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28/12/2011 13:18 CEST - Personaggi

Capitano e gentiluomo

TENNIS - Alex Corretja è il nuovo capitano di Davis della Spagna, orfana di Nadal e Ferrer e con un doppio da reinventare. Famoso per il suo fair play, ha più volte lasciato il punto all'avversario dopo chiamate dubbie (contro Dewulf e Moya al Roland Garros). E' stato protagonista di sfide epiche contro Sampras e regalato un punto cruciale nella prima vittoria in Davis della Spagna. Alessandro Mastroluca

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Houston, Barcellona, Oviedo. È la geografia del legame tra Corretja e la Davis. Sull’erba del Westside Tennis Club, nel secondo tie che gli Usa ospitano sul “lawn” dal 1959, gioca uno dei match della vita, contro il sette volte campione di Wimbledon Pete Sampras. Alex, che sulla superficie meno amata aveva vinto appena tre partite, subisce un break per set nei primi due parziali, poi trova ritmo e gioca da esperto serve and volleyer. Trova così una rimonta epica, finita 4-6 4-6 7-6 (4) 7-5 6-4 e chiusa con il suo dodicesimo ace.

A Barcellona, lui che dei blaugrana è anche tifoso, vive da protagonista il primo trionfo spagnolo nella Coppa. Al Palau Sant Jordi Corretja, in coppia con Balcells, regala il cruciale punto del 2-1 in doppio. Superano con un triplo 6-4 Woodforde e Stolle, la cui fragilità al servizio (ha subito un break per set) è stata la chiave del match, l’ultimo in carriera per Woodforde, che aveva già annunciato il ritiro dopo la finale del 1999, ma Newcombe l’aveva convinto a tornare un’ultima volta e a lasciare la moglie, sul punto di partorire il loro primo figlio, a Adelaide.

Dopo l’annuncio del ritiro dato a Santander nel 2006 dopo il 4-1 all’Italia nello spareggio per restare nel Gruppo Mondiale, la sua carriera da capitano di una nazionale in tono minore riparte da Oviedo. Senza Nadal e Ferrer, che hanno già annunciato un “anno sabbatico” per preparare meglio le Olimpiadi, con un doppio da ricostruire dopo i recenti fallimenti della coppia Verdasco-Lopez, Alex “il buono” parte a fari spenti, senza troppe aspettative: piano piano, sottovoce, come piace al gentleman del tennis.

Mister Fair Play
Non è da tutti far rigiocare un punto dopo un vistoso errore arbitrale. Una condotta che è figlia di un’epoca lontana, quella dei gesti bianchi e del “lawn tennis”, quando si giocava per rabbia o, soprattutto per amore. L’epoca del barone Von Cramm, esponente dell’antica nobiltà tedesca che era solito cedere punti in caso di chiamate sbagliate, anche a costo di perdere le partite; un campione protagonista del famoso match contro Don Budge a Wimbledon nella finale di Davis del ‘38 con la telefonata (vera? Leggendaria?) di Hitler. Il Fuhrer, che voleva farne il simbolo del Terzo Reich vincente, per tutta la carriera gli “perdonò” la sua omosessualità e lo salvò dai lager e dalla morte.

Non è da tutti far rigiocare un punto in un momento chiave della partita. L’ha fatto Roddick con Verdasco negli ottavi di Roma 2005, l’ha fatto Corretja contro l’oscuro belga Dewulf, fiammingo di buona famiglia (padre farmacista) che ha frequentato l'università, al Roland Garros 1997, sul 5-5 nel quarto set dopo aver perso i primi due. Consegna un break point al belga, cede il servizio e la partita, ma non si pente. “Bisogna che sia onesto, non importa che momento fosse: non potevo dire che era fuori perché vedevo bene il segno sulla linea”.

