Ubi Oscar: ecco le migliori partite della stagione

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Ubi Oscar: ecco le migliori partite della stagione

“And the Oscar goes to…” scopri con la redazione di Ubitennis quali sono stati i migliori match della stagione. Ma noi in realtà non ne capiamo niente di tennis, e lo sappiamo, per questo sarai tu a decidere a chi assegnare il premio votando il nostro sondaggio!

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Vi siete riposati durante il week end? Beati voi perché i redattori di Ubitennis, indefessi (no battute please), si sono buttati ventre a terra per spulciare le centinaia di migliaia di partite di questo meraviglioso 2015. Dopo un frenetico giro di consultazioni che meglio del terzetto Cetra (no correction please), poteva decidete quello che vale la pena rivedere? Ecco a voi dunque Lauria, Baldi e Guidobaldi, altro che Aldo, Giovanni e Giacomo.

Marco Lauria: Considerato che anch’io, malgrado il prurito per i facili ardori, preferisco gli errori dell’entusiasmo all’indifferenza del discernimento, la mia prima banalissima scelta lascio che cada sull’eccezionale rimonta di Fabio Fognini su Rafael Nadal a Flushing Meadows. Un’impresa del genere firmata da un tennista italiano, come ricordato dal Direttore, nel distretto del Queens non s’era ancora mai vista. Due ore di un ordinario Nadal cancellate dalla versione deluxe del sanremese che pareva giocasse sollevato da terra. Il maiorchino letteralmente sfiancato, bucato sul suo lato sinistro, sfiduciato. E poi quel passaggio sotto l’occhio sempre acceso della camera nel corridoio che porta agli spogliatoi, l’allegoria di una stagione da dimenticare, come la giornata di chi, due ore dopo, si recava in università o in ufficio per legarsi indissolubilmente alla macchinetta del caffè.
Due che spettacolo ne offrono abitualmente sono Richard Gasquet e Bernard Tomic, che a Shanghai ce l’hanno messa davvero tutta per risollevare le sorti di un torneo candidamente insignificante. Se qualcuno non l’avesse vista è pregato di recuperare gli highlights, se non avete tempo o voglia posso incentivarvi con un teaser: Gasquet pesca l’incrocio delle righe. Col suo colpo migliore. Sul match point a favore dell’australiano. Un punto inutile in un inutile terzo turno, ma d’altronde in un pianeta dominato del pragmatismo, non ci rimane che fare appello alla bellezza.
Last and least (almeno per quanto mi riguarda) la finale degli Australian Open tra Serena Williams e Maria Sharapova. La prova di forza data da entrambe in un match di capitale importanza, ad alto tasso emotivo e di ottimo livello tecnico mi fa sentire in dovere di inserire questa finale nell’elenco dei migliori match dell’anno. E poi, diciamocela tutta, non si può certo chiedere alla bella proprietaria delle caramelle di portare a casa una finale Slam contro la minore delle sorelle d’America.

Luca Baldissera: Una delle situazioni tecnico-tattiche più spettacolari e interessanti, ma purtroppo sempre più rara, ormai, da ammirare nel tennis moderno, è il vero confronto di stili. Vero nel senso di approccio completamente opposto al match, non solo riguardo al modo di colpire la palla. La partita a mio avviso più notevole, da questo punto di vista, è stata il secondo turno di Wimbledon che ha visto Dustin Brown eliminare Rafael Nadal in quattro set. Ci sono ovviamente degli ottimi motivi per cui il funambolo tedesco-giamaicano del circuito non ha mai raggiunto risultati con continuità, e ranking di prestigio: il principale è che Dustin gioca sempre e comunque al limite del rischio, e andando avanti a botte piatte, smorzate, tagli e volée su ogni singolo punto, o sei McEnroe, o dai regolaristi di oggi perdi quasi sempre. Ogni tanto, però, se “Dreddy” azzecca la giornata come contro Rafa, il match si trasforma in un irresistibile show di lucida insensatezza tennistica, con vincenti assurdi e soluzioni di tocco ormai dimenticate, giocati a volte quasi ignorando e sfidando volutamente le leggi della geometria, della balistica e della biomeccanica. Numeri da circo uno dietro l’altro, e vittoria memorabile per Dustin.
Senza arrivare all’autentico “ribaltamento” dei canoni del gioco di cui è capace Brown, la nostra Roberta Vinci è a sua volta una splendida eccezione tecnica nel panorama del circuito WTA attuale, non fosse altro che per l’utilizzo continuo dello slice di rovescio, che gioca a una mano anche coperto (raramente), e per la propensione al gioco di volo decisamente poco comune tra le campionesse attuali. L’apoteosi del tennis un po’ vintage, elegantissimo, basato sulla sensibilità, sugli anticipi e sulle variazioni di rotazione di Roberta è senz’altro stata la clamorosa vittoria contro Serena Williams in semifinale allo US Open: un match leggendario, che ha regalato a tutti noi l’incredibile finale tutta italiana a Flushing Meadows. Ero a bordocampo a compilare cronaca in diretta della partita, e non potevo non inserirla tra le migliori, troppi i momenti indimenticabili. La potenza e la fisicità di Serena prima erose alle fondamenta, poi pian piano portate a vacillare, fino al crollo definitivo di testa e di gioco, a forza di slice tremendi, lucidità tattica e carattere. “Adesso applaudite me, cxxxo!”, urlato in faccia a uno stadio intero che fa il tifo per la tua avversaria, a casa sua. Non serve dire altro.
La finale del Roland Garros vinta da Stan Wawrinka su Novak Djokovic, infine, non ha proposto un confronto tra approcci al tennis differenti, ma ha semplicemente (se vi pare poco) fatto ammirare ai fortunati spettatori presenti sugli spalti del Philippe Chatrier una delle più memorabili dimostrazioni di forza della storia recente del gioco. Nole appariva lanciatissimo verso la conquista dell’agognata coppa dei moschettieri, e abbiamo visto tutti per l’intero 2015 qual è il livello di Djokovic: una macchina da tennis inscalfibile, pressione costante, errori quasi inesistenti. Stan-The-Man si è messo lì, e ha detto: “bene, Nole, tiri tutto a 140 all’ora senza sbagliare mai, e corri come una lepre? E vabbè, mi toccherà farti 60 vincenti sulla terra rossa, tirando a 150 sulle righe, che problema c’è?”. E così è andata, a mio avviso una delle pochissime – se non l’unica – occasione in tutto l’anno in cui un Djokovic ottimo e centrato, e motivato al massimo, ha dovuto banalmente cedere a uno nettamente più forte di lui. Magari solo in quella partita, ma tant’è: per l’importanza del match, per la qualità dell’avversario, e per il modo in cui ha disintegrato di botte terrificanti da ogni angolo del campo il dominatore indiscusso della stagione, la vittoria parigina di Wawrinka non può non essere considerata.

Laura Guidobaldi: Quando Francesca Schiavone e Svetlana Kuznetsova incrociano le racchetta il tempo si ferma e sta a guardare. E dopo il match maratona a Melbourne nel 2011, ecco che le due ex regine del Roland Garros, danzano di nuovo sulla magica terra della Ville Lumière. Con le loro piroette, lasciano senza fiato noi fortunati spettatori di un tennis senza tempo e, dopo una battaglia titanica di quasi quattro ore, un’infinita Francesca Schiavone, allora n. 92 Wta, crea l’incantesimo. Ma “avete visto il lungolinea?” chiede poi Franci ai giornalisti. Sì, l’ennesima magia, il rovescio lungolinea più bello di sempre in un match femminile. Ma lo Schiavo show continua e, con quello che lei stessa definirà “il colpo più bello della mia vita” – un dritto in chop dall’esecuzione difficilissima – è matchpoint. Con un quasi surreale 6-7 7-5 10-8, la milanese accede “solo” al terzo turno ma l’impresa equivale a “scalare una montagna e gioco a tennis per andare sempre più alto” conferma in sala stampa la regina di Francia 2010, in lacrime dall’emozione. Quel giorno, a Parigi, il tennis non era uno sport per giovani.
In un vero e proprio festival del rovescio ad una mano sull’erba di Wimbledon, non ho potuto che gioire, da francese di adozione, nel vedere l’ex timido enfant prodige Richard Gasquet dominare il neocampione del Roland Garros Stan Wawrinka. E in che modo! Come per incanto, Gasquet, per una volta, si trasforma in Richard “Cuor di Leone” e, con una fede incrollabile resiste e resiste ancora, per sfiancare alla distanza – 11-9 al quinto – uno dei trentenni gladiatori dell’anno. Dopo otto anni dalla sua prima magia londinese, Gasquet rivive l’impresa della semifinale a Church Road. Con una certezza: “Sì, sono cambiato, il Gasquet di oggi betterebbe il Gasquet di allora”. Speriamo di rivederlo ancora così.
Federer-Murray a Wimbledon? Un’opera d’arte. Della svizzera. Ancora una volta, il genio di Roger Federer ha offerto una danza sfavillante sul palcoscenico incantato di Church Road. Con numeri da altro pianeta – 56 vincenti, 11 gratuiti – annichilissce in tre set un Andy Murray (campione 2013) che nulla può contro quello che lo stesso Roger definisce ‘uno dei migliori match della mia carriera”. E arriva la 26a finale slam, la 10a a Wimbledon, numeri da Olimpo del tennis. A quasi 34 anni c’è da stupirsi? Con Roger, direi proprio di no.

E tu? Sei d’accordo con noi? Qual è stata la miglior partita della stagione? Vota il tuo personale candidato con il nostro sondaggio! Sarà possibile votare fino al 20 dicembre. Ti ricordiamo che hai a disposizione tre voti, come noi abbiamo proposto tre candidature.

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