Roland Garros: Fognini ha 34 anni, gioca male, ma non è vecchio. Berrettini e Sinner favoriti

Editoriali del Direttore

Roland Garros: Fognini ha 34 anni, gioca male, ma non è vecchio. Berrettini e Sinner favoriti

PARIGI – Il terzo verrà dal vincitore del derby Cecchinato-Musetti. Il New York Times scrive del boom italiano… che non si spiega. Perché il corridoio di Fognini era il migliore. Fabio si infuria con un giornalista. E ha ragione

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Fabio Fognini - ATP Madrid 2021 (ph. Mateo Villalba)
 

Se Fabio Fognini avesse battuto Federico Delbonis avrebbe raggiunto gli ottavi di finale in un settore del tabellone, quello più alto della seconda metà, dove teoricamente raggiungere le semifinali per un altro tennista italiano in gran forma (Berrettini?) sarebbe stato tutt’altro che impossibile. In quel settore, lasciato vacante prematuramente da Thiem n.4 (sconfitto al primo round da Andujar), ci sono dall’alto in basso Zverev e Nishikori, Davidovich Fokina (vittorioso su Ruud nel match più combattuto, lungo e bello del giorno, 5 set, 4h35m) e appunto Delbonis.

Zverev è il più forte e titolato del quattro, ma Sinner qui lo ha battuto al Roland Garros 2020 e anche Berrettini una volta (su 4) ha vinto con il tedesco. Non che sia facile e scontato battere Zverev, però è certo meno difficile che battere Djokovic e Nadal.

Lo avevo scritto all’indomani del sorteggio, in sede di presentazione, se il sorteggio migliore che potevamo sognare quello che aveva messo ben sei italiani nello stesso quarto di tabellone (quello più alto della metà alta, laddove in cima troneggia Djokovic, eppoi come se non bastasse ci fa capolino anche Federer) e altri tre, tra cui Sinner, nello stesso secondo quarto della stessa metà. Laddove Rafa Nadal vi volteggia tipo avvoltoio che non perdona.

Qualche lettore mi rimproverò per aver manifestato già allora una – peraltro confessa – mia perenne  “incontentabilità”, tipica del “maledetto toscano” (opera cit: Curzio Malaparte). Proprio oggi un caro collega mi faceva presente che i rimproveri al direttore, più del tiro al piccione, sono lo sport preferito per i lettori di qualsiasi media. E Ubitennis non fa eccezione.

Però, ora che i nodi stanno per venire al pettine, ci si renderà tutti conto che se Berrettini rispetta il pronostico che lo vuole vittorioso sul sudcoreano Kwon (giustiziere di Seppi), lui dovrà incontrare prima Federer (sempre che Roger non sia fermato dal mancino tedesco Koepfer) e poi Djokovic che non perderà oggi contro Berankis e difficilmente perderà lunedì dal vincitore del derby italico di questo sabato e mezzogiorno di fuoco, Musetti-Cecchinato.

Insomma, non era meglio trovarsi altrove per Berrettini., Sinner, Cecchinato, Musetti – i nostri quattro superstiti – dalle parti dove poteva infilarsi Fabio Fognini che purtroppo non è in forma e, soprattutto, sembra essere un po’ andato via con la testa (come potrete avvertire dalla sue dichiarazioni post match)?

Il discorso fatto per Berrettini vale per Sinner. Se infatti il tennista altoatesino sconfiggerà lo svedese Mikael Ymer come alle finali ATP NextGen di Milano 2019 – ma, attenzione a non sottovalutarlo; ci ha anche perso a Montpellier nel 2020 – Jannik negli ottavi andrà a sbattere per il secondo anno consecutivo al Roland Garros sul grande favorito del torneo, Rafa Nadal.

Io credo Berrettini e Sinner vinceranno, mentre non riesco ad avere certezze sul derby Cecchinato-Musetti perché è difficile scegliere fra la maggiore esperienza del primo novello Lazzaro risorgente e l’arrembante entusiasmo del secondo diciannovenne de noantri che ha esordito in uno Slam conquistando due vittorie per 3 set a zero, ha concesso appena 11 game in un match e 10 nell’altro, alla faccia dell’emozione che quasi non sembra che ci sia. Chiunque vinca il derby, se non sbaglio nel pronostico che vede vincenti sia Berrettini sia Sinner (con più margini per il primo che per il secondo), avremmo tre italiani in ottavi.

