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Di Alcaraz e della sua capacità di elevare il gioco degli avversari
È possibile che incontrare Carlos porti lo sfidante al suo picco, a qualità finanche mai espresse? Esiste un “effetto Alcaraz”?

Durante il torneo di Indian Wells, alla fine del tiratissimo primo set fra Carlos Alcaraz e Hubert Hurkacz, l’ATP Graphic & Statistics Operator Enrico Maria Riva ha twittato, dando voce (testo…) a quello che milioni di occhi stavano osservando: “È presto per dirlo, ma pare che uno dei principali effetti di Alcaraz sia di alzare enormemente la qualità del gioco degli avversari”. Un presunto effetto da non confondere con la capacità di Dominic Thiem di rendere fenomeni per un giorno avversari come Herbert e Ramanathan (2017), Ebden e Sandgren (2018), Fabbiano e Ruusuvuori (2019), però perdendoci, magari anche nettamente. Ma entriamo nel dettaglio di questo “effetto Alcaraz” dando uno sguardo agli ultimissimi sfidanti di colui che sembra aver già messo la freccia nei confronti dei nextgen originali, che ancora si accontentano di rimanere in coda ai Big Tir, ehm, Three, approfittando dei loro occasionali stop forzati.
Nel 2016, Miomir Kecmanovic (qui il suo profilo) è stato numero 1 junior nel 2016. Dopo un 2021 in cui ha restituito con interessi da usura quanto ottenuto nelle due stagioni predecenti, è riemerso dalla off-season in versione agguerritissima. All’Australian Open, l’assenza di Djokovic aveva creato un buco nel tabellone, una valle fino agli ottavi per… Sonego? Tommy Paul? No, ci si è infilato Misha. Bisogna dire che i suoi successi di questi primi tre mesi hanno anche un’importante benché involontaria componente “azzurra”, nel senso che tutti i nostri rappresentanti si sono fatti da parte al suo passaggio: Travaglia, Caruso, Sonego (due volte), Cecchinato e Berrettini. Attento, solidissimo, fisicamente robusto e inappuntabile… un po’ noiosetto, insomma. Ma il quarto di finale che lo ha visto impegnato contro Carlos è stato avvincente: 143 minuti tutti da assaporare, arricchiti da scambi mozzafiato vinti ora dall’uno, ora dall’altro, per un livello stellare da parte di entrambi i contendenti.
Compiamo un piccolo balzo fino a Casper Ruud, analizzando il più velocemente possibile la sua semifinale floridiana perché va bene vederla una volta, ma riviverla significa infierire, tenendo anche presente che sulla carta era paragonabile al secondo turno di Gstaad 2021, quando Ruud affrontò il n. 124 Dennis Novak. Contro Francisco Cerundolo, per inciso bestia nera di Kecmanovic nella gira sudamericana e quindi fonte di preziose informazioni che i nostri dovrebbero avere il buon senso di chiedergli (o carpirgli, hackerargli, vale tutto), Casper avrebbe potuto giocare un tennis brillante, sempre nei limiti delle proprie caratteristiche, com’è solitamente possibile fare in presenza di un importante divario in termini di classifica. Invece, forse complice la pressione per la ghiotta chance di agguantare la sua prima finale Masters 1000, ha preferito limitarsi a un sorta di compitino e neppure ben fatto, un po’ come fece nel 2019 Dusan Lajovic in finale a Umago contro il qualificato Attila Balazs, quando non fu neppure sfiorato dal pensiero di giocare a braccio sciolto, salvo poi, se non fosse stata giornata, avere tutto il tempo per mettere le mani sul trofeo ripiegando su posizioni conservative. No, “palleggio” fin dall’inizio. Il norvegese visto contro il maggiore dei Cerundolo è stata davvero una versione… fantasmina rispetto a quello della finale, almeno finché ha tenuto botta. È partito sparato, Ruud, conscio che avrebbe potuto mettere in difficoltà l’avversario solo salendogli sopra. Un po’ come salire sopra alla prima di servizio di Opelka. Così Casper è entrato in campo pensando “vabbè, togliamoci subito questo dente”, che poi se l’è tolto davvero qualche giorno dopo, postando pure la foto del del giudizioso molare insanguinato. Ma, fosse capace di giocare “sempre” a quell’intensità per interi match, Splatter Casper diventerebbe un problema anche per i pochi che riescono a vincerci già adesso. Sul 4-1 per lui, la grafica confermava l’evidenza visiva: la velocità media del suo dritto era di oltre 146 km/h. Contro Cerundolo, 127. Per dire.

