Nei dintorni di Djokovic: tutti i piani di Kecmanovic

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Nei dintorni di Djokovic: tutti i piani di Kecmanovic

I due Masters 1000 statunitensi hanno messo in evidenza il salto di qualità del 22enne serbo Miomir Kecmanovic. Che grazie all’aiuto di coach Nalbandian ha cambiato il suo approccio al gioco. “Prima giocavo solo in un modo, ora ho più soluzioni”

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Miomir Kecmanovic - Miami 2022 (foto Twitter @atptour)
 

Sono due le principali considerazioni che emergono analizzando quanto accaduto nel “Sunshine Double” in campo maschile. La prima è la conferma che Carlitos Alcaraz è il nuovo “crack” del tennis mondiale maschile. La seconda è che in tennis statunitense può legittimamente sperare di aver trovato in Taylor Fritz un giocatore in grado di lottare nei prossimi anni per un posto nella top 10. Ma oltre a questo, c’è anche da evidenziare come alle spalle dei citati vincitori dei due primi Masters 1000 stagionali – ora entrambi top 15 ATP – un altro giovane si è ritagliato un ruolo da protagonista sul cemento statunitense: Miomir Kecmanovic. Il 22enne serbo, infatti, in entrambi i tornei si è dovuto inchinare solo ai due futuri vincitori, perdendo da entrambi in tre set e giocando contro il 18enne fenomeno spagnolo quello che per molti è stato sinora il match più bello della stagione.

L’ex n. 1 del mondo juniores aveva iniziato l’anno reduce da un periodo complicato, in particolare la stagione scorsa nella quale non era riuscito a proseguire nel trend di crescita – sia a livello di risultati che di classifica – degli anni precedenti. Entrato tra i top 50 ad agosto 2019, Miomir aveva raggiunto il best ranking di n. 39 (migliorato di una posizione dopo i risultati di Indian Wells e Miami) poco più di un anno dopo, grazie al primo titolo ATP conquistato sulla terra rossa di Kitzbuhel nel settembre 2020. Ma da lì la faccenda si era complicata. Prima con un finale di stagione in cui non era riuscito a passare più di un turno negli altri sei tornei disputati, poi con un 2021 deludente, come certificato dallo score stagionale di 14 vittorie e 26 sconfitte dopo che i due precedenti anni da “pro” a tempo pieno lo avevano visto concludere con un saldo positivo tra vittorie e sconfitte. Delusione acuita dal fatto che a partire da maggio, dal Roland Garros in poi, per Miomir i set decisivi erano diventati tabù. Dopo la sconfitta al quinto set nel secondo turno dello Slam parigino contro il connazionale Djere, in cui si era trovato avanti due set a zero, il giovane belgradese aveva infatti perso al quinto anche negli ultimi due Major stagionali ed in nove dei dieci match al meglio dei tre in cui era andato al terzo, l’ultimo dei quali l’amarissima sconfitta 13-11 nel tie-break decisivo in Coppa Davis contro Kukushkin.

Sì la scorsa stagione è stata dura, non è andata come speravo, ma chi lo sa, magari mi tornerà indietro in questa” aveva dichiarato ad inizio stagione il giovane belgradese, dando la sensazione di essersi lasciato alle spalle le amarezze del 2021. E professando, spiegandone i motivi, un certo ottimismo dopo il lavoro fatto in off-season con il suo nuovo coach, un grande ex come David Nalbandian, subentrato nella scorsa stagione allo storico allenatore di Miomir, il croato Miro Hrovatin. “Sono molto più preparato fisicamente e penso in maniera diversa in campo. Questo è l’aspetto su cui, più di tutti, ha influito David. Prima giocavo solo in un modo e se qualcosa non funzionava non avevo altre opzioni: un piano B, un piano C… Adesso ho diverse soluzioni a cui affidarmi”.

