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04/01/2012 21:37 CEST - Statistiche

"Ma cos'è poi una statistica?"

TENNIS - Questa potrebbe essere, parafrasando Giulietta e Romeo di Shakespeare, la domanda cui Peter Bodo tenta di dare una risposta nel suo articolo pubblicato sul numero di gennaio della rivista americana TENNIS, spaziando dai paragoni con il baseball ai possibili sviluppi futuri delle statistiche tennistiche. Voi cosa ne pensate? (Trad. di Vanni Gibertini)

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Uno delle funzioni svolte dall’ATP, oltre all’organizzazione del Tour, è la raccolta e l’organizzazione delle montagne di dati riguardanti giocatori e partite di cui gran parte degli addetti ai lavori e degli appassionati si “nutrono”. Recentemente la sezione statistica del sito dell’ATP, alla cui manutenzione contribuisce anche Ubitennis con l’impareggiabile lavoro dei nostri esperti Stefano Rosato e Guido Tirone, è stata arricchita della possibilità di ottenere statistiche per superficie. Peter Bodo, la prestigiosa penna del mensile americano TENNIS, ha pubblicato sul numero di gennaio un articolo su alcuni dati, curiosi tanto quanto interessanti, che si possono ricavare dal “nuovo” database ATP, e sulla eterna questione di quanto siano importanti le statistiche per quantificare la forza di un giocatore rispetto ad un altro. Ve lo proponiamo qui sotto tradotto in italiano, sperando di fare cosa gradita e con l’invito ai nostri lettori di esprimere la loro opinione a riguardo. (Va. Gib.)


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Uno degli argomenti più a lungo dibattuti nel tennis è quanto siano importanti le statistiche, ovvero se hanno l’importanza cruciale che sembrano avere in altri sport come il baseball, dove non soltanto sono parte integrante di come il gioco viene presentato, ma costituiscono una parte fondamentale del suo tessuto storico. Gli scettici si affretteranno a sottolineare come l’altisonante statistica “22 diritti vincenti” può voler dire tutto o nulla – ricordate come il corso della finale di Wimbledon 2011 è stato indelebilmente segnato da un paio di orribili errori gratuiti di diritto di Nadal? Djokovic vinse entrambi i punti e quel set, e non si voltò più indietro fino a diventare il nuovo campione. Quanti gloriosi colpi vincenti scoccati sul 15-pari sarebbero necessari per rimediare ai danni fatti da quei due colpi?

Quelle percentuali di servizio e di punti vinti in risposta possono anche essere fuorvianti. Che differenza può fare aver vinto l’82% di punti rispondendo alla seconda di servizio se poi si stecca o si liscia su quei tre in corrispondenza delle uniche palle break che si sono avute in tutta la giornata? In ogni modo, si tratta di discussioni “sul sesso degli angeli” – e si può fare lo stesso tipo di considerazione sul baseball. Un battitore da .312 di media
(la percentuale di battute valide colpite sul numero di lanci effettuati n.d.t.) non riuscirà a vincerti le World Series (la finale del campionato di baseball americano MLB n.d.t) se la statistica è stata costruita su un numero disordinato di colpi durante fasi di gioco intermedie in partite di scarsa importanza, se poi la statistica scende a .212 quando i corridori sono sulle basi pronti a segnare i punti.

La ricerca di statistiche affidabili prosegue, in tutti gli sport, ed inevitabilmente i numeri rendono le partite che guardiamo più divertenti e più interessanti. Ho sempre pensato che sarebbe stato bello sapere la percentuale di Punti Importanti che un giocatore vince, dove i P.I. sono quelli giocati a partire dal 30-pari. Nel frattempo possiamo dare uno sguardo ad alcune sorprendenti statistiche ATP (MatchFacts, per usare il gergo dell’organizzazione – Ricoh MatchFacts se non si disdegna una “lisciatina” allo sponsor) pubblicate sul sito del Tour. Sulla base dei numeri ivi pubblicati siamo stati in grado di compilare questo breve quiz (le risposte sono in fondo all’articolo):
1- Chi ha fatto registrare, fino ad oggi, la migliore percentuale di punti vinti contro la prima di servizio dell’avversario (a partire dal 1990)?
2- Chi è il miglior giocatore in termini di giochi vinti alla risposta sui campi in erba (includendo sia i giocatori attivi, sia quelli non più in attività che hanno disputato almeno 50 incontri)?
3- Chi è il migliore per quanto riguarda il numero di ace realizzati sulla terra battuta?

La componente “per superficie” di queste nuove e più complete statistiche è degna di nota. Nadal, per esempio, è al primo posto di tutti i giocatori dal 1990 in poi per numero di palle break convertite sulla terra battuta. Ma non riesce nemmeno ad apparire sul radar quando si guarda alla stessa statistica sui campi in erba – lo si trova solamente 84 posti più in giù, con un modesto 40%. L’unico giocatore il cui tasso di conversione è superiore al 50% su erba è Christian Bergstrom (51%), ma la statistica è basata solamente su 15 partite – un campione valido ma non altamente rappresentativo.

Potremmo andare avanti così per ore, e la cosa ci ricorda che c’è un altro motivo per cui teniamo statistiche. Perché sono divertenti. Onestamente, non sono sicuro che ci sia un modo semplice per convertire le tabelle ed i grafici da cui questi numeri sono ricavati in conclusioni incontrovertibili sulla superiorità di un giocatore nei confronti di un altro. Un ovvio problema è rappresentato dal fatto che in alcune categorie (come la percentuale di palle break convertite in carriera) un elevato numero di giocatori condivide la stessa statistica, e la variabilità è molto limitata. In quell’esempio di P.I. convertiti su tutte le superfici, la statistica varia dal 30 al 46%. Non è significativo il valore, ma il fatto che tutti siano raggruppati in uno spazio piuttosto ristretto.

Come è stato osservato da parecchi critici, le informazioni che si possono avere non sono mai troppe. Nella prossima ondata di numeri che verranno pubblicati in un futuro prossimo o meno prossimo qualcuno magari riuscirà a trovare un sistema per combinare e “pesare” le statistiche nelle varie categorie ed arrivare a riassumerle in un Indice di Efficienza. Anche se ho come la sensazione che, se e quando una cosa del genere accadrà, l’indice produrrà un’immagine che rispecchia in maniera molto fedele il ranking dei primi 25 del mondo, con al massimo una o due eccezioni. Ma il progetto potenzialmente è meritevole di attenzione – identificare le statistiche-chiave che quantifichino perché Djokovic è il n.1 e Nadal è il n.2, e così via.
Fino ad allora, sono aperto ad ogni suggerimento. Ed a tutte le statistiche.


Risposte al quiz - 1. Guillermo Coria – 2. Karol Kucera – 3. Carlos Moya, con 1798 aces in 480 match.

Vanni Gibertini

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