Jannik Sinner
Jannik Sinner – Roland Garros 2021 (foto Twitter @RolandGarros)

Come non è più accaduto dal 1962 (59 anni fa) e mai in Era Open. Quell’anno furono Beppe Merlo, che batté il sudafricano Keith Diepraam, l’altro sudafricano (ma aussie di nascita Bob Hewitt) e l’americano Wayne Reed, ma perse contro il francese Pierre Darmon in ottavi; il secondo fu Nicola Pietrangeli che batté l’americano Allen Fox, il francese Bernard Boutboul, il sudafricano Abe Segal, l’americano George Hughes, ma perse nei quarti contro l’australiano Neale Fraser. Il terzo italiano fu Jacobini che vinse due partite per ritiro e poi battè il brasiliano Thomas Kock prima di perdere in ottavi con Rod Laver, ma strappandogli un set.

Visto che mi sto dilungando sui record, a beneficio dei miei lettori coetanei o quasi – mentre i giovani si staranno assopendo – aggiungo qui che Fognini ha mancato la vittoria n.63 in uno Slam. L’avesse centrata avrebbe staccato Adriano Panatta che negli Slam si è fermato a quota 62 vittorie e 29 sconfitte. Percentuale di vittorie 0,68%. Fognini ha 62 vittorie e 50 sconfitte in altrettanti Slam. Irraggiungibile Nicola Pietrangeli: 86 vittorie e 39 sconfitte (0,69) fra il 1954 e il 1973, 19 anni di Slam.

Non avevo proprio voglia di scrivere del match di Fognini. Che rabbia, che opportunità persa contro un giocatore che era in fiducia e in forma ma insomma, in tutta la vita non era mai arrivato agli ottavi di uno Slam e ci è arrivato proprio questa volta. Fabio, per sua stessa ammissione, lo ha giocato come peggio non poteva. Il punteggio (6-4 6-1 6-3 in 2h e 6m) forse poteva essere meno severo perché di 26 giochi solo sette non sono finiti ai vantaggi. Ma ai vantaggi, dove diverse volte Fabio non avrebbe dovuto nemmeno arrivare – “Sono stupido! Se sono 40 a 0 e 40 a 15, cazzarola… mi complico il game, non c’entra il resto…ho giocato male, molto male”i punti importanti li faceva quasi sempre Delbonis, non solo di dritto ma anche di rovescio.

Di fatto però Fognini, 53 errori gratuiti in 26 game, quindi più di due punti di media a game, gli regalava sempre troppo. Avrà sbagliato una caterva di rovesci. Metteva pochissime prime e sulla seconda ha fatto solo il 28% dei punti, poco più di uno su quattro.

Non ha saputo sfruttare il corridoio lasciato ben aperto da Thiem. Neppure dopo che a fine secondo set, 6-1, una pioggia provvidenziale sembrava essere venuta giù per interrompere il martirio e salvarlo. Quando si è ricominciato è andata quasi peggio: 3-0 con due break per l’argentino che avrebbe poi detto: “In fondo quel break non mi ha danneggiato. Cominciavo a essere un po’ teso. Durante il break mi sono messo a parlare con il mio coach, mi sono tranquillizzato, forse la pioggia mi ha aiutato…”.

Sul campo Fognini non si è fatto mancare nulla, ha discusso con l’arbitro, si è incavolato con se stesso fino a battere i pugni sulle corde con una tale forza dopo un colpo sbagliato da farsi sanguinare le nocche e dover ricorrere ad un intervento medico. Autolesionismo puro. Tutto incerottato ha proseguito a giocare, commentando fra sé e sé, ma senza sfuggire ai microfoni di Eurosport, tutto quel che poteva. Alla sua maniera. A 34 anni compiuti è sempre il solito Fognini. Anzi forse un po’ meno solito perché questa volta è sembrato non solo eccessivamente nervoso ma anche negativo, quasi rassegnato, con l’alibi dell’età che deve essere maturato nella sua testa più del dovuto.