E Hurkacz, citato all’inizio? Il mite Hubert si trova talmente a proprio agio nell’umida Miami – campione uscente e semifinalista, vincitore in doppio – che si potrebbe coniare un termine per riassumere la fruttuosa relazione con il torneo della Florida: hubidity? Il suo incontro più spettacolare è stato proprio quello contro Carlitos, dove ha mostrato un gran livello. Per dovere di informazione, ricordiamo che dopo la sconfitta il polacco ha dichiarato di “poter giocare meglio di come ha fatto”. Ma ci sentiamo anche in diritto di replicare iperbolicamente, “Hubi, Hubi, se avessi giocato così in finale contro Sinner l’anno scorso, gli avresti lasciato tre game”. Poi è chiaro che nei due tie-break che hanno deciso la semi Hurkacz sbaglia un paio di dritti sui punti importanti, ma sono colpi che fanno parte del suo repertorio e che possono ben riaffiorare nei momenti di maggiore tensione.
A proposito, sta emergendo in maniera viepiù evidente, quasi inevitabile, la capacità del teenager spagnolo di mantenere alto il livello e mettere le mani sui punti che più pesano, anche sfidando quelli che sembrano leggi consolidate del tennis come della vita. Ci riferiamo all’episodio di massima sportività in cui ha concesso la ripetizione del punto dopo che l’arbitro aveva rilevato un inesistente doppio rimbalzo sul recupero di Hubert, vincendo di nuovo quel “15” a dispetto della regola per cui nessuna buona azione resterà impunita.
In definitiva, anche se continua a essere troppo presto per un’affermazione assiomatica, sembra proprio che tu, avversario di turno del classe 2003, sia destinato a rimanere intrappolato appena fuori dalla porta del paradiso dopo averci bussato speranzoso; certo, contro altri giocatori ti dimostrerai più solido nei momenti decisivi, vanterai vittorie di tutto rispetto, ma molto probabilmente non divertirai il pubblico come hai fatto contro questo Carlitos. Perché Alcaraz ti prende per mano, eleva la tua prestazione, ti sprona a tirare fuori il tuo meglio, forse addirittura qualcosa di più, portandoti a un passo dalla tua vittoria più sfavillante. Poi, in un attimo, cala il buio, lui cala maschera e, tra gli applausi più scroscianti, ti sbrana.
Tuttavia, quest’ultima parte a volte manca. È successo con Rafa Nadal nel deserto e ancora nel suo match di esordio a Monte Carlo con Sebastian Korda. Una sfida, che sarebbe stata migliore senza il fastidioso vento, tra il nextgen ormai solo di nome e quello che non lo è più per raggiunti limiti di età – oltre che, come l’altro, per essersi guadagnato lo status di present-gen, nel senso di generazione che ha già cominciato a farci dei graditi regali in termini di scontri ad alta intensità. Non che Sebi non ci avesse già deliziato con partite estremamente piacevoli, come quella entusiasmante contro Aslan Karatsev a Bercy.
Intanto, la caduta spagnola di fronte al figlio d’arte ci dà l’opportunità di analizzare, da un punto di vista se vogliamo parziale, cosa (non) è andato storto. Carlos è da molti considerato finito, nel senso di completo, che non ha margini di miglioramento se non ridotti e in pochissime parti del suo tennis. In pratica, per lui sarebbe molto meglio avere, per esempio, il rovescio bimane di Berrettini, che potenzialmente può arrivare al livello-Zverev, in quel caso portando l’azzurro a vette inimmaginabili; viceversa, quello del diciottenne spagnolo non può migliorare nella stessa misura essendo già un ottimo colpo. Ma non siamo qui a commiserare lo sfortunato Carlitos, uéi, ci mancherebbe altro. Ci interessa piuttosto questo supposto “effetto Alcaraz” della cui esistenza cominciamo ad accumulare indizi. Perché, forse, a mettere tutti d’accordo è appunto questo aspetto in cui il Nostro ha tanto margine: smettere di facilitare l’avversario nell’ottenere il proprio “nuovo massimo” e farlo invece giocare anche sotto i suoi standard. Tutti d’accordo, ça va sans dire, nell’augurarci che non ci riesca, perché significherebbe privarci dell’opportunità di un futuro costellato di gustosi match di pregevolissima fattura.
