Come da tradizione, dopo il Masters tra i migliori 8 della classifica, la stagione del tennis maschile si chiude con la finale di Coppa Davis. A Zagabria si contenderanno la gloriosa insalatiera i padroni di casa croati che riceveranno l’Argentina guidata da Juan Martin del Potro, tornato in campo dopo i continui guai fisici proprio quest’anno. L’ex campione degli US Open (2009) è stato anche capace di togliersi qualche soddisfazione, prima tra tutte l’argento olimpico di Rio de Janeiro, al quale ha fatto seguito il titolo di Stoccolma che lo ha di fatto riportato nelle zone alte della classifica (attualmente è nr. 38 del ranking).
La finale si preannuncia quanto mai affascinante ed equilibrata. Si giocherà sul cemento della Zagreb Arena, la cui capienza di circa 15.000 posti fa presupporre un’atmosfera quanto mai calda sugli spalti. Da un lato infatti vi saranno i tifosi croati che sono capaci di qualsiasi cosa sugli spalti, dall’altra immaginiamo però anche la probabile folta rappresentanza di supporter sudamericani che seguono ovunque la propria nazionale e che sognano come i loro eroi sul campo la conquista della tanto agognata Davis, che da sempre sfugge alla nazionale “albiceleste”.
Come da prassi vediamo come le squadre si presentano alla finale, analizzando le convocazioni e lo stato di forma di coloro che scenderanno in campo.
Partiamo dai padroni di casa della Croazia.
CROAZIA
Capitan Krajan aveva soprattutto un dubbio e cioè se convocare o meno il giovane Borna Coric, operatosi al ginocchio subito dopo la semifinale contro la Francia. Alla fine Coric è risultato abile e quindi Krajan, una volta assicuratosi comunque la possibilità di convocare Ivo Karlovic (37 anni e non sentirli, 4 anni fa aveva dato l’addio alla manifestazione a squadre e l’ultima sfida giocata guarda caso fu proprio contro l’Argentina a Buenos Aires nel 2012) a sacrificato sull’altare della patria il doppista Draganja, comunque mai utilizzato nelle precedenti sfide di quest’anno (se non ha punteggio acquisito contro la Francia in semifinale). Al fianco del nr.1 Cilic, di Coric e Karlovic è stato quindi convocato Ivan Dodig, affidabile doppista (nr.29 nella classifica di specialità), protagonista anche al Masters di Londra in coppia con il brasiliano Melo (eliminati nel Round Robin).
Marin Cilic, eliminato anche lui nel girone eliminatorio del Masters di Londra, ha raggiunto proprio con la partecipazione a quest’ultimo evento (e con la vittoria su Nishikori) il suo best ranking in classifica (nr.6) ed ha anche dichiarato che l’obiettivo del 2017 sarà raggiungere la Top5. Il campione degli US Open 2014 ha chiuso la stagione con un bilancio di 48 vittorie e 23 sconfitte. Ad una prima parte di stagione un po’ altalenante (quarti a Indian Wells e due finali perse, a Marsiglia e a Ginevra) ha fatto seguito una seconda metà 2016 di ottimo livello che lo ha portato per l’appunto a qualificarsi per il Masters e di conseguenza anche al best ranking. Il croato ha raggiunto la semifinale al Queen’s, i quarti a Wimbledon (battuto da Federer dopo aver avuto match point a favore), ha vinto il Masters 1000 di Cincinnati (battendo Murray, uno dei pochi a farlo nella seconda parte del 2016), fatto semifinale a Tokyo, vinto Basilea e fatto semifinale a Parigi-Bercy.
Come detto a Londra ha battuto solo Nishikori mentre è stato sconfitto da Murray e Wawrinka nel Round Robin. Il croato è comunque sembrato in buona forma e sicuramente a Zagabria darà tutto se stesso come del resto già fatto contro la Francia e nell’incredibile rimonta contro gli USA. Vincendo entrambi i singolari della finale Cilic potrebbe raggiungere Ivan Ljubicic al 1° posto tra i tennisti croati con maggior numero di vittorie nei singolari giocati nella manifestazione (Ljubicic è a quota 23 vittorie, Cilic a 21). Cilic vanta 9 vittorie negli ultimi 11 singolari disputati in Davis, le uniche 2 sconfitte sono paradossalmente arrivate proprio quest’anno, in Belgio contro Goffin e a Portland contro Sock (dove oltretutto era avanti due set a zero).
Ritorna come detto in Davis Ivo Karlovic, capace quest’anno di rientrare tra i top20 del circuito e di avvicinare addirittura il suo best ranking (nr.14 nel 2008). Eppure l’anno era iniziato nel peggiore dei modi per il gigante croato, eliminato al 1° turno in 8 dei primi 9 tornei disputati, limitato a dire il vero da problemi fisici. Superati questi ultimi è praticamente riemerso d’incanto, raggiungendo la semifinale a Istanbul, poi la semifinale a ‘s-Hertogenbosch e inanellando poi una serie di prestazioni positive davvero sensazionali. Vittoria a Newport, finale la settimana dopo a Washington, vittoria a Los Cabos, ottavi agli US Open e semifinale a Vienna.
