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Al femminile

Il Roland Garros di Krejcikova e dei ritiri

Lo Slam sulla terra rossa ha proposto quattro semifinaliste esordienti e una vincitrice a sorpresa. Ma anche tanti problemi fisici delle giocatrici di vertice

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Barbora Krejcikova - Roland Garros 2021 (via Twitter, @rolandgarros)
 

Un dato quasi unico dello Slam appena concluso è che in semifinale sono approdate quattro giocatrici che mai si erano spinte così avanti in un Major. Tutto sommato però, non credo si possano avvicinare le loro storie, troppo diverse per età e carriera.

Anastasia Pavlyuchenkova
Pavlyuchenkova è ormai una veterana: compirà 30 anni il prossimo 3 luglio, e gioca ad alto livello in WTA da una dozzina di stagioni. È stata una delle migliori junior del terzo millennio, capace di vincere tre Slam fra il 2005 e il 2006, (il primo ad appena 14 anni) misurandosi con una concorrenza non solo agguerrita, ma anche più anziana di lei: si parla di nomi come Azarenka, Radwanska, Wozniacki.

Una volta passata professionista, non è riuscita a raggiungere gli stessi risultat di Vika o Caroline, anche se non è stata poi così lontana. Best ranking a 20 anni (numero 13 del mondo), senza però mai riuscire a entrare in Top 10. Discorso simile a livello di tornei: successi negli International e nei Premier (gli attuali WTA 250 e WTA 500), ma senza l’acuto nei Premier 5 o Premier Mandatory (gli attuali WTA 1000).

Con l’impresa di Parigi, Anastasia è riuscita a raggiungere la finale Slam dopo oltre 50 partecipazioni nei Major, eppure faccio fatica a identificare un qualche aspetto del suo tennis differente da altri momenti del passato. Ha sicuramente giocato bene, ma ha battuto giocatrici che comunque aveva già sconfitto in precedenza, come Sabalenka e Azarenka. Questa volta la sequenza proposta dal tabellone l’ha aiutata a spingersi più avanti, ma non si può dire sia stata particolarmente fortunata, anche perché qualche problema fisico l’ha in parte condizionata durante il torneo.

Maria Sakkari
Anche se di una generazione differente da Pavlyuchenkova, non credo si possa definire una enorme sorpresa nemmeno la semifinale di Maria Sakkari (è nata nel 1995). Si tratta di una giocatrice in fase di consolidamento a livello medio-alto: ormai è da un po’ che si muove attorno alla ventesima posizione mondiale, e non è la prima volta che è capace di fare qualche sgambetto a giocatrici più avanti di lei nel ranking. Questa volta ha avuto il merito di sconfiggere la campionessa in carica Iga Swiatek, interrompendo l’incantesimo che vedeva Iga vincitrice di 10 match consecutivi a Parigi senza perdere set.

Maria invece non solo le ha strappato un set, ma ha ribadito il risultato anche nel secondo, sconfiggendo la prima favorita dei bookmaker con un doppio 6-4. E se probabilmente Swiatek non era nella migliore giornata del suo torneo, a Sakkari va comunque riconosciuto il merito di aver e eliminato nei turni precedenti due clienti non semplici come la finalista del Roland Garros 2020 Sofia Kenin (6-1, 6-3) e come Elise Mertens, una tennista che difficilmente regala le partite (7-5, 6-7, 6-2).

Tamara Zidansek
Sicuramente il nome meno atteso nel ventaglio delle semifinaliste è quello di Tamara Zidansek. Slovena, appartenente alla generazione “d’oro” del 1997 (la stessa di Osaka, Ostapenko, Bencic, Kasatkina, ma anche di Paula Badosa). Zidansek è nata un giorno prima di Ana Konjuh (26 e 27 dicembre 97), ma sembrava destinata a rimanere sempre un passo indietro rispetto alle più precoci coetanee. Però un primo acuto fuori dal coro lo aveva fatto sentire proprio nello Slam francese dello scorso anno.

Mi rifaccio all’articolo di commento del Roland Garros 2020 che avevo scritto alcuni mesi fa (vedi QUI): “Sembrerà una affermazione esagerata, ma secondo me la partita più intensa del Roland Garros 2020 è stata giocata al primo turno: Muguruza b. Zidansek 7-5, 4-6, 8-6. Un partita che ha offerto contemporaneamente qualità di gioco, equilibrio delle forze in campo, e parecchi scambi di alto livello. Mai mi sarei aspettato di vedere una Zidansek così ispirata, capace di alternare colpi in spinta e slice velenosi, uniti a recuperi difensivi così profondi e millimetrici da trasformarsi in potenziali vincenti. L’impressione che ho avuto è stata quella di una tennista in giornata di grazia, che se non è riuscita a compiere l’upset è solo perché ha trovato una Muguruza che è stata capace di dare il meglio di sé per riuscire a spuntarla. (…) Se in futuro Tamara Zidansek saprà ripetere prestazioni del genere potrà salire molto in classifica (attualmente è numero 87, con un best ranking da numero 56)”.

Dopo quell’eccezionale match francese, avevo cominciato a tenere sotto osservazione Tamara, come mi capita con le giocatrici che ipotizzo siano pronte a un salto di qualità. Invece nulla: le cose non sembravano migliorare. Per esempio aveva raggiunto la finale a Bogotà, ma senza riuscire ad avvicinare il livello del tennis offerto contro Muguruza: finale persa contro Camila Osorio Serrano dopo una serie infinita di errori non forzati. Cominciavo a pensare di aver preso una cantonata, avendo sopravvalutato il valore di quel match contro Garbiñe.

Poi però qualcosa è accaduto. A Madrid, Zidansek è tornata a far soffrire una avversaria di grande prestigio come la numero 1 Ashleigh Barty. Di nuovo alla fine ha perso (6-4 1-6 6-3), ma dopo avere offerto momenti di tennis simile a quello del Roland Garros 2020. Evidentemente è nella natura di Tamara esaltarsi contro le avversarie di grande nome.

Al Roland Garros 2021 il sorteggio le ha proposto un altro primo turno proibitivo: la sfida contro Bianca Andreescu. E come lo scorso anno c’è stata grande battaglia. Forse non di qualità alta come nel 2020, ma comunque degna di nota. E soprattutto, questa volta Zidansek ha vinto: 7-6, 6-7, 9-7 dopo aver salvato anche un match point. Una vittoria di tale portata probabilmente ha fatto scattare qualcosa nella fiducia di Zidansek, trasformandosi nella partita della svolta.

Dopo il successo contro Andreescu (prima Top 10 battuta in carriera), Zidansek ha sconfitto Brengle, Siniakova, Cirstea e Badosa, una delle favorite della vigilia. Turno dopo turno ha rafforzato il proprio tennis e il suo dritto è diventato un’arma sempre più pericolosa per le avversarie. Se ne è accorta anche Pavlyuchenkova, che in semifinale ha adottato una tattica molto semplice e diretta: ha sistematicamente giocato sul rovescio di Tamara, riuscendo alla fine a mandarlo in crisi (7-5, 6-3). Al di là di tutto, il Roland Garros 2021 rimane comunque il torneo della vita di Zidansek, che oggi vanta il best ranking di carriera: numero 47.

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