Medvedev, la pace e l'Australia: "Sono maturato, rispetto le opinioni di tutti"

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Medvedev, la pace e l’Australia: “Sono maturato, rispetto le opinioni di tutti”

Il n. 1 Medvedev alla viglia primo Master 1000 lancia un messaggio di pace: “Voglio che tutti siano al sicuro”

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Daniil Medvedev - Acapulco 2022 (Twitter - @AbiertoTelcel)
Daniil Medvedev - Acapulco 2022 (Twitter - @AbiertoTelcel)
 

La nuova vita da n.1 al mondo comincia da qui, dal BNP Paribas Open. Per la prima volta il tennista russo disputerà un torneo da numero 1 de mondo, e la responsabilità è tanta: “Penso che ci sia molta pressione, ma al tempo stesso c’è molta motivazione in me per cercare di dare il meglio. Qui ci sono 1.000 punti in palio e il tabellone è molto difficile, tanti giocatori forti, non sarà facile”. Il ricordo della sconfitta in finale contro Nadal all’Australian open è ancora fresco, ma rispetto alla conferenza stampa in cui a detta sua “Aveva smesso di sognare” sembra essere arrivato ad una conclusione: L’Australian Open mi ha fatto maturare molto. Ho capito che ho molto su cui lavorare”.

Magari le cose possono essere cambiate dopo esser diventato numero 1. “Dopo l’Australia ho giocato un torneo, ad Acapulco, ed è stato fantastico tornare in campo. Non ho giocato il mio miglio tennis ma mi sono sicuramente divertito. Ovviamente va specificato che quanto detto alla fine dell’Australian Open è arrivato dopo una dura sconfitta, quindi certe volte in pochi giorni le cose hanno un sapore diverso. Io cerco sempre di ragionare a mente fredda ma certe volte se vinci sei felici e dici molto di più di quello che pensi e la stessa cosa accade quando perdi. In ogni caso ho raggiunto delle conclusioni su me stesso e sugli altri, e l’Australian Open mi ha fatto maturare, spero. C’è ancora molto margine per migliorare, sul mio modo di comportarmi e come reagire con gli altri”.

Quindi il bambino che è dentro di lui sta ancora sognando? “Al momento è difficile rispondere, ma diredi di sì, in maniera differente”.

Alla vigilia del primo master 1000 della stagione non potevano mancare domande sul conflitto in Ucraina, e il russo non si è tirato indietro alla domande, in particolare riguardo alla decisone dell’ATP di oscurare le bandiere dei giocatori russi e bielorussi. “Non sono io che prendo queste decisioni; è stato così per noi anche ai Giochi Olimpici. Per me è sempre difficile parlare di questo argomento. Il mio intento è quello di giocare a tennis in tanti paesi per promuovere il mio sport, anche in patria“, aggiungendo: “In questo momento la situazione è questa, e se è l’unica maniera per poter competere allora è quello che farò”.

Ma c’è il rischio di non poter competere per i tennisti russi? “Il tennis è uno degli sport più individuali che ci sia. Ognuno ha il suo team personale, molto spesso composto da persone di più nazionalità. Poi se guardi ad esempio la top 100, vedi molti tennisti che vivono in tanti posti diversi. Insomma c’è sempre la possibilità ma spero di no.

Sulla scia della domanda, al tennista russo viene chiesto un parere sul conflitto e in particolare se ritiene che i suoi concittadini in Russia possano arrivare a sollevarsi contro Putin: “Con i miei amici in Russia parliamo spesso di politica e come accade ovunque, ognuno ha la sua opinione. Io cerco di non addentrarmi troppo e, anche se in campo faccio il duro, io cerco sempre di rispettare le opinioni di tutti. Ogni paese nella sua storia ha vissuto diversi momenti, compiuto il suo percorso, con le sue radici ecc. Sarò in grado di rispondere alla domanda alla tua domanda, magari fra 20, 10, 5 anni. Ora non ho risposta“.

Dopo queste parole sulla guerra Russia-Ucraina ha poi voluto aggiungere delle parole concilianti, in tema con il nuovo programma lanciato dagli organi del tennis.Il mio messaggio è sempre lo stesso: voglio la pace in tutto il mondo e in tutti i paesi. Penso che tutti i tennisti vi diranno lo stesso”.

“Tornando a parlare dell’Australia, mi sono reso conto che certe volte il mio comportamento in campo è troppo rude, e sento che dovrei fare dei cambiamenti. Non sono sicuro di riuscire a farcela ma durante la mia carriera ho sempre lottato per cambiare il mio comportamento in campo. Quando ho iniziato da junior, ero un disastro mentalmente. Il messaggio in ogni caso è sempre lo stesso: voglio che tutti stiano al sicuro. Anche se guardi le mie interviste di anni fa su argomenti differenti, io voglio stare al sicuro e voglio lo stesso per tutti”.

Insomma sembra una nuova rinascita per Medvedev che ora si potrà concentrare esclusivamente sul campo; per lui la strada che porta alla finale è impervia: sul suo cammino diversi avversari temibili come Cameron Norrie, Carlos Alcaraz e Stefanos Tsitsipas ai quarti, prima di giungere ad una potenziale semifinale contro Nadal, per una possibile rivincita della finale australiana.

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