E che qualcosa in Miomir fosse cambiato si era iniziato a notare già a Melbourne, dove aveva sfruttato il corridoio lasciato libero dal forfait obbligato di Djokovic spingendosi sino agli ottavi di finale, prima di inchinarsi a quella vecchia volpe di Gael Monfils. Risultato assolutamente non scontato, sia per il potenziale carico emotivo da gestire pensando alle aspettative in patria per il fatto di aver “preso il posto” di Nole, sia perché i suoi precedenti risultati Slam (mai oltre il secondo turno) non inducevano certo all’ottimismo. E se sul primo aspetto “Misha” (il suo soprannome in Serbia, ndr) aveva negato di avvertire una pressione particolare nel ritrovarsi lì dove avrebbe dovuto trovarsi il suo fenomenale connazionale, sul secondo invece aveva ammesso che cominciava a non essergli indifferente. “Questa cosa mi ronzava in testa, giocavo gli Slam da tre anni e avevo sempre perso al secondo turno. Mi sono tolto un peso dal cuore, finalmente ho superato il secondo turno.

Vediamo se riesco a mantenere questo livello, spero di riuscirci” aveva dichiarato ai giornalisti serbi lasciando Melbourne. Viste da lontano, le due successive sconfitte con Francisco Cerundolo sulla terra sudamericana in febbraio (a cui si aggiungeva quella contro il cileno Tabilo) erano apparse ai più critici come i segnali che la performance di Melbourne non era stata che un fuoco di paglia. Invece a posteriori assumono un’altra valenza, sia in considerazione dell’exploit – anche grazie al supporto della dea bendata – del tennista argentino con la semifinale raggiunta a Miami, sia perché evidenziano come Miomir si sia messo in gioco sulla terra, superficie che nonostante la vittoria a Kitzbuhel non ha mai amato particolarmente ma che si è reso conto essergli necessaria per ampliare il bagaglio tecnico e tattico e fare un salto di qualità. Ha infatti saltato Montecarlo per recuperare dalle fatiche del Sunshine Double (10 partite disputate in totale, solo Alcaraz ne ha giocate di più, 11), ma tornerà sul mattone tritato già dalla prossima settimana, nel torneo di casa: l’ATP 250 di Belgrado.

Da quanto visto sul cemento USA, spiccano alcuni aspetti del “nuovo” Kecmanovic. Sicuramente la condizione fisica: battagliare alla pari per due ore e mezza con Alcaraz sotto il sole (e l’umidità) della Florida non è da tutti. Ma non è solo una questione di fisico: come aveva spiegato a inizio anno, Miomir adesso gioca in modo diverso. Se prima con i colpi ricercava prevalentemente la profondità, attraverso la quale indurre all’errore dell’avversario, ora il tennista di Belgrado cerca di sfruttare il campo anche in ampiezza, giocando con maggiore angolazione. Ed è diventato più aggressivo, soprattutto con il dritto, cercando di essere lui a conquistare il punto senza attendere – come faceva spesso in passato – l’errore dell’avversario. Grazie anche al supporto di una prima di servizio che sta diventando un’arma importante (81 ace nei primi quattro mesi del 2021, quando il suo record in un anno sono i 166 fatti nel 2019).

Forse però il salto di livello più importante è stato a livello mentale. Kecmanovic ha sempre avuto la tendenza a lamentarsi un po’ troppo tra un punto e l’altro quando le cose in campo non giravano per il verso giusto e a scivolare nella spirale di un body language negativo. Non che questo comportamento sia sparito del tutto, ma la sensazione è che ora riesca a circoscrivere mentalmente la cosa e a resettare, senza portarsi dietro strascichi emotivi nei punti successivi e soprattutto cercando di mantenere un linguaggio del corpo positivo. Lo ha ammesso anche lui: “In campo dimostro più voglia ed energia, “mordo” di più – sono riuscito a svoltare nel modo giusto a livello mentale”. A proposito di svoltare: tornando al discorso dei set decisivi, quest’anno il suo score nei match finiti al terzo è di 5 vittorie e 4 sconfitte.
Già, sembra proprio ci sia un nuovo Miomir Kecmanovic in circolazione. Ed ha più di un piano…

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