La rinascita di Danielle Collins: dall’endometriosi alla finale dell’Australian Open

Australian Open

La rinascita di Danielle Collins: dall’endometriosi alla finale dell’Australian Open

La statunitense è pronta a giocarsi il primo titolo Slam dopo che, neanche un anno fa, le è stata asportata una ciste delle dimensioni di una pallina da tennis

Pubblicato

il

Danielle Collins - Australian Open 2022 (foto Twitter @AustralianOpen)
 

All’inizio del torneo non si poteva certo considerare Danielle Collins tra le principali candidate alla vittoria finale, sia alla luce del ranking (partiva dal numero 30) che per la vicinanza in tabellone a giocatrici potenzialmente pericolose quali Kontaveit, Rybakina e Mertens.

Eppure, domattina sarà la ventottenne statunitense (laureata in comunicazione) a scendere in campo contro la beniamina di casa – e grande favorita da inizio torneo – Ashleigh Barty, in una partita che, però, Collins ha già vinto prima ancora di disputare. Non è un appello alla scaramanzia, beninteso, ma una sincera forma di ammirazione dati i grossi problemi fisici che ha dovuto affrontare durante la sua carriera. Visto dov’è ora – e soprattutto dov’era prima – è facile capire i motivi dell’affermazione soprastante.

A inizio aprile 2021, l’ex-studentessa della University of Virginia è andata sotto i ferri dopo che le è stata diagnosticata l’endometriosi, una malattia che colpisce una donna su dieci (come riportato da Simon Briggs del Telegraph) e che è “caratterizzata dalla presenza e dall’accrescimento progressivo di isole di mucosa uterina” (fonte Treccani) o all’interno dell’utero stesso o in altri organi. Nel caso di Collins, il problema si è manifestato nelle ovaie, da cui è stata rimossa una ciste delle dimensioni di una pallina da tennis.

Dopo la vittoria contro Xiyu Wang nel primo turno dello scorso Roland Garros, Collins si esprimeva così: “Ho aspettative diverse dal solito in questo torneo, visto che ho subìto un’operazione chirurgica, e quindi la mia attitudine mentale è stata un po’ diversa quando sono scesa in campo.  Era una cosa che non mi capitava dai tempi del college, quando magari mi trovavo a gestire degli infortuni. Mi sono detta, ‘voglio solo fare del mio meglio, e devo essere consapevole di quali siano i miei punti di forza ma anche del fatto che in certi momenti potrei non sentirmi benissimo’. Alla fine sono contenta delle sensazioni che ho avuto, sono stata bene per tutto il match. Ero sicuramente nervosa, visto che era il mio primo incontro dopo l’operazione. In certi momenti ho esitato un pochino, ma con l’andare della partita mi sono sentita sempre più sicura della mia condizione fisica”.

LA DIAGNOSI E LA RIABILITAZIONE

Come se non bastasse, l’endometriosi non era l’unico problema fisico che Collins si è portata dietro lungo la sua carriera. La statunitense soffre anche di artrite reumatoide, ma questo problema è diventato gestibile nel tempo: lei stessa ha infatti confessato che una dieta priva di latticini e glutine la sta aiutando a contenere i sintomi. L’endometriosi, invece, ha rappresentato una sfida ben diversa, con sintomi che includono lunghi periodi di spossamento, debolezza e malessere che l’hanno condizionata a lungo. Ha raccontato di aver avuto per la prima volta i sintomi sei anni fa, appena diventata professionista dopo la laurea, quando si svegliò vomitando alle tre del mattino. Da allora ha avuto periodi in cui non poteva giocare a causa della malattia, compresi due attacchi a Wimbledon 2018 e all’Australian Open 2021. Negli primi mesi del 2021 è arrivata la diagnosi, dopo un ritiro ad Adelaide apparentemente dovuto a un’ernia – in realtà, la ciste si era ingrandita al punto da causare uno spostamento dell’utero che aveva conseguentemente iniziato a far pressione sui nervi spinali.