ATP
Il tabellone maschile di Miami 2023: possibile un’altra semifinale Sinner-Alcaraz
Berrettini e Musetti hanno un bye: possibili secondi turni contro McDonald e Lehecka. Ci sono Fognini-Lestienne e Sonego-Thiem

Neanche il tempo di tirare le somme del primo Master 1000 della stagione, Indian Wells, che il circuito e il Sunshine Double si spostano in Florida, nella relativamente nuova location dell’Hard Rock Stadium, casa, nel resto dell’anno, della squadra locale di football americano, i Miami Dolphins. Quello che andrà in scena a Miami sarà un master 1000 sulla falsariga di quello che abbiamo visto in California: due settimane di gara, novantasei giocatori di altissimo livello coinvolti. Come ad Indian Wells, tuttavia, le assenze si faranno sentire: non saranno al via né Rafa Nadal (out per infortunio, tornerà a Montecarlo), né Novak Djokovic, il cui forfait è stato ufficializzato qualche giorno fa per la ricorrente problematica della mancata vaccinazione del numero uno serbo.
Presenti in ogni caso tutti gli altri top ten: a guidare il tabellone sarà Carlos Alcaraz, detentore del titolo, seguito da Stefanos Tsitsipas e Casper Ruud, finalista uscente. Poco più in basso ecco comparire Daniil Medvdedev, finalista come Alcaraz del BNP Paribas Open, indubbiamente il giocatore del momento.
Cinque, poi, gli italiani al via: guida la pattuglia azzurra Jannik Sinner, reduce dalla grande settimana californiana. Oltre a lui presenti Matteo Berrettini (eliminato ai quarti del challenger di Phoenix), ancora alla ricerca di una degna condizione, e poi Lorenzo Musetti (anche lui in un momento di crisi), Lorenzo Sonego ed infine, come ultimo ammesso al tabellone principale, Fabio Fognini.
Il tabellone – Parte Alta


Il tabellone – Parte Bassa


Ottavi teorici
(1) Alcaraz vs Paul (16)
(9) Fritz vs Rune (7)
(3) Ruud vs Zverev (13)
(10) Sinner vs Rublev (6)
(8) Hurkacz vs Norrie (11)
(15) De Minaur vs Medvedev (4)
(5) Auger-Aliassime vs Tiafoe (12)
(14) Khachanov vs Tsitsipas (2)
Primi turni degli italiani
[10] J. Sinner vs bye / 2T vs Qualificato / Djere
[19] M. Berrettini vs bye / 2T vs Galan / McDonald
[18] L. Musetti vs bye / 2T vs Coria / Lehecka
F. Fognini vs Lestienne
L. Sonego vs Thiem
Il commento del direttore Ubaldo Scanagatta
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Informazioni sul torneo
Tabellone a 96 giocatori (32 teste di serie con un bye al primo turno)
4 wild card
Copertura televisiva
Come per Indian Wells, Sky dedicherà due canali anche all’ATP di Miami: Sky Sport Uno e Sky Sport tennis.
