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18/10/2011 11:10 CEST - Champions Tour

Agassi e Sampras, magia senza fine

TENNIS - Agassi e Sampras hanno rinnovato la loro rivalità a Las Vegas, nella finale dell'ottava tappa del Champions Series. Per la cronaca, ha vinto Agassi 8-5, che è salito al secondo posto in classifica generale. Il circuito vede 12 serate-evento in altrettante città degli Usa con quattro campioni in campo. Al Thomas and Mack Center c'erano anche Courier e McEnroe. Alessandro Mastroluca

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C’è qualcosa di magico nella carriera di un campione, eppure i campioni raramente si accorgono quando sta per arrivare o per finire. Inizia così The Shadow Line, terzo capitolo di “Top Spin”, un libro di Elliot Berry del 1996.

Le grandi figure del tennis, prosegue, come John McEnroe, Boris Becker, Stefan Edberg, Andre Agassi e Pete Sampras hanno un’aura intorno a loro che continua a brillare nella nostra immaginazione molto tempo dopo che hanno smesso di giocare a tennis.

A quindici anni di distanza dall’uscita di questo libro, l’aura di McEnroe, Agassi e Sampras è ancora intatta. Insieme a Courier sono stati protagonisti, al Thomas and Mack Center di Las Vegas, dell’ottava tappa del Champions Series, un circuito di 12 eventi in altrettante città degli Stati Uniti: ciascun evento dura una sola sera e vede quattro tennisti al via.

Ci sono un sacco di genitori che hanno portato i figli, perché c’è una generazione che non ha visto giocare me, Andre, Pete e Jim” spiega Superbrat. “Forse hanno sentito i nostri nomi, ma non conoscono le rivalità, le sfide. Per una sera vengono a vedere quattro grandi giocatori nello stesso posto”.

Vogliono vedermi fare serve and volley” gli fa eco Sampras. “Vogliono vedere Andre rispondere alla grande, Jim sfondare da fondo e John venire a rete. Forse è quel tipo di varietà che non trovano più”.

E non chiamatele solo esibizioni. “Siamo competitivi. Non penso ci sia uno di noi che non voglia vincere”.

McGenius e Pistol Pete sono stati protagonisti della prima semifinale, vinta da Sampras 6-4. Nella seconda Andre Agassi, che tornava a giocare nella sua Las Vegas per la prima volta dal Challenger alla UNLV del 1997, sfidava l’ex compagno alla Bradenton Academy Jim Courier. Quel Courier che dopo averlo sconfitto nella finale del Roland Garros del 1991 “negli spogliatoi si assicura che tutti lo vedano infilarsi le scarpe da corsa e andare a fare jogging. Il messaggio: battere Andre non mi ha stancato abbastanza” scrive Agassi in Open. Quello stesso Courier che dopo quella partita lo batterà per altre cinque volte di fila.

Ma l’ultima sfida da pro la vinse Agassi, ai quarti degli Australian Open del 1996. Una partita iniziata alle 22.57 e interrotta per la pioggia dopo 35 minuti; una sfida ripresa, con il tetto chiuso, nel tardo pomeriggio del giorno dopo e conclusa dopo 20 ore, alle 19.06. Finì 6-7 (9-7) 2-6 6-3 6-4 6-2. Era la prima volta che Agassi rimontava uno svantaggio di due set.

A Las Vegas ha rivinto Agassi, 6-3. “Mi sono sentito come in Coppa Davis in Cile” ha commentato Courier, “complimenti ad Agassi”. Sampras poi ha battuto Courier 7-6(3) e Agassi ha fermato McEnroe 6-3.

La finale è stata lo showtime che tutti si aspettavano. Le due nemesi a confronto. “I loro stili e i loro caratteri si completano con una simmetria perfetta: forza per forza, debolezza per debolezza” scriveva Peter De Jonge in un celebre articolo sul supplemento domenicale del New York Times del 27 agosto 1995.

Le qualità di Agassi sono singolari e non inerentemente atletiche, basate sull’abilità di vedere la palla e reagire con velocità e accuratezza sorprendenti. In uno scambio da fondo, Agassi usa le mani per fare quel tipo di aggiustamenti verso la palla che gran parte dei tennisti fanno con i piedi. Ogni colpo è come una piccola pressa […]. Per Sampras invece il tennis è un’esperienza sensuale. Sampras è un atleta puro. Lui gioca”.

La loro è l’essenza della rivalità tennistica. Scrive Gerald Marzorati sullo stesso Magazine il 23 agosto del 2011, “non ci sono negli altri sport rivalità come quelle che si vedono nel tennis: uno contro uno, persistenti, tattiche, psicologiche, personali. Quello che complica le rivalità nel tennis è la solitudine del gioco e del mondo che circonda i grandi campioni. Leggere le biografie e le autobiografie delle star significa immergersi in una letteratura di competizione e traguardi ma anche di solitudine e dei dubbi che questa porta con sé. E poi della lotta per superarla in relazione con il giocatore che è il tuo rivale in campo: questa è la storia, forse inconscia, del tennis ai più alti livelli”.

Due uomini soli al comando, Agassi e Sampras, che hanno saputo trarre il meglio l’uno dall’altro anche se Pete era convinto che Andre perdesse contro di lui, anche quando giocava meglio, perché sapeva di essere il meno forte dei due.

E’ sempre un’emozione affrontare Pete, in qualunque circostanza” ha commentato Agassi. “Ho avuto il privilegio, e la delusione, di giocare contro di lui in molte domeniche con un dirigibile nel cielo e 20 mila persone nell’arena. Venire qui nella mia città e affrontarlo in un momento delle nostre vite in cui possiamo davvero abbracciare e capire fino in fondo quello ognuno di noi ha significato per la carriera dell’altro è davvero un’occasione speciale”.

C’è stato spazio anche per il divertimento. Agassi, dopo aver portato a casa due punti di fila ha detto a Sampras: “Una volta eri bravo. Che ti è successo?”. Sampras, che stavolta è stato al gioco meglio di quando, in un’altra esibizione in doppio con Nadal e Federer (Hit for Haiti), Agassi gli rinfacciò la sua poca generosità, ha fatto finta di uscire dal campo, offeso. Allora i 6.400 spettatori hanno intonato il suo nome e accompagnato il suo ritorno sulla scena.

Per la cronaca ha vinto Agassi 8-5, ha guadagnato 400 punti ed è salito al secondo posto in classifica con 1400 punti dietro Sampras che guida con 2300 punti. Ma stavolta non contava tanto il risultato. Contavano i campanelli che suonavano nella mente delle migliaia di spettatori e dei quattro protagonisti che sfidavano le porte del tempo. It was a kind of magic.

Alessandro Mastroluca

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