Wimbledon donne: replica di Melbourne, di nuovo Serena contro Kerber

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Wimbledon donne: replica di Melbourne, di nuovo Serena contro Kerber

Non è riuscita alle sorelle Williams l’impresa di tornare a distanza di sette anni una contro l’altra nella finale di Wimbledon. Sarà Angelique Kerber a sfidare Serena

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Non è stata una giornata di tennis femminile memorabile. Almeno secondo il mio parere, naturalmente. Mi aspettavo di più non tanto dal match di Serena, quanto dal secondo incontro, quello tra Venus e Kerber. Le ultime due partite fra loro erano state bellissime (US Open 2012 e Montreal 2014) e quindi c’erano buone ragioni per ipotizzare un altro incontro di alto livello.

Ma procedo con ordine. Poco da dire sul primo match: Serena è stata incontenibile, in una giornata di quelle in cui i colpi di inizio gioco le funzionano alla perfezione. Direi in versione Olimpiadi 2012, quando aveva annichilito le avversarie non solo nei turni di battuta ma anche in quelli di risposta. Non riesco a dare particolari colpe a Vesnina, che secondo gli statistici di Wimbledon ha comunque concluso il match in positivo nel saldo tra vincenti e gratuiti (9W/7UE). Forse se la numero uno del mondo avesse avuto di fronte un altro tipo di giocatrice, più dotata per il contenimento, ci sarebbe stata qualche possibilità in più. Ma contro una tennista che preferisce attaccare e tenere il comando del gioco molto raramente Serena finisce per perdere; per un motivo molto semplice: è sostanzialmente quello che fa lei stessa, e che sa fare quasi sempre meglio dell’avversaria. In questa stagione solo Muguruza l’ha sconfitta con le sue stesse armi, le altre giocatrici che l’hanno battuta erano di caratteristiche tecniche differenti.
Vesnina può comunque essere più che felice del suo Wimbledon, visto che è anche arrivata ai quarti di finale in doppio. Il sorteggio l’ha nuovamente messa di fronte a Serena, in un match che il programma prevedeva si sarebbe disputato poche ore dopo quello di singolare, tanto che al momento di stringersi la mano sul Centre Court, Serena l’ha salutata dicendole “See you later” (ci vediamo dopo). Frase che per la povera Elena rischia di assumere connotati inquietanti, dopo che in serata insieme a Makarova ha perso contro Williams/Williams per 7-6, 4-6, 6-2.

Quarantotto minuti sono stati sufficienti per sbrigare la pratica a Serena, che però non troverà in finale la sorella e compagna di doppio Venus, bensì Angelique Kerber.
Kerber ha vinto un’altra partita dallo svolgimento anomalo, dopo quella contro Simona Halep: infarcita di break all’inizio (sette break nei primi otto game), e poi dall’andamento maschile nella seconda parte (un solo break nei rimanenti 12 game). In pratica nel secondo set Venus ha perso il servizio in apertura, e poi non è più riuscita a recuperare il gap. Kerber ha infatti sempre tenuto la battuta: addirittura nel secondo set Angelique non solo non ha dovuto fronteggiare palle break, ma in appena due occasioni ha concesso a Venus di portarsi fino a 30. E tre di quei quattro punti erano arrivati da doppi falli di Angelique.
Come dicevo all’inizio, non si può parlare di partita memorabile, anche se non sono mancati scambi di alta qualità, con il picco assoluto coinciso proprio con il match point. Ma ci sono anche state fasi di stanca, con errori evitabili che entrambe non commettono nelle giornate migliori.