Calendario di gioco
Mercoledì 22: primo turno
Giovedi 23: primo turno
Venerdì 24: secondo turno
Sabato 25: secondo turno
Domenica 26: terzo turno
Lunedì 27: terzo turno
Martedì 28: quarto turno
Mercoledì 29: quarti di finale
Giovedì 30: quarti di finale
Venerdì 31: semifinali
Sabato 1: finale di doppio
Domenica 2: finale di singolo
Punti/montepremi
Vincitore: 1000 punti/ $ 1,262,220
Finalista: 600 punti/ $662, 360
Semifinalista: 360 punti/ $ 352, 635
Quarti di finale: 180 punti/ $ 184, 465
Ottavi di finale: 90 punti/ $ 96, 955
Terzo turno: 45 punti/ $ 55, 770
Secondo turno: 25 punti/ $ 30, 885
Primo turno: 10 punti/ $ 18, 660
Record del torneo
Maggior numero di titoli in singolare: Andre Agassi, Novak Djokovic (6)
Maggior numero di titoli in doppio: Bob/Mike Bryan (6)
Campione più anziano: Roger Federer, 2019 (37 anni)
Campione più giovane: Alcaraz, 2022 (18 anni)
Ultimo campione casalingo: John Isner, 2018
ATP
Presentato a Torino il Piemonte Open Intesa Sanpaolo: “Un bel regalo per appassionati italiani”
Il torneo si disputerà nella seconda settimana degli Internazionali d’Italia a Roma. Previsto un importante parco giocatori

Torino val bene un Super Challenger. Nella mattinata di oggi, lunedì 20 marzo, è stato presentato il nuovo “Piemonte Open Intesa Sanpaolo”, torneo in programma dal 14 al 20 maggio 2023 appartenente alla neonata categoria ATP Challenger 175, quella che comprende anche gli eventi di Phoenix (andato in scena nella settimana appena conclusa, con la vittoria di Nuno Borges) e Cagliari (si gioca dall’1 al 7 maggio). Si tratta di un ristrettissimo elenco di eventi “Premium” che si collocano di fatto a metà tra il circuito Challenger e quello ATP per punti, montepremi e parco partecipanti. L’idea, come noto, è stata quella di collocare questi tornei durante la seconda settimana dei Masters 1000 con tabelloni a 96 giocatori, in modo da consentire ai tennisti eliminati nei primi turni di avere una possibilità per rifarsi in tornei logisticamente collegabili. A Torino si giocherà dunque nella seconda settimana degli Internazionali d’Italia a Roma.
Il Challenger 175 della capitale piemontese non è certo paragonabile alle ATP Finals, ma ne è in qualche modo parente, non foss’altro perché si gioca nella struttura che a novembre funge da Training Center per il torneo dei maestri. Ovviamente, cambia la stagione e la collocazione nel calendario, dunque la superficie sarà la terra rossa. “La prima edizione del Challenger ATP ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ è una grande notizia per il Circolo della Stampa Sporting e per il movimento tennistico piemontese, per almeno tre motivi – dice Pietro Garibaldi, presidente del Circolo -. Innanzitutto il torneo segna il ritorno del grande tennis nel restaurato Campo Stadio del Circolo della Stampa Sporting che ospitò gli Internazionali del 1961 e degli incontri di Coppa Davis degli anni ‘70. Il secondo motivo riguarda il movimento tennistico piemontese; con il torneo di prequalificazione che si svolgerà presso il Circolo della Stampa Sporting a partire dal 23 aprile 2022, daremo a tutte le giovani leve tennistiche piemontesi e del resto d’Italia la possibilità di qualificarsi per un torneo internazionale di primo livello. Infine, il Challenger ATP ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ conferma il ruolo del Circolo della Stampa Sporting come casa del tennis piemontese in stretto legame con tutte le istituzioni che ci hanno sostenuto in questi anni: il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Camera di commercio di Torino, la Sovrintendenza ai Beni Architettonici, le Fondazioni ex bancarie e lo sponsor Intesa Sanpaolo”.
Proprio nella forte presenza di Intesa Sanpaolo, title sponsor dell’evento, si ravvisa un altro elemento di contatto con le ATP Finals. Così Fabrizio Paschina, Executive Director Comunicazione e Immagine Intesa Sanpaolo: “Nel percorso di sostegno al tennis intrapreso da Intesa Sanpaolo con le Nitto ATP Finals e le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals si apre oggi il nuovo capitolo del torneo Challenger 175. Gli atleti che si sfideranno al Circolo della Stampa Sporting, del quale sosteniamo il rilancio, esprimono capacità, energia, passione – le stesse della Banca nell’accompagnare ogni giorno lo sviluppo del Paese. Grazie a questo nuovo evento Torino si consolida come sede ideale per i grandi eventi sportivi e culturali”.
