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Grande Slam 2018, ecco la classifica femminile

Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, US Open: chi sono state le giocatrici che hanno fatto meglio nei quattro eventi più importanti?

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Confronto con il ranking WTA: Safarova in positivo, quattro nomi in negativo
Altri elementi interessanti si ricavano confrontando la classifica Slam 2018 con il ranking ufficiale WTA (vedi QUI). Delle dieci tenniste al vertice ho parlato prima. Al di fuori delle prime chi spicca in positivo è Lucie Safarova, numero 31 nella classifica Slam e solo numero 104 nella classifica ufficiale WTA. Ma naturalmente Safarova non è una giocatrice qualsiasi (in passato finalista al Roland Garros, semifinalista a Wimbledon, numero 5 del mondo), e se è oltre il centesimo posto WTA lo deve esclusivamente ai problemi fisici che fatica a lasciarsi alle spalle da una paio di stagioni; ma appena riesce a giocare un po’ meno condizionata i risultati arrivano. Per Lucie rimane la difficoltà di recuperare in pieno la salute, necessaria per affrontare il tennis agonistico in modo continuativo.

All’opposto, come picchi negativi, segnalerei quattro nomi tra chi ha fatto peggio negli Slam rispetto al resto della stagione. Come al solito, ormai non si può dire diversamente, va citata Elina Svitolina (numero 17 a livello Slam, numero 6 nel ranking WTA), che sembra proprio faticare a esprimersi al meglio nei tornei più importanti. Un problema quasi cronico, che rischia di diventare un complesso, se già non lo è diventato. Elina è la dimostrazione evidente che giocare uno Slam non è come giocare un Premier, per molte ragioni. Quest’anno l’hanno fermata Mertens a Melbourne, Buzarnescu a Parigi, Sevastova a New York. Ma la sconfitta più dura è stata a Wimbledon dove Svitolina è uscita al primo turno, incapace di gestire il tennis ricco di slice e discese a rete di Tatjana Maria.

Secondo caso negativo è quello di Caroline Garcia, Top 10 sempre deludente negli Slam. E forse nel 2018 persino un po’ fortunata, visto che ha raccolto 620 punti sconfiggendo come avversaria di classifica più alta la numero 40 Begu. Il dato ancora più sorprendente è che in tutta la carriera, a livello Slam, Garcia ha battuto una sola Top 20: la numero 14 Errani a Wimbledon 2014 (7-5 al terzo). Senza nulla togliere al valore di Sara, sappiamo che sull’erba non vale quella classifica. A questo successo Garcia può aggiungere solo un’altra vittoria su Top 30, la numero 27 Kuznetsova agli Australian Open 2015. E basta.
Dunque il dato complessivo negli Slam contro le Top 30 è un preoccupante 2-16, che dà la misura di quanto Caroline fatichi a esprimere le proprie potenzialità nei tornei che contano davvero. La sensazione che dà in queste occasioni è che non riesca a mettere insieme in modo efficace tutte le sue grandi qualità tecniche e fisiche, a mio avviso penalizzata da debolezze soprattutto mentali, ma anche tattiche. Il rischio è quello della involuzione, e il diciassettesimo posto nella Race 2018 potrebbe essere un sintomo da non sottovalutare.

Terzo nome da segnalare in negativo è quello di Aryna Sabalenka. Giocatrice in grande ascesa quest’anno (era 78 alla fine del 2017), tanto da essere già numero 20 WTA (e numero 20 nella Race); Sabalenka ha perso al primo turno nei primi tre Slam, mentre è approdata al quarto turno a Flushing Meadows. I 270 punti racimolati significano il 52mo posto nella classifica Slam. Per lei ci sono però molte attenuanti. Fuori dalle teste di serie nei primi impegni, ha trovato ostacoli non semplici come la giocatrice di casa Barty in Australia, la specialista del rosso Bertens a Parigi e a Wimbledon Mihaela Buzarnescu, in un periodo di grande forma.
Al contrario ha fatto bene a New York, dove ha sconfitto Kvitova ed è stata l’unica a strappare un set a Naomi Osaka, che avrebbe poi vinto il torneo. I pochi punti nei Major mi sembrano quindi più il frutto di circostanze sfortunate che di problemi concreti. Vedremo nel 2019 se è l’interpretazione corretta.

Ma nel 2018 la giocatrice che senza dubbio ha fatto peggio negli Slam se paragonata agli altri impegni è Petra Kvitova, “Dr. Jekyll e Mr. Hyde” di questa stagione. Kvitova ha raccolto appena 280 punti nei Major, mentre ne ha conquistati nel circuito WTA vero e proprio 3970 (numero che vale il primo posto con 500 punti di vantaggio sulla seconda, Halep). Significa che a Petra sarebbe bastato un rendimento nemmeno straordinario nei Major per essere in corsa per il primato del ranking.

Invece negli Slam ha vinto appena quattro partite (due a Parigi e due a New York) ed è uscita al primo turno a Melbourne e perfino a Wimbledon, dove per i bookmaker era la favorita numero uno. Personalmente credo che la ragione di questo flop sia psicologica, e vada collegata al rientro dopo l’accoltellamento alla mano. Dopo quel gravissimo incidente il ritorno è stato estremamente positivo; e quanto fosse motivata e desiderosa di tornare a vincere sui campi da tennis, lo si è capito dalla condizione fisica: forse mai si era presentata così asciutta e scattante atleticamente come all’inizio del 2018.
Ma la voglia di fare bene probabilmente è stata perfino eccessiva, e le ha procurato un carico di stress che l’ha sopraffatta nei tornei a cui teneva di più. Queste le sue eliminazioni: a Melbourne dalla numero 98 Petkovic, a Parigi dalla 24 Kontaveit (che aveva sconfitto qualche settimana prima a Madrid), a Londra dalla 50 Sasnovich, e a New York dalla 20 Sabalenka (che aveva sconfitto qualche mese prima a Miami). Prestazioni negative che spiccano ancora di più se consideriamo che al di fuori degli Slam nel 2018 Petra ha vinto cinque tornei e ha un bilancio contro le Top 10 di sette vittorie e una sola sconfitta. Per questo credo che per il 2019 il primo obiettivo stagionale sarà proprio cercare di esprimersi nei Major come nel resto del circuito.

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