 

Sinceramente mi aspettavo più carica agonistica da parte di Venus: lei era quella indietro nel punteggio, e quindi era lei quella che doveva provare a metterci qualcosa in più sul piano della cattiveria. Forse non era in una giornata di grande brillantezza fisica? È una ipotesi che mi è sembrata possibile quando nel secondo set ha servito alcune prime sotto le novanta miglia orarie. Certo, avrebbe potuto essere una scelta tattica, per non fare entrare troppo in ritmo l’avversaria in risposta, ma scendere così drasticamente rispetto ai propri massimi (che nel suo caso sfiorano le 115-120 miglia orarie) qualche dubbio me lo ha lasciato.
Un’altra ipotesi è che non fosse ancora stata messa alla prova da un’avversaria tanto forte. Venus in fondo aveva sofferto già moltissimo contro Daria Kasatkina (7-5, 4-6, 10-8), teenager cresciuta sulla terra con una predilezione per il tennis costruito e basato su scambi prolungati. Forse trovare una avversaria come Kerber, maestra nell’allungare gli scambi potrebbe averla portata troppo al di fuori della sua modalità preferita di gioco. Sia come sia, resta il fatto che Angelique è approdata in finale a Wimbledon senza ancora avere perso un set: 6-2, 6-2 a Robson, 6-1, 6-4 a Lepchenko, 7-6, 6-2 a Witthoeft, 6-3, 6-1 a Doi, 7-5, 7-6 ad Halep e ora 6-4, 6-4 a Venus.

Contro la Serena vista in semifinale parte sfavorita, anche perché i precedenti sono sei a due per la numero uno del mondo. Ma tutti ricordiamo l’ultimo match, quello di Melbourne (finale Australian Open) quando Kerber seppe smentire un pronostico che le era ugualmente sfavorevole. Ma se, come contro Halep e Venus, Angelique dovesse perdere così tante volte il servizio, mi pare estremamente improbabile possa rimanere in scia a Serena, che non credo sull’erba possa regalare break a ripetizione.

Da dieci anni non si verificava che le stesse protagoniste arrivassero in finale Slam tra Australian Open e Wimbledon. Era il 2006 e per due volte Amelie Mauresmo sconfisse Justine Henin. Allora dopo il successo a Wimbledon Mauresmo si ritrovò numero uno del mondo, mentre in questa occasione anche se Kerber dovesse vincere rimarrebbe comunque alle spalle di Serena. Che, senza titoli Slam in stagione, comanderebbe la classifica davanti a chi invece ne ha vinti due. Ma è presto per fare questi ragionamenti, anche perché la Serena vista contro Vesnina mi pare difficile che possa perdere di nuovo da Kerber. La risposta l’avremo sabato pomeriggio.

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Varvara Gracheva cambia nazionalità: ora è ufficialmente una tennista francese

Dopo le indiscrezioni di un paio di mesi fa adesso è anche ufficiale: Varvara Gracheva abbandona i colori russi. Che il suo caso funga da apripista?

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Varvara Gracheva - WTA Austin 2023 (Twitter @AtxOpen)
Varvara Gracheva - WTA Austin 2023 (Twitter @AtxOpen)

La notizia, per quanto la si volesse far passare in sordina, era nell’aria da qualche tempo. Vi avevamo già parlato un paio di mesi fa della volontà di Varvara Gracheva di cambiare nazionalità, desiderio finalmente (quasi) esaudito. Tennisticamente cresciuta in Francia – dove peraltro risiede da cinque anni – la classe 2000 nata a Mosca si sta consacrando nel corso di questa stagione. Ha iniziato l’anno da n°100 del mondo e, pochi mesi più tardi, ha raggiunto il suo best ranking al n°41 WTA. Tra gli highlights del suo 2023 ci sono le vittorie su Daria Kasatkina al primo turno dell’Australian Open (dove ha raggiunto il terzo turno), gli ottavi ad Indian Wells e Miami e la finale ad Austin, dove si è arresa soltanto all’ucraina Marta Kostyuk scatenando diverse polemiche.

Polemiche che ancor di più oggi sono estremamente attuali, come testimoniato dal botta e risposta in conferenza stampa tra Elina Svitolina e Aryna Sabalenka, dopo che la bielorussa ha strappato il pass per le semifinali. Tornando alla questione Gracheva, è il quotidiano francese L’Équipe a dare la notizia del suo cambio di nazionalità. Lunedì 5 giugno, infatti, Varvara ha ricevuto la conferma di essere stata ufficialmente naturalizzata francese lo scorso 25 maggio, anche se tecnicamente non può ancora competere difendendo il tricolore transalpino.

