Ons Jabeur e la battaglia interiore tra maternità e Slam: "Desidero veramente vincerne uno"

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Ons Jabeur e la battaglia interiore tra maternità e Slam: “Desidero veramente vincerne uno”

Sulle finali a Riyadh, Jabeur lamenta delle opinioni poco oneste: “Come ha detto la principessa Reema, dovrebbero venire in Arabia Saudita, essere lì e giudicare con i loro occhi”

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Ons Jabeur – Wimbledon 2023 (foto via Twitter @Wimbledon)
 

Comprendere cosa possa passare nella mente di un tennista prima di un match importante o in un determinato periodo della stagione non è facile. È lecito pensare che, in buona parte dei casi, l’esito di una sfida sia la somma della bontà dei propri colpi e dello stato di forma. Purtroppo o per fortuna non è tutto così scontato, esistono altre variabili e tra queste va considerando l’aspetto mentale. fattore che incide in maniera preponderante sul destino di un’atleta.

Emblematica è la finale di Wimbledon dello scorso anno tra Ons Jabeur e Marketa Vondrousova, con la tennista tunisina, ritornata nuovamente in finale sui prati di Wimbledon, che viene sopraffatta da mille pensieri.

Di questo aspetto e non solo Ons Jabeur parla con il giornalista del Guardian Tumaini Carayol.

La tennista tunisina negli ultimi anni ha scritto le pagine della storia del tennis africano e arabo in generale, diventando la tennista che ha raggiunto il ranking più alto, alla posizione numero 2, e non nascondendo mai le proprie idee o opinioni, tanto da parlarne in un documentario “This is Me”.

E dalle lacrime versate dopo quella finale partono i pensieri di Ons.“Quella sconfitta è stata molto difficile da digerire per me perché era collegata al fatto di diventare madre e avere una famiglia”. Jabeur, infatti, non ha mai nascosto la voglia di diventare madre e avrebbe voluto farlo dopo aver sollevato un grande titolo.

Il dilemma tra lavoro e famiglia che spesso porta le donne a fare delle scelte complicate, con la tennista tunisina che è ancora determinata a conquistare quel titolo che le è sfuggito nelle tre finali Slam giocate in precedenza. “È andata così. Penso che dovesse andare in questo modo. Forse non sono ancora pronta per diventare mamma. Spero di poter ottenere quel titolo [Slam, ndr] perché lo desidero realmente. Ovviamente vengo da un paio di mesi molto difficili, ma cercherò di arrivarci. Spero un giorno di poter diventare mamma e portare mio figlio in giro per il tour. Non sto diventando più giovane col passare del tempo e sento che, per me, sarebbe importante ritornare nel circuito e avere mio figlio con me”.

Jabeur era arrivata a Madrid con un bilancio di 3 vittorie e 7 sconfitte. Sconfitte che hanno creato una spirale di negatività difficile da spazzare via, al punto dall’essere arrivata a pensare di prendersi qualche settimana di pausa prima di approcciare la stagione sulla terra battuta. “Ero in un momento davvero negativo e ho pensato di non essere in grado di gestire un’altra sconfitta. Ma poi ho deciso di sfidare me stesso, dicendomi non ti sei mai trovata in questa situazione prima (essere un top player e perdere molte partite). Ma ho detto è positivo osare con il rischio di fallire. Non volevo essere una codarda, volevo provarci, correndo il rischio di perdere ma prendendo la sconfitta con orgoglio. Sono orgogliosa di me stessa per averci provato, anche se avevo molti pensieri negativi per la mente. Ma succede, accetto questi pensieri negativi e li trasformo in positivi.”

Jabeur è una tennista che raramente nasconde le sue opinioni. È diventata membro del comitato esecutivo della PTPA. Non solo, ha criticato il trattamento del tennis femminile, con le TV spagnole accusate di non mostrare nessun match del WTA1000 madrileno, e soprattutto non ha mai nascosto il suo pensiero su quanto sta accadendo in Medio Oriente. Nella mente di tutti ci sono ancora le lacrime della tennista tunisina in quel di Cancun durante l’intervista a fine match dopo il match con Vondrousova. “È frustrante vedere cosa sta accadendo. Cerco di aiutare il più possibile con la mia piattaforma e anche con il fatto di essere ambasciatore del World Food Programme (WFP).”

Tennis e questioni geopolitiche si sono intrecciate spesso in questi ultimi anni, basti pensare alla situazione legata all’invasione russa del territorio ucraino. Jabeur non pensa che quanto stia accadendo in Palestina sia stato un punto di attenzione nel circuito. “Di quanto accade in Palestina, non se ne è parlato molto. Alcuni giocatori sono venuti da me a darmi il loro sostegno e a chiedermi cosa stesse realmente accadendo. Tutti desiderano la pace. Vorrei che potessero parlarne di più, ma la politica è politica e tante persone hanno paura di farsi coinvolgere”.

In conclusione, Jabeur parla delle WTA Finals che da quest’anno si giocheranno inh Arabia Saudita, lamentando dei commenti basati su preconcetti. “Sono sempre onestamente di parte riguardo alla decisione che hanno preso“. Occorre, infatti, ricordare da ultimo l’accordo con il brand saudita di abbigliamento Kayanee. Come donna araba, sono molto orgogliosa che alcune cose si stiano muovendo in Arabia Saudita. Ovviamente le persone potrebbero avere opinioni diverse. Ciò che mi dà fastidio è che alcune persone non sanno cosa sta realmente accadendo e sono estremamente ignoranti su ciò che sta realmente accadendo in Arabia Saudita. Quindi, come ha detto la principessa Reema [ambasciatrice negli Stati Uniti], dovrebbero venire in Arabia Saudita, essere lì e giudicare con i loro occhi”.

Jabeur è conscia del fatto che a non tutti possa piacere la situazione. Tuttavia, la tunisina punta a veicolare un messaggio alle giovani donne saudite. “Penso che coloro che rimanessero delusi da questa situazione, dovrebbero condividere onestamente la propria opinione. Per me è sempre stata una questione di opportunità. Di andare lì non solo per giocare partite di tennis, ma per dare la possibilità soprattutto alle donne più giovani di vedere i loro modelli di riferimento e di credere che possono ottenere qualsiasi cosa”.

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