.

Gioca stamani alle 11 contro Rublev una partita che nella finale di Vienna apparve a senso unico, ben più del punteggio, ma da allora Sonego ha migliorato quasi tutto, a tempo record direi se si pensa che invece per sfondare nel tennis che conta ci ha messo un po’.

Ha fatto progressi nel servizio, che non è quello di Berrettini ma è un signor servizio, nel rovescio, che è più completo e incisivo di quello di Berrettini, sia che lo giochi slice sia che tenti il lungolinea (colpo fondamentale contro tutti quei tennisti alla Rublev che fanno il giro attorno alla palla per colpire tre quarti degli affondo con il dritto; magari lo avesse altrettanto sicuro “Berretto”), gioca con grande disinvoltura e timing la palla corta, di dritto come di rovescio. Inoltre, al di là della consueta garra, perché proprio non molla mai – ricorderete, prima di questo fantastico match con Thiem quello del tiebreak infinito al Roland Garros con Fritz, quello con Djere in Sardegna… – il “Polp” che tutto rincorre e acchiappa è diventato hombre muy solido. Anche in questo caso, e Matteo che peraltro ha altre qualità, ben altro dritto e potenza, magari quelle gambe e quelle capacità difensive avesse Matteo.

Poi, anche la buona sorte conta. A volte certi tornei girano bene – e a lui è capitato a Vienna di trovarsi di fronte il fratello scarso di Djokovic (però anche solo quel nome magari avrebbe intimorito un hombre meno solido) – e fin qui Roma gli è girata parecchio bene. Sì perché fra tutte le teste di serie l’unica a non avere vinto due partite in un anno era Gael Monfils. Poi l’amico Mager gli aveva fatto il favore di togliergli di mezzo de Minaur e insomma… anche se si dice sempre con gli amici non è mai facile dare il meglio di sé, il discorso valeva anche per Mager. Ecco poi la grande impresa, davvero fantastica, con Thiem, però si sa come va il tennis: su quel matchpoint Thiem avrebbe potuto anche indovinare una di quelle tante splendide risposte che gli sono riuscite nella partita.

Dopo di che c’era il timore che un ben più riposato Rublev potesse avvantaggiarsi ieri della stanchezza psicofisica, quasi inevitabile, di Lorenzo chiamato a una difficilissima prova del nove contro un altro top-10. Con i soliti scettici alla finestra, pronti a dire “beh, se uno batte il n.4 del mondo deve battere anche il n.7… sennò non è uno vero!”. Sonego sa bene che il match di stamani non sarà una passeggiata. Ma lo sa anche Rublev, credetemi. Sul Grande Stand ci sarà anche il pubblico… e non mancherà di farsi sentire in quel brutto palcoscenico che rimbomba e che ad ogni batter di piedi collettivo pare di trovarsi in mezzo a una battaglia fra soldati armati di mitragliatrici.

Certo chi vincerà il match di quarti di finale dovrà in serata battersi anche contro il vincente di Tsitsipas-Djokovic (il greco è avanti 6-4 2-1 e break, e io nel video che vi invito ancora una volta ad aprire ho definito Djokovic quale Mosè salvato dalle acque), ma questo a mio parere era uno di quei casi in cui era meglio scegliere l’uovo oggi (Rublev sabato mattina) che la gallina domani (Tsitsi o Djoker stasera).

Quindicesimo quartofinalista agli Internazionali d’Italia, Lorenzo sarebbe il primo semifinalista dai tempi di Volandri 2007. In semifinale si fermarono una volta Oscar de Minerbi nel 1931, Giorgio De Stefani e Giovannino Palmieri nel 1932 (unica edizione con due italiani in semifinale), ancora Palmieri nel 1933, Sertorio nel 1934, Gardini nel 1953, Pietrangeli nel 1959, 1965 e 1967, Merlo nel 1960 e, nell’Era Open, Bertolucci nel ’73 e, appunto, Volandri ne 2007. I finalisti azzurri sono stati in tutto dieci, in altre annate, e vorrei tanto ricordarli domani perché vorrebbe dire che alla finale c’è approdato anche Sonego, mentre i vincitori meritano di essere ricordati comunque e sono stati appena cinque: Sertorio (1933), Palmieri (1934), Gardini (1955), Pietrangeli (1958 e 1961) e Panatta (1976).

Intanto Rafa Nadal, nove volte campione al Foro, ha già messo piede per l’ennesima volta in semifinale al torneo, dopo il grande spavento preso con Shapovalov per i due matchpoint annullati e fin da molto prima, quando si era trovato sotto e quasi disarmato sul 6-3 3-0 per il canadesino cui manca solo la continuità per diventare un grande, Alla sua età ci sta. I colpi li ha tutti. Solo a rete deve decisamente fare ancora parecchi progressi. Giocare i doppi gli farà bene. Rafa si è vendicato di Madrid e di Zverev. Vero che ha dovuto annullare nove pallebreak, ma Zverev in risposta, soprattutto sul servizio esterno in kick di Rafa, ha decisamente avuto una giornata no. Di solito le sue giornate no coincidevano con quelle negative al servizio, la seconda palla ballerina. Stavolta è stata la risposta e di rovescio, per solito il colpo più solido. Capita.