Ha più volte confessato di sentirsi ancora bene fisicamente e di voler continuare almeno per un altro paio di anni. In Davis vanta un bilancio di 9 vittorie e 8 sconfitte in singolare, come detto ha accettato l’invito di capitan Krajan a tornare a giocare per la propria nazionale dopo l’addio dato alla manifestazione 4 anni fa. Probabile secondo singolarista, sarà chiamato a supportare Marin Cilic nell’impresa di portare a casa l’insalatiera e ciò gli consentirebbe di entrare nella storia. Infatti, in caso di vittoria della Croazia diverrebbe il più anziano giocatore (37 anni e 272 giorni domenica 27 novembre) facente parte della squadra vincente dai tempi di Ken Rosewall (39 anni e 28 giorni) e Mal Anderson (38 anni e 272 giorni) che facevano parte della squadra australiana vincitrice nel 1973 (ma né Rosewall ne Anderson scesero in campo nell’occasione). Non solo, se dovesse vincere un match, diverrebbe il più anziano in una finale di Davis a riuscire in questa impresa dai tempi di Jacques Brugnon, che a 38 anni e 80 giorni vinse il doppio nella finale persa con la Gran Bretagna nel 1933. Se dovesse vincere un singolare sarebbe il più anziano a farlo in una finale addirittura dal 1912 (Charles Dixon, britannico, che vinse un singolare contro l’Australasia a 39 anni e 297 giorni) e se invece dovesse giocare un singolare sarebbe il più anziano a farlo in una finale dai tempi dell’australiano Norman Brookes che scese in campo nella finale del 1920 in singolare a 43 anni e 48 giorni. Insomma Karlovic può fare la storia della manifestazione, dipenderà da lui e dai suoi compagni.
Borna Coric alla fine ce l’ha fatta, l’operazione al ginocchio post semifinale contro la Francia non gli ha impedito di essere convocato per la storica finale raggiunta dal suo team e che il giovane croato aveva contribuito non poco a conquistare. Era stato infatti proprio Coric contro gli Usa a siglare il clamoroso 3-2 con la vittoria nell’ultimo singolare contro Jack Sock. Il 20enne croato ha chiuso la stagione nel circuito con un bilancio alquanto insufficiente, appena 22 vittorie e 24 sconfitte, che non gli ha permesso di migliorare il best ranking raggiunto l’anno scorso (nr.30, attualmente Coric occupa la posizione nr. 48). Dopo un buon inizio di stagione (finali a Chennai ed a Marrakesch, battuto rispettivamente da Wawrinka e Delbonis), il giovane tennista si è pian piano spento, limitato dai problemi fisici di cui abbiamo parlato prima e che poi l’hanno portato all’operazione. Il canto del cigno sono stati i quarti di finale raggiunti a Cincinnati (costretto al ritiro contro Cilic, ma prima aveva battuto nell’ordine Paire, Kyrgios e Nadal). Da lì in poi il ritiro agli US Open contro Feliciano Lopez e la prova incolore contro Gasquet nella semifinale di Davis contro la Francia. Da quello che si sa Coric non dovrebbe comunque scendere in campo a meno di clamorose defezioni (anche se Karajan non ha ancora svelato le sue scelte), ma la convocazione per quanto fatto in questa stagione nella manifestazione gli era dovuta.
Completa il quartetto dei padroni di casa Ivan Dodig, giocatore potente sul veloce ma che si fa rispettare anche sulle altre superfici. In singolare è sceso oltre la 100ma posizione (attualmente nr. 118), ma in doppio continua a fornire prove di altissimo livello, rimanendo tra i più quotati nella specialità. Quest’anno ha fatto coppia con il brasiliano Melo, anche se per il 2017 i due hanno annunciato la separazione. Hanno come detto partecipato anche al Masters di Londra dove crediamo Ivan si sia allenato a puntino in vista dell’appuntamento di Zagabria.
ARGENTINA
Daniel Orsanic ha mescolato un po’ le carte ed alla fine ha deciso di affiancare a Juan Martin del Potro il regolare Federico Delbonis, Guido Pella e il “combattente” Leonardo Mayer, detentore in Davis del record della partità più lunga che sia mai stata giocata, quella vinta l’anno scorso contro il brasiliano Souza, battuto 15-13 al quinto set dopo 6 ore e 43 minuti (per la cronaca è la seconda partita più lunga della storia del tennis dopo le 11 ore e oltre di Isner-Mahut).