Tale sensazione l’ho ricavata dalla sua conferenza stampa quando ha risposto a Riccardo Crivelli della Gazzetta che, dopo una premessa fatta a scopi distensivi, ha concluso: “A lui riusciva tutto, a te poco; speravi che calasse…?”.  E Fabio: “Ho 34 anni e giocando così è difficile vincere… pensavo di ingarbugliarlo in qualche modo; se fate le solite pagelle, sono bocciato!”

Non sono i 34 anni, caro Fabio, giocando così è difficile vincere a 34 anni come a 24 e a 19. Però Fabio sembra davvero essersi ficcato in testa, appena le cose si mettono male sul campo, di non poter più vincere match importanti per via dell’età. Ripete spesso il leit-motiv degli anni. A me sembra più un fatto mentale, psicologico che altro. Lui stesso aveva detto giorni fa che “le caviglie, i piedi, sono a posto, gli interventi chirurgici sono perfettamente riusciti”. E allora, se il fisico sta bene, il problema – more solito – è nella testa. Il suo coach Alberto Mancini dovrebbe cercare di convincerlo che non è ancora pronto per la pensione. Che a 34 si può ancora vincere partite se il fisico è integro.

Magari, in una partita come quella con Delbonis, si può almeno provare qualche schema, qualche strategia diversa, per esempio nella posizione da cui rispondere che è sempre stata la stessa, sempre lontanissimo dietro la riga di fondo. Qualche correttivo, quando le cose non vanno bene, non funzionano, si dovrebbero provare.

Se non mi è piaciuto per nulla Fabio sul campo, sono stato invece pienamente d’accordo con lui quando, comprensibilmente incavolato per la sconfitta e costretto a venire in sala stampa (dove come sapete preferisce non rispondere alle domande dei giornalisti di Ubitennis… motivo per cui non gliele abbiamo fatte; le facciamo solo quando non c’è nessun altro collega, per fare un servizio agli appassionati e ai suoi stessi tifosi, oltre che ai lettori) la conferenza stampa si è aperta in inglese e un giornalista francese ha pensato bene di chiedergli un commento sui successi del rampante tennis italiano! Non era proprio il momento di chiedergli una cosa simile. Avesse vinto sarebbe stato diverso.

Fatto sta che Fabio è sbottato: “Ho risposto a questa domanda un milione di volte, vatti a leggere le mie interviste, fatti un copia e incolla, non ho nessuna intenzione adesso di ripeter quel che tutti sanno!” E poco c’è mancato che non lo mandasse anche a quel Paese. Il collega, mai visto prima, se lo sarebbe meritato. Ho pensato a Naomi Osaka: a volte (ma solo a volte) è vero che certe domande sembrano fatte apposta per far saltare la mosca al naso. Per improntitudine.

Intanto, in conclusione, mentre Tsitsipas ha avuto il suo bel daffare ad arginare i cannonball di Isner, vi segnalo che mentre un paio di radio sono venute da noi per chiederci – nel giorno in cui l’Equipe titola a tutta prima pagina “Il n’ya plus de francais en ̶2̶e̶ 1re semaine” (non ci sono più francesi ̶n̶e̶l̶l̶a̶ ̶s̶e̶c̶o̶n̶d̶a̶ ̶s̶e̶t̶t̶i̶m̶a̶n̶a̶ nella prima!) del boom del tennis italiano, con cinque tennisti al terzo turno sia nel 2020 sia nel 2021 qui – perfino il New York Times ha dedicato un articolo al boom del tennis italiano.

Secondo me non è un grande articolo, al di là del buon inizio: “Il grande Slam che si gioca in questo momento può essere chiamato French Open. Il superfavorito del singolare maschile viene dalla Spagna. Ma questo torneo, e forse il futuro del tennis maschile, improvvisamente appare molto italiano“. Forse Matthew Futterman, inviato a Parigi, avrebbe potuto informarsi meglio sul perché di questo boom, anche se è vero che i tennisti interpellati non hanno saputo dargli grandi risposte. Saluti a tutti e a domani, mentre molti giornali italiani si sbizzarriscono nel raccontare il caso della tennista russa arrestata. Tutto quanto fa spettacolo.

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