Per garantirsi questo ennesimo traguardo Djokovic dovrà vincere almeno una partita nel suo girone o, se questo non dovesse sorprendentemente accadere, sperare che Carlos Alcaraz non le vinca tutte nel suo e poi vada a sigillare le sue prime Finals. Scenari che rasentano l’impossibilità oltre che la scontata improbabilità.
Insomma, il 98esimo alloro di Djokovic sarebbe l’epilogo più prevedibile per questa stagione che l’ha visto già conquistare cinque big titles – Australian Open, Roland Garros, Cincinnati, US Open e Parigi-Bercy -, cosa che non accadeva dal 2016 in cui ne collezionò ben sei. Certo è che vincere le Finals non è cosa da poco a prescindere dal fatto che ci sia già riuscito sei volte. La posta in palio è alta a livello di punti ATP, di bottino monetario e, soprattutto, di prestigio per aver vinto il torneo dei migliori otto maestri della racchetta al mondo. La tensione sarà alle stelle, ma se siamo costretti a dare come assodato una cosa è che il tennista che guarderà tutti dall’alto sarà proprio Nole, presente per la sedicesima volta a questo speciale torneo. Di esperienza, quindi, ne ha da vendere. Inoltre, il fatto che lui si sia messo in tasca 97 titoli e la somma di quelli di tutti gli altri sette sfidanti a Torino arrivi a quota 91 la dice lunga. Il favorito numero uno è lui e non saranno di certo giovani classe 2003 o 2001 a mettergli paura; lo stesso vale per i primi Next Gen che ora si trovano a carriera inoltrata. “Faccio pienamente parte della prossima generazione” ha più volte affermato scherzosamente durante questa stagione il 36enne serbo. E come dargli torto.
Nole non nasconde affatto la sua fame di record e di titoli, che a questo punto della carriera ci viene proprio da considerarla senza fondo e limiti. “Combatterò per ogni primato possibile” – ha affermato Djokovic – “Non ho alcun problema a dirlo e so che questo porta spesso le persone a non apprezzarmi. Io non faccio finta come altre persone: quando dico di voler raggiungere qualcosa mi comporto di conseguenza”. Per quanto riguarda il record di titoli detenuto da Jimmy Connors (109), invece: “Perché non dovrei provare a superarlo? Mi mancherebbero 12 titoli e sento di poter avere qualche altra stagione di successo nel mondo del tennis. Cerco di godermi questi anni della mia carriera. Ogni vittoria ora vale doppio”. Il tempo passa per tutti, quindi, anche per il mostro sacro chiamato Novak Djokovic. Quella che non sembra invecchiare è la sua ingordigia di vittoria e di primati, che scomparirà solamente quando Nole appenderà la racchetta al chiodo. Ma questo, per lui, è un argomento di cui se ne parlerà in futuro perché ora Djokovic è ancora il miglior Djokovic. Tutti lo sanno, nessuno escluso. Prossima vitt… tappa, Torino!