2022, l'anno dei grandi ritiri. Serena Williams, Ash Barty e non solo: tutti gli addii al tennis femminile - Pagina 5 di 5

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2022, l’anno dei grandi ritiri. Serena Williams, Ash Barty e non solo: tutti gli addii al tennis femminile

Storie, racconti, aneddoti, vittorie, delle donne del tennis – più o meno famose – che hanno salutato nell’anno che si sta per chiudere lasciando un chiaro segno del loro cammino. Stosur, Puig, Flipkens… La lista non è breve

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Serena Williams - US Open 2022 (foto Twitter @wta)
 

Kirsten Flipkens 01/07/2022 – Una bellissima standing ovation riservatale dal Centre Court, un applauso scrosciante si è posato su di lei accarezzandola dolcemente nell’ultima recita della carriera. Il riconoscimento del campo più iconico della storia del tennis, come fosse l’omaggio che viene destinato ai grandi mattatori teatrali alla chiusura del sipario. Le emozioni strozzate in gola, cercando di dare un senso al turbinio di sensazioni assaporate lì dove colse il suo miglior risultato. Quella semifinale a Wimbledon 2013, nell’edizione che incoronò Marion Bartoli – fu proprio la francese a sbarrare la strada alla tennista belga -, ottenuta anche grazie al forfait nella parte bassa di Vika Azarenka e al successo in ottavi su Flavia Pennetta. Parlando invece di corsi e ricorsi storici che si intrecciano nei meandri della racchetta, ricordiamo che Kirsten vinse nel 2002 il titolo juniores allo US Open in coppia con Elke Clijsters, sorella di Kim. Tra l’altro tutte e tre provenienti dalla stessa regione belga, le Fiandre.

Kirsten Flipkens (foto di FABRIZIO MACCANI)

Serena Williams 03/09/2022 – C’è un attimo della nostra esistenza, in cui avvertiamo dentro di noi l’esigenza improcrastinabile di evolverci in qualcosa di diverso. Di dare nuovo slancio alla nostra vita, occupandoci di perseguire un nuovo obbiettivo modificando il nostro campo d’interesse. Se dunque questa condizione di continua trasformazione, può essere insita nell’essere umano; è pur vero che gli atleti in tal senso rappresentano la cosiddetta eccezione che conferma la regola. Poiché nella loro carriera, infinitamente più corta rispetto alla normalità lavorativa, ad un certo punto il fisico o la carta d’identità o ancora entrambe presentano il conto. Le grandi leggende sportive, tuttavia, non riescono ad essere mai pronte al momento della fine. Non sono in grado di accettare, o lo fanno a fatica versando qualche inevitabile lacrima, che il microcosmo da loro dominato per più di un decennio possa di fatto scomparire in un amen. Ma, per fortuna, durante il loro grande regno agonistico hanno seminato così tanto da poter raccogliere moti d’ispirazione per svariate generazioni successive. Ovvero sia, l’eredità che un atleta lascia al momento del ritiro. Un concetto che va ben oltre il mero merito sportivo, travalicando gli aspetti prettamente di campo per far emergere le battaglie sociali che li hanno visti protagonisti, o gli sforzi profusi per provare ad invertire la rotta su antichi retaggi culturali oramai defunti e divenuti solamente forme di discriminazione. Perché sì, nonostante si possa costantemente affermare che gli sportivi siano liberi di schierarsi o meno in contrasti politici e di altro genere, oppure di dare importanza esclusiva alla vita da atleta considerandosi di conseguenza un corpo avulso da tutto ciò che li circonda; il pubblico sportivo apprezza enormemente chi decide di esporsi per un fine superiore. E in questo senso, ciò che Serena ha fatto per il mondo afroamericano resterà scolpito nei posteri così come la spada di Excalibur nella roccia. Per cui, è veramente esercizio retorico quasi superficiale limitarsi ad esporre le motivazioni per le quali debba o non debba essere ritenuta la tennista più forte di tutti i tempi – se mai fosse possibile visto che si tratta di confrontare epoche non solo tennistiche ma anche sociali estremamente diverse – alla mancanza del 24esimo Slam per eguagliare Margaret Court. Se fosse dipeso unicamente da lei, la racchetta non l’avrebbe mai abbandonata. Ma quando si costruisce un nucleo familiare, i figli fanno sempre molta fatica a comprendere e a dare un senso all’assenza prolungata della madre. Ciò unito alla volontà di allargare la prole ha portato Serena, alla soglia degli “anta” più uno, ad evolversi in un’icona intramontabile e allo stesso tempo – non meno importante – in una chioccia calda e accogliente per i suoi familiari. The Queen Serena Forever.

Serena Williams – US Open 2022 (foto Twitter @wta)

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