Potrà farlo soltanto quando sarà in possesso del passaporto che, come riferito sempre da L’Équipe, potrebbe tardare ancora qualche settimana prima di arrivare. Solo allora potrà tornare ad avere una bandiera di fianco al suo nome nel tabellone di un torneo WTA, visto che come sappiamo i giocatori e le giocatrici russi e bielorussi gareggiano da diverso tempo senza bandiera.

 

Che quello di Gracheva funga da caso-apripista? Per quanto quest’anno i tennisti russi e bielorussi non abbiano più restrizioni per competere – come invece accaduto l’anno scorso in Regno Unito – i problemi non sembrano essere finiti. Qualche settimana fa, in una storia su Instagram, la stessa Sabalenka dichiarò di non aver ancora ricevuto il visto per entrare in Gran Bretagna. Anche l’astro nascente Mirra Andreeva, in una conferenza stampa di un paio di giorni fa, ha fatto sapere di essere ancora in attesa del visto per sapere se potrà o meno entrare sul suolo inglese per partecipare al torneo di Wimbledon.

Sicuramente rappresentare la Russia o la Bielorussia non è semplice per un atleta che, magari, è anche in forte opposizione rispetto alle idee politiche del proprio paese. E chissà che questa non possa essere l’occasione giusta per andare a rispolverare l’albero genealogico.

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Roland Garros: Djokovic diesel batte Khachanov alla distanza, è semifinale

Per la dodicesima volta in carriera, Novak Djokovic raggiunge almeno la semifinale a Parigi. Il russo vince il primo set ma cala d’intensità. Si attende Alcaraz-Tsitsipas

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Novak Djokovic – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

[3] N. Djokovic b. [11] K. Khachanov 4-6 7-6(0) 6-2 6-4

Novak Djokovic ha dovuto cedere un set prima di iniziare la sua partita e vincere, 4-6 7-6 6-2 6-4 contro Karen Khachanov, conquistando la semifinale del Roland Garros.

 

Kachanov conclude così uno dei periodi migliori della sua carriera. Anche oggi la partenza del russo è stata ottima, sicuro delle sue scelte e in netto comando con il dritto, accompagnato da un servizio nettamente superiore a quello di Djokovic che sembrava alla ricerche di iniziative ma senza trovarle. Troppo distante in risposta e fuori ritmo con il rovescio, il serbo che ha dovuto aspettare di concludere il secondo set per ritrovare la sicurezza nei colpi che ci ha abituati a vedere. L’equilibrio del secondo set infatti, poteva far pensare di arrivare anche fino al quinto set. Ma il russo ha iniziato a perdere la benzina (forse non ce n’era più abbastanza per un avversario come il serbo) proprio nel momento in cui Djokovic stava decidendo che avrebbe vinto la partita, come sempre, ad ogni costo. E con un tiebreak a senso unico, dove il serbo ha portato a casa tutti i punti, ha messo fine alla partita di Khachanov. Tanti applausi lo stesso per il russo che tornerà in top 10 (non succedeva dall’ottobre del 2019) dopo aver dimostrato che la stoffa per essere un giocatore da seconda settimana in uno Slam c’è e non si è trattato di un singolo episodio. Non possiamo dire che sia stata una partita eseguita alla perfezione quella di Djokovic, che però, può concedersi il lusso di non pensarci. Perché quel che conta davvero adesso è che Novak Djokovic giocherà la sua 45esima semifinale in un torneo del Grande Slam, nonché 12esima semifinale del Roland Garros dove aspetterà il vincente tra Alcaraz e Tsitsipas.

