La settimana degli italiani: un po' di Vinci e lampi di Giorgi, Fognini in altalena

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La settimana degli italiani: un po’ di Vinci e lampi di Giorgi, Fognini in altalena

Solita settimana per gli italiani, con Fognini che vince quando non te l’aspetti per perdere subito dopo e Camila Giorgi che non riesce a superare Roberta Vinci. Male anche il doppio “olimpico”. Pigri i giovani, che almeno a tentare le qualificazioni dovevano andare

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Non si può definire positivo il bilancio azzurro dell’edizione 2016 degli Open del Canada, quest’anno disputatisi nella versione maschile del Masters 1000 a Toronto ed in quella femminile del Premier Five a Montreal.
Il tennis italiano riparte dal Canada con un bilancio complessivo in singolare di quattro vittorie, tre sconfitte ed un ritiro e con la sconfitta di Errani- Vinci nel doppio, la coppia che rappresenta la più concreta possibilità per il tennis azzurro di andare a medaglie alle Olimpiadi di Rio. Va in archivio un’edizione maschile snobbata dai nostri giocatori, tra Seppi reduce dell’infortunio alla mano destra rimediato in Coppa Davis e Lorenzi impossibilitato a partecipare alle quali perché impegnato a Kitzbuhel (ma molto difficilmente sarebbe venuto, essendosi iscritto al Challenger di Biella). Da sottolineare non positivamente che nessun nostro giovane abbia ritenuto di doversi iscrivere alle qualificazioni di un torneo cosi importante (il cut-off del tabellone era oltre la trecentesima posizione). Per il resto, registriamo il solito Fognini versione Dottor Jekyll e Mister Hyde, una Vinci sostanzialmente soddisfatta del rientro alle gare e del terzo turno raggiunto, la Giorgi che conferma di essere in ripresa ed una Errani sfortunata per il piccolo infortunio occorsole dopo una vittoria al primo turno che le aveva dato quel minimo di fiducia nel suo tennis che adesso le manca.

Venendo al racconto di quanto fatto dai nostri giocatori, partiamo da Fabio Fognini, l’unico tennista italiano presente a Toronto: l’allievo di Jose Perlas, reduce dalla conquista ad Umago del quarto titolo in carriera, era stato sorteggiato contro Steve Johnson, n°21 del ranking Atp. Un cattivo sorteggio perché l’avversario aveva appena raggiunto la sua migliore classifica della carriera, frutto della semifinale nell’Atp 500 di Washington la settimana scorsa e più in generale di un ottimo periodo di forma, che lo faceva arrivare a Toronto avendo vinto dodici delle ultime quindici partite giocate (a giugno aveva prima conquistato primo titolo a Nottingham e poi aveva raggiunto gli ottavi a Wimbledon a d inizio luglio). Sia per la maggiore abitudine del ventiseienne californiano ai campi in cemento sui quali si disputa il torneo di Toronto, sia considerando che Fabio neanche 48 ore prima stava giocando in Croazia, con successivo volo intercontinentale e relativo fuso da smaltire in tale breve lasso di tempo, per molti il favorito dell’incontro era Johnsson. Vedendo però la bella e netta vittoria che il campo ha regalato a Fabio, in pochi avevano tenuto nella giusta considerazione i due precedenti tra i tennisti: non tanto quello di Roma 2015, visto che la terra è la migliore superficie per rendimento di Fabio e la peggiore per lo statunitense, ma quello dello scorso anno al primo turno degli Us Open, vinto da Fognini. In campo si è visto un Fabio determinato e attento sin dalle primissime battute, che ha concesso poco grazie anche ad una buona prova col fondamentale del servizio: Fognini è riuscito a far valere la maggior classe rispetto all’avversario, eliminato con un duplice 6-4 in un’ora e sedici minuti di gioco.
Dopo una bella prova del genere, se il tabellone di un Masters 1000 ti presenta davanti al secondo turno il 147° giocatore del ranking Atp, la cui migliore vittoria nel 2016 è stata contro Donald Young in un challenger sulla terra, non puoi non cogliere l’occasione, tanto più se hai in scadenza i trecento punti della finale raggiunta ad Amburgo l’anno prima. Invece Fabio, come si sa, oltre ad essere alcune volte geniale con il suo tennis, ha anche tanta “sregolatezza” e contro il diciannovenne statunitense Jared Donaldson, il ligure ha purtroppo ben pensato di mettere in scena la seconda versione del suo modo di essere tennista. Fognini ha perso il primo set nonostante sia stato due volte in vantaggio di un break, poi, nel secondo parziale, con grandi colpi si è aggiudicato la possibilità di arrivare al set decisivo. A questo punto non è riuscito a far pesare la maggiore esperienza e la pressione della grande occasione al giovane ed inesperto avversario: è stato anzi lui a scagliare racchette, non sfruttare palle break e perdere game già vinti, situazioni che hanno portato all’inevitabile conclusione della vittoria di Donaldson col punteggio di 6-3 3-6 6-3 in 2h05’. Un risultato che ha tra le sue conseguenze l’ascesa al numero 1 del tennis italiano, a quasi trentacinque anni, di Paolo Lorenzi: un’altra grande e meritata soddisfazione per il senese, ma non proprio un buon segno per il tennis italiano.

