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Rio 2016: le Olimpiadi viste da dentro, dalla A alla Z. E qualcosa in più…

Sceso il sipario sulle Olimpiadi di Rio e ritornati a casa, andiamo a ripercorrere quanto accaduto nel corso dei 17 giorni di gare

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V come Volley – la galoppata verso la finale della nazionale maschile di volley ha riacceso gli entusiasmi che si erano un po’ assopiti dopo il ciclo della Generazione di Fenomeni che vinse tre Mondiali consecutivi negli Anni ’90. Peccato per la partita con il Brasile, sfuggita per qualche punto alla fine di ogni set, ma dopo anni di problemi economici del campionato e risultati sottotono della nazionale, il volley può ritornare all’assalto del ruolo di secondo sport di squadra in Italia

W come “Wardrobe-gate” – ricorriamo all’inglese per ricordare lo sfortunato incidente che ha visto protagoniste Kristina Mladenovic e Caroline Garcia, le quali si sono trovate a pochi minuti dal loro esordio in doppio a doversi cambiare d’abito, con la Garcia costretta ad indossare a rovescio un abito di riserva della compagna per evitare la squalifica. C’è stata sicuramente leggerezza da parte di tutti quanti in questa faccenda (ITF, FFT, ed in ultima analisi le giocatrici) e sarebbe opportuno creare un meccanismo per fare in modo che questi episodi non si ripetano più.

Y come Yankee – anche a Rio gli USA hanno fatto la parte del leone, terminando nettamente in testa al medagliere e quasi doppiando la seconda classificata (46 ori contro 27 della Gran Bretagna, 121 medaglie totali contro 67). Forse è per questo che il premio medaglie per gli atleti USA è circa un sesto di quello degli italiani (per la medaglia d’oro, 25.000 per gli USA contro i 155.00 per l’Italia).

Z come Zanzare – il tanto paventato problema Zika si è rivelato un non-problema. Zanzare ne abbiamo viste tre nei primi 20 giorni, poi due insieme l’ultima sera, giusto per mettere a posto le statistiche. Lo spray repellente incluso nel kit stampa è rimasto largamente inutilizzato.

E per finire, alcune considerazioni in ordine sparso.

  • Michael Phelps: il suo medagliere olimpico personale è più ricco di quello di parecchie nazioni (con 23 ori, 3 argenti e 2 bronzi sarebbe 40esimo in un medagliere all-time, dietro al Sud Africa e davanti all’Etiopia), ha dimostrato ancora una volta la sua grandezza, ma chiamare suo figlio “Boomer” è davvero imperdonabile!
  • Nelle sale stampa dei vari impianti olimpici c’erano di solito 4-5 televisori per circa 100 giornalisti. A volte si assisteva a scene di combattimento per il telecomando che ricordavano le serate di molte famiglie italiane negli anni ’80.
  • Benoit Paire: a lui delle Olimpiadi non frega nulla, e lo ha detto chiaramente. Si è fatto gli affari suoi in maniera talmente plateale da farsi cacciare fuori squadra, ha giocato il tie-break del terzo set contro Fognini come se fosse un’esibizione e poi appena uscito dal campo ha detto “beh, non è grave, l’importante sono i tornei che valgono per la classifica”. Viva la sincerità!
  • Spalti vuoti: non è stato un bel vedere. A Londra l’organizzazione è stata messa in croce per molto meno. Forse perché qui c’erano altri problemi.
  • Usain Bolt: talmente dominante da non essere nemmeno divertente. Soprattutto per gli altri.
  • Tifosi italiani: non pervenuti. Che sia stata la crisi, la paura degli attentati, la lunga trasferta o la minaccia Zika, ma di italiani ce n’erano davvero pochi. Ciononostante, il Maracanazinho durante la semifinale Italia – USA ha gridato ad una voce “Italia, Italia”. Che fossero i brasiliani che consideravano gli azzurri un avversario più morbido in finale per il Brasile? A Londra fu così…
  • Monster block: la canzoncina sparata dagli altoparlanti ogni volta che veniva effettuato un muro all’inizio era carina e coinvolgente, ma a lungo andare è diventata piuttosto stucchevole.
  • Internet e applicazioni: nota più positiva delle Olimpiadi dal punto di vista organizzativo è stata la connettività. WiFi funzionante in tutti gli impianti, con la stessa password, applicazioni semplici ed efficienti, rete 4G fornita dallo sponsor olimpico Claro che ha consentito ottima connettività. Da questo punto di vista, nessun problema.
  • Jack Sock: è il tennista che torna da Rio con più medaglie, un oro ed un bronzo.
  • Tokyo 2020: tra quattro anni farà sicuramente più caldo, gli impianti saranno pronti in tempo, tutto funzionerà a meraviglia, niente samba ed i trasporti saranno straordinariamente efficienti. A qualcuno mancherà il samba e l’atmosfera brasiliana. Ma non si può avere tutto.

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