Primo set: un solido Khachanov si dimostra superiore al servizio e comanda il gioco su un falloso e poco fantasioso Djokovic

Già dai primi game entrambi si mostrano solidi al servizio: comandano gli scambi e lasciano poche chance all’avversario. Nel quinto game, però, ecco arrivare le prime difficoltà sul turno di battuta del serbo. Khachanov riesce a spingere molto con il dritto, costringendo Djokovic a giocare dietro la linea del campo. Grazie a questo, insieme anche a un doppio fallo di Nole, il russo conquista due palle break consecutive, che però il 22 volte campione Slam annulla con un dritto all’incrocio delle righe, venendo fuori da vincitore dopo uno scambio estenuante. Il numero 3 del mondo non sfrutta un’occasione per fare suo il game e, dopo altre due palle break annullate (di cui una non concretizzata da Khachanov che sbaglia uno smash sopra la rete), alla quinta occasione strappa il servizio all’avversario dopo uno sventaglio di dritto impressionante. Quest’ultimo conferma il break nel game successivo e si rende pericoloso anche nel settimo gioco, ma Djokovic è bravo a gestire la pressione e si porta sul 3-4. Il russo grazie al servizio allunga sul 5-3, e proprio nel nono gioco si guadagna 2 set point, che però Nole è bravo ad annullare grazie a un rovescio vincente e a un servizio sulla “t”. Nel game successivo non trema il braccio di Karen che, grazie a 3 errori del serbo e una buona prima di servizio, conquista il primo set per 6 giochi a 4.

Secondo set: equilibrio per tutto il set, ma il tie-break è un assolo di Djokovic

L’inizio del secondo parziale si mostra molto simile al primo: entrambi tengono il servizio piuttosto agevolmente, anche se Djokovic fatica a essere incisivo. Nel quarto gioco il russo è costretto ai vantaggi dopo un game in cui ha giocato poche prime; riesce comunque a riagganciare il serbo sul 2-2, giocando una smorzata che lascia fermo il numero 3 al mondo. Nel quinto gioco è Nole a dover faticare, ma con un vincente di dritto e un errore in risposta di Khachanov si porta avanti 3-2. I 4 giochi successivi vengono tenuti bene dai giocatori al servizio, che incrementano la percentuale di prime in campo e difficilmente fanno partire lo scambio. Nel decimo game il 27enne di Mosca, con freddezza, si porta a casa il gioco ai vantaggi senza aver bisogno di annullare set point. Djokovic vola facile sul 6-5, e di nuovo il numero 11 al mondo ha bisogno dei vantaggi per riuscire ad agganciare il serbo. È tie-break quindi sul Philippe-Chatrier. Nole parte fortissimo: strappa due servizi all’avversario con una palla corta sublime e un dritto vincente, tiene i suoi due turni di servizio e di nuovo guadagna un mini-break con un rovescio lungolinea. Sul 6-0 chiude in bellezza il set con palla corta e volee, lasciando a bocca asciutta il russo.

Terzo set: Khachanov diminuisce l’intensità, Djokovic gioca di esperienza

Carico del set appena conquistato, Djokovic parte subito forte nel terzo parziale. Costringe Khachanov ai vantaggi e, dopo due palle break (le prime conquistate dal serbo) annullate bene dal numero 11 al mondo, alla terza occasione strappa il servizio all’avversario grazie a una palla corta aiutata dal nastro. Il 36enne di Belgrado conferma con sicurezza il break, e nel terzo gioco impensierisce Khachanov costringendolo ai vantaggi. Il russo, però, grazie a un dritto in corsa lungolinea spaventoso e un nastro fortunato rimane ancora in corsa: 2-1 per Djokovic. Il 3-1 arriva in poco più di 2 minuti, e il quinto gioco racconta la stessa storia: Khachanov lo tiene a 0 con ben 2 ace consecutivi. Sul 4-2 il russo appare decisamente sottotono e Djokovic ne approfitta. Il numero 11 al mondo gioca ormai 2 metri dietro la linea del campo, e il serbo non si fa scappare l’occasione: guadagna 2 palle break consecutive e, alla prima, concretizza il break. Il game successivo è una pura formalità per il serbo, che con esperienza si porta a casa il secondo parziale per 6 giochi a 2.

