ATP Washington, Murray: "Un tennista è abituato a competere con il dolore, ma quando rientri dopo un lungo infortunio i disagi fisici giocano con la tua mente"

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ATP Washington, Murray: “Un tennista è abituato a competere con il dolore, ma quando rientri dopo un lungo infortunio i disagi fisici giocano con la tua mente”

L’ex n. 1 del mondo ha aperto la giornata dedicata al Media Day del Citi Open: tanti i temi affrontati, dalla collaborazione con il torneo per aiutare l’Ucraina al ruolo dell’atleta fuori dal campo

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Andy Murray - Wimbledon 2022 Credit- AELTC:Florian Eisele
 

E’ stato l’ex n. 1 del mondo Andy Murray ha dare il via al Media Day della cinquantatreesima edizione del Citi Open. Al suo fianco è intervenuto Mark Ein, direttore esecutivo del ‘500’ di scena nella capitale degli Stati Uniti d’America, per informare le testate giornalistiche presenti della decisione da parte del torneo di fare un’ingente donazione all’Ucraina per sostenere le spese economiche relative ai beni di prima necessità e all’istruzione dei più piccoli. Un scelta che di certo non può non essere accolta positivamente dal campione scozzese, dato che Sir Andy è stato tra primi sportivi mondiali a supportare concretamente il popolo ucraino, vessato dalla ripercussioni che comporta un conflitto armato, con sostanziosi aiuti economici e soprattutto con la presa di posizione dello scorso marzo di voler donare all’UNICEF tutti i suoi guadagni derivanti dalla partecipazione ai vari eventi internazionali del 2022.

LA NASCITA DI UNA PIATTAFORMA PUBBLICA PER SOSTENERE ECONOMICAMENTE L’UCRAINA Ein ha confermato che è stato proprio l’esempio del tre volte vincitore di un Major, ad ispirare la direzione del torneo nella creazione di una piattaforma che possa permettere anche agli appassionati di poter dare il loro contributo. Queste le sue parole: “Tutti noi che facciamo parte di questo sport siamo stati ispirati quando Andy Murray ha detto che avrebbe donato tutto il suo prize money del 2022 all’UNICEF per aiutare i bambini ucraini. Mi ha fatto pensare. Corrisponderemo ad Andy il premio in denaro che otterrà qui, affinché lo possa donare. Inoltre creeremo una piattaforma in cui i fan potranno partecipare attivamente, chiamata ‘Match Ukraine’, e dove potranno accompagnare Andy con alcune loro donazioni, nel suo cammino durante tutto l’anno”. Immancabile a questo punto la replica del 35enne di Glasgow, che sottolinea l’importanza della collaborazione tra i tennisti e i massimi dirigenti degli appuntamenti del Tour, perché quando c’è una sinergia condivisa fra le diverse componenti si possono avviare grandi iniziative: “È geniale. Dimostra che quando i giocatori e i tornei lavorano insieme, possono accadere cose buone. Spero di avere una buona settimana e che anche i tifosi siano coinvolti, spero di raccogliere un sacco di soldi“.

IL RUOLO DELL’ATLETA IN QUESTIONI CONTROVERSE – Il due volte campione dei Championships, successivamente all’annuncio in contumacia con il direttore del torneo, ha toccato un tema sempre scottante e che lascia spazio a diverse interpretazioni ma che in particolar modo spacca in due l’opinione pubblica, tra quelli favorevoli al fatto che gli atleti interferiscano nel dibattito su questioni spinose usufruendo della loro popolarità e dunque essendo veicoli di messaggi distensivi o di sopraffazione nei confronti dei soprusi; e quelli che invece al contrario vogliono che lo sport rimanga un’isola felice distante da situazioni contradditorie di stampo politico e sociale: “Ognuno è diverso. Non credo che tutti gli atleti debbano necessariamente avere lo stesso ruolo o parlare pubblicamente di tutto. Ci sono alcune questioni che sono state importanti per me nel corso della mia carriera. Sentivo, personalmente, che volevo difendere le donne. Tutto è cambiato da quando ho iniziato a lavorare con Amelie Mauresmo. Prima, pensavo solo alla mia carriera e mi concentravo soltanto sul tennis“.

