Che c’è stato un prima e un dopo capita di dirlo di pochi avvenimenti di portata storica, di solito fatti eccezionali nel bene – e purtroppo spesso nel male – che impattano in maniera profonda e duratura la percezione pubblica, l’emotività, la cultura e la politica. Succede anche nello sport, dai campionati del mondo di calcio vinti dalla propria nazionale, fino a eventi talmente globali e unici da superare i confini e le bandiere, perchè arrivano e colpiscono l’immaginario letteralmente di tutti. Mentre scrivo queste righe, in attesa di prendere l’aereo che dagli assolati e festosi giorni dell’Australian Open 2017, quest’anno “Happy Slam” che di più non si può, mi riporterà nel freddo dell’inverno europeo, riflettendo sulla festa di sport, sulla celebrazione del tennis a cui ho avuto il privilegio di assistere da pochi metri 36 ore fa, ho concluso che “Federer batte Nadal in finale al quinto a Melbourne” sia destinato a essere, in futuro, una di queste pietre miliari, per me è una certezza. Ma come detto, c’è stato anche molto altro, e come di consueto, credo sia piacevole congedarsi proponendo una serie di immagini delle ultime due settimane, non utilizzate per gli spunti tecnici, che spero possano strappare un sorriso agli appassionati.
Prima di vederle, però, ritengo doveroso rivolgere un personale ringraziamento al simpaticone che vedete felice come una pasqua in testa al pezzo, per la bella figura (non so quanto fortunosa o meritata) che mi ha consentito di fare. Rileggendo gli ultimi due paragrafi del pezzo che scrissi il 27 luglio scorso, all’indomani dell’annuncio dello stop di Federer fino a fine stagione, sembra veramente che si sia al “prophet mode: activated”, ma ovviamente, come ammonisce l’amico e compagno di dirette Facebook Vanni Gibertini, pure gli orologi rotti segnano l’ora giusta due volte al giorno. Point taken, dear Canadian mate. Chiaramente, non ho potuto fare altro che rimanere coerente al mio pronostico fino in fondo, sia nella puntata d’esordio della rubrica tecnica da bordocampo, sia in fase di presentazione tecnica della finale, sia in video dissentendo con il direttore Ubaldo. Insomma, mi ero talmente impantanato, che se Rogerino nostro non avesse tanto graziosamente preso a pallate sette avversari di fila, sarei stato messo piuttosto male. Quindi grazie, caro, e Hop Suisse!
Ma ritorniamo al tennis “normale”, sempre che si possa definire tale il livello di chi partecipa a uno Slam. Per farci passare la nostalgia, già altro che presente almeno in me, di queste fantastiche giornate degli Australian Open 2017, ecco una fotogallery semiseria tratta dal mio incessante girovagare mattutino tra i campi di allenamento, dove vi posso assicurare, capita di vederne di tutti i colori.
Tomas, ti pare il modo di portare su un finale di swing? Ma non eri quello con i colpi puliti e filanti?
Ok, ci rinuncio, qui sembri un misto fra un vigile che dirige il traffico e uno che fa breakdance.
Ueilà, Pablo, ma quanto basso sei andato su questo rovescio?
Va bene, questo te lo sei inventato tu. Come lo chiamiamo, il rovescio con mano appoggiata a terra? “Più giù di così giochiamo distesi?”
Ciao Borna, vuoi uno sgabello, già che ci sei, così rispondi al servizio seduto più comodo? Perchè la posizione è quella, eh.
Io non lo so, Thomas, cosa stavi facendo qui, a occhi chiusi, una danza tribale forse. Però il match l’hai vinto, quindi va bene così.
Johanna allo sparring: mi servi in pancia please? Come dove, proprio qui no?
Vedi, Stan, devi piegarti almeno così. Risposta: ma non ci penso nemmeno, guarda che faccia che ho, troppe salsicce e birre ieri sera.
Florian, quando smetti col tennis, devi darti al ballo moderno, ascoltami. Insieme a Tomas&Thomas, magari.
Denis, sarai il talento del tennis futuro, certo. Ma a volte non sei proprio il massimo da vedere come postura, perdonami.
Karin, come fai a vedere la palla con i capelli modello “bobtail”, lo sai solo tu.
Stanimal, oh, stai attento, che mi arrivi addosso mentre ti fotografo, con ‘sti recuperi laterali.
Ok, perdonato, per vedere da due metri questo spettacolo, corro volentieri il rischio di prendermi la Yonex nei denti.
Ritorniamo seri un attimo, in conclusione, perchè come di consueto ci tengo a darvi conto di come è andato il torneo dei veri eroi del tennis, i fenomeni che lo giocano ad altissimo livello fregandosene della sfortuna che avrebbe voluto impedirglielo. Ovviamente, sto parlando dei campioni del wheelchair. Assente il “Federer della specialità”, Shingo Kunieda, e mezzo infortunato il suo grande rivale Stephane Houdet, ci si aspettava la conferma da parte dell’astro nascente e testa di serie numero uno Gordon Reid, inglese, campione in carica, E invece abbiamo avuto una finale a sorpresa, anche qui (che edizione, ragazzi), tra il francese Nicolas Peifer e l’argentino Gustavo Fernandez, vinta da Gustavo in rimonta al terzo set. Splendido match, a nulla sono valsi per Nicolas i consigli del connazionale Houdet, presente nel suo box e sconfitto in semi da Gustavo, che ha completato l’opera vincendo il titolo per 3-6 6-2 6-0.
Qui sopra, un drittone in top di Peifer, ottimo il finale a tergicristallo, gran top-spin.
Splendido anche il dritto di Fernandez, guardate l’azione a chiudere del polso, da cui ottiene traiettorie strettissime micidiali.
Quin sopra, a sinistra Peifer, a destra Fernandez, gran rovesci per entrambi, e finali altissimi con impugnature belle cariche, per contrastare rimbalzi che per ovvi motivi gli arrivano praticamente sempre sopra l’altezza delle spalle.
Reso doveroso omaggio a questi due campioni, splendidi, non mi rimane che chiudere in valigia il pc e avviarmi al Tullamarine Airport, portandomi dietro, come sempre, dei ricordi che definire senza prezzo è poco. Per quanto riguarda la rubrica tecnica, in febbraio ci rileggeremo regolarmente i mercoledì, mentre per gli “spunti” da bordocampo, l’appuntamento è al 6 marzo, primo giorno di qualificazioni (ma soprattutto di allenamenti per tutti i top) a Indian Wells, dove per un altro paio di settimane ricomincerò lo stalking quotidiano di giocatori, coach, vecchie glorie, e insomma, di chiunque io veda con una racchetta in mano. Con me ci sarà l’imprescindibile Vanni Gibertini, con cui riprenderemo le dirette su Facebook, e per fortuna, almeno una persona seria ci vuole per coprire con costanza e professionalità il “mille” più prestigioso di tutti. Se fossi da solo, mi perderei per i campi periferici in contemplazione di uno slice di Dolgopolov, senza cognizione del tempo, e poi chi lo sente il Direttore. Grazie a tutti, e a presto!
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