Direttore del torneo sarà Giorgio Di Palermo. “Il Challenger 175 ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ rappresenta un bel regalo per gli appassionati italiani e una nuova grande occasione per tutti i tennisti impegnati in quei giorni sulla terra rossa europea. I campioni usciti di scena nei primi giorni del Foro Italico avranno, infatti, l’opportunità di confrontarsi da domenica 14 a sabato 20 maggio al Circolo della Stampa Sporting; sugli storici campi torinesi troveranno le condizioni ideali per acquisire punti importanti per la classifica mondiale ATP. Questa nuova categoria premier garantisce, infatti, un alto tasso di qualità di tutti i partecipanti e rappresenta un’ottima opportunità per i giovani azzurri in rampa di lancio sul tour”, ha detto.
Le partite del torneo di Torino saranno trasmesse live sulla tv della Federazione Italiana Tennis e Padel SuperTennis Tv e sulla piattaforma digitale SuperTenniX. I biglietti per il torneo sono acquistabili a questo link: https://www.ticketone.it/artist/piemonte-open-intesa-sanpaolo/
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WTA Indian Wells, Rybakina: “Il mio obiettivo è essere la numero 1”
“Vincere anche Miami? Difficile da fare. Iga merita grande rispetto” così Rybakina dopo il successo in California. “Ho cercato di spingere di più con la seconda” dice sul match contro Sabalenka

Due mesi dopo la finale dell’Australian Open arriva la vendetta per Elena Rybakina. Al BNP Paribas Open 2023, la tennista kazaka supera una nervosa Aryna Sabalenka conquistando il suo primo WTA1000 della carriera. Un inizio di stagione spumeggiante per la tennista nata a Mosca che le permette di scalare la classifica mondiale. Nella classica conferenza stampa post-partita Rybakina ripercorre le difficoltà del match contro Sabalenka e le prospettive per il futuro con l’obiettivo di raggiungere il numero 1 del ranking.
D. Cosa sei stata in grado di fare oggi per batterla per la prima volta?
RYBAKINA: “Penso sia stato importante il primo set. Entrambe abbiamo avuto possibilità, ma alla fine, è andato a mio favore. Poi è stato un po’ più facile iniziare il secondo con un break nella parte iniziale del set. Durante la sfida sono variate un po’ anche le condizioni. Alla fine del secondo set è diventato molto ventoso, quindi da un lato era difficile da giocare. Ma dal momento in cui sono riuscita a passare in vantaggio nel punteggio, penso di essere stata in grado di fare la differenza”
D. Congratulazioni. Lei ha dichiarato che ha iniziato a sentirsi frustrata e a cadere in vecchie abitudini. Mi chiedevo se avessi percepito la stessa dato che hai giocato con lei in passato e quest’anno all’Australian Open, pensi che sia tornata ad una versione precedente di sé stessa?
RYBAKINA: “Ovviamente ha confrontato questo match con la partita che abbiamo giocato in Australia. È stato diverso, specialmente questo primo set, perché ha fatto diversi doppi falli e la cosa mi ha dato un certo vantaggi, sebbene non abbia colto sin da subito questa occasione. Ovviamente ho percepito la differenza, perché in Australia ha servito davvero bene. La seconda credo viaggiasse alla stessa velocità della prima, era realmente aggressiva. Qui ho avuto alcune possibilità nel primo set, e poi penso che nel secondo set io sono stata un po’ più aggressiva. Penso anche che non sia facile trovare il ritmo quando si affrontano due tenniste con un servizio potente e ti trovi ad inseguire nel punteggio.”
D. Quanto è stata importante la tua seconda oggi? La tua percentuale di prime non era probabilmente alta come volevi sebbene sembrasse funzionare abbastanza bene quando la mettevi in campo. Sulla tua seconda lei sembrava avere molte difficoltà a rispondere.