Il due volte oro olimpico si è poi soffermato su una tematica più specifica, la discriminazione delle donne nel mondo della racchetta. Un qualcosa che lui ha sperimentato direttamente grazie ad Amelie Mauresmo, su ex allenatrice, e il vissuto di sua madre Judy per anni sola in un microcosmo totalmente dominato dalla presenza maschile: “Quando ho iniziato a lavorare con Amelie, ho visto come veniva trattata. Così ho iniziato a fare domande a mia madre, riguardo questo tema. È stata un’allenatrice di tennis in un mondo dominato dagli uomini per tutta la sua vita. Gli ho chiesto di alcune delle sfide che ha dovuto affrontare. Ho iniziato a ricevere domande dai media a riguardo, cosa che non era successa in passato con gli altri allenatori. Poi, ho iniziato a vedere che forse c’era un problema lì e che avevo bisogno di parlarne. Da allora, ho sempre pensato al fatto che donne e uomini che nel tennis si sfidano insieme negli eventi più importanti è unico al mondo“.

IL RITORNO DALL’INFORTUNIO – Murray ritornerà in campo dopo oltre un mese di assenza dalle competizioni, il suo ultimo match disputato è stato il secondo turno a Wimbledon quando cedette, nello scontro tra veterani, a John Isner in quattro set. In generale il cammino del barone Andy sull’amata erba, è stato di buon livello con pochi picchi di rendimento. Dopo aver saltato quasi tutta la stagione sulla terra battuta, ad eccezione di Madrid, il n. 50 ATP ha raccolto una semifinale al Challenger di Surbiton, la finale di Stoccarda e i quarti a Newport. Proprio la cavalcata verso l’ultimo atto nel torneo tedesco ha rappresentato il punto più alto della stagione erbivora del britannico, con l’eliminazione di Kyrgios e la sconfitta patita dal nostro Berrettini.

La sfortuna però ha colpito nuovamente il già martoriato fisico di Andy, che ha risentito di un fastidio addominale nel match contro l’azzurro. Questo problema fisico lo ha poi costretto a rinunciare al Queen’s e in seguito a non arrivare in perfette condizioni a Church Road. Murray ha così descritto le sensazioni e le tappe obbligatorie, che si devono affrontare all’interno del percorso di ripresa da un infortunio nell’intento di ritornare alle gare: “Penso che uno degli aspetti più difficili quando sei infortunato per un po’ è misurare i tuoi limiti quando ti alleni perché vuoi preparare il tuo corpo per le partite, ma non vuoi farti male. È molto normale per un atleta, quando è in forma, sentire dolore e disagio nel corpo. Quando non giochi da un pò, quei disagi giocano con la tua mente perché non sai se è un semplice dolore o se sei infortunato di nuovo.

La chiusura della conferenza, non può che riguardare l’aspetto psicologico, da sempre fondamentale per recuperare al massimo dopo problematiche di natura fisica: “Il fattore psicologico è importante per il ritorno dopo uno stop causato da un problema fisico, devi fidarti nuovamente del tuo corpo, ma anche ricordarti come ci si sente ad essere un atleta professionista. È stato difficile per me. Il resto è tempo e pazienza. Non puoi fingere di giocare al livello in cui eri, ma la tua testa lo ricorda. Si parte da un livello basso. Hai bisogno di tempo e pazienza per ricostruire tutto. Non è facile, ma si impara molto, questo è sicuro”.

Murray esordirà nella giornata odierna, lunedì 1 agosto, contro lo svedese Mikael Ymer (n. 107 ATP), nessun precedente tra i due.

IL TABELLONE DELL’ATP 500 di WASHINGTON

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