Ancora più eloquente la finale del Roland Garros 1998 contro l’amico Moya con cui condivide le serate libere al bar “La Sede” di Barcellona e che dopo la vittoria lo abbraccia e gli dice “scusa se ti ho battuto”. Nessun dubbio ha attraversato la finale più buonista della storia, che ha regalato l’unico Slam in carriera al maiorchino che amava i Queen e Bon Jovi: quattro volte Corretja ha corretto le decisioni dei giudici di linea a favore di Moya, Carlos l'ha contraccambiato due volte.

Alex si è riscattato prima durante la cerimonia di premiazione con Pelè, ospite d’onore, che regala due palloni ai finalisti che palleggiano sul Centrale. “E lì” commenta Corretja, “sono stato meglio io di Carlos". Ma soprattutto nella finale del Masters, cui arriva dopo aver annullato 3 match point a Sampras (sconfitto 4-6 6-3 7-6). In un amen va sotto di due set ma, come il suo idolo Lendl a Parigi contro McEnroe nell’84, rimonta, chiude 3-6 3-6 7-5 6-3 7-5, e diventa il primo “Maestro” spagnolo dopo Orantes nel 1976. è la più prestigiosa delle 17 vittorie in carriera, insieme ai successi a Roma ‘97 e Indian Wells 2000.

Momenti indimenticabili
Bronzo olimpico a Sydney in doppio (con Albert Costa) e due vincitore campione di Spagna, Corretja è stato protagonista di alcuni match indimenticabili. Nel 1995, al primo turno di Gstaad, interrompe in 90 minuti la serie di 40 vittorie di fila sul rosso di Muster (7-5 6-1), allora la terza più lunga di sempre dopo le 53 di Vilas e le 44 di Borg, poi superate dalle 81 di Nadal. Nel 1996, il quarto contro Sampras a Flushing Meadows diventa “uno dei 100 momenti migliori nella storia dello sport a New York”, come recita il titolo del libro di Stuart Miller. Pete vince il primo set al tiebreak, ma perde i successivi due 7-5 subendo un break in chiusura di entrambi. Si vede che non sta bene, cammina male, soffre di crampi e problemi allo stomaco mentre Corretja sta giocando a livelli mai visti: chiuderà con gli stessi ace di Sampras, 25, e 31 errori gratuiti a 68. Pistol Pete vince il quarto 6-4, si va al quinto che si chiude al tiebreak. Corretja infila il passante dell’1-1, Sampras vomita, perde più tempo del consentito e subisce il “warning”. Fino al 6-6 lo schema non cambia: Pete allunga di un punto, e spreca un match point affossando un dritto a rete, Corretja pareggia. Con un dritto in avanzamento, Corretja arriva a un punto dalla vittoria. Dopo uno scambio intenso, lo spagnolo gioca un passante incrociato di dritto ma Pete si salva con una strepitosa volée in allungo. Va a bordo campo, si appoggia alla balaustra, vomita di nuovo e serve un ace di seconda. “Lì ho capito che era finita” commenterà Corretja, che chiude con un doppio fallo dopo 4 ore e 9 minuti.

Poi il lento declino, i problemi all'occhio e l'addio. L'ultima vittoria su Ferrer nel febbraio del 2005 e l'ultima partita ufficiale contro Feliciano Lopez all'Estoril. “Mi ritiro con tranquillità” ha detto “perché so di aver sempre dato il 100 per cento di me in tutta la mia carriera. Sono molto orgoglioso di quello che sono riuscito a fare e a vincere. Se sono diventato un buon giocatore di tennis lo devo a molte persone, ma soprattutto a tutti quelli che mi hanno voluto bene”.

Non ha avuto troppo successo da coach di Murray, che l’aveva chiamato per migliorare sulla terra. Ma è stato chiamato con una motivazione forse sbagliata, da un giocatore d’istinto che ha creduto di diventare qualcosa di diverso da sé, un attendista e paziente palleggiatore da fondo avendone il fisico ma non l’attitudine.

Ora la nuova carriera da capitano, la terza vita di Alex “il buono”, il capitano gentiluomo.
 

Alessandro Mastroluca

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