RYBAKINA: “La prima non ha funzionato così bene come volevo. Sulla seconda, ho cercato di spingere di più, perché mi ricordavo dall’Australia che lei ama mettere molta pressione all’avversaria sulla seconda; quindi, sapevo che questo era qualcosa che dovevo migliorare. Penso che qui, dal momento che le condizioni sono un po’ più lente, è stato un po’ più facile giocare il colpo successivo. Ho provato a cambiare anche il modo di servire la seconda e penso che sia stato importante in questa partita alla fine dei conti.“
D. Le statistiche significano molto per te? Ce n’è una che dice che sei la prima donna a battere il n. 1, n. 2 in questo torneo nello stesso anno.
RYBAKINA: “Non ci ho pensato, ma buona statistica. Non so cosa dire (sorridente). Quando affronto qualcuna cerco di non pensare alla classifica. Voglio solo fare del mio meglio, cercando di vincere.
D. Parlando di Miami, ovviamente a chi vince ad Indian Wells viene chiesto se penso di conquistare entrambi i tornei back to back, tu cosa ne pensi? È un’impresa incredibilmente difficile?
RYBAKINA: “Cercherò di concentrarmi solo su ogni partita, perché penso che sia davvero difficile. So che Iga è riuscita a fare questo. Merita grande rispetto, perché penso che sia un lungo viaggio per arrivare sino a Miami e poi si tratta di condizioni completamente diverse. Penso che questo sia l’obiettivo alla fine della giornata. Ma quando scenderò in campo, cercherò solo di allenarmi e prepararmi per ogni partita.
D. In passato, hai trovato le condizioni a Miami più adatte a te rispetto a quelle di Indian Wells? Ovviamente visto quanto fatto oggi ami le condizioni qui, ma ti piacciono quelle di Miami o no?
RYBAKINA: “Dipende, perché ad oggi non ho mai raggiunto dei buoni risultati lì, ma non li avevo neanche qui. So che può essere molto ventoso lì, molto umido. Sicuramente è qualcosa a cui bisogna adattarsi. Vedremo come andrà e spero di potermi adattare rapidamente.”
D. Lei conduceva 4-2 nel primo set. Cosa hai fatto per recuperare il set e alla fine a vincerlo?
RYBAKINA: “Sapevo che per certo che uno di noi due avrebbe subito un break. Sfortunatamente, sono stata io la prima. Ho cercato di concentrarmi su ogni punto, perché sapevo che poteva cambiare direzione l’andamento del set. Sapevo che anche io sarei stata in grado di piazzare il break, solo perché qui le condizioni sono più lente, quindi puoi provare diverse volte e vedere procede lo scambio. Il tiebreak del primo set è stato davvero epico, con quei doppi difetti e la tensione. Alla fine, si trattava di stare concentrati su ogni punto e cercare di combattere fino alla fine.”
D. Ora che l’hai battuta per la prima volta pensi che cambierà il tuo atteggiamento per le prossime sfide?
RYBAKINA: “Dipende anche dalle condizioni e dalla superficie su cui giochiamo. Ma di sicuro ogni volta che giocherò contro Aryna, sarà una dura battaglia. Cercherò di prepararmi, a seconda delle condizioni. Non so come andranno le prossime partite che giochiamo l’una contro l’altra, ma sicuramente saranno di nuovo partite difficili.”
D. Salirai al n. 7 del ranking. La mia domanda è tra qualche anno, cosa speri davvero di realizzare in questo sport?
RYBAKINA: “Penso che l’obiettivo più grande sia ovviamente il numero 1. C’è ancora molta strada da fare. Questo è l’obiettivo finale. Al momento sono la numero 7, ma la classifica cambia velocemente. Quindi ho bisogno di concentrarmi sempre sul prossimo torneo. Sto cercando di non pensare così tanto alla classifica, soprattutto adesso dal momento che è una lunga strada da percorrere (sorridendo).
D. Stai guardando più la race che la classifica sulle ultime 52 settimane?
RYBAKINA: “Non proprio. So che ora sono la numero 2 della race. Ma è solo l’inizio della stagione ci sono ancora molti tornei in vista. Non significa nulla”