Il ritorno di Juan Martin del Potro è stata la base essenziale dalla quale l’Argentina ha costruito l’accesso alla quinta finale della sua storia in Coppa Davis. Dopo i tanti dissapori vissuti in passato (soprattutto quelli con Nalbandian nella finale contro la Spagna del 2008, quando Delpo arrivò in condizioni fisiche non perfette all’appuntamento conclusivo scatenando le ire del suo compagno), Juan Martin è tornato con piacere nel team sudamericano, facilitato anche dall’opera diplomatica dello stesso Orsanic (ma anche i compagni lo hanno reclamato a gran voce, convinti che il suo aiuto fosse necessario per vincere finalmente l’insalatiera).
Il tennista argentino è ritornato nel circuito a Delray Beach dove ha subito conquistato la semifinale. Ha centellinato (giustamente) le sue prestazioni per non danneggiare di nuovo il polso operato, saltando la stagione sulla terra rossa ma raggiungendo poi sull’erba la semifinale a Stoccarda e il terzo turno a Wimbledon. Nel finale di stagione le più grosse soddisfazioni, la finale olimpica di Rio (battuto Djokovic al 1° turno, sconfitto da Murray in finale dopo oltre 4 ore), i quarti agli US Open (sconfitto dal futuro campione Wawrinka) e la vittoria a Stoccolma (per un bilancio complessivo di 30 vittorie e 12 sconfitte). In tutto questi ci ha messo anche l’importantissima vittoria in Davis contro Murray, fondamentale per la vittoria in semifinale (nonostante una quanto meno dubbia gestione delle sue energie da parte di Orsanic che nonostante l’Argentina fosse in vantaggio sul 2-0 lo schierò anche nel doppio precludendone così la sua partecipazione nella giornata finale) e quella contro il doppio italiano a Pesaro nei quarti. Crediamo che per la prima volta del Potro arrivi alla finale di Davis (oltre a quella del 2008 ha giocato anche quella del 2011 a Siviglia sempre contro la Spagna) nelle migliori condizioni possibili. Alla sua portata un’impresa che lo renderebbe quasi immortale per il tennis argentino, però avrà bisogno della collaborazione dei suoi compagni.
Federico Delbonis, nr. 41 ATP, è sulla carta il nr.2 argentino. Stagione 2016 chiusa con un bilancio di 26 vittorie e 23 sconfitte, best ranking raggiunto a maggio alla posizione nr.33, Delbonis non sfigura sul veloce (4° turno a Indian Wells dove ha battuto anche Andy Murray) ma è la terra la sua superficie preferita. E difatti l’argentino ha vinto a Marrakech (battuto proprio Borna Coric), ha fatto semifinale a Bucarest, a Istanbul, prima di spegnersi lentamente, facendosi notare solo per il suo contributo fondamentale nella sfida di Davis contro l’Italia (2 vittorie in singolare contro Seppi e Fognini) e raggiungendo i quarti di finale a Basilea nell’ultimo torneo dell’anno. Crediamo si giochi con Pella il ruolo di secondo singolarista nella sfida, dipenderà dalle loro prestazioni la possibilità dell’Argentina di portare a casa la Coppa (dando per scontati i due punti di del Potro).
Guido Pella è nr. 72 del ranking, ma a marzo era stato capace di issarsi sino alla posizione nr. 39 (sua miglior classifica di sempre). Il suo 2016 è stato alquanto mediocre, 16 vittorie e 23 sconfitte. Da rimarcare la finale di Rio de Janeiro persa contro l’uruguaiano Cuevas ed un paio di quarti di finale sulla terra (Bucharest e Nizza). Il finale di stagione è stato per lui avaro di soddisfazioni, unica parentesi felice il punto del 2-0 conquistato contro la Gran Bretagna in Davis battendo Kyle Edmund, rivelatosi alla fine importantissimo per il successo finale. Sembra lontano però dalla forma migliore ed in svantaggio rispetto a Delbonis per il ruolo da secondo singolarista.
Completa il quartetto sudamericano Leonardo Mayer, sceso a seguito di problemi fisici al nr.137 del ranking, lontano dalla sua miglior posizione raggiunta appena l’anno scorso (nr.21). Eppure l’anno era iniziato abbastanza bene con i quarti di finale in Qatar e la duplice vittoria nei singolari di Coppa Davis in Polonia. Poi i quarti all’Estoril sono stati l’ultimo acuto di una stagione alquanto anonima (12 vittorie e 15 sconfitte). Suo il 3-2 decisivo contro Daniel Evans a Glasgow nella semifinale di Davis, negli ultimi mesi ha frequentato solo tornei challenger e solo sulla terra. Al momento pare fuori dai giochi nei singolari, mentre forse dei 4 argentini è l’unico che può vantare un minimo di esperienza in doppio. Attenzione però, tra lui, Pella e Delbonis è forse quello più esperto dell’ambiente Davis, chissà che Orsanic non possa schierarlo a sorpresa. Anche perché nella competizione Mayer non perde un singolare dal 2012 (sconfitto da Berdych) ed ha aperta ancora una striscia di 10 vittorie consecutive.
Segue a pagina 2: pronostico, i precedenti tra le nazionali e gli h2h fra i convocati