Quarto set: Khachanov prova a tirare fuori le ultime cartucce ma ormai Djokovic è entrato in modalità vittoria

Già nel primo gioco Khachanov si trova in difficoltà: rimonta da 0-30 sul suo servizio e, grazie a due dritti fulminanti, parte in vantaggio nel quarto set. Djokovic, dopo aver tenuto facilmente il servizio, nel terzo game mette pressione in risposta e riesce a breakkare l’avversario. Il russo cerca la reazione e si carica spingendo bene con il dritto. Il serbo arriva ancora tardi di rovescio e commette un brutto errore che gli costa una palla break a favore del russo che non ne aveva più viste dai tempi del primo set. Djokovic cancella questo brutto momento tenendo e dominando perfettamente lo scambio con l’angolo stretto di dritto. Due doppi falli non consecutivi incatenano Djokovic ai vantaggi di questo quarto game, Khachanov non sfrutta questi momenti preziosi. Il serbo sbaglia ancora, questa volta una volée facile sotto rete, ma alla fine chiude il quarto game dopo aver cancellato due palle del contro-break e allunga la distanza 3 giochi a 1. Il russo dimostra di essere ancora dentro questa partita con tutto sé stesso. Lascia per strada un solo 15 per colpa di un doppio fallo ma chiude in maniera impeccabile un ottimo game: 3-2 Djokovic. Sui turni di servizio del serbo però, Khachanov non legge più le traiettorie, le sue risposte sono troppo deboli. Lo sconforto del sesto game che vede Djokovic avanti 4-2, fa iniziare male il russo che va subito sotto 0-30 sul suo turno di servizio. Un altro errore di dritto di Kachanov concede due palle break al serbo che potrebbe vedersi già negli spogliatoi. Ma il russo tira fuori il braccio di ferro e cancella tutto grazie al servizio perfetto che gli spiana la strada verso l’ultima speranza: 4-3. La tenacia precedente di Khachanov viene subito ripagata dal passaggio a vuoto di Djokovic (forse si era già visto sotto la doccia) e con un doppio fallo rimette il russo in parità: 4 giochi pari.  Ma l’amnesia del serbo dura poco; nel giro di un minuto Djokovic recupera il vantaggio lasciando il russo a 0 sul suo turno di servizio e si prepara a servire per il match avanti 5-4. Kachanov non ci crede più e lo sprint finale del serbo lo lascia ancora a 0. Djokovic vince 6-4 ed è in semifinale al Roland Garros per la 12esima volta.

Con la collaborazione di Andrea Binotto

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Roland Garros: Sabalenka troppo potente, Svitolina si arrende in due set [VIDEO]

Aryna Sabalenka raggiunge la sua prima semifinale al Roland Garros battendo Elina Svitolina con un doppio 6-4. Muchova rimane ora l’ultima avversaria da sconfiggere prima della finale

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Aryna Sabalenka - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)
Aryna Sabalenka - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

[2] A. Sabalenka b. E. Svitolina 6-4 6-4

Aryna Sabalenka è la seconda semifinalista del Roland Garros 2023 ed è per lei il primo approdo tra le quattro migliori giocatrici dello Slam di Bois de Boulogne. Un successo piuttosto netto – almeno stando al punteggio, che recita 6-4 6-4 in un’ora e 38 minuti – quello maturato contro Elina Svitolina, di nuovo competitiva in un Major dopo la maternità (non raggiungeva un quarto di finale dallo Us Open 2021) ma incapace di difendersi troppo a lungo alle continue bordate da fondo della bielorussa (30 vincenti contro 7 complessivi), brava a disputare al meglio tutti i punti importanti.

