Da CiCi Bellis a Madison Keys: il futuro del tennis USA - Pagina 2 di 2

Al femminile

Da CiCi Bellis a Madison Keys: il futuro del tennis USA

Sloane Stephens ha vinto a Washington il suo primo torneo WTA, confermando la crescita complessiva delle giovani statunitensi. Ecco chi sono le giocatrici del futuro del tennis USA che sostituiranno Serena e Venus Williams

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La carriera delle giocatrici comprese tra le prime cento del mondo è naturalmente più lunga e consistente. Escludendo le veterane Williams, Mattek-Sands e Lepchenko e le giocatrici dell’età di mezzo (Falconi, Brengle, Riske) che sono emerse un po’ tardi e probabilmente anche grazie alla crescita dell’intero movimento, ecco una breve scheda delle più giovani. In ordine di ranking:

– Rank 86: Lauren Davis (nata il 9 ottobre 1993)
Miglior ranking: 43 (luglio 2014)
Tornei WTA vinti: nessuno
Miglior risultato Slam: 3° turno (Aus Open e Wimbledon 2014)

Ottima giocatrice a livello junior (numero 3 del mondo), vincitrice dell’Orange Bowl e finalista al Bonfiglio nel 2010, Lauren è una tennista che fa del ritmo, della attenzione tattica e della continuità di gioco i propri punti di forza.
Nel tennis contemporaneo temo che la sua statura (è alta 1,57) possa costituire un handicap difficilmente superabile per raggiungere i massimi livelli. In carriera ha comunque saputo sconfiggere due top ten come Bouchard e Azarenka (anche se forse non nei loro periodi migliori) e anche giocatrici top 20 come Flavia Pennetta (Wimbledon 2014). Non penso possa ambire ai vertici del movimento USA, ma rimane comunque una giocatrice che difficilmente regala le partite.

– Rank 58: Christina McHale (11 maggio 1992)
Miglior ranking: 24 (agosto 2012)
Tornei WTA vinti: nessuno
Miglior risultato Slam: 3° turno (US Open 2011 e 2013, Aus Open, Roland Garros e Wimbledon 2012)

Malgrado i soli 23 anni, Christina McHale ha già vissuto gli alti e bassi di carriere più lunghe. Come si deduce dal dati del ranking e dei risultati Slam, il miglior periodo di McHale è stato quello vissuto attorno ai vent’anni: capace anche di sconfiggere la numero 1 Wozniacki nell’agosto 2011, sembrava avviata ad una carriera stabilmente tra le prime trenta del mondo. Poi però nell’estate del 2012 ha contratto la mononucleosi e il rendimento è drasticamente calato. Uscita dalle cento l’anno successivo, ha faticosamente ricostruito la classifica, ma non ha recuperato del tutto il rendimento del periodo precedente.
Giocatrice molto combattiva, con un servizio molto più potente di quello che la struttura fisica potrebbe far supporre; solida da entrambe le parti da fondo, con un dritto incisivo e un gioco che nei momenti migliori le procurava pochissimi gratuiti.
All’apice della forma era la tipica avversaria da evitare, perché sotto un certo livello non scendeva mai, e batterla era sempre impegnativo. Oggi è probabilmente meno solida e coriacea, ma considerata la giovane età ha il tempo per recuperare. Ci riuscisse, credo che potrebbe ambire ad essere stabilmente tra le teste di serie degli Slam (prime 32 del mondo).

– Rank 44: Coco Vandeweghe (6 dicembre 1991)
Miglior ranking: 32 (febbraio 2015)
Tornei WTA vinti: 1 (‘s-Hertogenbosch 2014, International)
Miglior risultato Slam: QF (Wimbledon 2015)

Vincitrice a sorpresa (senza essere testa di serie, iscritta grazie ad una wild card) degli US Open Junior 2008, per il suo anno di nascita è stata una delle prime giocatrici ad emergere dopo il periodo più difficile del tennis USA.
Escludendo il servizio inarrivabile di Serena Williams, si può dire che attualmente appartenga alla prima fascia di battitrici della WTA, con una prima ad oltre 200 km/h. Potente ma non mobilissima, nell’ultimo periodo è cresciuta nella solidità complessiva di gioco, limtando gli errori di rovescio, un miglioramento che le ha consentito di raggiungere i quarti di finale a Wimbledon. Per lei la sfida è riuscire a mantenersi ad alti livelli anche sulle superfici più lente, dove non sempre si può basare lo scambio sull’uno-due.
Difficile dire fin dove possa arrivare, visto che, come detto, sembra ancora in fase di progresso tecnico.