“Noi donne siamo abituate ad avere il ciclo mestruale, quindi in un certo senso sappiamo convivere con il dolore”, raccontava il 30 maggio scorso. “Tuttavia, ad un certo punto questo problema ha iniziato a condizionarmi in maniera decisamente anormale, causandomi tanti momenti di difficoltà, anche perché ripensandoci ho notato di aver avuto anche più infortuni durante il periodo dell’endometriosi, e può darsi che i problemi ormonali causati dalla malattia abbiano avuto un impatto anche in quel senso. […] Ero convinta che si trattasse di un problema articolatorio e, a dire il vero, ho anche ricevuto delle diagnosi sbagliate durante questi anni. Ora sono solo sollevata, mi sento bene e non devo più domandarmi, ‘questa sarà una cattiva settimana, devo organizzare la mia vita in base a questo?’ Mi sono tolta un enorme peso dalle spalle: ormai ero abituata a sentirmi così, per me era diventata la normalità“.

Una volta sostenuta l’operazione, le cose sono migliorate molto, soprattutto per quanto riguarda il mal di schiena. Con i progressi è arrivata la consapevolezza di poter andare a Parigi (il suo ultimo match era stato a Miami, a marzo 2021): “Il mio medico era sicuro che ce l’avrei fatta per il Roland Garros, ma ho dovuto fare tanta riabilitazione, perché i chirurghi sono dovuti passare dai muscoli addominali durante l’operazione. […] Ma mi sono sentita molto meglio da allora, e nelle due settimane prima del torneo la mia condizione fisica è stata decisamente continua: non ho saltato allenamenti né sedute in palestra, e non ho avuto sintomi influenzali”.

IL PERCORSO DOPO IL ROLAND GARROS

Il viaggio nel Major parigino ha avuto durata breve per la nave Collins, schiantatasi contro l’iceberg Serena Williams al terzo turno. Anche la breve parentesi sull’erba non è stata indimenticabile, ma nell’ultima parte della stagione è cambiato tutto. Prima la semifinale a Budapest – costretta al ritiro contro Anhelina Kalinina – quindi due titoli consecutivi a Palermo (senza perdere set) e soprattutto al WTA 500 di San José.

Sempre durante lo swing nordamericano, Collins ha ottenuto alcune vittorie importanti, tra cui quella contro Simona Halep a Montreal o quella contro Anastasia Pavlyuchenkova (finalista proprio al Roland Garros) in Billie Jean King Cup. Ha chiuso l’anno da numero 29 al mondo ma, come detto in apertura, era davvero difficile immaginare di vederla in lotta per il titolo all’Australian Open.

E invece eccola qua, dove una combattente del suo calibro merita di essere. Con un occhio sempre rivolto a chi, come lei, ha sofferto o ancora soffre di endometriosi. Un problema che, come spiegato nella già citata intervista al Telegraph, potrebbe impedirle in futuro di avere dei figli.

La mia paura più grande è che la malattia abbia intaccato le tube di Falloppio, impedendomi di avere figli. Ho interagito con tante donne che hanno avuto l’endometriosi, sia amiche che sconosciute, ed è stato bello avere quel senso di comunità, perché questo tipo di condizione può farti sentire molto isolata. Quindi sarò ben felice di fare lo stesso per altre donne che stanno soffrendo per la stessa malattia, so che a volte non si vede la luce in fondo al tunnel – spero di poter offrire delle informazioni utili per aiutare queste persone. Sono stata molto fortunata, perché ho un’amica che ha avuto a sua volta l’endometriosi e mi ha aiutata a capire quale fosse il problema – per questo credo che parlarne con altre donne sia uno strumento per avere più controllo sulla malattia”.

La finale contro Ashleigh Barty è in programma domani mattina alle 9.30. In ogni caso, a prescindere dal risultato, Danielle Collins ha già vinto la sua partita più importante.

Articolo a cura di Giovanni Pelazzo

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement