Con il torneo di Miami è terminata la prima parte di stagione WTA. Tre mesi di gioco condotti quasi sempre sul cemento outdoor, in tre continenti diversi: Australia, Asia, Nord America. Questa settimana è occupata da due tornei di transizione: il cemento indoor di Katowice e la terra verde di Charleston; dalla prossima si inizierà a giocare sulla terra rossa. Per questo si può tentare un bilancio sul rendimento delle tenniste di vertice al termine del loro impegno trimestrale sul cemento.
Ho deciso di dedicarmi alle prime dieci, escludendo Sharapova (che è ferma in attesa delle sentenze sul doping) e includendo la attuale numero 11 Suarez Navarro. Per cominciare una tabella riassuntiva sul rendimento dall’inizio dell’anno:
1. Serena Williams
Fra le top ten è quella che ha giocato meno, avendo preso parte ad appena tre tornei: Australian Open, Indian Wells e Miami. Se non si trattasse di Serena il bilancio non sarebbe certo da buttare (due finali raggiunte), tanto è vero che nella Race è terza con oltre 2000 punti. Ma nel suo caso non si possono adottare i metri di giudizio che accontenterebbero una giocatrice qualsiasi; e non si può non rilevare che nel 2015 di questi tempi aveva già vinto a Melbourne e Miami, mentre aveva dato forfait prima della semifinale di Indian Wells. Significa che era ancora imbattuta (18 vittorie, incluso un match di Fed Cup), e lo sarebbe rimasta fino a Madrid. A questo dati ne va aggiunto un altro: non vince un torneo da agosto 2015 (Cincinnati).
La mia sensazione è che sul piano psicologico non si sia ancora del tutto ripresa dalla sconfitta di New York contro Roberta Vinci, cioè dal mancato Grande Slam; ma che in più comincino a farsi sentire problemi fisici, che la limitano negli spostamenti e nella resistenza quando i match si allungano. In sintesi: questi primi tre mesi hanno sollevato diversi interrogativi sul suo rendimento futuro; probabilmente, più che dai tornei sul rosso, le risposte si cominceranno ad avere quando si tornerà a giocare sul veloce (erba e cemento estivi).
2. Angelique Kerber
Per la ventottenne Kerber la prima vittoria-Slam a Melbourne basta e avanza per rendere ampiamente positivo il bilancio: due settimane perfette che fanno passare in secondo piano tutto il resto. Se invece il resto vogliamo provare ad analizzarlo, si trova un rendimento non straordinario, con sconfitte subite da Azarenka (due volte), Zheng, Bencic e Allertova.
Colpisce la differenza con il 2015: allora l’inizio anno era stato disastroso, fino a causarle l’uscita dalla top ten. La risalita, dopo il ritorno con lo storico coach Torben Beltz, era cominciata esattamente in questo periodo, con la vittoria nel torneo di Charleston.
I duemila punti conquistati agli Australian Open l’hanno proiettata al secondo posto sia del ranking che della race; ora sarà interessante vedere se a partire dal successo nel Major saprà costruirsi uno status differente, di livello superiore (come ad esempio riuscì a ventinove anni a Li Na, dopo il successo a Parigi nel 2011) o se invece l’impresa di Melbourne resterà un exploit isolato.
3. Agnieszka Radwanska
Questi i risultati di Radwanska: vittoria nel torneo di Shenzhen nella prima settimana dell’anno, poi tre semifinali (Australian Open, Doha, Indian Wells); a Miami ha peggiorato la media, sconfitta al terzo turno da Timea Bacsinszky. Forse è il segno che per lei è venuto il momento di tirare il fiato, e il forfait nel torneo di casa di Katowice sembra confermarlo. Tutto sommato direi che il 2016 di Radwanska ha ribadito il ritorno ad alti livelli dopo la crisi vissuta ad inizio 2015 (la fase di collaborazione con Martina Navratilova, gli attriti tra il padre e il coach etc etc).
Ma né il buon avvio di stagione, né il successo al Masters nel novembre scorso, sono riusciti a farmi cambiare idea: per Aga il confronto con le rivali di vertice fisicamente più potenti rimane quasi proibitivo, e per spuntarla deve sperare di trovarsele di fronte quando non sono al massimo della forma. Lei però ha sicuramente recuperato fiducia, per questo credo che se le capitasse lo Slam senza avversarie in condizioni ottimali avrebbe la capacità di aggiudicarselo. Bisogna vedere se le stelle le proporranno una situazione del genere o no.
4. Garbiñe Muguruza
Alti e bassi (più bassi che alti), per Muguruza in questo inizio di stagione. Nel 2015 dopo l’exploit della finale di Wimbledon aveva iniziato ad attraversare una fase di instabilità, con alcuni picchi di notevole qualità (la vittoria a Pechino, la finale di Wuhan), alternati a momenti di crisi non solo tecnici ma anche mentali, come ad esempio a Toronto.
Nei primi tre mesi del 2016 ha spesso reso al di sotto delle sue possibilità (sconfitta da Strycova a Melbourne, da Svitolina a Dubai, da McHale a Indian Wells); e in campo è stata protagonista di insoliti scambi di idee con il coach Sam Sumyk, compresa una crisi di sfiducia che testimonia le difficoltà nel reggere la pressione, esponenzialmente cresciuta dopo Wimbledon. Un dato certifica i problemi: fra tutte le top ten è quella che è più indietro nella race, 41ma.
Sembrerebbe un quadro altamente negativo, se non avesse chiuso il torneo di Miami con una grandissima prestazione contro Azarenka, da cui è stata battuta solo dopo due tiebreak al termine di una delle migliori partite dell’anno. Deve provare a ripartire da quel match, perché proprio in Florida ha dimostrato di essere una delle poche in grado di dare filo da torcere alla miglior Azarenka degli ultimi anni.
5. Victoria Azarenka
La dominatrice di questo inizio di 2016, con un bilancio di 22 vittorie e una sola sconfitta, subita da Angelique Kerber agli Australian Open. A parte quella giornata storta, tanti ottimi match, con alcuni picchi di gioco di altissimo livello. In molti frangenti è sembrata proprio di un’altra categoria, e forse solo Muguruza ha dato l’impressione di poter giocare alla pari con lei. Tre tornei vinti (Brisbane, Indian Wells, Miami) e primo posto nella Race con 2930 punti. In pratica dopo appena tre mesi si trova molto vicina ad essersi già garantita la permanenza in top ten per tutto l’anno, e le manca poco per raggiungere la soglia di qualificazione al Masters (ad esempio nel 2015 l’ottava era stata Flavia Pennetta con 3252 punti).
Ora però arriva il difficile, visto che anche nelle sue stagioni migliori il cambio di superficie è sempre coinciso con una flessione di risultati; e infatti 13 dei 20 tornei vinti in carriera se lì è aggiudicati nel primo trimestre, che si conclude con Miami. Non solo: a parte l’International di Marbella (terra rossa), gli altre 19 successi sono sul cemento. Ma la sensazione che ha lasciato l’ultima Azarenka è che le piacciano le sfide, e quella alla terra battuta si presenta con una concorrenza meno qualificata rispetto agli anni scorsi, visto che Sharapova è ferma e Serena pare in difficoltà.
6. Simona Halep
Simona Halep aveva chiuso il 2015 con il secondo posto nel ranking; nel 2016 dopo tre mesi si ritrova sesta. Nove vittorie e sette sconfitte, e ventiduesimo posto nella Race. Altro aspetto negativo per Halep è il confronto con lo stesso trimestre del 2015, quando aveva vinto tre tornei (Shenzhen, Dubai, Indian Wells) e perso a Miami da Serena Williams dopo una grande prestazione; in questa stagione invece è ferma a zero, anche perchè dopo Indian Wells 2015 non ha più vinto tornei.
In diversi periodi dello scorso anno così come nelle prime settimane del 2016 Simona ha avuto problemi al tendine di Achille, che le aveva condizionato non solo i match ma anche gli allenamenti. Un altro aspetto preoccupante è una certa rassegnazione che mi pare di avere intravisto durante alcuni match persi, segno che forse oltre al logorio fisico c’è qualche difficoltà mentale. Ora si tratterà di capire se è effettivamente guarita fisicamente e se con la piena efficienza riuscirà a recuperare la giusta convinzione per cercare di risalire nel ranking.
7. Petra Kvitova
I numeri del primo trimestre 2016 di Petra Kvitova sono i peggiori di tutte le top ten (a parte il dato della race in cui è 39ma, Muguruza è due posti indietro). Il più allarmante è quello dei match vinti/persi, addirittura in negativo (6 vinti, 8 persi); e l’avversaria di classifica più alta sconfitta è stata la numero 38 Strycova. Non si può dire che il divorzio dallo storico coach David Kotyza, avvenuto dopo i fallimentari Australian Open, sia stato sufficiente per recuperare il giusto sprint.
Se si cercano elementi positivi, se ne possono forse trovare due: il primo è che in Nord America ha giocato un po’ meglio rispetto all’Australia, con un tennis tatticamente più vario; il secondo è legato alla condizione fisica: a me pare che Kvitova sia piuttosto asciutta e forse non è mai stata così efficace (compatibilmente con i suoi limiti) nel gioco difensivo. Ma per tornare a fare risultati da top ten occorre che Petra recuperi l’incisività nel gioco offensivo, che è il suo vero punto di forza, a partire dal servizio.
La terra battuta non la agevola, ma se non altro dovrebbe trovare situazioni ambientali meno calde e umide, che non hanno mai contribuito a farla rendere al meglio.
8. Roberta Vinci
Non è mai troppo tardi per togliersi grandi soddisfazioni, almeno per Roberta Vinci. Nel 2015 aveva avuto un inizio stentato, tanto che al termine del torneo di Miami era numero 43 del ranking. Meno di un anno dopo è finalmente riuscita ad approdare in top ten, malgrado la sconfitta al terzo turno degli Australian Open contro Friedsam; poi è salita ulteriormente fino all’ottavo posto. In più in questo inizio di 2016 ha già vinto un torneo di medio livello come San Pietroburgo. In sostanza, continua l’onda lunga positiva della finale degli US Open, e così anche i propositi di ritiro a fine stagione sembrano vacillare.
Vinci nel primo trimestre stagionale ha già preso parte a 9 tornei, più di qualsiasi altra top ten; probabilmente una programmazione così intensa era stata concepita per avere tante possibilità di fare punti, sempre con l’obiettivo del raggiungimento del fatidico decimo posto; in parte ne ha pagato le conseguenze a Indian Wells, quando si è dovuta ritirare contro Rybarikova. Ora che l’obiettivo è stato raggiunto immagino che Roberta rallenterà i ritmi, cercando di presentarsi più fresca ai prossimi grandi appuntamenti sul rosso, una superficie che sicuramente non la sfavorisce.
10. Belinda Bencic
Belinda Bencic ha compiuto 19 anni il mese scorso (10 marzo) ed è reduce da dodici mesi di altissimo rendimento. Numero 34 dopo Miami 2015, nei mesi successivi ha cambiato marcia, arrivando quasi sempre in fondo ai tornei; ha completato l’opera con i risultati della nuova stagione, che le sono valsi l’ingresso in top ten. Nel 2016 Bencic il meglio lo ha dato indoor, con la doppia vittoria in Fed Cup (contro Petkovic e Kerber) e con la finale di San Pietroburgo, mentre non le sono riusciti exploit di pari livello all’aperto.
Forse ultimamente ha perso un po’ di brillantezza, anche per problemi con il peso forma, ma credo che alla sua età sia quasi inevitabile qualche incertezza nel trovare gli equilibri fisici; sono le fisiologiche difficoltà da pagare alla mancanza di esperienza. Ma proprio perché è giovane penso che possa recuperare rapidamente la condizione migliore.
11. Carla Suarez Navarro
L’anno scorso Carla Suarez Navarro aveva avuto una partenza sprint: era entrata per la prima volta in top ten al termine del torneo di Miami e poi aveva accumulato nei primi 5-6 mesi quasi tutti i punti della sua stagione. Ma da Wimbledon in poi era rimasta senza energie, finendo anche per perdere l’occasione di andare al Masters. Tutti quei risultati erano frutto di un progresso tecnico che aveva consentito alla “terraiola” Suarez Navarro di rendere moltissimo anche sul duro, con la finale (non disputata per infortunio) ad Anversa, quella a Miami, la semifinale di Doha e i quarti di finale in altri cinque tornei sul cemento.
Anche quest’anno Carla è partite bene: vittoria a Doha, semifinale a Brisbane e quarti di finale agli Australian Open. Però poi ha dovuto dare forfait a Indian Wells per un infortunio in allenamento alla caviglia destra, mentre al rientro a Miami ha perso subito da Vandeweghe.
Dato che nelle ultime stagioni arriva spesso in fondo anche nei tornei di doppio, il rischio è lo stesso del 2015, cioè ritrovarsi troppo presto in riserva. I punti dei tornei su terra battuta fanno gola, ma forse per lei sarebbe meglio rinunciare a qualcosa per mantenere sufficienti energie; non tanto per i tornei su erba, quanto per l’ultima parte di stagione con il ritorno al caldo del cemento americano e asiatico.
Per chiudere
Una breve nota in chiusura. Se confrontiamo la top ten di inizio 2016 con quella attuale, emerge che la giocatrice più in difficoltà (problemi di Sharapova a parte) è senza dubbio Lucie Safarova. In questo momento è scesa al 15mo posto, con appena tre tornei disputati e altrettante sconfitte al primo turno. Sino ad ora il bilancio è durissimo: nemmeno un set vinto in tutto il 2016.
Con l’inizio della stagione su terra si avvicina anche Roland Garros, torneo nel quale Safarova è stata finalista lo scorso anno. Mi auguro che per allora si sia completamente ripresa dai postumi della malattia che l’ha penalizzata, e che possa avere ritrovato una condizione che le consenta di essere di nuovo competitiva.