Passando alle donne, erano tre le italiane presenti a Montreal per il WTA Premier 5: Sara Errani e Roberta Vinci erano già ammesse nel tabellone principale, mentre Camila Giorgi, impegnata sino a venerdì pomeriggio nei quarti del torneo di Washington, è stata costretta ad iscriversi alle quali. La marchigiana è stata brava a riuscire a qualificarsi, prima grazie alla vittoria contro la wild card locale Gabriela Dabrowski, n°510 Wta, liquidata col punteggio di 6-3 6-1 in un’ora e quattro minuti, poi avendo la meglio su Bethanie Mattek Sands, statunitense classe 85 e n°101 del ranking, sconfitta 6-3 6-1in poco meno di un’ora di gioco.
Nel tabellone principale, Camila è stata abile nell’ottenere una vittoria assolutamente non facile contro Sloane Stephens, ventitreesima giocatrice al mondo che aveva vinto nettamente l’unico precedente tra le due, datato 2012 a Cincinnati. Pur al termine di una partita con i consueti alti e bassi (la Stephens ha servito per il primo set sul 5-4 e nel secondo è stata avanti 4-0 ed ha poi avuto cinque set point) Camila è stata più fredda e coraggiosa dell’avversaria nei momenti decisivi dell’incontro, vinto dopo due ore ed undici minuti e due tie-break.

Al secondo turno la Giorgi si è trovata di fronte Roberta Vinci, esentata dal primo in quanto settima testa di serie del tabellone, in quella che era la terza edizione (un precedente per parte, con la Giorgi vittoriosa sul tappeto indoor di Katowice nel 2014 e la pugliese vincente agli Us Open 2013) di un derby tricolore che sapeva anche un po’di scontro generazionale, essendo le due tenniste separate da ben nove anni di distanza. La partita è stata caratterizzata da una partenza sprint della marchigiana, la quale è riuscita sempre a strappare il servizio alla Vinci ed a portare a casa il primo set col punteggio di 6-2. La reazione di Roberta non si è fatta attendere, con la conquista del secondo parziale per 6-3 dopo essere stata in vantaggio anche 5-1. Nel decisivo set le giocatrici, che sino ad allora si erano alternate ad avere difficoltà a mantenere il servizio, sono riuscite invece a concedere poco alle avversarie quando sono andate alla battuta. Nel decimo game, con Camila al servizio, la tensione (assieme alla stanchezza, visto che questo era il settimo incontro in otto giorni per lei) però coglie la più giovane delle italiane, che così perde gioco, partita ed incontro, che vanno dopo due ore e due minuti alla tarantina, vincitrice di un match andato agli archivi col punteggio di 2-6 6-3 6-4. Al terzo turno Roberta ha incontrato la diciannovenne russa Daria Kasatkina, n°33 Wta sconfitta dalla tarantina in un rocambolesco incontro a Doha lo scorso febbraio, quando fu costretta ad annullare tre match point. Purtroppo questa volta vi è stata la rivincita della teen-ager russa, che ha approfittato anche di una brutta prova al servizio di Roberta per avere la meglio, al termine di una partita combattuta solo nel primo set, nel quale la pugliese ha rimontato da 3-5 prima di perdere comunque il parziale 7-5. Nulla da fare per Roberta nel secondo set, nel quale la Kasatkina ha preso il largo sul 5-1 prima di chiudere 7-5 6-3 in novantuno minuti.

La terza italiana in gara a Montreal, Sara Errani, è entrata bene nel torneo, sconfiggendo Aleksandra Wozniak, ventottenne tennista canadese che un grave infortunio alla spalla destra a fine 2014 ha fatto scivolare all’attuale n°465 Wta, ma che è stata come best ranking numero 21 nel 2009. La beniamina locale, che aveva sconfitto in ambedue i precedenti la nostra giocatrice, questa volta non ha potuto fare di più che lottare contro Sara, costringendo la bolognese ad essere solida per staccare la Wozniak sul 6-4 dopo cinquantatrè minuti. Ma soprattutto nel secondo set si è avuta gran lotta, con la bolognese rimontata dal 4-2 e trascinata al tie-break: in tale frangente, con un paio di spettacolari passanti, Sara ha staccato l’avversaria e vinto così il match, portato a casa col punteggio di 6-4 7-6(4) dopo due ore e cinque minuti di gara. Purtroppo, un infortunio al collo emerso durante la notte successiva alla gara, non ha consentito alla Errani di affrontare al secondo turno Karolina Pliskova: uno sfortunato incidente di percorso che non le impedirà di partecipare alle Olimpiadi, dove, soprattutto nel doppio con la Vinci, ha speranze di andare a medaglie.

Proprio a Montreal ed in vista dell’ormai prossimo obiettivo olimpico, la coppia vincitrice di cinque Slam (e del Career Grand Slam) ed ex numero 1 al mondo nella specialità, si è ricomposta dopo un anno e mezzo di separazione (ultimo match era stato quello perso a Genova nel primo turno del World Group di Fed Cup contro Mladenovic e Garcia) : non è andata purtroppo bene, con le italiane sconfitte al supertiebreak dalla coppia slovena composta da Andreja Klepac e Katarina Srebotnic, rispettivamente n.33 e n.29 della classifica di doppio.

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