Un incontro – al termine del quale, come da pronostico per ormai noti motivi extra-campo, le contendenti non si sono strette la mano prendendosi i fischi del pubblico – che ha mostrato una volta di più la crescita della n° 2 al mondo sul rosso, anche se a fine partita quest’ultima, intervistata da Alex Corretja, avrebbe comunque dichiarato di essersi allenata da più giovane sulla terra e quindi di non capire come mai sia spesso considerata una pura tennista da campi veloci. Fatto sta che la sua tattica, ovvero spingere su ogni palla alla prima occasione utile per sfiancare la continuità da dietro della rivale, si è rivelata proficua e non ha dato in effetti alcuna chance a Elina di avere margini di reazione o di controllo degli scambi. Per raggiungere la sua prima finale a Parigi, Sabalenka sarà ora opposta all’ostacolo Muchova. Svitolina tornerà invece tra le prime 100 e sarà n° 73 WTA lunedì prossimo.

 

Primo set: l’equilibrio fino al 4-4 si spezza in favore di Sabalenka, potente e implacabile alla conquista del parziale

Svitolina ha impostato la partita con un piano ben chiaro in testa. Contro una giocatrice così potente come Sabalenka, è necessario essere perfetti in difesa e, perlomeno sul proprio servizio, prendere l’iniziativa quando possibile. La condizione fisica invidiabile evidenziata nei primi giochi permette alla tennista ucraina di far funzionare la tattica preparata per contrastare l’esuberanza di Aryna, imperterrita nel mettere i piedi in campo alla prima chance utile e a martellare laddove trovi uno spiraglio. Due stili e due idee contrapposte che paiono inizialmente funzionare entrambe, senza che alcuna delle due riesca a racimolare una palla break.

Nemmeno il settimo gioco, quello classicamente mortifero per chi è alla battuta, è quello buono per la bielorussa per strappare il servizio ad Elina, salvatasi ai vantaggi con qualche clemente aiutino da fondo dell’avversaria. Si prosegue così sull’onda dell’equilibrio e della rapidità – soli 31 minuti per 8 game e pochissimi scambi prolungati – ma sul 4-4 il sottile filo si spezza. Era nell’aria il break in favore della n° 2 al mondo, che pian piano comincia a sfondare il muro avversario, e la sensazione è confermata nel nono gioco. Un turno in cui Svitolina abbassa leggermente l’intensità difensiva e al servizio e in cui l’aggressione immediata di Sabalenka paga, come sul punto del 30-40, con una risposta di rovescio vincente. Aryna non ha alcun patema a chiudere il set con un turno a -15 al cambio campo – a dimostrazione di una grande padronanza persino del suo fondamentale meno sicuro, ovvero la seconda solitamente ballerina, gestita invece con padronanza – e a sedersi a un solo parziale di distanza dalla semifinale.

Secondo set: più lotta ma stesso esito, sia nella tattica che nel punteggio

Ripresa la partita dopo una breve pausa, Sabalenka sembra poter subito prendere il largo con una palla break a disposizione, ma un attacco centrale di rovescio di Aryna punito da uno splendido passante incrociato di Svitolina sono i fattori che fermano lo slancio della bielorussa. Quest’ultima subisce addirittura il primo break della sua partita nel gioco successivo – anche in conseguenza di un doppio fallo sul 30-30 – ma rientra subito sul 2-1. Insomma, un inizio di secondo set decisamente più altalenante e meno decifrabile del primo.

L’impressione è però sempre la stessa: la difesa strenua e la regolarità di Svitolina poco possono, alla lunga, sulla potenza e la spinta costante di Sabalenka che, se limita gli errori, prende sempre il sopravvento. Presupposti tattici, questi, con i quali la bielorussa mette di nuovo il naso avanti. Break e 3-2 in suo favore, con l’attuale n° 192 WTA che si aggrappa ai suoi game di battuta ma che nulla può in risposta. Il gap costruito dalla testa di serie n° 2 viene abilmente condotto fino al traguardo, nonostante una leggera tremarella nel momento di servire per il match (0-30 iniziale). Ma i punti importanti sono stati tutti ben gestiti da Aryna, che approda dunque in semifinale con un doppio 6-4 alla seconda palla match utile.

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