– Rank 29: Sloane Stephens (20 marzo 1993)
Miglior ranking: 11 (ottobre 2013)
Tornei WTA vinti: 1 (Washington 2015, International)
Miglior risultato Slam: SF (Aus Open 2013)

Anche Stephens ha vissuto una parabola simile a quella di Christina McHale, ma a livelli superiori. Nel 2013 ha avuto un rendimento eccezionale negli Slam: semifinale a Melbourne, quarto turno a Parigi e New York e quarti a Wimbledon. Risultati che l’hanno proiettata in alto sino a sfiorare la top ten. Poi però è scesa in classifica: non per problemi di salute, ma soprattutto mentali.
La mia sensazione è che abbia fatto fatica a reggere la routine del circuito, e questo in passato l’ha portata a disputare con poca grinta tanti match. In sostanza ha provato sulla propria pelle tutte le difficoltà del professionismo, e sperimentato che basta dedicare un po’ meno impegno per peggiorare immediatamente i risultati e il ranking.
Potente, scattante ma anche piuttosto resistente sul piano fisico, a mio avviso tecnicamente è una delle giocatrici più complete della sua generazione. Serve bene (sia palle tese che lavorate), dispone di un ottimo dritto e di una naturale predisposizione ai colpi di volo. In più sa anche difendere con molta efficacia. Il suo colpo meno solido è il rovescio, ma quando è in giornata è in grado di gestirlo ad ottimi livelli.
Fresca vincitrice del primo torneo in carriera, a Washington, secondo me ha un potenziale quantomeno per entrare in top ten, e non mi meraviglierebbe se arrivasse anche ad aggiudicarsi tornei Premier e forse anche gli Slam.

– Rank 19: Madison Keys (17 febbraio 1995)
Miglior ranking: 16 (maggio 2015)
Tornei WTA vinti: 1 (Eastbourne 2014, Premier)
Miglior risultato Slam: SF (Aus Open 2015)

Madison Keys è al momento la tennista americana più giovane tra quelle comprese fra le prime cento, eppure è già da alcuni mesi stabilmente tra le prime venti.
Giocatrice di attacco, con un dritto devastante e un servizio molto efficace, grazie alla prima potente oppure in kick, che le consente anche di avere una seconda sopra la media. Meno solida di rovescio, ma comunque in grado di reggere da entrambi i lati scambi a velocità sostenutissima (è stata misurata come la giocatrice con il palleggio più veloce agli ultimi Australian Open).
Mostra ancora la giovane età nelle carenze sul piano della mobilità e del gioco di volo: il footwork spesso è piuttosto sommario e sicuramente Lindsay Davenport (sua nuova allenatrice) ci starà lavorando per renderlo più ortodosso.
Considerando i margini di miglioramento e il potenziale, a mio avviso si candida come una possibile leader del tennis stattunitense post Williams. Penso che potrebbe arrivare ad essere una vincitirice di Slam, mentre forse il gioco ad alto rischio potrebbe in parte penalizzarla sul piano della continuità e di conseguenza anche del ranking.

Prima di chiudere vorrei ricordare una giocatrice sfortunatissima, con un eccezionale talento tecnico, anche se forse con un leggero deficit di potenza per poter pensare di raggiungere i massimi livelli WTA.
Mi riferisco a Jamie Hampton, tennista straordinariamente naturale nel colpire, che purtroppo è ferma da quasi due anni. Per età sarebbe ormai fuori dai limiti presi in considerazione, ma in fondo ha smesso di giocare a 23 anni: è accaduto all’inizio del 2014 a causa di una doppia operazione alle anche. In termini di carriera, quindi, alcune stagioni le sono state interamente sottratte. Resta comunque da vedere se e quando sarò in grado di rientrare; personalmente continuo a sperarlo, e credo che oltre a me se lo augurino tutti coloro che amano il tennis giocato con eleganza.

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