Nadal era muy satisfecho, come ha detto ai colleghi spagnoli, della sua brillante prestazione. Certo Zverev, dandogli l’abbrivio psicologico nei primi quattro game disastrosi, gli ha dato bella mano. E forse il momento in cui Rafa si è spaventato di più stato quando è caduto rovinosamente su una riga, sul 5-3 30-15 . Oh ma queste cose accadono solo al Foro Italico! Sono anni che sento dire che questi campi sono pessimi da parte di tutti i giocatori, Djokovic in testa, Fognini in coda anche l’altro giorno; possibile mai che non si riesca a prepararli in condizioni decenti? Che ci vorrà mai? Mistero, come mistero è quello dei biglietti, anno dopo anno, sembra che ci sia chi si diverta a far incavolare… i clienti, gli spettatori. Leggete l’articolo di Federico Bertelli (ma non perdetevi anche i commenti dei lettori e alcune repliche di Vanni Gibertini). E se sentiste la mancanza di qualche link in più, quelli di due anni fa che portarono, insieme alla mia denuncia, anche al ritiro “fascista” del mio accredito.

Un Rafa soddisfatto dovrebbe rivelarsi ostacolo insormontabile per la sorpresa gigante, davvero gigante, di questo torneo, Reilly Opelka, 2 metri e 11 e due sole vittorie in carriera sui campi rossi prima di Roma, ma quattro vittorie qui senza perdere un solo set (Kecmanovic, Musetti, Karatsev, Delbonis). Otto set a zero e, attenzione, solo due tiebreak. Con Delbonis vinto 7-2 dopo essere andato sul 5-0.

Però, dopo aver detto che Rafa è favorito e ci mancherebbe anche se di Davide che ha sconfitto Golia se ne parla ancora non a caso, ho ricordato però nel video – e dai guardatelo ogni tanto! – il match che vidi al Roland Garros 2011: Isner quel giorno era avanti 2 set a 1 con Rafa e perse soltanto 6-4 al quinto. Insomma, i giganti che servono come Opelka, se azzeccano una giornata in cui mettono l’80% di prime… è meglio evitarli anche se ci si chiama Rafa Nadal. Opelka è pure più alto di Isner e… guardate che da fondocampo se la palla gli arriva a tiro, non è per nulla malvagio. Vabbè, mi sbilancio, 6-4 6-4 per Rafa se è il Rafa di ieri. Ma se fosse quello di Sinner e Shapovalov per un set e mezzo allora sarei più prudente. Di Djokovic e Tsitsipas leggerete (forse) domani. Dipende da Sonego… Ubi maior, giornalisticamente parlando (e quell’Ubi non sono io).

Ladies last. Why always first? Non si è per la parità dei diritti? Una parità che un articolo di Repubblica ieri, sulla scia di un esposto del Codacons che mi lascia perplesso, ha invocato anche per il Prize Money. Ma in questo caso, sarò forse bieco maschilista ma secondo me – udite udite!- ha la ragione la FIT. Se le donne tenniste in Italia fanno meno audience – ne facevano meno perfino quando avevamo delle campionesse – e meno biglietti venduti, la FIT ha il diritto di proporre un montepremi inferiore. Così come la WTA di sdegnarsi e rifiutarlo. Che poi questo non accada più negli Slam e soprattutto nei tornei americani, non significa granché. Billie Jean King e Martina Navratilova hanno combattuto e vinto grandi battaglie per “l’equal prize money”. Ma insomma chi tira fuori i soldi ha forse anche il diritto di scegliere come darli e a chi darli. Magari solleverò un vespaio con questa mia presa di posizione. Consapevole, corro il rischio.

Barty che si ritira per un doloretto al braccio quando ha vinto primo set ed è avanti 2-1 avendo chiuso a 15 il game sorprende un po’ tutti, per prima la fortunatissima Coco Gauff che proprio non se l’aspettava e cade dalle nuvole. Barty come sempre è candidamente spontanea nel dichiarare come è arrivata alla sua decisione: “Ho seguito quel che mi diceva il mio corpo, fra poco più di due settimane c’è il Roland Garros, non volevo correre rischi”. Vero che lei ha vinto il suo primo e unico Slam a Parigi nel 2019 e normale che ci tenga a far bene al Roland Garros, ma insomma proprio per aver garantito che l’infortunio non è tale da mettere in discussione la propria partecipazione allo Slam parigino, con il torneo di Roma non si è comportata in modo impeccabile. Non è certo un problema di soldi e di montepremi, non è il tipo, però ha dato quasi l’impressione che per lei Roma fosse quasi un torneo davvero minore.

Peccato perché il suo tennis facile è davvero piacevole da vedere, diverso da come giocano quasi tutte. Qui AGF, nostro vate e massimo esperto di tennis femminile, sicuramente me ne vorrebbe dire di tutti i colori. Per il torneo, alla fin fine, la presenza della giovanissima Gauff in semifinale non è disdicevole, anzi. Avrà il vantaggio di giocare più fresca oggi con chi vincerà stamani fra una ex campionessa del Foro Italico, Elina Svitolina (2 volte) e la campionessa dell’ultimo Roland Garros, Iga Swiatek. Considerata la giovane età e la inevitabile inesperienza di Coco è forse giustizia divina quella che le dà quel vantaggio. Di certo lei stamani tiferà perché Svitolina e Swiatek giochino una maratona di 3 set.

Una maratona tipo quella che, annullando tre matchpoint a Ostapenko, ha vinto un’altra ex campionessa del Foro Italico, quella Karolina Pliskova, n.9 WTA, che era l’unica testa di serie a presidiare le metà bassa del tabellone dove quale altra semifinalista c’è – in barba alle più attese e titolate Osaka 2, Brady 13, Bencic 10 e Serena Williams 8 – troviamo la longilinea croata Petra Martic, 25, che ha ridimensionato Pegula, giustiziera della Osaka, una campionessa di quattro Slam che proprio sulla terra rossa resta un pesce fuor d’acqua. E sì che di acqua in questi giorni su Roma ne è caduta tanta.

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