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Guida a Wimbledon femminile

A Wimbledon vincerà una giocatrice che si è già affermata ai Championships o si imporrà un nome nuovo, come nel 2017 con Muguruza?

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9. Venus Williams
Nel 2017 a Venus riuscì una impresa notevolissima: tornare in finale a Wimbledon a distanza di otto anni (2009, sconfitta da Serena), migliorando addirittura la semifinale raggiunta nel 2016. Oggi però si presenta con un curriculum recente negativo: nel 2018 ha perso al primo turno agli Australian Open e al Roland Garros, ed è fuori dalle prime trenta nella Race. Per questo se non riuscirà ad arrivare in fondo a Londra rischia seriamente di uscire dalla Top 10; nemmeno una semifinale potrebbe essere sufficiente per rimanere fra le prime dieci.

Inevitabilmente, considerati i 38 anni, una stagione del genere viene interpretata come un segnale preoccupante. Per questo si potrebbe allargare il discorso al di là del singolo Major: in un certo senso Venus sull’erba (superficie su cui ha conquistato 5 dei 7 Slam in carriera) cercherà qualcosa di più che un ottimo risultato. Cercherà di dimostrare che è ancora in grado di rinviare il declino.

10. Madison Keys
Dopo la semifinale al Roland Garros, Madison Keys approda a Wimbledon con più fiducia. Del resto su erba ha un rendimento superiore che sulle altre superfici (71,8% rispetto a 63,8%), e ha conquistato due dei tre tornei vinti in carriera: Eastbourne 2014 e Birmingham 2016.
Keys questa volta ha deciso di non giocare tornei di preparazione, e questo potrebbe costituire un rischio nei primi match. A Wimbledon proverà a migliorare i quarti di finale raggiunti nel 2015, quando perse in tre set da Radwanska: se non avrà problemi fisici (Madison ha davvero un fisico di cristallo), e se non incappa in un tabellone sfortunato, penso abbia la possibilità di riuscirci.

11. Angelique Kerber
Se controlliamo i numeri della tabella a pagina 1, vediamo che fra le prime 16 giocatrici Kerber è la quarta per rendimento su erba: prima Venus (83,2%), seconda Kvitova (76,5%), terza Keys (71,8%). Kerber apre la serie delle giocatrici sotto al 70% (69,6%).
A Wimbledon Angelique è stata finalista nel 2016 (sconfitta da Serena) e semifinalista nel 2012 (battuta da Radwanska). L’anno scorso perse in quello che è stato forse il miglior match del torneo dalla futura vincitrice Muguruza (4-6, 6-4, 6-4).

Insomma, i numeri sull’erba sono positivi. Rimane il dubbio sullo stato di forma, che sui prati di Maiorca non è apparso proprio scintillante, visto che ha perso da Alison Riske, una giocatrice che si trova benissimo sull’erba ma che dovrebbe essere alla portata di Angelique. Kerber proverà a rifarsi nel torneo in corso a Eastbourne.

12. Jelena Ostapenko
Dopo l’eliminazione al primo turno a Parigi, Ostapenko non è ancora scesa in campo nei tornei di preparazione su erba. Ha deciso di farlo solo a Eastbourne. In passato Jelena ha dichiarato di amare moltissimo l’erba; però sino a oggi non si è rivelata come la superficie più adatta al suo tennis: infatti è in grado di generare una tale velocità di palla che le conviene giocare su superfici più lente, dove ha più tempo per eseguire i suoi ampi swing; tanto i vincenti li ottiene comunque.
Però è anche vero che Ostapenko ha vinto Wimbledon junior del 2014, e che l’anno scorso è comunque arrivata sino ai quarti di finale, fermata da Venus Williams (6-3, 7-5). E poi a 21 anni appena compiuti ha davanti a sé tutto il tempo per migliorarsi nell’interpretazione della superficie.

13. Julia Goerges
Se consideriamo il tennis di Goerges rispetto all’erba, tornano alcuni ragionamenti già fatti per Ostapenko: nel calcolo costi-benefici, per lei è meglio giocare su una superficie meno rapida, come la terra, che le lascia più tempo per i suoi ampi movimenti di preparazione; tanto poi la sua palla viaggia con una velocità tale (specie di dritto) da essere spesso comunque imprendibile.

In più nel caso di Julia sottolineerei anche le condizioni della risposta: non penso che l’erba sia particolarmente adatta ai suoi swing. Queste difficoltà tecniche si sono tradotte in un rendimento sui prati addirittura inferiore al 50% (15 vinte, 17 perse in carriera). A Wimbledon non è mai riuscita ad andare oltre il terzo turno, ormai molti anni fa (2011 e 2012). Ma visto che sta attraversando una seconda giovinezza, questa potrebbe essere l’occasione per migliorarsi; e poi qualche segno di progresso sull’erba negli ultimi tempi c’è stato: nel 2017 era arrivata in finale a Maiorca, mentre la settimana passata a Birminghan ha sconfitto Ashleigh Barty. Nel suo caso potrebbe risultare particolarmente importante il sorteggio, e il tipo di avversarie che troverà di fronte.

14. Daria Kasatkina
In fondo sappiamo ancora poco sul rapporto tra Kasatkina e l’erba. A partire dai numeri: appena 8 partite disputate da professionista (4 vinte, 4 perse); dunque 50% di vittorie sui prati, valore inferiore rispetto al suo rendimento medio. Oltre ai numeri c’è il gioco: Daria ha una fama da “terraiola”, e un po’ tutta l’impostazione tecnico-tattica del suo tennis si avvicina a quella idea.

Dunque l’erba non è la sua superficie naturale; però ricordo anche una sua grande partita contro Venus Williams a Wimbledon 2016, quando perse per 7-5, 4-6, 10-8, in un match interrotto diverse volte dalla pioggia. E quell’anno Venus sarebbe arrivata in semifinale. Al momento alla ventunenne Kasatkina non credo si possa chiedere un grande risultato: per lei sarebbe già positivo migliorare il terzo turno raggiunto proprio nel 2016.

15. Elise Mertens
Con numeri leggermente più grandi, ma anche per Elise Mertens si può fare un discorso simile a quello di Kasatkina: stiamo parlando di una giocatrice ancora parzialmente da scoprire. Oggi ha 22 anni, e si è affacciata stabilmente sul circuito maggiore da poco tempo. A Wimbledon ha giocato un solo match nel main draw: nel 2017, battuta 7-6, 6-4 all’esordio dalla futura finalista Venus Williams. Sino a oggi su erba il rendimento è stato sotto la sua media generale, e sui prati non ha ancora sconfitto una Top 40 (0-6). Davvero difficile pronunciarsi su di lei, perché in pratica è una semi-esordiente.

16. CoCo Vandeweghe
Vandeweghe è il tipico caso di giocatrice che su erba trova il terreno ideale per il proprio tennis: grande servizio, risposte aggressive e colpi potenti, che la superficie valorizza. Ma non solo: possiede anche la capacità di utilizzare il rovescio slice per prendere la rete e chiudere lo scambio di volo. E i numeri lo confermano: quasi un +15% di progresso nel rendimento rispetto alle altre superfici (67,6% contro 52,8%).
CoCo forse non è elegantissima, ma il suo gioco sprigiona grande potenza, al punto che, specie su erba, molte avversarie faticano a contenerla. A Wimbledon ha raggiunto due volte i quarti di finale negli ultimi tre anni e a mio avviso, se è in condizione, su erba rimane una giocatrice davvero difficile da battere.

a pagina 4: Le teste di serie 17-32, Serena Williams, le italiane

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